ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00008

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 20 del 27/06/2018
Abbinamenti
Atto 6/00006 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00007 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00009 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00010 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00011 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00012 abbinato in data 27/06/2018
Firmatari
Primo firmatario: FORNARO FEDERICO
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 27/06/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BOLDRINI LAURA LIBERI E UGUALI 27/06/2018
FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI 27/06/2018
BERSANI PIER LUIGI LIBERI E UGUALI 27/06/2018
CONTE FEDERICO LIBERI E UGUALI 27/06/2018
EPIFANI ETTORE GUGLIELMO LIBERI E UGUALI 27/06/2018
FRATOIANNI NICOLA LIBERI E UGUALI 27/06/2018
MURONI ROSSELLA LIBERI E UGUALI 27/06/2018
OCCHIONERO GIUSEPPINA LIBERI E UGUALI 27/06/2018
PALAZZOTTO ERASMO LIBERI E UGUALI 27/06/2018
PASTORINO LUCA LIBERI E UGUALI 27/06/2018
ROSTAN MICHELA LIBERI E UGUALI 27/06/2018
SPERANZA ROBERTO LIBERI E UGUALI 27/06/2018
STUMPO NICOLA LIBERI E UGUALI 27/06/2018


Stato iter:
27/06/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 27/06/2018
Resoconto SAVONA PAOLO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/06/2018
Resoconto FUSACCHIA ALESSANDRO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GEBHARD RENATE MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto COLUCCI ALESSANDRO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto TASSO ANTONIO MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto BOLDRINI LAURA LIBERI E UGUALI
Resoconto FIDANZA CARLO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MOLINARI RICCARDO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FATUZZO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
PARERE GOVERNO 27/06/2018
Resoconto SAVONA PAOLO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/06/2018

DISCUSSIONE IL 27/06/2018

NON ACCOLTO IL 27/06/2018

PARERE GOVERNO IL 27/06/2018

RESPINTO IL 27/06/2018

CONCLUSO IL 27/06/2018

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00008
presentato da
FORNARO Federico
testo di
Mercoledì 27 giugno 2018, seduta n. 20

   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno;
   premesso che:
    all'ordine del giorno del Consiglio europeo sono previsti i seguenti argomenti:
     migrazione;
     sicurezza e difesa;
     occupazione, crescita e competitività;
     innovazione ed Europa digitale;
     bilancio a lungo termine dell'Unione europea (QFP);
     relazioni esterne;
    i leader dell'Unione europea si occuperanno inoltre della Brexit (nel formato Unione europea 27) e della zona euro (in sede di vertice euro);
    il Consiglio europeo si riunisce in via ordinaria quattro volte all'anno. Il Trattato sull'Unione europea stabilisce che il Presidente del Consiglio europeo assicura la preparazione e la continuità dei lavori del Consiglio europeo, in cooperazione con il presidente della Commissione e «in base ai lavori del Consiglio “affari generali”»;
    il Consiglio si riunisce infatti in varie formazioni e il Consiglio «affari generali» è una di queste. Il Consiglio affari generali assicura la coerenza dei lavori delle varie formazioni del Consiglio. Esso prepara le riunioni del Consiglio europeo e ne assicura il seguito in collegamento con il Presidente del Consiglio europeo e la Commissione;
    nella formazione «affari generali» il Consiglio è composto dai Ministri degli affari europei. I lavori del Consiglio «affari generali» sono preparati dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), composto dai capi o vice-capi delegazione degli Stati membri presso l'Unione europea, che svolge un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle politiche dell'Unione europea, dato che gran parte dei negoziati tra gli Stati membri sulle decisioni da prendere si svolge al suo interno;
    risulta, dunque, evidente che la riunione del Consiglio europeo è il momento finale di un processo politico nel quale pochi margini avanzano per discutere o rimettere in discussione quanto è stato già deciso oppure non accettato;
    non ha un'utilità concreta, quindi, affidare indirizzi su specifici argomenti a risoluzioni approvate dal Parlamento nell'imminenza del Consiglio europeo. Tali indirizzi e orientamenti del Parlamento andrebbero manifestati e approvati in un momento precedente, quando ancora sia possibile vincolare o indirizzare le scelte del Governo in ambito europeo;
   considerato che:
    la Commissione europea ha presentato il 6 dicembre 2017 un pacchetto di proposte sui seguenti temi:
     trasformare il Meccanismo europeo di stabilità (Esm) in un Fondo monetario europeo, diventando un organismo comunitario con il compito di intervenire sia a sostegno dei Paesi in difficoltà finanziarie, sia degli istituti di credito, ma non per tutelare i depositanti;
     inglobare il Fiscal compact (attualmente trattato intergovernativo) nella legislazione comunitaria, rendendo giuridicamente più stringenti gli impegni per deficit strutturale e debito;
     istituire un Ministro delle finanze e dell'economia europeo, trasformando il presidente dell'Eurogruppo in vice presidente dell'esecutivo comunitario, con nessun compito di rilancio dell'economia e degli investimenti, ma come controllore delle politiche di bilancio dell'eurozona;
    inserire all'interno del bilancio comunitario una linea di bilancio dedicata alla zona euro, senza che sia previsto alcun aumento delle risorse;
    tali proposte sono state discusse presso le commissioni parlamentari competenti, nel momento di transizione tra le due legislature, ed andrebbero dunque riviste con maggiore attenzione data la portata del tema;
    inoltre, è stato trascurato un ripensamento dell'attuale funzionamento dell'Unione economica e monetaria, che ha determinato diseguaglianze importanti, a livello territoriale, sia sul piano economico che sociale;
    dal vertice svoltosi a Meseberg il 19 giugno 2018 tra la Cancelliera tedesca Angela Merkel ed il premier francese Emmanuel Macron sono emerse proposte che presentano rilevanti criticità per l'Unione monetaria europea, non soltanto per l'Italia:
     un Fondo comune per i Paesi euro, un bilancio di stabilizzazione dell'eurozona da istituire entro il 2021, di portata simbolica per finanziare investimenti in innovazione e capitale umano, al fine di promuovere la competitività, la convergenza e la stabilità;
     la volontà di trasformare l'Esm, il Fondo salva Stati, in un fondo monetario europeo, quale fondo di ultima istanza allo scopo di garantire assistenza finanziaria (sotto forma di prestiti) ai Paesi in difficoltà, secondo il noto meccanismo delle condizionalità. Tra l'altro, come richiesto dalla Corte costituzionale tedesca, l'erogazione di prestiti andrebbe comunque sottoposta all'approvazione dei Parlamenti nazionali, non modificando l'attuale impostazione;
     per quanto concerne l'unione bancaria, l'istituzione di un ombrello fino a 55 miliardi di euro, che passeranno dall'Esm al Fondo di risoluzione unico europeo, senza che tuttavia sia prevista una garanzia comune sui depositi (dato il rifiuto tedesco senza una decisa riduzione dei rischi);
    nelle ultime settimane la questione dei flussi migratori è stata gestita, ad avviso dei presentatori del precedente atto di indirizzo con cinismo e spregiudicatezza da parte del Governo italiano. Il Ministro dell'interno ha scelto di impedire l'accesso ai porti italiani alla nave Aquarius, costringendo 629 persone – tra cui molti bambini, oltre che donne incinta- a vagare in mare con avverse condizioni atmosferiche. Soltanto l'intervento della Spagna, che ha accettato di accogliere i migranti, ha aperto una possibile soluzione per la vita delle persone a bordo, già segnate da eventi drammatici che le hanno costrette ad abbandonare i Paesi di origine. Anche la nave Diciotti della Guardia Costiera, il 19 giugno 2018 si è trovata a vagare con 519 persone a bordo (e un cadavere), prima che venisse dato l'assenso per il suo approdo a Pozzallo. Sono state bloccate in mare per giorni rispettivamente una nave tedesca Lifeline, ferma a largo di Malta con a bordo più di 200 migranti, e il cargo danese Alexander Maersk, a tre miglia dalla costa italiana con 100 migranti a bordo, nonostante la richiesta di attracco al porto di Pozzallo. Questa situazione crea confusione nel soccorso, facendo saltare meccanismi già collaudati di intervento. Un atteggiamento inaccettabile da parte del Governo, che ha utilizzato la vita e la dignità di centinaia di persone per aprire lo scontro in sede europea sulla questione migratoria;
    l'Unione europea ha indubbiamente l'urgenza di intraprendere una seria riflessione sulla gestione dei flussi e sul diritto di asilo: come ribadito da Amnesty International, infatti, la normativa dell'Unione europea ha caricato di responsabilità sproporzionate gli Stati membri della frontiera marittima. La propensione xenofoba di alcuni Governi da un lato – ricordiamo Visegrad, l'asse di Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia che si oppone a una gestione condivisa del fenomeno migratorio, su cui spicca premier ungherese Orban a cui tanto sembra legato l'attuale Ministro dell'interno – e l'ipocrisia di chi, come la Francia, pretende di dare lezioni di solidarietà dopo aver sistematicamente respinto con violenza decine di migliaia di migranti alla frontiera, hanno creato una situazione esplosiva, contribuendo a creare la percezione di un Paese invaso dai migranti e dai rifugiati;
    come è stato più volte ribadito in queste settimane, nonostante l'Italia sia agli ultimi posti tra i Paesi europei per numero di rifugiati ogni mille abitanti, non è possibile negare come il nostro Paese si sia ritrovato a gestire una situazione estremamente complessa senza la collaborazione e la solidarietà degli altri Stati membri dell'Unione. La stessa discussione concernente la riforma del regolamento di Dublino, con il suo squilibrato principio per cui la richiesta di asilo debba obbligatoriamente essere inoltrata nel Paese di prima accoglienza, è stata viziata in sede europea dagli egoismi nazionali e nazionalisti, che hanno portato ad un compromesso al ribasso volto a minare ulteriormente i meccanismi di solidarietà tra gli Stati;
    si ricorda come i flussi migratori verso l'Italia risultino in diminuzione nel 2018 (- 77,2 per cento rispetto al 2017 e -71,4 per cento sul 2016): un elemento che non deve far pensare ad un affievolimento del fenomeno, essendo legato agli scellerati accordi che l'Italia ha stretto con la Libia, un Paese che non può attualmente assicurare alcuna garanzia circa il rispetto dei diritti umani. In tal senso vanno le denunce provenienti da Amnesty International e dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che, nei mesi scorsi, aveva definito «disumana» la collaborazione tra l'Unione europea e la guardia costiera libica: una collaborazione di cui l'Italia è stata drammaticamente protagonista, a causa del Memorandum d'intesa (Mou) sottoscritto dal Governo pro tempore Gentiloni, con il primo ministro del governo di unità nazionale di Tripoli Fayez al Serraj, e che prevede, sostanzialmente, il versamento di miliardi di dollari in aiuti in cambio del pattugliamento costante della costa per impedire ai migranti di partire, rinchiudendoli in campi di accoglienza divenuti veri e propri lager. Si ricorda come la Libia non abbia mai sottoscritto la Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato;
    dall'incontro avvenuto il 19 giugno 2018 tra la Cancelliera Merkel e il Premier francese Macron sono emerse indicazioni contrastanti circa la possibilità di elaborare una reale riforma delle politiche migratorie: da un lato, si parla di potenziali hotspot comuni per lo smistamento dei migranti – da installare direttamente nei Paesi del Nordafrica –, dall'altro, si perpetra l'atteggiamento di chiusura verso il tema dei movimenti secondari, ossia la possibilità per i migranti di spostarsi tra gli Stati europei in seguito all'identificazione. Il Presidente Macron ha in tal senso tenuto a sottolineare che «i migranti che vengono registrati in un Paese e vanno in un altro, devono essere rimandati indietro al più presto»; un atteggiamento sostanzialmente in linea con quanto attuato sinora, e che ha portato al collasso del sistema di Dublino. La posizione del Presidente della Repubblica francese, emersa dopo il vertice di Bruxelles del 24 giugno 2018, parrebbe assumere dei connotati differenti rispetto a quella espressa al vertice franco-tedesco; la Francia sembra avere cambiato posizione e non sostiene più la collocazione dei centri e degli hotspot in Nordafrica, bensì nei Paesi di primo approdo;
    nella gestione del fenomeno migratorio andrebbe inoltre radicalmente smantellato il precedente degli accordi con Paesi come la Turchia e la Libia: dal vertice franco-tedesco emerge, invece, la proposta di istituzione in Nordafrica di centri di accoglienza ed hotspot finanziati dall'Unione europea, sotto il controllo di istituzioni internazionali come l'Onu è necessario tuttavia ribadire come questi luoghi si siano tramutati in campi di concentramento non sottoponibili ad alcun controllo sulla tutela dei diritti dei migranti ed il rispetto della dignità umana: molti Stati dell'Africa settentrionale, infatti, conservano regimi non democratici e caratterizzati da grande instabilità. È dunque di difficile comprensione l'attuabilità di un sistema di questo tipo, sotto l'egida dell'Onu, anche perché non si rintracciano attualmente Stati democratici disponibili all'installazione di tali hotspot;
    tra l'altro, tale sistema rischia di non produrre alcuna reale soluzione data l'ampiezza del fenomeno: il possibile ulteriore irrigidimento della distinzione giuridica tra rifugiato e migrante economico male si adatta alla complessità attuale. È proprio l'Unhcr a parlare, già ora, di flussi misti, per indicare e migranti che fuggono da guerra, violenza, fame, siccità. È evidente, infatti, come i fenomeni di sfruttamento, crisi finanziarie, catastrofi ecologiche non siano meno rilevanti della possibile minaccia personale;
    per quanto concerne i temi della sicurezza e della difesa, sulla base delle sue precedenti conclusioni, il Consiglio europeo ha stabilito, in via definitiva, l'avvio di una cooperazione strutturata e permanente nel settore difesa (Permanent Structured Cooperation – PESCO), auspicando una rapida attuazione dei primi progetti PESCO; ha invitato a proseguire i lavori su Fondo europeo per la difesa e sul pacchetto di proposte inerenti la cooperazione Ue-Nato, e a completare la revisione globale del meccanismo Athena per il finanziamento dei costi comuni delle missioni e operazioni militari dell'Unione europea nonché a proseguire i lavori sulla mobilità militare, sia nell'ambito PESCO, sia nel contesto della cooperazione Ue-Nato;
    l'Italia ha presentato il piano nazionale di attuazione il 14 dicembre 2017, al segretariato della PESCO, assicurato dal Servizio per l'azione esterna dell'Unione e dell'Agenzia europea per la difesa. Complessivamente, su 17 progetti, l'Italia è capofila in 4 progetti, al pari della Germania, e partecipa a 11 progetti;
    le spese amministrative delle istituzioni dell'Unione europea derivanti dall'attuazione della decisione sulla PESCO sono a carico del bilancio dell'Unione europea, mentre le spese operative derivanti da progetti intrapresi nel quadro della PESCO sono sostenute principalmente dagli Stati membri che partecipano al singolo progetto. Tali progetti possono ricevere anche contributi provenienti dal bilancio dell'Unione europea;
    il 6 marzo 2018 il Consiglio dell'Unione europea, riunito per la prima volta nel formato PESCO, ha adottato una tabella di marcia per l'attuazione della PESCO che definisce orientamenti e indirizzi strategici sulle modalità con cui strutturare ulteriori lavori relativamente a processi e governance, un calendario per il processo di revisione e valutazione dei piani nazionali di attuazione, nonché un calendario per l'accordo su eventuali progetti futuri (che dovrebbero essere approvati a novembre 2018), oltre che i principi fondamentali di un insieme di regole di governance per i progetti (dovrebbero essere adottati entro la fine del giugno 2018);
    la Commissione europea sottolinea la Necessità di adottare misure volte a sostenere l'accesso al mercato transfrontaliero delle piccole e medie imprese e dei subcontraenti, nonché ad agevolare la loro integrazione nelle catene di approvvigionamento;
    per quanto attiene ai temi, dell'occupazione, crescita e competitività, il Consiglio europeo dovrebbe approvare le raccomandazioni specifiche per Paese integrate per concludere il semestre europeo del 2018. Inoltre, il Consiglio europeo sarà chiamato ad affrontare urgentemente le proposte della Commissione sulla tassazione digitale, considerato il reale bisogno di adattare i nostri sistemi fiscali all'era digitale, incoraggiando le istituzioni europee e gli Stati membri a compiere ulteriori sforzi, al fine di garantire una tassazione giusta ed efficace che rimane una priorità. Infatti, la lotta contro l'elusione e l'evasione fiscale deve essere perseguita con vigore sia a livello globale che all'interno dell'Unione europea;
    per quanto concerne i temi dell'innovazione e del digitale occorre che l'Europa trasformi la sua ricerca di alta qualità in nuovi prodotti, servizi e modelli di business al fine di promuovere l'innovazione. A seguito della discussione informale a Sofia, il Consiglio europeo ha chiesto di facilitare l'accesso delle imprese ai finanziamenti anche coordinando meglio i programmi e gli strumenti di ricerca e innovazione sia della Unione europea che nazionali, allo scopo inoltre di promuovere collegamenti tra mondo accademico, industria e governi. Il Consiglio europeo invita la Commissione a lanciare una nuova iniziativa pilota sull'innovazione nel restante periodo di Horizon 2020. Un nuovo Consiglio europeo per rinnovazione sarà istituito nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale per identificare e potenziare l'innovazione. Per costruire un'economia europea dei dati, sono necessari ulteriori interventi per migliorare l'uso efficiente dei dati in tutta l'Unione europea e promuovere la fiducia attraverso elevati standard di protezione dei dati e piena attuazione del regolamento generale sulla protezione dei dati per quanto riguarda tutti gli attori economici. Il Consiglio europeo invita i colegislatori a esaminare rapidamente l'ultimo pacchetto di dati e a raggiungere un rapido accordo sul diritto d'autore e la privacy elettronica. Invita la Commissione a lavorare con gli Stati membri su un piano coordinato sull'intelligenza artificiale;
    negli ultimi mesi, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è più volte reso protagonista di azioni unilaterali in materia di politiche commerciali, attraverso l'imposizione di dazi su numerosi prodotti di diversa provenienza: a marzo 2018 il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato dazi per 50 miliardi di dollari verso la Cina su abbigliamento, calzature, elettronica di consumo, tecnologia; dopo la ovvia risposta dello Stato cinese, Trump è tornato più volte a minacciare l'attivazione di nuove tasse, fino al recente annuncio circa nuove imposte doganali per 400 miliardi di dollari, che innescheranno a loro volte decise contromisure da parte della Cina;
    l'Unione europea, che in primo momento sembrava essere stata esentata dall'atteggiamento aggressivo del Presidente Usa, da giugno è sottoposta a dazi del 25 per cento sull'acciaio e del 10 per cento sull'alluminio, che colpiscono quasi 5 milioni di tonnellate di prodotti, di cui 3,4 milioni finiti e 1,5 milioni semi-finiti. Il nostro Paese è attualmente il quinto esportatore verso il mercato statunitense in tal senso, con 212mila tonnellate di prodotti finiti nel 2017;
    la reazione dell'Unione europea   non si è fatta attendere, attraverso contromisure volte a imporre dazi per 2,8 miliardi di euro su prodotti americani, anche simbolici, come l'Harley-Davidson, il bourbon, il whisky e molti prodotti del tabacco: una vera e propria guerra commerciale, che rischia di colpire il nostro Paese e la filiera del made in Italy. Tra l'altro, si segnala che il rapporto commerciale tra Usa e Cina potrebbe spostare enormi flussi di merci a basso costo in Europa;
    è necessario, in questo contesto, riconoscere come le scelte dell'amministrazione americana siano strettamente connesse alle politiche mercantiliste della Germania, che hanno provocato negli ultimi anni un surplus commerciale di circa il 9 per cento a sua volta dipendente da una eccessiva contrazione del mercato interno, soprattutto tedesco: un elemento da porre con forza nelle relazioni con gli Stati membri dell'Unione europea, poiché rischia di colpire fortemente il nostro Paese;
    se dunque da un lato il protezionismo di Trump non appare condivisibile, è necessario rispondere con altrettanta forza ai rischi provenienti dai trattati di libero scambio, che mettono in pericolo le tutele europee – e nazionali – verso i prodotti, la salute e l'ambiente. È necessario, quindi, chiarire, in primo luogo in sede europea, che il nostro Paese non intende appoggiare tali tipi di trattato, a partire dalla non ratifica del Ceta;
    nell'accordo di Mesemberg tra il Presidente Macron e la Cancelliera Merkel si parla esplicitamente di un coordinamento più stretto in materia di Pesc, anche attraverso l'utilizzo del voto di maggioranza. Viene inoltre indicata la prospettiva di una difesa meglio integrata, che incorpori tutti gli aspetti civili e militari e i mezzi di gestione della crisi e di risposta dell'Unione europea. È necessario chiarire come tali prospettive debbano andare univocamente nella direzione di una riduzione delle spese militari per tutta l'Europa;
    in un momento di tale crisi della questione migratoria nel contesto europeo e internazionale, l'Unione europea non può in alcun modo ripetere l'errore compiuto con l'accordo con la Turchia del 2016, che ha comportato (come per l'accordo Italia-Libia) l'esternalizzazione delle frontiere in cambio di finanziamenti a Paesi dai regimi non democratici e totalmente irresponsabili verso la tutela dei diritti umani, come la Turchia di Erdogan,

impegna il Governo:

1) con riguardo al rapporto tra Presidenza del Consiglio dei ministri e il Parlamento in merito alle riunioni del Consiglio europeo:
   a) ad assumere iniziative per svolgere le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in Parlamento almeno due o tre settimane prima della data di convocazione di ogni Consiglio europeo;
2) in materia di migrazioni:
   a) a promuovere il rispetto delle regole sul soccorso in mare previsto dalle convenzioni internazionali, riaffermando che l'omissione di soccorso è un reato e che ogni mezzo navale è tenuto a compiere azione di salvataggio in presenza di persone in pericolo;
   b) a promuovere una politica che si opponga ai respingimenti verso i Paesi di origine e di transito;
   c) a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani, anche con visti e ammissioni umanitarie;
   d) a sostenere una riforma più generale del diritto d'asilo, finalizzata a rendere più strutturale il concetto di ricollocamento dei rifugiati e a proporre quindi un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «Regolamento di Dublino»;
   e) ad assumere iniziative per l'implementazione rapida del programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo con la creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo, e la previsione di adeguate sanzioni ai Paesi dell'Unione europea che si oppongono ai ricollocamenti dei migranti come l'Ungheria, la Polonia e la Repubblica ceca, ed a porre in stretta correlazione il rispetto dello stato di diritto, comprensivo del diritto di asilo e dei princìpi di solidarietà e responsabilità stabiliti dai trattati, con il relativo accesso a finanziamenti e a fondi europei da parte degli Stati membri;
   f) ad assumere iniziative volte a reperire, in sede europea, le risorse finanziarie adeguate a coprire i trasferimenti sociali in favore dei rifugiati, soprattutto con riguardo ai Paesi meno ricchi, realizzando altresì ulteriori interventi di sostegno sia in favore dei richiedenti asilo, che delle aree poste maggiormente sotto la pressione dei flussi migratori;
   g) a ribadire in sede di Consiglio europeo che i fondi previsti dall'Africa Trust Fund siano destinati solo ed esclusivamente agli obiettivi della cooperazione allo sviluppo e con il coinvolgimento diretto delle popolazioni interessate nei progetti e non siano destinati ad iniziative di contrasto dell'immigrazione;
   h) a favorire iniziative volte a sospendere gli accordi in atto con Paesi come la Libia e il Sudan fino a quando non sarà garantito il pieno rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, nonché delle relative convenzioni internazionali, richiedendo altresì lo smantellamento immediato dei campi lager dove vengono reclusi i migranti;
   i) a subordinare la stipula di qualunque accordo con tali Paesi alla previa autorizzazione parlamentare prevista dall'articolo 80 della Costituzione per i Trattati che abbiano natura politica o comportino oneri finanziari e condizionando la medesima stipula alla verifica sul campo del rispetto degli standard internazionali in materia di tutela dei diritti umani;
3) in materia di sicurezza e difesa:
   a) a favorire una rapida prosecuzione e razionalizzazione delle spese militari, in ambito PESCO, attraverso l'accorpamento dei sistemi di difesa esistenti, la sinergia industriale e la condivisione dei sistemi d'arma, escludendo, in tal senso, ipotesi di costruzione di sistemi di difesa aggiuntivi e promuovendo l'efficienza in termini di costi della spesa nel settore della difesa;
4) in materia di occupazione, crescita e competitività:
   a) ad assumere iniziative per velocizzare, innanzitutto, la definizione di un piano di contrasto alla delocalizzazione in ambito Ue per ragioni di competizione sleale su tassazione, welfare e costo del lavoro;
   b) ad assumere iniziative per velocizzare la definizione di un piano di contrasto alla delocalizzazione nei Paesi extra-Ue per ragioni di tassazione, nella considerazione che le rendite finanziarie e i profitti delle grandi società multinazionali – e in particolare quelle operanti nel mercato digitale – sono toccati solo marginalmente dalla fiscalità, e per estrarre parte di questi immensi extraprofitti ai fini della redistribuzione e del rafforzamento della domanda aggregata;
   c) a sostenere con forza l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale a livello europeo che comporti anche un ripensamento dei fondamenti dell'imposizione tradizionale e ad attivarsi concretamente affinché, in caso di assenza del consenso generale a livello europeo, i Paesi favorevoli operino comunque in coordinamento tra loro anche con cooperazioni rafforzate;
5) in materia di innovazione e digitale:
   a) con riguardo al mercato unico digitale a garantire che anche le piccole e medie imprese possano beneficiare appieno della trasformazione digitale che è presa in considerazione in tutte le proposte, dai trasporti all'energia, dall'agricoltura all'assistenza sanitaria e alla cultura;
   b) con riferimento ai maggiori investimenti nell'intelligenza artificiale, individuata dai leader dell'Unione europea tra i settori essenziali per la competitività futura dell'Unione europea per sviluppare e rafforzare le capacità digitali strategiche dell'Europa, ad assumere iniziative per garantire, al contempo, che queste tecnologie siano ampiamente accessibili e usate in tutti i settori dell'economia e della società da parte delle imprese e ad avere attenzione e sostenere queste ultime in tale processo, ma garantendo altresì che tali misure abbiano un impatto sul lavoro e sull'occupazione;
6) in materia di regole di bilancio europee:
   a) a sostenere con forza l'aggiornamento delle regole che disciplinano l'Unione economica e monetaria (Uem) per rafforzare l'efficacia e la capacità di perseguire obiettivi comuni, al fine di superare le notevoli diseguaglianze territoriali economiche e sociali, determinate dalla, sin qui, colpevole trascuratezza del necessario, ripensamento del funzionamento dell'Uem;
   b) a sostenere, in sede europea, l'opposizione all'incorporazione definitiva del Fiscal compact nell'ordinamento giuridico europeo, come previsto da alcune mozioni e da vari pareri espressi dal Parlamento nel corso della precedente legislatura, ed il contestuale avvio di una sua riscrittura che vada nella direzione dell'introduzione di una golden rule ovvero la possibilità di ricorrere all'indebitamento per finanziare spese di investimento nazionali, spese per ricerca, sviluppo e innovazione, ad esclusione di quelle militari;
   c) a non condividere la proposta di istituzione di un Ministero del tesoro unico dell'eurozona;
   d) a rifiutare la trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità in Fondo monetario europeo dotato dei poteri di sorveglianza dei bilanci nazionali e dei connessi automatismi per la ristrutturazione dei debiti sovrani;
   e) ad assumere iniziative per l'introduzione, tra gli indicatori utilizzati, ai fini della verifica del rispetto delle regole europee, anche del criterio del saldo commerciale, puntando alla riduzione almeno al 3 per cento del limite massimo per il saldo positivo e negativo di bilancia commerciale di ciascun Paese membro e la contestuale predisposizione di un apparato sanzionatorio analogo a quello già previsto in caso di mancato rispetto per i deficit di bilancio eccessivi e dei vigenti parametri di natura fiscale;
   f) a proporre la ridefinizione del ruolo della Banca centrale europea come prestatrice di ultima istanza;
   g) a proporre una soluzione condivisa per la gestione dei titoli di Stato comprati dalle banche centrali nazionali nell'ambito del Quantitative Earing in una prospettiva di stabilizzazione dei debiti pubblici;
   h) a proporre l'emissione di titoli di debito europei garantiti mutualmente da tutti gli Stati membri ovvero l'introduzione di nuovi strumenti finanziari per l'emissione di titoli garantiti da obbligazioni sovrane (sovereign bond-backed securities);
   i) a promuovere l'adozione di nuove direttive per il raccordo delle normative fiscali nazionali, soprattutto per quanto riguarda l'Iva, al fine di recuperare il gap di evasione attuale, altissimo per l'Italia, pari a 35 miliardi di euro e per scongiurare i meccanismi di elusione;
   l) a proporre che l'eurozona si doti di un piano di investimenti pubblici destinato a interventi medio-piccoli, attivabili rapidamente e modulabili in modo coerente con le esigenze del ciclo economico, come progetti di riqualificazione e ripristino del territorio, delle periferie urbane, della sostituzione di edifici sismicamente insicuri ed energivori con edifici sicuri e «verdi»;
   m) a proseguire con forza, in sede europea, l'azione in corso per l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale a livello europeo che comporti anche un ripensamento dei fondamenti dell'imposizione tradizionale e ad attivarsi concretamente affinché, in caso di assenza del consenso generale a livello europeo, i Paesi favorevoli operino comunque in coordinamento tra loro anche con cooperazioni rafforzate;
   n) a sostenere l'introduzione di una vera ed incisiva «Tobin tax» che assicuri un gettito rilevante e limiti in modo drastico le speculazioni finanziarie, di una Web tax e di un'imposta unica a livello europeo sul reddito delle imprese, in modo da evitare che alcuni Paesi si comportino come paradisi fiscali interni alla Ue e, a promuovere l'utilizzo di parte del gettito derivante delle imposte sopra citate per finanziare l'introduzione di un'indennità europea di disoccupazione;
   o) a rifiutare le proposte di ulteriori vincoli al possesso di titoli di Stato nei bilanci degli istituti di credito e della previsione di ulteriori incrementi dei requisiti minimi di capitale delle banche per la gestione degli Non Performing Loans, nonché di procedure per il così detto «default ordinato» dei titoli pubblici;
   p) a promuovere il completamento accelerato dell'Unione bancaria europea tramite, in particolare, una garanzia comune europea dei depositi bancari e l'attivazione della garanzia fiscale per il fondo di risoluzione delle banche;
7) in materia di relazione esterne:
   a) a manifestare la necessità di rintracciare soluzioni concrete ed equilibrate che scongiurino il peggioramento della guerra commerciale attualmente in atto con gli Stati Uniti, ponendo con forza il tema del surplus commerciale della Germania;
   b) a rifiutare qualsiasi ipotesi che prefiguri una riedizione dell'accordo con la Turchia e l'esternalizzazione delle frontiere, sia con i Paesi del Nordafrica che con gli Stati dell'area balcanica, considerato che è evidente, infatti, come qualsiasi gestione condivisa dei rapporti con gli Stati esterni all'Unione, in primis in materia di immigrazione, non possa condurre ad alcun – neanche minimo- arretramento sul fronte della tutela dei diritti umani e dei migranti;
   c) a promuovere la riscrittura di alcune direttive tra cui la direttiva Bolkestein e quella sui cosiddetti «lavoratori dislocati», al fine di arginare il dumping sociale determinato dal principio della concorrenza e del «Paese di origine»;
   d) ad assumere iniziative per rivedere, attraverso un radicale ripensamento, le politiche di «libero scambio», proponendo in primo luogo al Parlamento di non procedere alla ratifica del Ceta e nel contempo a sostenere una linea comune di opposizione all'introduzione unilaterale delle misure di aumento dei dazi commerciali voluta dagli Stati Uniti;
8) sulla Brexit:
   a) a sostenere il proseguimento dei negoziati sulla base delle risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati il 27 aprile 2017, tra cui: l'integrazione delle linee guida del Consiglio europeo con gli orientamenti votati dal Parlamento europeo per i negoziati con il Regno Unito; la tutela dei diritti delle centinaia di migliaia di cittadini italiani residenti nel Regno Unito (circa 600.000) e dei circa tre milioni di cittadini dei Paesi europei, garantendo la reciprocità per i cittadini britannici residenti negli Stati membri dell'Unione europea; la garanzia degli acquisiti fino ad oggi dai cittadini italiani ed europei residenti nel Regno Unito (diritti sociali e previdenziali, (la salvaguardia delle famiglie composte da membri di diversa nazionalità, il mantenimento delle stesse rette scolastiche e tasse universitarie, il libero accesso alle borse di studio e ai sussidi attualmente concessi ai ricercatori italiani ed europei in Gran Bretagna, il riconoscimento dei titoli di studio e delle certificazioni professionali validi all'interno dell'Unione europea, il diritto di voto attivo e passivo per le elezioni di carattere locale, scongiurando le derive burocratiche e discriminatorie di cui già si registrano molteplici casi.
(6-00008) «Fornaro, Boldrini, Fassina, Bersani, Conte, Epifani, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Palazzotto, Pastorino, Rostan, Speranza, Stumpo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

Consiglio europeo

diritti umani

risoluzione