ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00006

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 20 del 27/06/2018
Abbinamenti
Atto 6/00007 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00008 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00009 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00010 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00011 abbinato in data 27/06/2018
Atto 6/00012 abbinato in data 27/06/2018
Firmatari
Primo firmatario: D'UVA FRANCESCO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 27/06/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MOLINARI RICCARDO LEGA - SALVINI PREMIER 27/06/2018


Stato iter:
27/06/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 27/06/2018
Resoconto SAVONA PAOLO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/06/2018
Resoconto FUSACCHIA ALESSANDRO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GEBHARD RENATE MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto COLUCCI ALESSANDRO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto TASSO ANTONIO MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto BOLDRINI LAURA LIBERI E UGUALI
Resoconto FIDANZA CARLO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MOLINARI RICCARDO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FATUZZO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
PARERE GOVERNO 27/06/2018
Resoconto SAVONA PAOLO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/06/2018

DISCUSSIONE IL 27/06/2018

ACCOLTO IL 27/06/2018

PARERE GOVERNO IL 27/06/2018

APPROVATO IL 27/06/2018

CONCLUSO IL 27/06/2018

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00006
presentato da
D'UVA Francesco
testo di
Mercoledì 27 giugno 2018, seduta n. 20

   La Camera,
   premesso che:
    la riunione del 28 e 29 giugno prossimi del Consiglio europeo prevede all'ordine del giorno di affrontare i temi delle politiche migratorie, le questioni legate alla Sicurezza e alla Difesa, nonché l'occupazione, la crescita e la competitività ed inoltre iniziare a discutere del bilancio a lungo termine dell'Unione europea (QFP),
   premesso che, in tema di migrazione:
    l'Agenda europea sulla migrazione, pubblicata dalla Commissione europea a partire dal 2015, nonostante avesse l'ambizioso obiettivo di migliorare la gestione della migrazione attraverso una responsabilità condivisa degli Stati membri (individuando strumenti per combattere il fenomeno dell'immigrazione irregolare, per garantire la sicurezza delle frontiere esterne e fornendo linee guida per una politica in materia di asilo), si è rivelata, con riferimento al nostro Paese, pressoché fallimentare;
    l'attuale pressione migratoria esercitata sull'Italia è insostenibile e la necessità di gestire flussi ingenti sta mettendo in discussione lo stesso sistema di Schengen;
    il programma di ricollocamenti per alleviare la pressione migratoria su Italia e Grecia deciso dal Consiglio nel settembre 2015 prevedeva la relocation di 160 mila profughi entro due anni, ridotti poi dallo stesso Consiglio a 98.255 nella primavera del 2016 in seguito alla stipula del Joint Action Plan con la Turchia;
    alla scadenza del programma, meno di 30 mila persone risultavano «rilocate» da Grecia e Italia e al 18 giugno 2018 risultano essere stati ricollocati dall'Italia 12.722 profughi. Alcuni Stati dell'Unione europea che si erano impegnati in sede di Consiglio europeo hanno disatteso gli impegni, e sono stati deferiti alla Corte di giustizia da parte della Commissione europea. Tra questi la Repubblica ceca che ha accolto soltanto 12 rifugiati su 2690 spettanti e l'Ungheria e la Polonia che non ne hanno ricollocato nessuno, mentre ne avrebbero dovuti accogliere rispettivamente 1294 e 6128;
    sebbene nei primi mesi del 2018 in Italia gli ingressi solo dalle frontiere marittime siano diminuiti del 77,54 per cento, nel mese di maggio di quest'anno le domande di asilo sono aumentate del 14 per cento e su 5.172 domande ben il 61 per cento ha ricevuto un diniego;
    anche nei precedenti anni, secondo i dati forniti dal Ministero dell'interno, dal 2013 al 2017 su oltre trecentomila richieste di asilo esaminate oltre la metà non sono state accolte in quanto prive dei requisiti per il riconoscimento di una qualche forma di protezione, circa settemila richiedenti si sarebbero nel frattempo resi irreperibili, mentre la percentuale dei rifugiati riconosciuti dalle Commissioni Territoriali competenti è stata in media solo del 7,2 per cento;
    il sistema disegnato dal cosiddetto regolamento Dublino III (Regolamento n. 604/2013/UE) si è rivelato totalmente inidoneo per gestire in modo equo e unitario i flussi migratori e la complessa questione dei richiedenti asilo. La Commissione europea nel maggio del 2016 ha avanzato una proposta di riforma del Regolamento di «Dublino III» che, anche nella versione approvata dal Parlamento europeo, risulta del tutto carente e lacunosa;
    la stessa direttiva prevede, al fine di dare puntuale esecuzione alla procedura di rimpatrio, una serie di misure, tra cui la necessità di accordi dell'Unione europea di riammissione con i paesi terzi di provenienza e origine;
    è evidente che sia le divergenze nella legislazione degli Stati membri nonché la mancanza di una efficace politica di regolazione e gestione dei flussi migratori comune e condivisa a livello europeo incoraggiano sia le rotte di destinazione dei flussi migratori sia, conseguentemente, i movimenti cosiddetti «secondari» nella zona Schengen;
    vista la gravità della situazione anche per effetto dei massicci arrivi di questi ultimi anni e il fallimento del programma dei ricollocamenti, risulta pertanto irrinunciabile e indifferibile l'attuazione di una politica efficace e comune in materia di asilo e immigrazione finalizzata all'effettiva realizzazione del principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità sancito dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che contestualmente miri ad una riduzione della pressione dei flussi migratori verso le nostre frontiere, che costituiscono parte di quelle europee, e del conseguente traffico di esseri umani. Per far questo occorre al contempo mettere in atto una strategia compiuta che scardini il business degli scafisti, causa delle morti nel mar Mediterraneo, e smantelli le organizzazioni criminali internazionali che sfruttano la tratta degli esseri umani, instaurando un sistema di strutture nei Paesi di transito, e ove possibile di origine, in cooperazione con le Agenzie internazionali, che assicurino la piena tutela dei diritti umani e siano in grado di valutare preliminarmente l'ammissibilità delle domande di asilo e protezione internazionale, quindi assicurando canali di accesso protetti e sicuri verso l'Unione europea per quanti necessitino protezione;
   per quanto concerne la sicurezza e la difesa:
    nel dicembre 2016 il Consiglio europeo ha approvato il piano di attuazione in materia di sicurezza e difesa incentrato su tre priorità strategiche: la reazione alle crisi e ai conflitti esterni, lo sviluppo delle capacità dei partner e la protezione dell'Unione europea e dei suoi cittadini;
    il 22 giugno 2017 i leader dell'Unione europea hanno deciso di avviare una cooperazione strutturata permanente al fine di rafforzare la sicurezza e la difesa europee e gli Stati membri partecipanti hanno concordato un elenco iniziale di 17 progetti da avviare nel quadro della PESCO, adottati poi dal Consiglio il 6 marzo 2018 che, in quell'occasione, ha adottato una tabella di marcia per l'attuazione della PESCO;
    per quanto concerne il piano d'azione europea in materia di difesa i fondi di bilancio a questa destinati sono spesso utilizzati in maniera inefficiente a causa della frammentazione del mercato europeo della difesa, della costosa duplicazione delle capacità militari e della collaborazione industriale insufficiente e mancanza di interoperabilità. Quando la Commissione europea il 30 novembre 2016 ha presentato il summenzionato piano d'azione europeo, tra le azioni delineate si evidenziava l'istituzione di un Fondo europeo per la difesa, la promozione degli investimenti in questa industria e il rafforzamento del mercato unico della difesa;
    l'approfondimento della cooperazione europea nel campo delle produzioni per la Difesa non deve avvenire a detrimento delle capacità raggiunte dalle maggiori imprese italiane del settore, i cui interessi debbono essere salvaguardati rispetto ad ogni schema di collaborazione che tenda ad emarginarle o a facilitarne l'assorbimento da parte dei maggiori gruppi concorrenti in Europa;
    il 28 maggio 2018 il Consiglio europeo ha adottato le conclusioni sul rafforzamento della dimensione civile della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) individuando azioni volte a rendere più efficace la dimensione civile della PSDC sul campo, nonché le modalità con cui le missioni civili potrebbero contribuire ad affrontare le sfide in materia di sicurezza;
    EUNAVFOR MED operazione SOPHIA è stata avviata il 22 giugno 2015 nell'ambito della politica europea volta a contribuire a una migliore gestione della migrazione irregolare e allo smantellamento delle reti di trafficanti. Il 25 luglio 2017 il Consiglio europeo ha prorogato fino al 31 dicembre 2018 il mandato di EUNAVFOR MED operazione SOPHIA. Si è inoltre modificato il mandato dell'operazione allo scopo di: istituire un meccanismo di controllo del personale in formazione per assicurare l'efficienza a lungo termine della formazione della guardia costiera libica; svolgere nuove attività di sorveglianza e raccogliere informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia, conformemente alle risoluzioni 2146 (2014) e 2362 (2017) del Consiglio di sicurezza dell'ONU; migliorare le possibilità per lo scambio di informazioni sulla tratta di esseri umani con le agenzie di contrasto degli Stati membri, FRONTEX ed EUROPOL;
    nell'attuale periodo storico in cui la minaccia cibernetica e quella del terrorismo internazionale creano forti preoccupazioni, nonostante la disponibilità delle migliori conoscenze tecnologiche, non appare ancora possibile prevedere gli attacchi e le loro conseguenze. Risulta quindi fondamentale sviluppare nuove forme di collaborazione in ambito di intelligence e sicurezza con il resto d'Europa consolidando anche i rapporti con i nostri competitor per contrastare le minacce comuni. Per raggiungere tale obiettivo occorre potenziare gli strumenti tecnologici e le competenze specifiche delle nostre Forze armate;
    è prioritario valorizzare lo sviluppo tecnologico e le eccellenze prodotte dalle industrie della difesa, con particolare riguardo al finanziamento della ricerca e dell'implementazione del know how nazionale, non limitatamente all'ambito bellico ma con un'attenzione particolare anche alla progettazione e alla costruzione di navi, aeromobili e sistemistica high tech escludendo, però, gli investimenti sui sistemi d'arma non motivati da reali esigenze nazionali e in contrasto col nostro dettato costituzionale;
    è opportuno ricordare il progetto di conclusioni del Consiglio europeo relativo alla lotta alla criminalità organizzata e alle forme gravi di criminalità internazionale che fissa le priorità dell'Unione europea per il periodo 2018-2021 e incarica il Comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna (COSI) di garantire coerenza nell'attuazione delle azioni necessarie a rafforzare la sicurezza interna nell'Unione, compresa un'efficace cooperazione tra le autorità nazionali pertinenti e con le agenzie dell'Unione europea;
    il Consiglio europeo nel sopracitato documento ha evidenziato l'importanza di fissare un numero limitato di priorità dell'Unione europea in materia di lotta alla criminalità che possano realisticamente essere attuate a livello europeo e, se del caso, nazionale o regionale sulla base di piani d'azione operativi (OAP) annuali e in conformità dei piani strategici pluriennali (MASP) concordati;
    tra le priorità dell'Unione europea nella lotta alla criminalità organizzata sono da segnalare: la lotta alla cybercriminalità diretta a smantellare le attività criminali connesse agli attacchi, contro i sistemi di informazione, in particolare quelle che seguono un modello di attività « Crime-as-a-Service» (attività criminale come servizio) e facilitano la criminalità online; la lotta alle attività dei gruppi criminali organizzati coinvolti nel traffico all'ingrosso di droghe diretta a sconfiggere i gruppi criminali organizzati che agevolano l'immigrazione illegale, fornendo servizi di favoreggiamento ai migranti irregolari lungo le principali rotte migratorie che attraversano le frontiere esterne dell'Unione europea e all'interno dell'Unione europea, con particolare attenzione a quelli i cui metodi mettono in pericolo le vite delle persone e a quelli che offrono i loro servizi online e, nell'ambito del loro modello di attività, ricorrono al falso documentale; infine la lotta contro la tratta degli esseri umani nell'Unione europea finalizzata a tutte le forme di sfruttamento, compreso quello sessuale e del lavoro, e a tutte le forme di tratta di minori;
   in tema di lavoro, sviluppo e competitività:
    il rilancio della crescita europea non può non porre attenzione sulla protezione del lavoro e in particolare sulla deflazione salariale, che agisce negativamente sulla domanda interna del Paese. Un modello di sviluppo delle relazioni industriali che vede il taglio dei salari dà solo apparentemente maggiore competitività alle aziende, ma diminuisce i diritti dei lavoratori che vengono di fatto sottopagati;
    occorre trovare delle soluzioni eque ed efficaci per risolvere le conseguenze negative generate dall'applicazione della Direttiva 2006/123/CE (cosiddetta direttiva Bolkestein);
   con riferimento al digitale:
    uno degli obiettivi ribaditi anche nell'ultima riunione europea dell'Agenda dei leader consiste nell'intensificazione dello sforzo a favore del digitale e dell'innovazione per essere all'altezza della sfida della rivoluzione tecnologica. Dare un input serio al settore digitale, appare infatti imprescindibile per riacquistare un ruolo centrale per imprenditorialità e leadership nella produzione di ricerca, sapere e innovazione;
    in questa sfida è coinvolta l'Europa nel suo insieme, ma si deve puntare a sviluppare e rafforzare le capacità digitali strategiche dei singoli Stati membri;
    il nostro Paese ha bisogno di interventi concreti che incentivino la competitività, e che creino al contempo posti di lavoro ad alto valore aggiunto e consentano allo straordinario patrimonio rappresentato dalle nostre piccole e medie imprese di generare nuova ricchezza;
    è necessario un piano teso a promuovere le reti di comunicazione di nuova generazione, partendo dalla semplificazione delle procedure amministrative e passando attraverso incentivi alla circolazione dei contenuti digitali, per favorire un ambiente più concorrenziale nell'accesso alle risorse per i media. Uno sviluppo di attrezzature e infrastrutture per la salvaguardia dell'economia digitale e della società, sulla base di quanto previsto anche dalla normativa recentemente approvata in materia di cybersicurezza;
    un programma ambizioso che non può prescindere da un'alfabetizzazione digitale, utilizzando il canale scolastico e quello dei media per contrastare le carenze che i cittadini italiani presentano (il 56 per cento non possiede neanche le competenze digitali basilari);
    risulta indispensabile la predisposizione di un piano chiaro in grado di generare un tessuto economico e sociale capace di valorizzare il talento, il merito, la competenza, il coraggio con maggiore equità nelle opportunità e nei diritti;
   per ciò che concerne il Quadro finanziario pluriennale:
    le modalità di finanziamento del bilancio dell'Unione europea, si basano su tre tipi di risorse: i contributi degli Stati membri sulla base del loro livello di reddito, misurato dal reddito nazionale lordo (RNL); i contributi basati sull'IVA; i dazi doganali riscossi alle frontiere esterne dell'Unione. La Commissione per il prossimo quadro finanziario ha proposto di semplificare l'attuale risorsa basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA) e di introdurre nuove risorse proprie che rappresenteranno il 12 per cento circa del bilancio totale dell'Unione europea e potrebbero apportare risorse fino a 22 miliardi di euro l'anno per il finanziamento delle nuove priorità;
    il quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'Unione europea per il periodo 2021-2027 tiene conto dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e del nuovo riparto delle risorse prevedendo stanziamenti pari a 1.135 miliardi di euro in termini di impegni (1.279 miliardi espressi a prezzi correnti, tenendo conto dell'inflazione), pari cioè all'1,11 per cento del Reddito nazionale lordo dell'Unione europea; in concreto ci sono pertanto 1.105 miliardi di euro (ovvero l'1,08 per cento dell'RNL) in termini di pagamenti (1.246 miliardi a prezzi correnti);
    nel pacchetto proposto dalla Commissione europea possono essere rintracciati aumenti di bilancio per la ricerca (da 80 miliardi a 97,6 miliardi), per Erasmus+ (che raddoppia, passando da 14,8 a 30 miliardi) e migrazione (complessivamente da circa 13 miliardi a 33 miliardi);
    le risorse totali per la gestione delle frontiere sono pari a 21,3 miliardi, molto inferiori a quanto richiesto dal Commissario per l'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, secondo il quale sarebbero stati necessari 150 miliardi in sette anni, pari a circa il 14 per cento del budget, per garantire un controllo «europeo» delle frontiere, si tratta di un aumento di oltre 100 miliardi rispetto al bilancio settennale attualmente in vigore (959,9 miliardi di impegni e 908 miliardi di pagamenti per il ciclo 2014-2020);
    se, come visto, viene notevolmente innalzato il finanziamento in alcuni settori considerati prioritari in un'ottica europea (ricerca e innovazione, economia digitale, politiche giovanili, gestione delle frontiere e, come in precedenza citato, difesa e sicurezza), viene altresì proposta una riduzione del 5 per cento nei settori tradizionali della Politica agricola comune e della politica di coesione;
    l'impatto dei tagli alla coesione sul territorio nazionale dovrà essere limitato solo ponendo nel negoziato la massima attenzione ai criteri per l'assegnazione dei fondi che oltre al prodotto interno lordo pro capite come criterio principale dovrà tenere conto anche di altri fattori come ad esempio la disoccupazione (in particolare giovanile);
    in una fase di lenta ripresa economica l'Unione europea non può procedere al taglio delle risorse che sono destinate negli Stati membri anche alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale, tanto più che il Parlamento Europeo nella risoluzione votata lo scorso 24 ottobre 2017 sulle politiche volte a garantire il reddito minimo come strumento per combattere la povertà ha chiaramente chiesto che nella prossima revisione del regolamento recante disposizioni comuni sui Fondi strutturali fosse valutata la possibilità di finanziamento per aiutare gli Stati membri nell'inclusione sociale anche con forme di sostegno al reddito;
    nonostante il comparto agricolo abbia subito negli ultimi anni sostanziali cambiamenti per fattori macroeconomici e tensioni geopolitiche con una drastica riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e una concorrenza spesso sleale dai paesi terzi, il futuro assetto della Politica agricola comune è stato delineato partendo da una consistente riduzione sia dei pagamenti diretti (lo stanziamento per il Fondo europeo agricolo di garanzia passa da 303 miliardi a 286 miliardi), sia delle dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale (i fondi del Feasr passano da 95,5 a 78,811 miliardi di euro);
    a fronte di questi tagli la futura politica agricola comune si pone, però, nove ambiziosi obiettivi, tra i quali migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore, contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, attirare i giovani agricoltori e facilitare lo sviluppo imprenditoriale, promuovere l'occupazione, la crescita, l'inclusione sociale e lo sviluppo locale nelle aree rurali a cui però vengono decurtati i fondi;
   considerato, inoltre, che:
    l'Alleanza Atlantica continua ad essere una garanzia importante per la difesa dell'Europa rispetto a qualsiasi genere di aggressione o minaccia maggiore esterna, dato che l'Unione europea dispone ancora di capacità del tutto marginali, in ragione del fatto che al suo interno le competenze relative alla difesa e alla conduzione della politica estera continuano a rimanere nel perimetro delle sovranità nazionali degli Stati membri. In questo contesto è importante che il rafforzamento delle capacità dell'Unione Europea in campo militare sia prioritariamente discusso con gli Stati Uniti per incrementarne la cooperazione multilaterale;
    l'opzione primaria in favore dell'Alleanza Atlantica non è in contraddizione con la restaurazione del dialogo con la Federazione Russa, interrottosi nel 2014 e tuttora a livelli di gran lunga inferiori a quelli teoricamente raggiungibili, ad esempio nel contrasto alla comune minaccia terroristica;
   valutato, inoltre, che:
    il 23 giugno 2016 si è tenuto un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea, a cui ha partecipato il 72,2 per cento degli aventi diritto al voto, e che ha decretato la vittoria del leave (ovvero l'uscita dall'Unione europea) con il 51,9 per cento dei voti rispetto al remain, attestatosi al 48,1 per cento;
    il 29 marzo 2017 il Regno Unito ha notificato formalmente al Consiglio europeo l'intenzione di uscire dall'Unione europea, attivando pertanto formalmente l'articolo 50 e il 31 marzo 2017 è stato presentato un progetto di orientamenti per i negoziati ai leader dell'Unione europea da parte del Presidente del Consiglio europeo Tusk;
    il 19 giugno 2017, a quasi un anno dal referendum sull'uscita della Gran Bretagna sull'Unione europea, sono iniziati i negoziati per il recesso ai sensi dell'articolo 50 TUE, a cura del ministro per la Brexit Davis e del delegato dell'Unione europea Barnier. Tuttavia, la negoziazione appare complessa e un accordo positivo non scontato in questa fase;
    se nel Consiglio europeo del marzo scorso sono stati trovati degli accordi di massima per quanto riguarda la tutela dei diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, sulla cooperazione giudiziaria e sui pagamenti dovuti verso l'Unione Europea, resta ancora insoluta la questione relativa alla regolazione dei rapporti doganali con l'Irlanda del Nord e soprattutto le future relazioni commerciali tra Ue e Gran Bretagna post Brexit. Aspetti questi molto controversi che rendono difficili le trattative anche per le tensioni politiche interne alla Gran Bretagna,

impegna il Governo:

1) in tema di migrazione:
   a) ad adoperarsi affinché la modifica di «Dublino III» preveda: il superamento del «principio dello stato di primo ingresso»; la considerazione delle eventuali e comprovate «connessioni significative» dei richiedenti con un dato Stato membro, coerentemente con i diritti fondamentali; la creazione di un meccanismo rafforzato di ripartizione della competenza sulle richieste di asilo presentate da salvati in mare nelle operazioni SAR al fine principale di alleggerire la pressione migratoria sul nostro Paese; il rafforzamento della clausola discrezionale con riferimenti appropriati alle esigenze di tutela dei diritti umani. Il ripensamento del sistema deve mirare ad un'uscita dalla gestione emergenziale per considerare le politiche migratorie quale elemento di natura strutturale, da gestire necessariamente a livello di Unione europea e in questo quadro definire un comune asilo europeo e di un sistema equo di ricollocamento automatico e obbligatorio dei richiedenti asilo;
   b) a promuovere una strategia che consenta la costituzione di centri di protezione anche con l'ausilio di personale dell'Unione europea volti all'accoglienza e alla permanenza dei migranti presso i Paesi di transito e origine che siano in grado di valutare preliminarmente l'ammissibilità delle domande di asilo e protezione internazionale e che operino in stretto accordo e coordinatamente con le organizzazioni internazionali competenti quali ad esempio UNHCR e OIM, nel rispetto dei diritti umani e della dignità umana;
   c) a promuovere l'istituzione di specifiche agenzie europee che vigilino in primo luogo affinché vi sia presso le strutture di accoglienza e permanenza dei migranti, la completa garanzia dei diritti umani per tutti, degne e giuste condizioni riservate ai migranti in transito e che abbiano adeguati mezzi e strumenti per contrastare il traffico di esseri umani;
   d) ad assumere iniziative per favorire la stipula di accordi bilaterali dell'Unione europea con i Paesi terzi, di transito e di origine, finalizzati al rimpatrio per quanti non hanno diritto di permanenza all'interno dell'Unione europea e che al contempo siano rifinanziati fondi a supporto di progetti necessari agli stessi Paesi terzi come ad esempio il Trust Fund UE per l'Africa;
   e) a prevedere l'istituzione di centri di accoglienza in altri Stati membri;

2) in tema di sicurezza e difesa, ad assumere iniziative volte:
   a) a prevedere che il Fondo europeo per la difesa sia volto alla promozione degli investimenti nell'industria e al rafforzamento del mercato unico della difesa al fine principale di razionalizzare le spese e le risorse, rendendo lo strumento militare più efficiente e al contempo di potenziare gli strumenti tecnologici e le competenze specifiche delle nostre Forze armate per affrontare queste sfide globali. In questo contesto a non sostenere alcun tentativo di promuovere progressi dell'integrazione europea nel campo della politica di difesa che sia suscettibile di compromettere la solidità dell'Alleanza Atlantica e di allentare i rapporti con gli Stati Uniti;
   b) a predisporre misure efficaci dirette alla valorizzazione dello sviluppo tecnologico e delle eccellenze prodotte dalle industrie della difesa, con particolare riguardo all'industria aerospaziale e dei materiali d'armamento italiana proteggendola dal rischio di un suo assorbimento in gruppi più ampi dominati dalle imprese francesi e tedeschi, con particolare riguardo al finanziamento della ricerca e dell'implementazione del know how nazionale, non limitatamente all'ambito bellico, ma con un'attenzione particolare anche alla progettazione e alla costruzione di navi, aeromobili e sistemistica high-tech in ambito dual-use che possano avere impieghi utili anche per la componente civile;
   c) a rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea con un maggiore impegno di tutti i membri nelle operazioni quali EUNAVFOR MED Sophia e alla Joint Operation Themis affinché si provveda ad un controllo più accurato sulle rotte dei migranti per evitare tragedie in mare, anche al fine di contrastare la criminalità organizzata, incoraggiando una cooperazione attiva tra le forze di polizia, le guardie di frontiera, le dogane, le autorità giudiziarie e amministrative nonché con le istituzioni e le agenzie dell'Unione europea;
   d) a dedicare misure più specificatamente finalizzate alla lotta alla cybercriminalità per smantellare le attività criminali connesse agli attacchi contro i sistemi di informazione, le attività dei gruppi criminali organizzati coinvolti nel traffico all'ingrosso di droghe e quelle dei gruppi criminali organizzati che agevolano l'immigrazione illegale;
   e) a promuovere un utilizzo migliore e massiccio del settore della sicurezza cibernetica quale ambito pilota nel quale sviluppare una capacità totalmente integrata;
   f) a prevedere misure di contrasto alle attività di favoreggiamento ai migranti irregolari lungo le principali rotte migratorie che attraversano le frontiere esterne dell'Unione europea e all'interno dell'Unione europea con particolare attenzione al contrasto dei metodi criminali che mettono in pericolo le vite delle persone offrendo i loro servizi online e, nell'ambito del loro modello di attività, ricorrendo al falso documentale;
3) in tema di lavoro, sviluppo e competitività:
   a) a proporre un approccio alla crescita nazionale che si fondi sulla riforma del sistema tributario volto a ridurre la pressione fiscale e sulla sburocratizzazione;
   b) ad assumere iniziative per definire un quadro fiscale più equo a livello di Unione mirante a supportare la crescita e la competitività e al contempo rendere più incisiva la lotta contro l'elusione e l'evasione fiscale;
   c) a promuovere un modello di crescita europea che non agisca sulla deflazione salariale e che possa permettere un'espansione della domanda interna nazionale;
   d) a rilanciare la spesa di investimento pubblica, in particolare di enti locali e territoriali, rimuovendo gli ostacoli, anche procedurali e normativi, che negli ultimi anni hanno bloccato questa tipologia di spesa;
   e) nell'ambito delle misure attinenti allo sviluppo di un'Europa digitale, a rappresentare l'impegno del nostro Paese a sviluppare e rafforzare le proprie capacità digitali, fondamentali per un concreto piano di innovazione e sviluppo a medio e lungo termine;
4) nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale, ad assumere iniziative volte:
   a) a potenziare, estendere e rendere più efficaci ed efficienti la gestione dei fondi che incidono sulle politiche di welfare, che sostengano uno sviluppo equo e condiviso sostenibile, e che supportano gli Stati membri nei settori ove sono più necessari prevedendo appositi stanziamenti destinati alla lotta alla povertà e all'inclusione sociale per uno sviluppo equo, condiviso e sostenibile e dall'altro un sostegno concreto al settore agricolo, garantendo in particolare prezzi equi per i prodotti primari e il riconoscimento a livello europeo della qualità dei prodotti agricoli italiani. Pertanto, ove risultasse necessario e non altrimenti ovviabile apportare dei tagli al Bilancio, che questi non ricadano sugli aspetti succitati e che si evitino ulteriori aggravi fiscali a carico dei cittadini italiani;
   b) ad orientare il Quadro finanziario pluriennale perché sostenga un'innovazione rivolta allo sviluppo e all'occupazione, attraverso il sostegno degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo e che supporti le imprese nella creazione nuovi posti di lavoro;
   c) a negoziare una ridefinizione degli stanziamenti destinati alla politica di coesione e alla politica agricola comune, così da consentire il mantenimento dei livelli di finanziamento, in una prospettiva di sostegno e di sviluppo dell'agricoltura italiana, considerata la centralità del settore primario nelle sfide della sicurezza alimentare globale e rispetto ai cambiamenti climatici;
5)  in tema di relazioni esterne:
   a) ad agire in sede europea affinché si riaprano spazi di collaborazione e dialogo con la Federazione Russa, ad esempio prospettando una rimodulazione delle sanzioni che escluda dal loro campo di applicazione le piccole e medie imprese o il settore agroalimentare e valorizzando la cooperazione nel contrasto alle minacce comuni, come quelle rappresentate dal terrorismo e dalla propaganda estremista;
6) per quanto concerne Brexit, ad assumere iniziative volte:
   a) in un'ottica cooperativa volta a costruire uno stretto partenariato per il futuro basato sulla prevalenza della ragionevolezza, a rinunciare ad approcci condizionati dalla volontà di punire l'esercizio britannico dell'autodeterminazione e pertanto a garantire, negli accordi sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, adeguata protezione degli interessi e la piena reciprocità dei diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea, in particolare con riguardo ai diritti delle categorie più vulnerabili e in difficoltà, ad assicurare il totale rispetto degli obblighi e degli impegni di bilancio assunti dal Regno Unito e la piena partecipazione dello stesso a quanto compete agli Stati membri fino all'uscita definitiva dall'Unione;
   b) a garantire la continuità della cooperazione internazionale in ambito giudiziario e di polizia con la Gran Bretagna e a determinare congiuntamente con le procure attive su indagini internazionali tutte quelle tutele volte a garantire la prosecuzione e il miglioramento delle fasi istruttorie per i reati transfrontalieri;
   c) ad annullare, infine, la correzione degli squilibri di bilancio accordata alla Gran Bretagna.
(6-00006) «D'Uva, Molinari».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

frontiera esterna dell'Unione europea

traffico di persone