ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00003

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 17 del 19/06/2018
Abbinamenti
Atto 6/00001 abbinato in data 19/06/2018
Atto 6/00002 abbinato in data 19/06/2018
Atto 6/00004 abbinato in data 19/06/2018
Atto 6/00005 abbinato in data 19/06/2018
Firmatari
Primo firmatario: GELMINI MARIASTELLA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 19/06/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
MANDELLI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
POLVERINI RENATA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
BRUNETTA RENATO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
VITO ELIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
BARTOLOZZI GIUSI FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
BIGNAMI GALEAZZO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
SISTO FRANCESCO PAOLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
CATTANEO ALESSANDRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
PORCHIETTO CLAUDIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
PELLA ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/06/2018
LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI 19/06/2018


Stato iter:
19/06/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 19/06/2018
Resoconto TRIA GIOVANNI MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 19/06/2018
Resoconto FUSACCHIA ALESSANDRO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI
Resoconto CROSETTO GUIDO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto MANDELLI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BORGHI CLAUDIO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto FARO MARIALUISA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FATUZZO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
PARERE GOVERNO 19/06/2018
Resoconto TRIA GIOVANNI MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/06/2018

DISCUSSIONE IL 19/06/2018

NON ACCOLTO IL 19/06/2018

PARERE GOVERNO IL 19/06/2018

DICHIARATO PRECLUSO IL 19/06/2018

CONCLUSO IL 19/06/2018

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00003
presentato da
GELMINI Mariastella
testo di
Martedì 19 giugno 2018, seduta n. 17

   La Camera,
   premesso che:
    la legge n. 196 del 2009 di disciplina della contabilità di Stato dispone che il Governo sia tenuto a presentare, con cadenza annuale, il Documento di Economia e Finanza (DEF) alle Camere per la sua approvazione entro il 10 aprile;
    il Programma di Stabilità, corrispondente alla prima sezione del DEF, e il Programma Nazionale di Riforma, corrispondente alla terza sezione del DEF, devono essere presentati al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile, secondo quanto previsto dall'articolo 9 della predetta legge;
    il Ministero dell'economia e delle finanze ha predisposto un DEF 2018 limitato alla sola descrizione dell'evoluzione economico-finanziaria internazionale, all'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l'Italia e al quadro di finanza pubblica tendenziale, non formulando alcun nuovo obiettivo di politica economica, né tanto meno ipotizzando alcun nuovo impegno, lasciando la ripresa del ciclo della programmazione delle finanze pubbliche al prossimo esecutivo;
    il Def, limitato al quadro tendenziale, fissa un aumento del Pil dell'1,5 per cento per il 2018, invariato rispetto ai valori indicati nella Nota di Aggiornamento del Def del 2017, seguito da una discesa di un decimale all'anno nel 2019 e nel 2020 (+1,4 per cento) e (+1,3 per cento). L'indebitamento netto a legislazione vigente si attesta all'1,6 per cento del Pil nel 2018, allo 0,8 per cento nel 2019, con il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2020. Il rapporto deficit/Pil, stimato al 2,3 per cento per il 2017, risulta più alto rispetto alla previsione dell'1,9 per cento iniziale, dovendosi incorporare le risorse per gli interventi salva-banche. Quanto al rapporto debito/Pil, questo è previsto al 130,8 per cento nel 2018 (dal 131,8 per cento del 2017), mentre si ipotizza una flessione ottimistica al 128 per cento nel 2019 e al 124,7 per cento nel 2020, incorporando una forte riduzione del fabbisogno e tre decimali all'anno di privatizzazioni;
    sull'incertezza delle previsioni, oltre all'attuale scenario di politica interna, gravano i rischi geopolitici internazionali e le incognite relative ai venti di guerra commerciali che potrebbero rallentare la crescita italiana, alla luce dei rilievi formulati dall'Ufficio Parlamentare del Bilancio, dello 0,5 per cento per cento nel 2018 e dello 0,7 per cento nel 2019 e 2020, nonché il rallentamento della crescita internazionale e la fine entro l'anno dell'imminente termine del programma di Quantitative easing della Banca Centrale Europea;
    le previsioni contenute nel quadro macroeconomico sembrano essere ancora una volta eccessivamente positive: tanto le stime di crescita su Pil, inflazione e tasso disoccupazione quanto quelle sui saldi di finanza pubblica e sulla componente interessi sembrano, infatti, troppo ottimistiche rispetto allo stato attuale dell'economia italiana;
    il Fondo Monetario internazionale ha stimato che il nostro Paese crescerà soltanto del +1,1 per cento nel 2019 a fronte di una stima ottimistica del +1,4 per cento formulata dal Tesoro, con una differenza quindi di 0,3 punti percentuali, equivalenti a circa 5 miliardi di euro;
    dopo i dati sulla produzione industriale relativi al mese di gennaio (-1,5 per cento) e febbraio (-0,8 per cento), l'ISTAT ha diffuso una stima preliminare del PIL relativa al primo trimestre dell'anno che risulta cresciuto del +0,3 per cento nel primo trimestre, rispetto ai tre mesi precedenti, e del +1,4 per cento in termini tendenziali, in rallentamento rispetto al +1,6 per cento registrato nell'ultimo trimestre del 2017, con una variazione acquisita per il 2018 a pari a +0,8 per cento. I dati successivi sulla produzione industriale hanno confermato questa tendenza rafforzando la possibilità che l'obiettivo del +1,5 per cento contenuto nel DEF non possa essere raggiungibile;
    secondo le Previsioni economiche di primavera della Commissione Ue, pubblicate lo scorso 3 maggio, dopo il picco record del 2,4 per cento di Pil nel 2017, la crescita nell'area euro resterà forte, «sullo sfondo di consumi sostenuti e forti esportazioni e investimenti», nel 2018, con un leggero rallentamento previsto nel 2019, a causa della congiuntura internazionale, con una crescita stimata rispettivamente del 2,3 per cento e del 2 per cento. La Commissione prevede che il 2018 sia il primo anno dall'istituzione dell'Unione economica e monetaria in cui tutti i governi gestiranno deficit di bilancio inferiori al 3 per cento del Pil, come indicato dai Trattati;
    per quanto attiene all'Italia, la Commissione ritiene che «l'incertezza sulle politiche è diventata più pronunciata e, se prolungata, potrebbe rendere i mercati più volatili e intaccare il sentimento economico e i premi di rischio», sottolineando, contestualmente, che «i rischi per le prospettive di crescita sono diventati più inclinati verso il basso». Le stime relative all'Italia prevedono una crescita economica sia dell'1,5 per cento quest'anno e dell'1,2 per cento l'anno prossimo; il tasso di disoccupazione sarà invece il terzo più elevato dell'intera zona euro al 10,8 per cento, dietro alla Grecia e alla Spagna, con forte incidenza della componente giovanile;

  considerato che:
    il Documento di economia e finanza in esame contempla, purtroppo, l'attivazione della cosiddetta «clausola di salvaguardia» che comporterebbe nell'anno 2019 l'aumento dell'aliquota IVA ordinaria, dal 22 per cento al 24 per cento (24,9 per cento dal 1 gennaio 2020 e 25 per cento dal 2021), nonché di quella ridotta, dal 10 per cento all'11,5 per cento (13 per cento a partire dal 1o gennaio 2020), con un costo a carico dello Stato di oltre 12 miliardi di euro nel 2019 e più di 20 miliardi di euro nel 2020, riducendo drammaticamente la capacità di spesa delle famiglie con un impatto negativo sulla crescita dovuta al calo di consumi. Infatti, secondo il Centro Studi Confindustria gli effetti cumulati nel triennio 2019-2021 dell'applicazione di tali clausole comporterebbe quasi il 3 per cento in meno di crescita dei consumi delle famiglie, con un impatto non trascurabile sul PIL reale. A tale eredità lasciata dal precedente Governo si devono aggiungere le ulteriori inevitabili spese che nell'anno corrente dovranno essere affrontate per il rinnovo dei contratti pubblici, l'autorizzazione di missioni internazionali ed altre eventuali esigenze indifferibili che impongono una piena assunzione di responsabilità da parte dell'esecutivo in relazione alle coperture finanziarie da adottare;
    sotto tale profilo si segnala la necessità di adottare opportuni provvedimenti di riduzione selettiva della spesa pubblica che non pregiudichino la corretta erogazione di servizi essenziali per i cittadini (in primo luogo, trasporti locali e servizi alla persona), come la razionalizzazione delle centrali di acquisto della pubblica amministrazione che, secondo un recente documento di Carlo Cottarelli, ex Commissario alla spending review, non avrebbero operato in modo efficiente, nonostante le recenti riforme, tanto che ancora oggi risultano pochi i beni e i servizi acquistati attraverso le stazioni centralizzate e almeno 40 miliardi di euro di spesa risultano acquistati arbitrariamente dai responsabili della spesa di enti locali e amministrazioni centrali senza passare da Consip, provocando mancati risparmi per diversi miliardi di euro. È necessario, inoltre, ridurre gli sprechi negli appalti pubblici, specie nel settore dell'acquisto di software e servizi digitali, dove il nostro Paese perde svariati milioni di euro ogni anno. La relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione degli apparati pubblici ha, infatti, messo in evidenza, incrociando i database dell'Anticorruzione e di Consip, che dal 2011 ad oggi le amministrazioni pubbliche hanno bandito 34.183 gare nel settore digitale, aggiudicando appalti per 20,4 miliardi di euro: software, servizi telefonici, piattaforme di trasmissione dati, e manutenzione, ma nell'85 per cento dei casi si è presentato alla gara un solo partecipante, ovviamente vincitore, e la metà delle volte l'offerta non ha proposto alcun ribasso rispetto alla base d'asta;
    sempre sul fronte delle risorse occorre evidenziare che il nostro Paese è tra gli ultimi fra gli Stati membri della Unione Europea nell'utilizzo dei 75 miliardi di fondi strutturali che gli spettano. In Italia manca ancora un documento ufficiale che certifichi il livello di spesa per il periodo 2014-2020, ma dai dati pubblicati dalla Commissione europea emerge con tutta evidenza che l'Italia a marzo 2018 ha speso solo l'8 per cento delle risorse disponibili, collocandosi fra gli ultimi Paesi europei che hanno speso in valore assoluto. Ciò impone un ripensamento della politica di coesione anche in funzione dell'imminente negoziato sul bilancio dell'Unione e considerate le proposte di discussione prodotte dalla Commissione europea che registrano una penalizzazione di queste spese per l'Italia;
    rilevato che gli obblighi di conservazione dei documenti informatici trasmessi alle pubbliche Amministrazioni sono assolti esclusivamente dalle stesse. Nessun obbligo può gravare sui contribuenti, siano essi privati o imprese, né sui loro intermediari che hanno trasmesso i documenti,

impegna il Governo

1) a disattivare le clausole di salvaguardia relative all'aumento dell'IVA e delle accise sulla benzina e sui tabacchi previsto a legislazione vigente a decorrere dal prossimo 1 gennaio 2019 senza fare ricorso a fonti di finanziamento fantasiose e pericolose, quali per esempio una imposta patrimoniale che andrebbe a incidere negativamente sul valore dei beni mobili e immobili degli italiani e, quindi, adottando un criterio di riduzione della spesa pubblica di tipo selettivo nei termini esposti in premessa e che non incida sulla corretta erogazione dei servizi essenziali alla persona e risulti orientata verso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche, anche attraverso un attento screening della qualità dei servizi resi e una più penetrante misurazione dei risultati raggiunti dai diversi programmi;
2) a tutelare il risparmio degli italiani, costantemente richiamato per il suo significativo ammontare (dati Consob: al 30 giugno 2017 gli investimenti degli italiani in fondi comuni, derivati, azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari ammontano complessivamente a 2.777 miliardi di euro) come fonte di eventuale finanziamento di manovre economiche in caso di pretesa «emergenza nazionale», nonché a implementare la detassazione degli strumenti di risparmio da cui le imprese italiane hanno tratto maggior beneficio nel corso del 2017: ci si riferisce, fra l'altro, ai PIR (Piani individuali di Risparmio) che nel primo anno di attivazione hanno registrato la raccolta di circa 11 miliardi di euro;
3) a riformare il sistema tributario, fornendo un calendario preciso di attuazione che riduca l'incertezza per i contribuenti, con la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese attraverso l'introduzione della Flat tax da finanziare con la contestuale revisione delle tax expenditures – ferma restando la necessaria tutela costituzionalmente garantita dei contribuenti più deboli, della famiglia e della salute, prevedendo un limite di reddito sotto il quale non si applica la riduzione delle spese fiscali – semplificare le norme per rendere più competitivo il Paese, reimpostare in senso meno inquisitorio il rapporto fra fisco e contribuente, definire tutto il contenzioso e le pendenze tributarie tra contribuenti e amministrazione nel segno di un «condono fiscale» che coniughi nella formula migliore possibile le esigenze di riscossione e la doverosità dell'obbligo tributario da un lato, con le concrete esigenze e vicende dei contribuenti in difficoltà dall'altro lato;
4) a introdurre una completa detassazione e decontribuzione per sei anni delle nuove assunzioni di giovani, rafforzando i percorsi di transizione scuola-lavoro;
5) a innalzare il tasso di occupazione del Paese, quale obiettivo strategico per conseguire un mercato del lavoro più dinamico e più inclusivo, per sostenere un sistema di welfare più equo, per garantire un processo di mobilità sociale necessario al fine di aumentare le opportunità dei giovani, evitando inutili restrizioni normative alle dinamiche del mercato del lavoro, promuovendo i processi di reindustrializzazione con robuste politiche attive fondate sulla cooperazione tra Stato e Regioni, accompagnando le nuove organizzazioni del lavoro con strumenti capaci di tutelare i lavoratori, incentivare gli investimenti delle imprese, aumentare i posti di lavoro;
6) a rivedere il Codice degli appalti per rilanciare gli investimenti, con priorità per quelli immediatamente cantierabili, e l'occupazione, prevedendo, fra l'altro, sia una corsia preferenziale per le micro e piccole imprese (con meno di 50 dipendenti), che costituiscono il 99,4 per cento del tessuto produttivo italiano; sia la semplificazione degli adempimenti a carico degli amministratori, al contempo prevedendo un'adeguata formazione degli stessi, funzionale a dotarli delle competenze necessarie a «maneggiare» la complessa normativa di settore;
7) a procedere all'effettivo pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti di cittadini e imprese, con l'obiettivo di convergere verso la media europea, nel rispetto della direttiva comunitaria «Late Payments»;
8) ad adeguare ai parametri medi occidentali gli stanziamenti per la difesa, e provvedere a reperire le necessarie risorse da destinare ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente, nell'ambito delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, tenuto conto delle specifiche richieste volte a fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza e urgenza, data la necessità di rendere più efficaci i servizi di controllo del territorio e di tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica, nonché per la contrattazione collettiva, i miglioramenti economici e l'adeguata dotazione di mezzi e tecnologie adeguati al contrasto al crimine e al terrorismo per il medesimo personale;
9) a rivedere la riforma Fornero delle pensioni, laddove ha comportato l'utilizzo delle cosiddette salvaguardie, al fine di evitare ingiuste penalizzazioni per i lavoratori che non possano proseguire nel mondo del lavoro e abbiano necessità di andare in pensione;
10) a tenere conto, nella revisione delle norme relative al sistema pensionistico, della necessità di garantire una maggiore equità tra le varie coorti, prevedendo tutele in particolare per i giovani a rischio di non poter ricevere, in futuro, un'adeguata copertura pensionistica, anche attraverso un maggior sviluppo del mercato dei fondi pensione e della previdenza complementare, ed eliminando gli ingiusti privilegi ancora esistenti;
11) a promuovere un Piano contro l'esclusione sociale che abbia l'obiettivo di azzerare la povertà nell'arco del quinquennio, attraverso una modularità di interventi sia di carattere monetario sia di carattere reale e che si fondi sull'introduzione di un reddito di dignità (imposta negativa sul reddito) che è dimostrato essere più efficace del reddito di cittadinanza poiché non crea distorsioni nel mercato del lavoro e implica una minore complessità burocratica, oltre che ad essere culturalmente basato sul concetto di società attiva e non di società passiva;
12) a contrastare l'emergenza demografica dell'Italia e il calo della natalità con un sistema di misure che favoriscano la famiglia come nucleo fiscale, incentivino il continuo passaggio lavoro-famiglia delle donne, sostengano il mantenimento dei bambini nei primi anni di età;
13) a ridurre il deficit strutturale e nominale al fine di azzerarli entro l'anno 2020, nel rispetto degli impegni presi con l'Unione europea;
14) a ridurre strutturalmente il debito pubblico attraverso una strategia di politica economica che consenta di attivare un circolo virtuoso rappresentato da minori tasse, più investimenti e consumi, più crescita e minore deficit, e ad accompagnare e rafforzare tale processo in forza degli introiti derivanti dai piani di valorizzazione e di dismissione del patrimonio pubblico, fermo restando una valutazione di convenienza nel medio periodo. Le soluzioni basate sull'utilizzo di imposte patrimoniali sono, al contrario, illusorie e pericolose, perché impoveriscono il Paese, rendendolo facile preda dei fondi «avvoltoio»;
15) a rendere definitivamente operativo il credito d'imposta per le spese di formazione 4.0 del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0 e a prevedere il rifinanziamento, nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2019, delle agevolazioni previste dal Piano nazionale Impresa 4.0, che devono considerarsi strumento fondamentale per ridurre il gap competitivo delle imprese italiane;
16) a sostenere una politica industriale e delle infrastrutture che permetta alle imprese italiane di accrescere la produttività, consenta all'Italia di restare inserita nei flussi commerciali tra l'Europa e il resto del mondo, abbattendo così i costi di trasporto e le strozzature della logistica che sono un freno anche alla localizzazione di nuove imprese, permetta di puntare all'obiettivo strategico di fare del nostro Paese il primo paese manifatturiero in Europa, in questo modo garantendo la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro;
17) ad attuare un grande Piano strategico per il Sud, che abbandoni le vecchie e fallimentari logiche assistenzialiste, e guidi il Meridione nel processo di riallineamento ai migliori standard nazionali ed europei, fondati sull'iniziativa e sul merito. Il Piano deve realizzarsi attraverso misure che rilancino incisivamente lo sviluppo infrastrutturale e industriale del territorio, catalizzino gli investimenti pubblici e privati al Meridione, risolvano le non più tollerabili criticità connesse alla disoccupazione dei giovani e delle donne, rendano finalmente effettivo il circuito scuola-formazione-lavoro. Nella prospettiva di rivitalizzare il tessuto sociale ed economico del Sud, fra l'altro, si ritiene necessario estendere l'obbligo di destinare una quota di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionato alla popolazione di riferimento, attualmente previsto solo per le amministrazioni centrali, anche alle società e imprese a partecipazione pubblica, anche adottando ogni iniziativa di competenza al fine di elevare tale quota (cosiddetta «del 34 per cento»), sino al 45 per cento, in analogia alla cosiddetta «Clausola Ciampi». Questa misura fungerebbe da fondamentale volano degli investimenti pubblici e dello sviluppo infrastrutturale sul territorio da parte dei principali operatori economici della realtà italiana. Per il raggiungimento delle finalità così delineate, è fondamentale un uso più efficiente dei fondi europei e un approccio più concreto alle politiche di coesione. In questa direzione, l'obiettivo, assolutamente alla portata, è quello di ottenere dalle competenti Istituzioni sovranazionali gli indispensabili margini di flessibilità, essenzialmente in ambito tributario, da utilizzare per accompagnare e sostenere le misure del Piano strategico per il Sud;
18) ad adottare disposizioni affinché le pubbliche Amministrazioni (e i gestori di pubblici servizi ex articolo 6-ter del decreto legislativo del 7-3-2005, n. 82) non possano richiedere ai contribuenti e ai loro intermediari i documenti di cui siano già in possesso e siano conservati dalla stessa o da altra Amministrazione. I contribuenti e loro intermediari possano consultare e richiedere copia dei documenti da loro trasmessi e conservati dalle pubbliche amministrazioni;
19) a prevedere, nell'ambito della valorizzazione della socialità nelle grandi Città e nelle periferie, la promulgazione di un pacchetto di leggi che consti di agevolazioni nella realizzazione, gestione e manutenzione di impianti sportivi polivalenti mediante la creazione di uno Sportello Unico per lo Sport in ogni provincia, che provveda a seguire direttamente tutte le iniziative imprenditoriali utili allo sviluppo del settore;
20) a escludere la materia delle concessioni demaniali dall'applicazione della direttiva 2006/123/CE, partendo da un semplice presupposto: la direttiva Bolkestein è una normativa dell'Unione europea relativa ai servizi nel mercato europeo comune e non ai «beni» ed escludere il commercio su aree pubbliche dall'applicazione della direttiva citata ovvero delimitarne l'applicazione mediante l'individuazione di criteri per la concessione delle autorizzazioni;
21) a rivedere la nuova disciplina sul lavoro occasionale, introdotta dall'articolo 54-bis del decreto-legge n.50 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 96 del 2017, che ha sostituito lo strumento del voucher – e che di fatto si è rivelata decisamente insoddisfacente – al fine di renderlo funzionale e concretamente utilizzabile quale strumento di semplificazione ed emersione, come in passato, soprattutto per il settore turistico e quello agricolo.
(6-00003) «Gelmini, Occhiuto, Mandelli, Polverini, Carfagna, Brunetta, Vito, Paolo Russo, Bartolozzi, Bignami, Sisto, Cattaneo, Porchietto, Pella, Lupi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

applicazione del diritto comunitario

assetto territoriale