ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01158

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 107 del 09/01/2019
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 08/01/2019


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 08/01/2019
Stato iter:
24/01/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/01/2019
Resoconto DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 24/01/2019
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 09/01/2019

DISCUSSIONE IL 24/01/2019

SVOLTO IL 24/01/2019

CONCLUSO IL 24/01/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01158
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo di
Mercoledì 9 gennaio 2019, seduta n. 107

   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal 21 febbraio 2008, la Repubblica italiana riconosce la «Repubblica del Kosovo», nome usato dai kosovari per indicare il loro Stato indipendente;

   il riconoscimento da parte italiana è avvenuto con una delibera del Consiglio dei ministri dell'allora Governo Prodi, il 20 febbraio 2008, in cui si autorizzava il Ministro pro tempore degli affari esteri D'Alema a rispondere positivamente alla lettera di riconoscimento inviata da Pristina. Tale procedura si realizzò senza alcun preventivo dibattito parlamentare;

   la regione del Kosovo si separò dalla Serbia nel 2008, ma né il Governo serbo né quello bosniaco hanno mai riconosciuto l'indipendenza. La Serbia considera la regione del Kosovo parte del proprio territorio nazionale;

   anche tra gli Stati dell'Unione europea non c'è una posizione condivisa sull'indipendenza di Pristina: Spagna e Grecia, ad esempio, non la riconoscono;

   il Governo di Pristina ha imposto dazi sulle merci importate dalla Serbia in misura pari al 100 per cento del loro valore, violando i termini dell'Accordo Centroeuropeo di libero scambio (Cefta), di cui è parte insieme ad altri Paesi balcanici e dell'est Europa;

   la mossa sembra avere una natura marcatamente politica. La decisione del Governo di Pristina è stata presa come conseguenza della mancata entrata del Kosovo nell'Interpol. Secondo il Governo di Pristina, la bocciatura della candidatura – la terza su tre tentativi – sarebbe il risultato delle pressioni della Serbia, che si sarebbe opposta all'iniziativa;

   secondo quanto riportato dalla Bbc, il Governo di Pristina avrebbe speso 1,2 milioni di euro per fare attività di lobbying a favore della sua adesione;

   oltre alle tariffe commerciali al 100 per cento per le importazioni, il Ministero del commercio di Pristina ha deciso che tutti i prodotti etichettati «Kosovo i Metohija» (nome ufficiale serbo per il Kosovo) o «Kosovo/UNMIK» (l'amministrazione delle Nazioni Unite) saranno rimossi dal mercato, rendendo commercializzabili solo i prodotti recanti l'etichetta obbligatoria «Repubblica del Kosovo»;

   tale decisione viola anche gli accordi tra le parti, secondo i quali sui documenti per lo scambio delle merci dovrebbe essere usata la denominazione «Kosovo», ma non la parola «Repubblica»;

   i dazi del 100 per cento sono considerati da Belgrado come un vero e proprio bando alle merci serbe. Fino ad ora, Serbia e Bosnia-Erzegovina non hanno adottato misure analoghe nei confronti di Pristina;

   l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri Federica Mogherini ha condannato la mossa del Kosovo, definita come una violazione del trattato di libero scambio CEFTA, ma il primo ministro di Pristina Ramush Haradinaj ha annunciato che «i dazi rimarranno fino a quando la Serbia non riconoscerà il Kosovo come stato indipendente»;

   numerosi analisti hanno stimato l'impatto di tali misure restrittive nell'ordine di 440 milioni di euro l'anno per le esportazioni serbe verso il Kosovo. Secondo i dati forniti dall'Unione doganale del Kosovo, invece, le esportazioni in direzione opposta ammonterebbero a soli 60 milioni di euro l'anno. Sempre secondo l'unione doganale del Kosovo, le importazioni dalla Serbia sono diminuite del 50 per cento solo nella prima settimana dopo l'introduzione dei dazi;

   i sindaci dei quattro maggiori comuni a maggioranza serba si sono dimessi in segno di protesta. In un comunicato hanno bollato il comportamento delle autorità albanesi kosovare come «discriminatorio e incivile», poiché esso rischia di lasciare i bambini serbi senza pane, cibo e medicinali;

   per solidarietà, hanno cessato la loro attività anche i giudici e il personale serbo dei tribunali delle municipalità serbe. Praticamente, la comunità serba ha interrotto i contatti con la dirigenza albanese di Pristina –:

   quali siano gli intendimenti del Governo, anche all'interno dei consessi europei, sulla crisi in atto.
(5-01158)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 gennaio 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-01158

  Il dialogo fra Belgrado e Pristina facilitato dall'UE sta attualmente attraversando una fase delicata. In tale contesto vanno inquadrate le misure adottate dal Kosovo che hanno elevato dazi sulle merci provenienti dalla Serbia (e dalla Bosnia-Erzegovina) e hanno vietato l'ingresso nel territorio kosovaro di quei prodotti con diciture non in linea con il nome costituzionale del Paese.
  Vi sono certamente degli aspetti tecnici legati a tale questione. La Serbia ritiene le misure del Kosovo contrarie alle regole dell'Accordo centro-europeo di libero scambio (CEFTA), di cui sono parte entrambi i Paesi. Il Kosovo accusa la Serbia (e la Bosnia-Erzegovina) di porre ostacoli non tariffari all'importazione di merci kosovare, da Pristina considerati ugualmente contrari all'Accordo. Per questo il Kosovo ritiene di essere legittimato a imporre nuovi dazi considerandoli una contromisura contro le violazioni serbe e bosniache. Su questo fronte, l'Italia ha subito sostenuto l'iniziativa della Commissione Europea che ha offerto la propria assistenza tecnica per favorire il superamento di ogni contrasto di natura tecnico-commerciale tra i due Paesi.
  A parte gli aspetti tecnici, vi è però anche una dimensione politica, che appare prevalente. Per questo il Governo italiano ha innanzitutto evitato di farsi coinvolgere nel dibattito su chi abbia la maggiore responsabilità dell'attuale fase di stallo del dialogo facilitato: se il Kosovo, a seguito all'introduzione delle tariffe, o la Serbia, attraverso la campagna contro l'adesione del Kosovo ad Interpol o quella condotta, da un anno circa a questa parte, per una pronuncia di «disconoscimento» della sua statualità da parte di Paesi che l'hanno già riconosciuta.
  In secondo luogo, l'Italia continua a mantenere uno stretto raccordo con l'UE e gli altri Paesi del «Quint» (oltre all'Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti) chiedendo a entrambi i Paesi di astenersi da qualsiasi iniziativa suscettibile di elevare ulteriormente la tensione e di riprendere quanto prima il dialogo.
  Abbiamo inoltre sfruttato tutte le occasioni di interlocuzione con le Autorità kosovare per sostenere la necessità di revocare l'introduzione delle tariffe o di sospenderne l'applicazione quale mezzo per favorire un abbassamento della tensione e creare un clima favorevole alla ripresa del negoziato.
  Riteniamo che la conclusione tra Serbia e Kosovo di un accordo di normalizzazione giuridicamente vincolante resti l'unica prospettiva percorribile nei rapporti tra i due Paesi nonché un elemento chiave nella stabilizzazione della regione e un presupposto per il loro rispettivo percorso di avvicinamento all'UE.
  Continueremo a seguire la questione con la massima attenzione. Registriamo nel frattempo due fatti positivi: la mancata adozione di contro-misure da parte di Belgrado e l'istituzione da parte del Parlamento di Pristina di una delegazione statale per il dialogo. Si tratta di segnali incoraggianti, che indicano come la ripresa del dialogo facilitato dalla UE sia in realtà tuttora considerata anche da parte di Serbia e Kosovo l'unica prospettiva possibile.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

importazione comunitaria

giudice

esportazione comunitaria