ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01054

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 445 del 23/12/2020
Firmatari
Primo firmatario: BIANCHI MATTEO LUIGI
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 23/12/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GIGLIO VIGNA ALESSANDRO LEGA - SALVINI PREMIER 23/12/2020
FORMENTINI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER 23/12/2020
BAZZARO ALEX LEGA - SALVINI PREMIER 23/12/2020
MOLINARI RICCARDO LEGA - SALVINI PREMIER 23/12/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO PER GLI AFFARI EUROPEI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 23/12/2020
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 07/01/2021
Stato iter:
15/01/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 15/01/2021
Resoconto BIANCHI MATTEO LUIGI LEGA - SALVINI PREMIER
 
RISPOSTA GOVERNO 15/01/2021
Resoconto MERLO RICARDO ANTONIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 15/01/2021
Resoconto BIANCHI MATTEO LUIGI LEGA - SALVINI PREMIER
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 15/01/2021

SVOLTO IL 15/01/2021

CONCLUSO IL 15/01/2021

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01054
presentato da
BIANCHI Matteo Luigi
testo presentato
Mercoledì 23 dicembre 2020
modificato
Venerdì 15 gennaio 2021, seduta n. 452

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari europei, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   la mancanza di reciprocità nell'accesso al mercato cinese e l'assenza di condizioni di parità per gli investitori dell'Unione europea in Cina hanno posto gradi sfide per le relazioni di investimento Unione europea-Cina negli ultimi anni, portando agli attuali negoziati per un accordo complessivo sugli investimenti (Cai) come strumento chiave per rimediare a questa situazione. I negoziati Cai mirano a stabilire un quadro giuridico uniforme per i rapporti di investimento Unione europea-Cina, sostituendo i 25 trattati bilaterali di investimento (Bit) tra la Repubblica popolare cinese e singoli Stati membri dell'Unione europea;
   i negoziati sono stati lanciati nel 2013 e, sebbene i leader del vertice Unione europea-Cina si siano impegnati congiuntamente a concludere i negoziati medesimi nel 2020, la mancanza di un impegno concreto al più alto livello politico cinese ha sollevato dubbi sul fatto che una svolta su alcuni nodi centrali possa essere raggiunta entro quella data. Poiché le proposte dell'Unione europea per i singoli articoli del Cai non sono di dominio pubblico, a differenza di altri negoziati dell'Unione europea in corso, è impossibile valutare i principali nodi da sciogliere. Gli accordi relativi agli investimenti che l'Unione europea e la Cina hanno negoziato o concluso nel recente passato suggeriscono che è necessario colmare il divario tra i divergenti livelli di ambizione delle parti per quanto riguarda la concessione dell'accesso al mercato, disposizioni in materia di parità di trattamento e protezione prima della conclusione delle trattative;
   laddove l'Unione europea ha una politica di principio di apertura del suo mercato agli investimenti diretti esteri (Fdi) e non applica le sue norme sugli aiuti di Stato a società straniere, comprese le imprese cinesi (di proprietà statale) che beneficiano di sussidi nazionali per perseguire gli obiettivi strategici del governo, la Repubblica popolare cinese è definita dall'Osce come uno degli ambienti più restrittivi per gli Fdi con leggi nazionali che differenziano tra regole per società estere, società private nazionali e società nazionali di proprietà statale o controllate dallo Stato, con una logica intrinseca di discriminazione nei confronti delle prime a vantaggio degli altri. Inoltre, negli ultimi anni la Cina ha emanato una serie di leggi relative alla sicurezza (la legge sull’intelligence nazionale e la legge sulla sicurezza informatica) oltre alle restrizioni sugli Fdi esistenti;
   questa tendenza è aggravata dall'ambiziosa strategia industriale sponsorizzata dallo Stato del made in China 2025, volta a ridurre in modo significativo la dipendenza del Paese dalla tecnologia straniera sostituendola con tecnologia indigena in diversi settori strategici high tech. Da rimarcare, infine, che laddove gli investimenti europei in Cina sono principalmente investimenti « greenfield» che creano posti di lavoro nella Repubblica popolare, gli investimenti diretti cinesi in Europa si sono concentrati su acquisizioni strategiche di ricerca tecnologica e di mercato. Dal 2013, il numero di rapporti su gravi violazioni dei diritti umani, sull'utilizzo di schemi di lavoro forzato che implicano anche le aziende straniere e sulla crescente oppressione delle popolazioni in Cina è aumentato vertiginosamente. Inoltre, la recente flagrante violazione diretta delle disposizioni dei trattati internazionali vigenti sullo status e la governance di Hong Kong dimostrano, secondo gli interpellanti, un crescente disprezzo verso gli accordi multilaterali da parte delle autorità di Pechino –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e intenda fornire elementi sullo stato dei negoziati, precisando quali rimangono i principali punti controversi;
   se il Governo intenda adottare iniziative per garantire che l'accordo non apra la strada all'acquisto ulteriore di asset strategici da parte di aziende cinesi sotto il controllo o l'influenza dello Stato cinese, valutando la possibilità di riportare sotto controllo nazionale degli asset strategici di proprietà delle aziende cinesi, se giudicati un rischio per la sicurezza.
(2-01054) «Bianchi, Giglio Vigna, Formentini, Bazzaro, Molinari».