ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/02267/002

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 275 del 10/12/2019
Firmatari
Primo firmatario: CUNIAL SARA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 10/12/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BENEDETTI SILVIA MISTO-CAMBIAMO!-10 VOLTE MEGLIO 10/12/2019
GIANNONE VERONICA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 10/12/2019


Stato iter:
10/12/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 10/12/2019
MORASSUT ROBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

ACCOLTO IL 10/12/2019

PARERE GOVERNO IL 10/12/2019

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 10/12/2019

CONCLUSO IL 10/12/2019

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/02267/002
presentato da
CUNIAL Sara
testo di
Martedì 10 dicembre 2019, seduta n. 275

   La Camera,
   premesso che:
    la straordinaria necessità ed urgenza della conversione del presente decreto-legge, definito «Decreto Clima», nasce dalla indifferibilità ulteriore di adottare una politica strategica nazionale che permetta di fronteggiare l'emergenza climatica in atto, tenuto conto anche dei lavori svolti a livello internazionale dall’Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC – che evidenziano, con rigore scientifico, come la variabilità climatica sia strettamente connessa alle attività umane e come le temperature e le emissioni di CO2 continueranno progressivamente a crescere con impatti negativi sia sul territorio sia sulla salute pubblica e mette in crisi gli ecosistemi e la biodiversità;
    con il rapporto speciale ”Global Warming of 1,5o dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), la comunità scientifica ci dice che dobbiamo accelerare fortemente l'azione per il clima se vogliamo limitare il riscaldamento globale, confermando quanto annunciato già alla Prima Conferenza mondiale sul clima (nel 1979 a Ginevra), Vertice di Rio nel 1992, il Protocollo di Kyoto nel 1997 e l'Accordo di Parigi nel 2015. Tuttavia, le emissioni di gas serra (GHG) continuano ad aumentare rapidamente, con effetti sempre più dannosi per il clima;
    nel 2017 le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto nuovi record nel 2017, con la CO2 a 405.5 ppm (+146 per cento rispetto ai livelli preindustriali). Rispetto al 1990, la capacità dei gas serra di alterare il bilancio energetico terrestre (forzante radiativo) è aumentata del 41 per cento [WMO Greenhouse Gas Bulletin – No. 14]. La causa sono le attività umane, e in primo luogo l'utilizzo di combustibili fossili. Nel 2010, il 35 per cento delle emissioni globali provenivano dal settore dell'approvvigionamento energetico, il 24 per cento dal settore dell'agricoltura, silvicoltura e altri usi della terra, il 21 per cento dall'industria, il 14 per cento dai trasporti e il 6.4 per cento dagli edifici [IPCC Fifth Assessment Report]. Il 71 per cento di tutte le emissioni industriali dal 1970 a oggi sono state causate da appena 100 industrie produttrici di combustibili fossili [CDP Carbon Majors Report 2017];
    segnali preoccupanti vengono dall'aumento degli animali da allevamento, dalla produzione pro-capite di carne, dall'erosione della biodiversità vegetale, dalla perdita globale di copertura arborea, dal consumo di combustibili fossili e dalle emissioni di anidride carbonica (CO2) pro-capite a partire dall'anno 2000;
    la pesca e le attività marittime già risentono direttamente dei mutamenti climatici e tendenzialmente subiranno ulteriori condizionamenti ai quali dovranno adattarsi;
    per restare entro 1.5oC (2oC) nel 2030 le emissioni dovrebbero essere del 45 per cento (25 per cento) più basse rispetto al 2010 ed essere pari a zero già nel 2050 (2070) Se continuiamo su questa strada, già nel 2030 potremmo raggiungere un riscaldamento globale di +1.5oC, e a fine secolo potremmo arrivare a oltre 4oC in più [IPCC Special Report: Global Warming of 1.5oC]. A livello globale, un riscaldamento di anche solo di 1.5oC significa interi ecosistemi distrutti ed estinzione di massa della biodiversità, aumento inondazioni, 350 milioni di persone esposte a rischio idrico e siccità, 46 milioni colpite dall'innalzamento del livello dei mari, il 9 per cento della popolazione mondiale esposta a ondate di calore. Tutto questo porterà al collasso dei sistemi di produzione del cibo, incrementando i conflitti sociali e le migrazioni di massa;
    al 2017 le nostre emissioni si sono ridotte di appena il 17.4 per cento [ISPRA] rispetto al 1990, mentre già nel 2007 l'IPCC chiedeva che i Paesi sviluppati riducessero le emissioni del 25-40 per cento entro il 2020 [IPCC Fourth Assessment Report]. I nostri target di riduzione per il futuro sono del tutto insufficienti rispetto a quanto la scienza ci chiede per sperare di mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia degli 1.5oC: anche la proposta di Piano Nazionale Energia e Clima presentata a fine 2018 è stata giudicata troppo poco ambiziosa [European Climate Foundation];
    la geografia e la topografia del nostro territorio, compreso tra area mediterranea e zona alpina, ne evidenziano l'estrema fragilità rispetto ai cambiamenti climatici. Le temperature medie italiane sono già circa un grado e mezzo più alte rispetto al periodo preindustriale, con tutte le conseguenze in termini di disponibilità d'acqua, siccità, ondate di calore, ma anche fenomeni estremi come piogge, grandinate e nevicate forti e improvvise, inondazioni, trombe d'aria. L'innalzamento del livello dei mari globale porterà alla scomparsa di molte aree costiere come ad esempio Venezia, Liguria e gran parte della Pianura Padana;
    la giustizia climatica è inseparabile dalla giustizia sociale e ambientale. I cambiamenti climatici non sono solamente un problema ambientale, che riguarda la natura, ma soprattutto una questione politica ed etica, in quanto mettono a repentaglio il godimento di una serie di diritti, in primis quello alla vita, alla salute e al lavoro, e colpiscono tutti ma non tutti allo stesso modo,

impegna il Governo:

   1) a valutare l'opportunità di attuare politiche di risparmio della risorsa idrica, di efficientamento della produzione e della rete di distribuzione, di raccolta e gestione di risorse meteoriche, ai fini di recupero e riuso nei sistemi domestici e collettivi, così come di ricostruzione della capacità assorbente del suolo agricolo anche attraverso il ripristino di sistemi di muri a secco e l'obbligo di riutilizzo di tutti i volumi raccolti e dei reflui depurati;
   2) a valutare l'opportunità di sostenere e promuovere politiche settoriali di sviluppo dell'economia circolare così come lo scambio di beni e servizi tra aziende e privati nell'ottica di una condivisione di risorse, riutilizzo dei beni e per evitare il sovradimensionamento, una tra le cause della sovrapproduzione di beni e uso eccessivo di risorse energetiche;
   3) a valutare l'opportunità di promuovere un nuovo paradigma agricolo ed economico, attraverso una cultura del cibo per la salute in cui la responsabilità ecologica e la giustizia economica abbiano la precedenza sugli odierni sistemi di produzione estrattivi basati su consumo e profitto, incentivando la partecipazione di agricoltori e consumatori nella costruzione di economie virtuose – sostenibili, solidali e locali, riducendo i passaggi logistici (confezionamento, refrigerazione, immagazzinamento e trasformazione), incentivando l'autoproduzione e l'autoconsumo in forma singola o associata;
   4) a valutare l'opportunità di sostenere e promuovere la coltivazione e la filiera della canapa (Cannabis sativa L.), quale coltura in grado di contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità, nonché come coltura da rotazione i cui prodotti si possono utilizzare come possibile sostituto di plastiche;
   5) a valutare l'opportunità di favorire la promozione e l'incentivazione di forme e tecnologie di mobilità sostenibile, in particolare trasporti pubblici a bassa emissione, autoveicoli a emissioni zero o zero-nearly, sistemi di car sharing e car pooling;
   6) a valutare l'opportunità di adottare azioni di sensibilizzazione dei cittadini sul tema del cambiamento climatico coinvolgendo gli enti locali nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale creando una rete di pratiche virtuose a livello locale e nazionale a cui le amministrazioni possano attingere. Favorendo il massimo coinvolgimento del livello locale anche attraverso l'utilizzo di sistemi di democrazia diretta come referendum e consultazioni territoriali, al fine di valorizzare le azioni, i piani e i programmi locali in tema di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
9/2267/2Cunial, Benedetti, Giannone.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

cambiamento climatico

inquinamento stratosferico

inquinamento atmosferico