ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01373

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 873 del 18/10/2017
Abbinamenti
Atto 7/00934 abbinato in data 07/11/2017
Atto 7/00983 abbinato in data 07/11/2017
Atto 7/01092 abbinato in data 07/11/2017
Atto 7/01311 abbinato in data 07/11/2017
Atto 7/01325 abbinato in data 07/11/2017
Atto 7/01354 abbinato in data 07/11/2017
Firmatari
Primo firmatario: AIRAUDO GIORGIO
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
Data firma: 18/10/2017


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 07/11/2017
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 07/11/2017
GNECCHI MARIALUISA PARTITO DEMOCRATICO
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
MARTELLI GIOVANNA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
 
INTERVENTO GOVERNO 07/11/2017
BIONDELLI FRANCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 07/11/2017
DAMIANO CESARE PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 16/11/2017
BIONDELLI FRANCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 16/11/2017
GNECCHI MARIALUISA PARTITO DEMOCRATICO
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
GIACOBBE ANNA PARTITO DEMOCRATICO
MAESTRI PATRIZIA PARTITO DEMOCRATICO
MICCOLI MARCO PARTITO DEMOCRATICO
AUCI ERNESTO SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE
DAMIANO CESARE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 07/11/2017

DISCUSSIONE IL 07/11/2017

DISCUSSIONE IL 07/11/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 07/11/2017

DISCUSSIONE IL 16/11/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 16/11/2017

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01373
presentato da
AIRAUDO Giorgio
testo di
Mercoledì 18 ottobre 2017, seduta n. 873

   La XI Commissione,

   premesso che:

    le riforme pensionistiche che si sono succedute a partire dagli anni ’90 del secolo scorso hanno prodotto una riduzione della spesa pensionistica che consente di affermare che essa non desta preoccupazione per il bilancio dello Stato:

     1) da un lato, secondo la Ragioneria generale dello Stato, gli interventi approvati a partire dal 2004 hanno prodotto una riduzione cumulata dell'impatto della spesa pensionistica sul prodotto interno lordo pari a circa 60 per cento di prodotto interno lordo al 2050 (vedasi il rapporto n. 15 sulle tendenze di medio e lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, aggiornato al 2014). Se si considera la sola «riforma Fornero», essa ha generato una riduzione della spesa rispetto al prodotto interno lordo che si protrae per circa 30 anni. Oggi la spesa pensionistica impatta sul prodotto interno lordo per circa il 16 per cento e, secondo le previsioni, andrà scendendo fino al 14,6 per cento intorno al 2060;

     2) dall'altro, la sostenibilità finanziaria della spesa pensionistica è stata messa in sicurezza da almeno 15 anni, essendo essa in attivo se si sottrae la parte destinata a fini assistenziali (che è a carico dello Stato, ma figura nel bilancio dell'Inps) e non previdenziali e la quota relativa alle tasse (IRE) che ritornano o rimangono nelle casse dello Stato. Con tali sottrazioni il saldo contabile per il 2013 è stato positivo di circa 1,3 punti percentuali sul prodotto interno lordo (circa 21 miliardi di euro), ma negli anni precedenti ha anche superato il 2 per cento;

    il risultato raggiunto dalle riforme previdenziali non è positivo, tuttavia, dal momento che tutte esse hanno inciso sul sistema di calcolo della pensione e sull'innalzamento dell'età pensionabile. Con la conseguenza che l'effetto immediato di risparmio prodotto dall'innalzamento dell'età pensionabile, è in contrasto con gli effetti negativi che esse hanno avuto sul prodotto interno lordo, ad esempio per la sua incidenza sulla produttività e sull'innovazione, che sono anche legate all'età anagrafica;

    tuttavia, le riforme pensionistiche che si sono succedute, in particolare l'ultima, hanno sempre avuto l'obiettivo di sottrarre risorse al sistema previdenziale per sostenere il bilancio dello Stato, all'interno di una visione economica, politica e sociale, secondo cui la riduzione della media degli importi delle pensioni e l'innalzamento dell'età pensionistica favorirebbe la crescita del prodotto interno lordo e aumenterebbe l'equità a vantaggio delle giovani generazioni. Attualmente il rapporto tra pensione media e salario medio è pari al 45 per cento ma è previsto che scenda a circa il 33 per cento nel 2036;

    l'esperienza di questi ultimi 25 anni (ovvero dall'inizio delle riforme degli anni novanta) dimostra che tale impostazione è sbagliata, perché la situazione della crescita non è migliorata, né quella delle giovani generazioni. La conclusione dovrebbe essere che la scelta di continuare a far ricadere sulla popolazione anziana il peso dell'invecchiamento demografico, anziché sull'intera popolazione, è ideologica e fondamentalmente sbagliata dal punto di vista etico, del patto tra generazioni e della credibilità del sistema nel tempo;

    sarebbe dunque necessario abolire in toto la «controriforma Fornero», ma nell'immediato occorre risolvere un suo aspetto importante, ossia l'adeguamento automatico dell'età pensionabile all'incremento delle aspettative di vita;

    infatti, il decreto-legge n. 78 del 2010, prevede, all'articolo 12, comma 12-bis, che tale adeguamento debba avvenire a cadenza triennale con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanarsi almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento, cioè nel caso di specie entro il 31 dicembre 2017. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale, peraltro, comporta responsabilità erariale;

    en passant, appare assai bizzarro al firmatario del presente atto che la responsabilità di tale decreto non sia politica e dunque non faccia capo al Ministro stesso;

    è iniziata, già rilevata dall'Istat, una brusca inversione di tendenza della prospettiva di sopravvivenza della popolazione italiana. Ciò è drammatico non solo in sé, ma anche in quanto è il risultato della riduzione delle prestazioni del servizio sanitario nazionale e dell'assistenza agli anziani, come ipotizzato da numerosi ricercatori ed esperti socio-economici;

    è da rilevare che una riduzione della prospettiva di vita di una popolazione è un evento doloroso che storicamente ricorre in coincidenza di guerre o crisi sociali, politiche ed economiche di proporzioni e durata gigantesca. Un esempio per tutti, in tempi recenti: il crollo di quasi venti anni della prospettiva di vita della popolazione russa maschile nel periodo compreso, all'incirca tra il 1980 e il 2000 – in seguito parzialmente recuperato – conseguente ai processi di disfacimento dell'Urss;

    la cosa più paradossale è che, pur di fronte a questa drammatica ed avvilente riduzione della prospettiva di vita della popolazione, prosegue l'aumento dell'età pensionabile;

    la previsione (articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010, articolo 12, comma 12-ter) che «lo stesso aggiornamento non viene effettuato nel caso di diminuzione della predetta speranza di vita» non è – ad avviso del presente atto di indirizzo una bizzarria. Si può facilmente intuire che i legislatori – su impulso della Bce e dei creditori europei – sin da allora preconizzassero che la curva di incremento della prospettiva di vita della popolazione italiana avrebbe subito un'inversione negli anni successivi;

    la questione più grave dell'aumento dell'età pensionabile – oltre al fatto di togliere il diritto al meritato riposo alle persone anziane, sottraendo anche alle famiglie il loro aiuto, ad esempio, nella cura dei nipoti – è il rischio catastrofico di essere espulsi dal lavoro ancor prima del raggiungimento dell'età della pensione. Molti posti di lavoro, infatti, oggi sono in bilico e le aziende fanno e faranno di tutto per liberarsi proprio dei lavoratori anziani, in quanto meno in salute e meno forti fisicamente, con maggiore probabilità di essere tecnicamente obsolescenti e in genere meglio pagati;

    tutto ciò penalizza, inoltre, le nuove generazioni nella ricerca di un'occupazione come dimostrano i dati dell'Istat in materia;

    in materia di età pensionabile si è di gran lunga superata la media europea e quella di tutti i Paesi dell'Ocse. L'Italia, infatti, ha l'età di accesso alla pensione più alta d'Europa: 66 anni e 7 mesi per gli uomini e per le donne del settore pubblico e privato;

    mediamente nei Paesi dell'Unione europea gli uomini vanno in pensione a 64 anni e 4 mesi, le donne a 63 anni e 4 mesi: gli italiani e le italiane vanno, dunque, in pensione 2 anni dopo rispetto agli altri cittadini europei. Questo divario è destinato a crescere se non si blocca il meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti anagrafici per l'accesso alla pensione alle aspettative di vita. Infatti, in Germania, l'età pensionabile è fissata a 67 anni, ma «solo» nel 2029; nel Regno Unito, l'età richiesta per accedere alla pensione è pari a 65 anni, per uomini e donne, a decorrere dal 2018, mentre in Austria, gli uomini vanno in quiescenza a 65 anni e le donne ancora a 60 anni, con un aumento progressivo per parificarne l'età pensionabile entro il periodo 2024-2033. Nella stessa Grecia, dove il requisito anagrafico richiesto è pari a 67 anni, tale requisito è suscettibile di numerose deroghe attualmente in vigore che possono abbattere l'età di accesso alla pensione fino a 55 anni per gli uomini e 50 anni per le donne;

    l'età più bassa è richiesta in Svezia dove dai 61 anni il lavoratore può decidere di accedere alla pensione;

    anche se si paragona il requisito anagrafico del nostro Paese con la media dei Paesi non europei, si evince come in Italia siano richiesti circa 3 anni in più di anzianità per gli uomini e 4 per le donne per accedere alla pensione;

    i dati dell'Istat sulla speranza di vita mostrano che negli ultimi dieci anni l'incremento risulta minore nelle donne (1,06 contro 1,92 negli uomini per gli anni 2007-2016) e decisamente disomogeneo tra le diverse aree del Paese (come ad esempio emerge da rapporto ISTAT Le dimensioni della salute in Italia, pubblicato nel 2015), creando ulteriori sperequazioni di genere e territoriali nel diritto ad accedere alla pensione, per non parlare della diversa gravosità delle varie professioni di cui questa regola non tiene minimamente conto, mentre sarebbe opportuno reintrodurre il principio della flessibilità di accesso alla pensione di vecchiaia come era previsto dalla «riforma Dini»;

    sospendere il procedimento di cui al comma 12-ter dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, fino al 31 dicembre del 2022, avrebbe un costo di 2,4 miliardi di euro annui, a cui si potrebbe provvedere, ad esempio, mediante la soppressione dell'articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973 (comma 4), il quale prevede l'esenzione dall'Irpef di vari fattispecie, ed in particolare, l'esenzione dall'imposta sul reddito delle persone fisiche per «I capitali percepiti in caso di morte in dipendenza di contratti di assicurazione sulla vita, a copertura del rischio demografico». Il gettito complessivo mancante in seguito alle disposizioni di tale articolo 34 è, infatti, pari a 2.441 milioni di euro (si veda, ad esempio, la tabella n. 1 allegata al bilancio di previsione delle entrate per il triennio 2015-2017),

impegna il Governo

ad assumere un'iniziativa normativa urgente per sospendere il procedimento di cui al comma 12-ter dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, fino al 31 dicembre del 2022.
(7-01373) «Airaudo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

condizione di pensionamento

pensionato