ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01303

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 823 del 29/06/2017
Firmatari
Primo firmatario: SANI LUCA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 29/06/2017


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/09/2017
SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/09/2017
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE
ZACCAGNINI ADRIANO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/09/2017
SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 13/09/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/09/2017

DISCUSSIONE IL 19/09/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 19/09/2017

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01303
presentato da
SANI Luca
testo di
Giovedì 29 giugno 2017, seduta n. 823

   La XIII Commissione,
   premesso che:
    in Italia sono attualmente presenti 45.000 apicoltori con 1,2 milioni di alveari, per un fatturato complessivo di circa 50 milioni di euro che arriva a 2,5 miliardi di euro se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura;
    sul territorio nazionale sono circa 20.000 gli operatori o le aziende che fanno dell'apicoltura una professione o una fonte di reddito significativa;
    secondo alcuni studi di settore ed associazioni di categoria senza la presenza delle api (e di altri insetti impollinatori), il 75 per cento delle colture e l'84 per cento delle piante potrebbero rischiare di subire una «riduzione di produttività»;
    è stato stimato che circa il 35 per cento del cibo che l'uomo consuma dipende direttamente, attraverso l'impollinazione di frutta e colture vegetali in generale, o indirettamente, tramite l'impollinazione di campi coltivati a foraggio per il bestiame, dall'attività svolta dalle api;
    l'articolo 1 della legge 24 dicembre 2004, n. 313 riconosce l'apicoltura quale «attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell'ambiente naturale, dell'ecosistema e dell'agricoltura in generale», «finalizzata a garantire l'impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche, con particolare riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine»;
    è quindi evidente come l'apicoltura e la presenza delle api sia strettamente correlata con la produzione agricola nel suo insieme;
    il fenomeno dello spopolamento degli alveari e della moria delle api, manifestatosi in tutta la sua gravità con l'eccezionale tasso di mortalità verificatosi nel corso dell'anno 2008, ha indotto il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ad avviare un monitoraggio nazionale denominato «Rete per il monitoraggio dei fenomeni di spopolamento e mortalità degli alveari in Italia (Apenet)», finalizzato alla raccolta di informazioni sullo stato di salute delle api sul territorio nazionale;
    la siccità sta flagellando da mesi la quasi totalità delle regioni della penisola. Dopo una primavera che è stata registrata come la seconda più calda dall'ottocento (con un aumento di quasi due gradi rispetto alla media stagionale) e la terza con meno precipitazioni (il 50 per cento di piogge in meno), la situazione risulta purtroppo costante;
    nel mese di giugno la temperatura media si è attestata, infatti, intorno a un valore di 25,4 gradi, mentre le precipitazioni sono risultate in calo del 52 per cento provocando una crisi idrica di portata storica a livello nazionale;
    le associazioni di categoria hanno stimato il danno economico nel comparto agricolo, per i primi sei mesi del 2017, in oltre un miliardo di euro. Nei campi coltivati gli agricoltori devono ricorrere all'irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ai vigneti, fino al fieno per l'alimentazione degli animali da latte, situazione destinata a mettere in crisi le produzioni dei grandi formaggi tipici, dal grana padano al parmigiano reggiano fino alla mozzarella di bufala;
    la siccità sta colpendo anche l'apicoltura: i primi cinque mesi del 2017 hanno avuto un andamento anomalo ed estremamente sfavorevole per il settore. Ad un inverno finalmente freddo è seguito un inizio primavera con forti escursioni termiche tra giorno e notte. Il mese di marzo caratterizzato da temperature diurne elevate ha poi velocizzato lo sviluppo vegetativo delle piante che non è stato, tuttavia, rigoglioso a causa della siccità ormai cronica;
    secondo quanto reso noto dalle associazioni di categoria, le api, invece in ritardo rispetto alla stagione, hanno richiesto grande impegno da parte degli apicoltori che sono stati costretti in molti casi ad intervenire nutrendole per favorirne lo sviluppo;
    un insieme di condizioni pessime per assicurare fioriture ottimali e, ricche di nettare, che necessitano invece di terreni non asciutti e clima caldo e umido di giorno e di notte;
    piante e fiori, sia spontanei che coltivati, si sono quindi mal sviluppati e il poco nettare presente è stato asciugato dal vento che ha soffiato costantemente. Le gelate della seconda metà di aprile hanno contribuito a peggiorare la già precaria situazione causando danni ingentissimi alle piante in fase di avanzato stadio vegetativo e in fioritura e pregiudicando decisamente il raccolto nettarifero in atto e futuro;
    in queste condizioni climatiche, gli alveari hanno divorato le scorte di miele del nido per mantenere costante la temperatura interna e far sopravvivere la covata, costringendo gli apicoltori a ricorrere a nutrizioni di emergenza per tenere in vita gli insetti, sobbarcandosi un costo di produzione non prevedibile oltre che di notevole impatto a causa delle prospettive di mancato raccolto;
    sempre secondo le associazioni di categoria, infatti, subiranno gravissimi perdite le produzioni primaverili di miele quali erica, ciliegio, millefiori, sulla e soprattutto acacia (qualità quest'ultima che rappresenta in molte zone una importante fonte di reddito);
    come già accennato, nel corso degli ultimi anni, la produzione di miele ha subìto gravi perdite, in termini qualitativi e quantitativi, a causa di molteplici fattori climatici, a partire dalla siccità, dell'impiego di pesticidi e delle presenza di nuove tipologie di insetti che hanno ridotto notevolmente il numero delle api;
    a causa della siccità, alcune regioni hanno già richiesto lo stato di emergenza in agricoltura ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2004 n. 102 che prevede, in presenza di avversità atmosferiche eccezionali e di calamità naturali (come la siccità), l'attivazione di interventi contributivi e creditizi per le aziende agricole interessate da riduzioni della produzione lorda vendibile annuale in misura non inferiore al 30 per cento della produzione ordinaria;
    il comma 2 dell'articolo 1 del citato decreto legislativo n. 102 del 2004, indica quali siano le calamità naturali, gli eventi eccezionali e le avverse condizioni atmosferiche in seguito alle quali è possibile richiedere lo stato di emergenza facendo riferimento agli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo (2000/C28/02);
    nello specifico tra le calamità naturali sono annoverati i terremoti, le valanghe, le frane e le inondazioni; tra gli eventi eccezionali la guerra, i disordini interni e gli scioperi; tra le avverse condizioni atmosferiche il gelo, la grandine, il ghiaccio, la pioggia e la siccità;
    sulla base di quanto riportato precedentemente, appare evidente come i danni alla produzione che subisce l'apicoltura, anche superiori al 30 per cento dell'ordinario, possono essere causati da molteplici fattori concomitanti che si possono presentare anche in assenza degli eventi previsti dagli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo (2000/C28/02);
    risulta conseguentemente necessario prevedere, proprio per l'apicoltura, appositi parametri che possano individuare, insieme al calo di produzione, le concause certificate per poter richiedere lo stato di emergenza (come ad esempio cambiamenti climatici che incidono in zone specifiche, la presenza di organismi nocivi, attacchi di specie animali predatori non indigene, epizoozie circoscritte, episodi di inquinamento territoriale);
    al riguardo è opportuno rimarcare come, al contrario di altri allevamenti zootecnici, la mancata disponibilità di risorse per gli animali allevati (il nettare delle fioriture), non può in alcun modo essere sostituita per assicurare la produzione di miele;
    entro il 31 dicembre 2016 gli apicoltori, direttamente o tramite loro delegati, avrebbero dovuto aggiornare il censimento annuale, ovvero la consistenza degli apiari (intesa come numero di alveari), nonché l'ubicazione e dislocazione degli stessi sulla base dell'indirizzo e delle coordinate geografiche, così come previsto dal punto 5 del decreto ministeriale 11 agosto 2014 «Approvazione del manuale operativo per la gestione dell'anagrafe apistica nazionale»;
    la registrazione dei censimenti rappresenta un momento fondamentale per effettuare la verifica, l'integrazione e il completamento dei dati attualmente registrati, considerato che, a partire dal mese di gennaio 2017, la banca dati apistica nazionale rappresenta la fonte ufficiale per la programmazione dei controlli previsti dalla normativa vigente e per altre attività;
    la legge 28 luglio 2016, numero 154, «Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale» prevede l'applicazione di sanzioni specifiche nei casi di omessa denuncia di detenzione di alveari e comunicazione di variazione alla banca dati apistica nazionale;
    le predette misure consentono di avere un'anagrafe dettagliata degli alveari presenti sul territorio nazionale e quindi dati attendibili sulla produzione in apicoltura per poter anche valutare con precisione i reali cali di produttività associandoli a nuove concause certificate per poter richiedere lo stato di emergenza,

impegna il Governo:

   a mettere in campo politiche mirate, assumendo iniziative normative efficaci e individuando risorse finanziarie straordinarie per sostenere gli apicoltori a cui verranno riconosciute, nel 2017, le misure di supporto derivanti dalla dichiarazione dello stato di calamità naturale;
   ad assumere iniziative per rivedere, per l'apicoltura, compatibilmente con le indicazioni comunitarie, di concerto con le associazioni di categoria ed utilizzando la banca dati apistica nazionale, i parametri che possano individuare, insieme al calo di produzione dei prodotti, le concause certificate per poter richiedere lo stato di calamità naturale previsto dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, inserendo nuovi criteri tali da incidere sulla difesa della popolazione delle api e sulla tutela del nettare delle fioriture, e in particolare:
    a) gli effetti dei cambiamenti climatici che incidono in zone specifiche;
    b) la presenza di organismi nocivi;
    c) la presenza di specie di animali predatori non indigene;
    d) epizoozie circoscritte;
    e) episodi di inquinamento territoriale certificati dagli organismi di controllo preposti;
   ad assumere iniziative per prevedere, sentite le associazioni di categoria, modalità di erogazione degli interventi contributivi e creditizi ex post a valere sul fondo di solidarietà nazionale, di cui al decreto legislativo 29 marzo 2004 n. 102, dando priorità agli operatori o alle aziende che fanno dell'apicoltura una professione e una fonte di reddito principale.
(7-01303) «Sani».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

apicoltura

politica agricola comune

controllo degli aiuti di Stato