ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00342

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 847 del 02/08/2017
Abbinamenti
Atto 6/00338 abbinato in data 02/08/2017
Atto 6/00339 abbinato in data 02/08/2017
Atto 6/00340 abbinato in data 02/08/2017
Atto 6/00341 abbinato in data 02/08/2017
Atto 6/00343 abbinato in data 02/08/2017
Atto 6/00344 abbinato in data 02/08/2017
Atto 6/00345 abbinato in data 02/08/2017
Atto 6/00346 abbinato in data 02/08/2017
Firmatari
Primo firmatario: ARTINI MASSIMO
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-TUTTI INSIEME PER L'ITALIA
Data firma: 02/08/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-TUTTI INSIEME PER L'ITALIA 02/08/2017
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-TUTTI INSIEME PER L'ITALIA 02/08/2017
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-TUTTI INSIEME PER L'ITALIA 02/08/2017
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-TUTTI INSIEME PER L'ITALIA 02/08/2017


Stato iter:
02/08/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
DICHIARAZIONE GOVERNO 02/08/2017
Resoconto AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 02/08/2017
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto ALFREIDER DANIEL MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO MISTO-UDC-IDEA
Resoconto ALTIERI TRIFONE MISTO-DIREZIONE ITALIA
Resoconto ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-TUTTI INSIEME PER L'ITALIA
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI MISTO-CIVICI E INNOVATORI
Resoconto DELLAI LORENZO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto RABINO MARIANO SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
Resoconto PICCHI GUGLIELMO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto ALLI PAOLO ALTERNATIVA POPOLARE-CENTRISTI PER L'EUROPA-NCD
Resoconto GALLI CARLO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
Resoconto CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MANCIULLI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto DURANTI DONATELLA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
Resoconto CIRACI' NICOLA MISTO-DIREZIONE ITALIA
 
PARERE GOVERNO 02/08/2017
Resoconto AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/08/2017

DISCUSSIONE IL 02/08/2017

NON ACCOLTO IL 02/08/2017

PARERE GOVERNO IL 02/08/2017

RESPINTO IL 02/08/2017

CONCLUSO IL 02/08/2017

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00342
presentato da
ARTINI Massimo
testo di
Mercoledì 2 agosto 2017, seduta n. 847

   La Camera,
   premesso che:
    ormai è più che evidente che, dietro alle continue attestazioni di stima per come il nostro Paese sta gestendo la crisi migratoria e alle vaghe promesse di aiuti, si cela la volontà della gran parte dei Paesi europei di mantenere lo status quo in cui il peso dell'epocale fenomeno migratorio che affligge il Mediterraneo grava quasi esclusivamente sull'Italia;
    il ricorso ai ricollocamenti a livello europeo rappresenterebbe una soluzione efficace poiché anche ipotizzando un flusso annuo di 200.000 migranti (nel 2016 sono stati 181.436), se questi fossero suddivisi tra tutti i paesi europei si tratterebbe di ricollocare un immigrato ogni 2.560 abitanti: uno sforzo certamente sostenibile abbastanza a lungo, quantomeno per un periodo sufficiente a consentire alla Libia di stabilizzarsi; tuttavia, i nostri partner europei si trincerano dietro alla Convenzione di Dublino che prevede che un rifugiato debba richiedere asilo nel primo paese dell'Unione europea in cui arriva, una norma scritta nel 1990, quando non si poteva prevedere che il fenomeno migratorio avrebbe preso le dimensioni e la forma attuali;
    è del tutto evidente che tanto zelo nell'attenersi alle norme è dovuto soltanto a un atteggiamento egoistico, perché anche il programma di ricollocamento di emergenza (basato sull'articolo 78, paragrafo 3, del Trattato di Funzionamento sull'Unione europea, che consente l'adozione di misure temporanee di sostegno ai paesi membri interessati da un afflusso improvviso di migranti) varato a settembre 2015 e che prevede lo spostamento di 160.000 immigrati dall'Italia e dalla Grecia verso altri paesi europei, procede talmente a rilento che ne sono stati ricollocati poco più di 7.000 dall'Italia e 14.000 dalla Grecia, mentre il piano prevedrebbe il completamento entro il prossimo settembre;
    intanto per l'Italia i costi delle attività di accoglienza (incluse le spese per salvataggio, prima assistenza, cure sanitarie, protezione, educazione per i minori non accompagnati, vitto e alloggio, stipendi del personale, e altro) sono ammontati a circa 3,6 miliardi di euro nel 2016, al netto dei contributi UE, e per il 2017 le stime si attestano tra i 4,2 e i 4,6 miliardi;
    l'ipotesi dei rimpatri di massa non è realisticamente praticabile poiché è necessario che sussista un accordo bilaterale con lo Stato di cui è cittadino il migrante da rimpatriare, senza contare che è necessario che tale migrante sia dotato di un documento d'identità che ne confermi la cittadinanza;
    un'altra difficoltà legata ai rimpatri forzati è dovuta agli elevati costi che comporta l'organizzazione di appositi voli, che, oltre al noleggio dei velivoli di linea, richiede anche un notevole dispiegamento di membri delle Forze dell'ordine incaricati di accompagnare i migranti fino a destinazione: secondo alcune stime, rimpatriare per via aerea una trentina di migranti può costare fino a 100.000 euro;
    l'ipotesi del respingimento in mare dei migranti nelle acque internazionali è inapplicabile perché contrasterebbe con l'obbligo del soccorso in mare;
    l'unica opzione che realisticamente consentirebbe di bloccare o, quantomeno, rallentare fortemente il flusso di migranti è l'adozione di una soluzione simile all'accordo UE-Turchia, che ha consentito la chiusura della rotta balcanica, ma oggi, purtroppo, questa strada non è praticabile perché la Libia è un paese instabile: occorre dunque adoperarsi per la sua stabilizzazione;
   considerato che:
    per i migranti, la Libia contemporanea è un territorio di sfruttamento e morte;
    secondo quanto riportato dal documento «L'inferno, al di là dal mare» pubblicato da Oxfam in collaborazione con Borderline Sicilia e MEDU e diffuso lo scorso 6 luglio durante il vertice informale dei ministri dell'interno della UE di Tallin, dal momento in cui entrano in Libia, attraverso le regioni di Gatron, Sabha, BAE o Gadames, i migranti devono attraversare il deserto affidandosi esclusivamente a trafficanti e affrontare sistematicamente una serie di abusi, maltrattamenti e violenze; molti affermano di essere stati venduti dai trafficanti ad altre bande criminali o alle milizie che controllano il territorio e poi detenuti in modo da costringere le loro famiglie a pagare un riscatto in cambio della loro liberazione; chi non aveva la possibilità di pagare è stato sottoposto a lavoro forzato direttamente dai rapitori o presso terzi, nei settori delle costruzioni, pulizie domestiche, carico scarico merci nelle fabbriche; il gruppo criminale più citato nei loro racconti è conosciuto come «Asma Boys»;
    le violenze e i maltrattamenti che si verificano più frequentemente nei vari siti di detenzione sono riconducibili a percosse, violenza sessuale, scosse elettriche, ustioni, negazione di cibo e acqua, costrizione a posizioni innaturali per lungo tempo, all'ascolto di urla di dolore e sofferenza degli altri detenuti e ad assistere ad esecuzioni sommarie;
    dei migranti intervistati da MEDU, l'84 per cento ha dichiarato di avere subito trattamenti degradanti e inumani, violenza estrema e/o tortura; il 74 per cento ha dichiarato di avere assistito all'omicidio o alla tortura di qualcuno con il quale stava compiendo il viaggio; l'80 per cento ha vissuto in scarsità o deprivazione di acqua e cibo e il 70 per cento è stato imprigionato in luoghi di detenzione ufficiali o non ufficiali (appartamenti nel centro città o abitazioni abbandonate della periferia, detti «foyer»);
    la permanenza in Libia ha conseguenze drammatiche sulla salute fisica e mentale di un'intera generazione di giovani africani, per questo motivo il traffico di esseri umani dovrebbe essere riconosciuto come un crimine contro l'umanità e come tale perseguito in base al diritto internazionale vigente;
   constatato inoltre che:
    il Consiglio Presidenziale, insediato a Tripoli sotto l'egida dell'ONU e guidato da Fayez Al-Sarraj, controlla direttamente solo parte di Tripoli, ma gode del sostegno di diverse fazioni, incluse le milizie di Misurata, le uniche militarmente in grado di tenere concretamente testa all'autoproclamato Ubyan National Army (LNA) del generale Khalifa Haftar, il quale, sostenuto dal parlamento di Tobruk, controlla ormai gran parte del territorio libico, inclusa la cosiddetta Mezzaluna Petrolifera, ha strappato Bengasi alle milizie locali e sta avanzando nelle regioni meridionali di Al Jufra e di Sebha e sta assediando la città di Dema, sottoposta da settimane a bombardamenti aerei e attacchi terrestri;
    Haftar non nasconde di puntare alla conquista di Tripoli come atto finale di questa campagna militare che, nelle sue intenzioni, dovrebbe portarlo a diventare di fatto il nuovo leader indiscusso della Libia;
    l'accordo tra Al-Sarraj e Haftar annunciato il 25 luglio e la relativa dichiarazione congiunta (peraltro non firmata) per il cessate il fuoco, si sono dimostrati fragilissimi già il giorno dopo il vertice di Parigi quando Haftar ha dichiarato all'emittente France 24 che Al Sarraj «non controlla la città, se non a parole. Tripoli è la capitale di tutti i libici e non appartiene a nessuno. Sarraj a Tripoli non ha alcuna autorità. È un ingegnere. Farebbe meglio a dire cose concrete e attinenti ai fatti e a lasciar perdere le fanfaronate»;
    l'accordo, inoltre, esclude le attività belliche contro i gruppi terroristici, ma Haftar considera come tali non solo l'ISIS e il gruppo qaedista Ansar al Sharia, ma anche le milizie di Misurata e tutti i gruppi islamici moderati, alcuni dei quali sono stati coinvolti nel Governo di Accordo Nazionale presieduto da al-Sarraj;
    il 29 luglio l'Ente costituzionale libico ha approvato a maggioranza di 43 voti a favore su 44 presenti (dei 60 seggi totali) la bozza della nuova Costituzione libica;
    tale testo ha trovato il sostegno del Consiglio di Presidenza/Governo di Accordo Nazionale (GNA) ma anche la forte opposizione di Haftar i cui seguaci, e in particolare un gruppo di miliziani provenienti dalla zona di Jabal al Akhdar, hanno tenuto sotto assedio la sede dove si svolgeva la riunione dell'Ente costituzionale ad al Baida, minacciato di aggredire i membri dell'Ente nel tentativo di costringerli ad annullare due commi dell'articolo 99 e in particolare il comma 8 (che prevede che non si possano candidare alla presidenza della repubblica i militari che non si siano dimessi dall'esercito almeno un anno prima del voto) e il 9 (che impedisce di candidarsi alla Presidenza a chi non risiede nel paese da almeno 10 anni) e a rivotare;
    l'LNA è sostenuto militarmente da Egitto ed Emirati Arabi Uniti che, evidentemente, mirano ad estendere la propria influenza sulla Libia per controllarne le dinamiche, incluse le politiche petrolifere;
    in un conflitto a bassa intensità come quello libico basta poco per alterare l'equilibrio di potere, ed è proprio grazie all'afflusso di armi, veicoli corazzati e persino mercenari organizzato dai suoi sostenitori esterni che Haftar ha potuto ottenere i suoi successi militari;
    appare quindi evidente l'esigenza di favorire il ripristino degli equilibri di potere sul campo, onde evitare che il progressivo e rapido rafforzamento del cosiddetto Libyan National Army nei confronti delle forze che sostengono il GNA si concluda con una violenta presa del potere da parte di Haftar, con la conseguente instaurazione di una nuova dittatura in Libia;
    consentire al governo di Al Sarraj di controllare pienamente Tripoli e garantirne la sicurezza, nonché di controllare le acque territoriali libiche sarebbe già un importante passo avanti;
    a questo proposito il GNA ha già dimostrato di essere in grado di farlo se dotato degli strumenti necessari, basti pensare che la consegna dei primi pattugliatori e il relativo addestramento del personale da parte italiana hanno consentito alla Guardia Costiera libica di riportare a terra oltre 16.000 migranti dall'inizio dell'anno;
    sostenere militarmente il legittimo governo libico, riportando l'equilibrio di forze in favore di Tripoli potrebbe certamente avere un effetto stabilizzante, dissuadendo Haftar e i suoi sostenitori dal tentare una via per il potere diversa da quella che passa da libere elezioni democratiche che, secondo la roadmap presentata da al-Sarraj il 16 luglio, sono previste per il marzo 2018 e saranno preparate, supervisionate e osservate dall'alta commissione elettorale di concerto con l'ONU e con l'aiuto di Lega Araba, Unione Africana e Unione europea;
    risulta inoltre importante avviare un'importante iniziativa diplomatica nei confronti dei governi di Emirati Arabi Uniti ed Egitto allo scopo di convincerli a cessare il proprio sostegno militare all'LNA e alle milizie ad esso alleate e a sostenere, invece, il processo democratico di ricostruzione delle istituzioni libiche già intrapreso con il sostegno dell'ONU e incentrato sul Consiglio di Presidenza e il Governo di Accordo Nazionale (GNA);
    la missione di supporto alla Guardia costiera Ubica richiesta dal GNA offre l'opportunità di contenere i flussi migratori e di mostrare la determinazione dell'Italia a sostenere le istituzioni libiche, riconosciute dall'ONU, rafforzando l'immagine internazionale e il ruolo del GNA nei confronti del FLNA e le forze che lo sostengono;
    tale missione non dovrà fornire ai detrattori del GNA l'opportunità per screditarlo accusandolo di svendere la sovranità della Libia all'Italia; appare quindi importante ribadire che la missione in oggetto sarà condotta esclusivamente sulla base delle richieste libiche e nel totale rispetto della sovranità della Libia;
    poiché formalmente l'autorità del GNA si estende su tutto il territorio libico e le acque territoriali e interne libiche, appare inappropriato il passaggio del testo di deliberazione della missione in oggetto in cui si specifica «per operare nelle acque territoriali e interne della Libia controllate dal Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale», definizione che rischia di legittimare indirettamente il controllo di fatto esercitato su parte del territorio e delle acque territoriali e interne della Libia da parte dell'LNA e di altre milizie che non fanno capo al GNA,

autorizza la missione e impegna il Governo,

   ad ampliare formalmente l'area di competenza della missione internazionale finalizzata a contrastare la migrazione illegale in supporto alla Guardia Costiera libica a tutte le acque territoriali e interne libiche dove il Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale richiederà supporto e assistenza;
   ad avviare una decisa iniziativa diplomatica nei confronti di Egitto ed Emirati Arabi Uniti al fine di indurli a cessare il sostegno militare che questi paesi offrono al Libyan National Army guidato dal Khalifa Haftar e alle milizie ad esso alleate;
   ad affidare la gestione dei punti di raccolta dei migranti ad organismi internazionali riconosciuti;
   ad apprestare l'assistenza tecnica al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale volto a incrementarne le capacità di controllo del territorio e a garantire la sicurezza della capitale Tripoli;
   a promuovere, presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tutti i consessi internazionali competenti, della proposta di riconoscere il traffico illegale dei migranti insieme alla tratta di esseri umani quali crimini contro l'umanità.
(6-00342) «Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

acque territoriali

migrante

gruppo religioso