ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00253

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 642 del 27/06/2016
Abbinamenti
Atto 6/00248 abbinato in data 27/06/2016
Atto 6/00249 abbinato in data 27/06/2016
Atto 6/00250 abbinato in data 27/06/2016
Atto 6/00251 abbinato in data 27/06/2016
Atto 6/00252 abbinato in data 27/06/2016
Atto 6/00254 abbinato in data 27/06/2016
Atto 6/00255 abbinato in data 27/06/2016
Firmatari
Primo firmatario: BATTELLI SERGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 27/06/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI MAIO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
FRACCARO RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
PETRAROLI COSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016


Stato iter:
27/06/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 27/06/2016
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/06/2016
Resoconto PASTORELLI ORESTE MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto ABRIGNANI IGNAZIO MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto DELLAI LORENZO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto VALENTINI VALENTINO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto ROSATO ETTORE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/06/2016

NON ACCOLTO IL 27/06/2016

PARERE GOVERNO IL 27/06/2016

DISCUSSIONE IL 27/06/2016

VOTATO PER PARTI IL 27/06/2016

RESPINTO IL 27/06/2016

CONCLUSO IL 27/06/2016

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00253
presentato da
BATTELLI Sergio
testo di
Lunedì 27 giugno 2016, seduta n. 642

   La Camera,
    sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione ordinaria del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2016, visto l'ordine del giorno della riunione che prevede la discussione all'indomani del Referendum del Regno Unito, misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati, elementi di rilievo in tema di occupazione, crescita e investimenti ed infine le relazioni esterne dell'Unione,
   premesso che:
    nel referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea, tenuto il 23 giugno 2016, promosso dal partito conservatore inglese e dall'ormai ex-premier David Cameron in occasione della campagna elettorale mirante alla sua rielezione, il 51,9 per cento dei votanti si sono espressi per l'uscita dall'Unione europea;
    la vittoria del leave, una vittoria reale dato che il 72,2 per cento, pari a quasi 34 milioni di persone, ha partecipato al voto, sancisce il fallimento delle politiche comunitarie volte all'austerità e all'egoismo degli Stati membri, incapaci di essere una comunità. A nulla è valso al Governo di Cameron le deroghe e le condizioni di favore che era riuscito ad ottenere dal Consiglio europeo di febbraio su quattro principali ambiti (governance economica, competitività, sovranità, prestazioni sociali e libera circolazione delle persone), come pure gli altri opt-out ottenuti negli anni. Appare pertanto evidente come la scelta dell'Unione europea di puntare sull'austerità, di prediligere politiche a favore delle banche e della finanza invece di azioni a sostegno e beneficio della popolazione sia deleteria e perdente, riuscendo solamente ad allontanare i cittadini europei dall'Unione. In questo contesto è necessario promuovere delle radicali modifiche sia di singole politiche che a livello istituzionale;
    l'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea (TUE) prevede che ogni Stato membro possa decidere di recedere dall'Unione. A tale scopo lo Stato in questione notifica tale intenzione al Consiglio europeo che ne definisce gli orientamenti e, sulla base di precisi procedimenti, negozia e conclude un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l'Unione;
    la definizione di politiche migratorie certe e credibili diviene ogni giorno più pressante ed irrinunciabile in ragione del continuo aggravarsi della situazione internazionale, come dimostrano i dati forniti dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) che quantificano in oltre un milione di migranti giunti nell'Unione europea nel 2015, superando di quattro volte il numero registrato nel 2014, senza peraltro accennare a miglioramenti;
    il crescere dei flussi dei rifugiati e richiedenti asilo è dovuto in larga parte all'incapacità della comunità internazionale di dare una soluzione a conflitti complessi, quali in primo luogo in Siria e Libia, associati alla destabilizzazione di altri Stati di notevole rilevanza geopolitica;
    la Commissione europea, con la pubblicazione nel maggio e nel dicembre 2015 di due comunicazioni, ha adottato l'agenda europea sulla migrazione, evidenziando l'esigenza di una migliore gestione della migrazione e sottolineando al contempo come quella migratoria sia una responsabilità condivisa. In particolare il pacchetto approvato si concentra su 4 ambiti: ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare, salvare vite e garantire la sicurezza delle frontiere esterne, definire una forte politica in materia di asilo e definire una nuova politica di migrazione legale;
    attraverso due successive decisioni del Consiglio giustizia e affari interni e del Consiglio europeo, nel corso del 2015 si è stabilito di ricollocare 160.000 richiedenti asilo dai Paesi maggiormente sottoposti alla pressione migratoria verso quelli con maggiori disponibilità o meno coinvolti dai flussi. In particolare, il 25 giugno 2015 il Consiglio europeo ha stabilito che tutti gli Stati membri partecipassero al reinsediamento di 20.000 persone bisognose di protezione internazionale. Il successivo 20 luglio 2015 il Consiglio ha adottato le conclusioni che dettano le specifiche del ricollocamento e la divisione delle quote per paese, sulla base di criteri oggettivi e numerici, che poco tengono in considerazione la componente umana delle migrazioni stesse. Ad alcuni mesi dalle predette decisioni sulle ricollocazioni, già di per se insufficienti, i numeri dei richiedenti asilo effettivamente ricollocati sono del tutto irrisori;
    nel piano d'azione congiunto tra l'Unione europea e la Turchia, più volte rivisto e ridiscusso al fine di rafforzare le frontiere esterne dell'Unione nel contrastare l'arrivo di migranti, incluso quelli che non necessitano di protezione internazionale, e al contempo ad aiutare la Turchia nella gestione dell'emergenza rifugiati. Si è stabilito di far rientrare, a spese dell'Unione europea, tutti i nuovi migranti irregolari che hanno attraversato la cosiddetta «rotta balcanica»; far si che, per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'Unione europea, nel quadro degli impegni esistenti; accelerare l'attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti con tutti gli Stati membri in occasione della soppressione dell'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine del giugno 2016; accelerare l'erogazione, per assicurare finanziamento di una prima serie di progetti entro la fine di marzo, dei 3 miliardi di euro inizialmente stanziati e prendere una decisione in merito a un ulteriore finanziamento destinato allo strumento per i rifugiati siriani; prepararsi alla decisione di aprire quanto prima nuovi capitoli dei negoziati, di adesione sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo dell'ottobre 2015; collaborare con la Turchia in eventuali sforzi comuni volti a migliorare le condizioni umanitarie all'interno della Siria in modo da consentire alla popolazione locale e ai rifugiati di vivere in zone più sicure;
    con la comunicazione n. 197 del 6 aprile 2016 «Riformare il sistema europeo comune di asilo e potenziare le vie legali di accesso all'Europa», la Commissione europea ha avviato il difficile processo di revisione del sistema «Dublino» per le richieste di asilo che deve venire incontro alle richieste di sostenibilità ed equità degli Stati membri maggiormente esposti alle pressioni migratorie (Italia e Grecia in prima linea), assicurare la ripartizione delle responsabilità con nuovi meccanismi correttivi, limitare il cosiddetto «asylum shopping» riducendo i fattori che attirano le persone in un numero ristretto di Stati membri, scoraggiando e sanzionando i movimenti secondari irregolari. La proposta non mette, in discussione il principio dello «stato di primo approdo», ovvero la competenza del primo stato di entrata sulle domande di asilo nonostante proponga alcuni correttivi in caso vi sia una pressione eccessiva su alcuni Paesi;
    con quattro diverse proposte (COM(2016) 142 final; COM(2016) 236 final; COM(2016) 279 final; COM(2016) 277 final) la Commissione europea ha proposto la liberalizzazione dei visti per, rispettivamente, Georgia, Ucraina, Turchia e Kosovo;
    negli ultimi studi pubblicati e condotti al fine di valutare l'opportunità di liberalizzare i visti, la stessa Commissione europea ha sottolineato che né la Turchia né il Kosovo sono riusciti a raggiungere tutti i requisiti che l'Unione aveva posto agli stessi come necessari al fine di ottenere il nulla osta alla liberalizzazione. Appare pertanto singolare che nonostante la stessa istituzione certifichi ufficialmente il non rispetto di tutte le condizioni necessarie alla liberalizzazione, proponga comunque di continuare l’iter delle suddette proposte;
    gli Stati per cui la Commissione ha richiesto la liberalizzazione dei visti sono da considerarsi Paesi a democrazia debole, con istituzioni democratiche instabili e giovani, che con facilità potrebbero sfociare nel centralismo. Al contempo, i suddetti studi rilevano alti livelli di corruzione, infiltrata a tutti i livelli sia nel settore pubblico e governativo, che comunemente diffusa. Al contempo testimonianze ed analisi riportano anche una situazione complessa sotto il profilo della tutela dei diritti e dei diritti umani in particolare;
    l'abolizione dei visti come proposta attualmente dalla Commissione europea rischia pertanto di lanciare un segnale fraintendibile per ciò che concerne la posizione dell'Unione in tema di sostegno e tutela dei valori democratici, dello stato di diritto e dei diritti umani, oltre a far perdere il controllo sul fenomeno migratorio irregolare e di diffondere le reti criminali che lo alimentano, oltre che favorire il transito irregolare e del tutto illegale, senza più alcun controllo esterno, nel territorio dell'Unione europea;
    il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), è un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013, tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea. Per quest'ultima è la Commissione europea che è stata designata quale negoziatrice a norma dei Trattati. L'obiettivo del TTIP è quello di creare la più grande area di libero scambio esistente integrando i due suddetti mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie, al fine di rendere possibile la libera circolazione delle merci, facilitare gli investimenti e l'accesso ai rispettivi mercati dei servizi e degli appalti pubblici. Da notizie di stampa si apprende che ci sarebbe un interesse a chiudere l'accordo negoziale entro l'anno in corso;
    a seguito dell'aggravarsi della crisi ucraina, alcuni Stati tra cui l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno adottato sanzioni nei confronti della Federazione russa. In risposta il 7 agosto 2014 le autorità russe hanno disposto un embargo annuale su diverse tipologie di prodotti agroalimentari provenienti da Unione europea, USA, Australia, Canada e Norvegia. Il nostro Paese risulta il terzo più danneggiato dell'Unione europea e le conseguenze riguardano non solo le mancate esportazioni, ma indeboliscono la struttura della rete commerciale e della distribuzione, con conseguente chiusura di aziende e perdita di occupati;
    attualmente risultano ancora in essere sanzioni nei confronti della Russia, con pesanti conseguenze sul made in Italy stimate in oltre 1,5 miliardi di euro, una riduzione delle esportazioni pari a circa 1,25 miliardi di euro, che interessa in modo sostanziale il settore agroalimentare comportando un danno gravoso;
   la «Strategia per il mercato unico digitale» (COM(2015)192) presentata dalla Commissione UE si fonda su 3 pilastri: 1) migliorare l'accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese; 2) creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi; 3) massimizzare il potenziale di crescita dell'economia digitale;
    la strategia si compone di 16 iniziative chiave, tra cui riveste un ruolo peculiare la proposta di creare un quadro normativo a livello europeo sul diritto d'autore in grado di affrontare in maniera efficace le sfide proposte dalla rivoluzione digitale. Al contempo, risultano di particolare rilievo la proposta di regolamento volta a garantire la portabilità transfrontaliera dei contenuti nel mercato interno e la proposta di direttiva di riforma della disciplina in materia di commercio elettronico che si propone, tra le altre cose, di agevolare il commercio elettronico transfrontaliero all'interno dell'Unione. Egualmente significativa la proposta della Commissione tesa a rafforzare le tutele legislative in favore dei consumatori digitali con un focus particolare sui contratti con i consumatori per la fornitura di contenuti digitali e il commercio elettronico, così come la revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi (2010/13/UE) rispetto alla quale la Commissione ha, nelle scorse settimane, presentato una prima bozza. Infine, tra le iniziative in via di definizione da parte della Commissione vi è la proposta di «ridurre gli oneri amministrativi che derivano alle imprese dai diversi regimi IVA affinché anche i venditori di beni materiali verso altri paesi possano trarre vantaggio dal meccanismo elettronico di registrazione e pagamento unici; con una soglia di IVA comune per sostenere le start-up più piccole che vendono online»;
    la decisione del Regno Unito di uscire dall'Unione europea avrà anche ripercussioni nel prossimo vertice Unione europea-Nato previsto a Varsavia. La storica influenza filo Usa di Londra esercitata in questi anni dentro la Unione europea – si pensi all'avversione angloamericana alla strutturazione di un Esercito europeo – porrà nuovi problemi di relazione tra i Paesi dell'Europa continentale con gli alleati dell'area atlantica. Lo stesso presidente Barack Obama, prima del voto sulla «Brexit», aveva messo in guardia dei pericoli inerenti l'abbandono dell'Unione europea da parte del Regno Unito in termini di efficacia nella politica di contrasto alla minaccia terroristica e del riproporsi di tensioni intraeuropee che l'esistenza stessa dell'Unione era stata capace di escludere per la prima volta nella storia europea dalla fine della IIa guerra mondiale ad oggi;
    l'Alleanza Atlantica viveva già un momento estremamente delicato in merito alle tensioni e minacce sia sul fianco est che sul fianco sud della Nato. Dal «fianco est» la stessa scelta di tenere il vertice a Varsavia può essere percepita dalla Russia come dimostrazione che l'agenda dell'Unione europea e Nato hanno messo questo fronte come il principale sul quale impegnarsi. La permanente instabilità in Ucraina, le condizioni per un negoziato di pace tra il Governo ucraino e le regioni secessioniste, delineate con l'accordo Minsk II, sembrano ancora difficili da soddisfare. Ciò conferisce al conflitto ucraino un profilo di «conflitto congelato» ai confini dell'Europa – che si associa alla perdurante instabilità della stessa scena politica di Kiev. Tale situazione costituisce un fattore permanente di attrito con la Russia, con la quale da due anni perdura un rapporto segnato da tensioni e provocazioni che è ormai in parte indipendente dalla situazione in Ucraina. Non aiutano infatti le reiterate esercitazioni militari della Nato a ridosso dei confini della Federazione delle Repubbliche Russe, né i progetti di riarmo (vedi lo scudo antimissile) dello stesso fianco orientale dell'Alleanza; negli ultimi mesi gli Alleati sembravano aver raggiunto, con più o meno convinzione, una convergenza di massima sulla necessità di rivitalizzare il dialogo con Mosca. Lo svolgimento, lo scorso 20 aprile, di un Consiglio Nato-Russia dopo circa due anni di sospensione del foro multilaterale fondato nel 2002 a Pratica di Mare ne è stato un primo timido segnale, seguito dalla notizia della preparazione di un altro incontro prima dell'estate. Ciò che viene considerato come «misure di rassicurazione» decise nell'ambito del «Readiness Action Plan» adottato due anni fa al Vertice del Galles per i paesi baltici e gli ex membri del Patto di Varsavia oggi nella Nato, sono percepiti da Mosca come attività aggressive. Hanno infatti questo duplice e opposto segnale l'esercitazioni su larga scala sul «fianco est», l'irrobustimento quantitativo della forza di reazione rapida alleata (enhanced – Nato Reponse Force – eNRF) e dell'istituzione della Very rapid Joint Task Force (VJTF) ovvero la «punta di lancia» alleata in grado di intervenire in 48-72 ore. Non è rassicurante per Mosca il dispiegamento della nuova brigata corazzata americana che verrà schierata in Europa grazie all'aumento degli stanziamenti per la «European Reassurance Initiative 2017». Sono apparse insufficienti le parole del Rappresentante permanente statunitense Lute, che la definisce una presenza «continua, persistente e a rotazione» (e non, quindi, permanente);
    sul «fianco sud», il permanere e l'aggravarsi dei flussi migratori sta mettendo in pericolo la tenuta stessa dell'Unione europea, con il conseguente rischio di coesione stessa della Nato. La crisi migratoria è diretta conseguenza di conflitti e tensioni di cui sono indubbie le responsabilità delle potenze europee e della Nato avendo esse «esportato» negli ultimi 30 anni ogni genere di guerra, destabilizzando intere aree. Dalla Libia alla Siria, senza dimenticare la distruzione dell'Iraq e dell'Afghanistan, si è finito per favorire ed alimentare il terrorismo internazionale di matrice islamica che ha colpito più volte l'Europa, e richiedono da parte occidentale una risposta articolata che non si può ridurre all'elemento militare;
    appare infine inaccettabile, anche e alla luce della grave crisi economica e sociale che sta letteralmente disgregando la Unione europea, lo sforzo per potenziare la capacità di difesa dei Paesi europei, dando seguito alla decisione del Vertice di Newport tesa a portare al 2 per cento del Pil le spese nazionali per il settore della difesa,

impegna il Governo:

   a) a promuovere una riflessione sulla sostanziale ed incontrovertibile inadeguatezza delle politiche promosse, degli interessi tutelati e dell'impianto istituzionale dell'Unione europea nel rispondere alle necessità e ai bisogni reali dei cittadini europei innescando in tal modo il rifiuto dell'unità e della messa in comunione delle politiche;
   b) a ridiscutere l'approccio e l'impegno dell'Unione sui temi sociali, economici ed occupazionali abbandonando politiche apertamente depressive in favore di azioni volte a favorire una crescita inclusiva, atta a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini europei attraverso politiche occupazionali incisive, che mirino in primo luogo a combattere la disoccupazione giovanile e alla creazione di posti di lavoro ad alto potenziale di conoscenza, migliorare l'accesso e le politiche di welfare, promuovere azioni di sostegno al reddito quali l'istituzione del reddito di cittadinanza, nonché di salari dignitosi attraverso la previsione di un salario minimo, come ogni altra misura idonea a sconfiggere l'oramai insostenibile livello di disuguaglianza sociale;
   c) a sostenere una rapida e sostanziale revisione dei Trattati e contestualmente a intraprendere ogni iniziativa volta a ridiscutere il patto di stabilità e crescita e gli stringenti vincoli posti dal fiscal compact, in primo luogo l'anacronistico e deleterio vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL;
   d) ad assumere iniziative per sostituire target basati su strumenti obsoleti quale il PIL con obiettivi macroeconomici e sociali basati su indicatori che tengano conto del benessere equo e sostenibile dei cittadini e che siano capaci di misurare lo sviluppo economico integrando nella analisi dei fattori ambientali e sociali che mirino a rilanciare l'economia, all'aumento dell'occupazione e in generale ad un miglioramento del benessere diffuso dei cittadini europei e del welfare;
   e) a promuovere l'uso di strumenti, inclusi fiscalità e bilancio condivisi, atti a costituire un'unione economica e che si giovi di azioni di politiche economiche convergenti;
   f) a promuovere azioni miranti ad accrescere la legittimazione democratica dell'Unione europea ed in questo contesto a favorire un coinvolgimento attivo e sostanziale dei parlamenti nazionali sia nella definizione delle politiche poste a fondamento dell'Unione, che nella formazione della normativa europea, inclusa la revisione del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. In questo contesto è necessario favorire un generale e sostanziale miglioramento in chiave democratica dell'Unione europea e delle sue istituzioni, sostenendo in questo contesto anche la necessità di sviluppare strumenti di democrazia diretta adeguati all'Unione;
   g) ad attivarsi affinché vi sia completo e totale rispetto delle scelte e della volontà popolare da parte dei Governi degli Stati membri, nelle rispettive sedi istituzionali europee, qualunque esse siano, in particolare ove espressa in maniera chiara e inconfutabile, in coerenza con il principio cardine che la sovranità risiede nel popolo;
   h) a impegnarsi al fine di salvaguardare, nel contesto delle complesse negoziazioni richieste al fine della formale uscita del Regno Unito dall'Unione, affinché siano protetti e rispettati gli interessi ed i diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea che attualmente vi risiedono, lavorano, studiano o svolgono qualsivoglia attività;
   i) a richiedere immediata attuazione delle decisioni del Consiglio che hanno stabilito il ricollocamento di un totale di 160.000 migranti al fine di ottenere una più equa ripartizione del peso della crisi migratoria e dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell'Unione europea, rivedendo al contempo i criteri di selezione dei migranti da ricollocare e ampliando le metodologie sottostanti la scelta dei paesi di destinazione al fine di contemperare necessità di carattere personale, umano e sociale oltre che economico;
   j) a subordinare l'attivazione, la gestione e l'esistenza dei centri, o approcci, hotspot, all'effettiva attuazione delle ricollocazioni dei richiedenti asilo;
   k) ad adoperarsi affinché la revisione dell'Accordo «Dublino III» (regolamento n. 604/2013) includa la cancellazione del principio dello stato di primo approdo e sia parte di una strategia europea più ampia di politiche comuni sull'immigrazione, volta anche a creare canali legali e protetti che permettano ai migranti e richiedenti asilo di raggiungere l'Unione europea, istituendo anche strutture sicure, gestite in ottemperanza dei diritti umani e del diritto internazionale, nei paesi di transito;
   l) a promuovere azioni coordinate volte a combattere le radici e le motivazioni alla base dei flussi migratori, combattendo l'instabilità politica ed economica, le violazioni dei diritti umani e la povertà;
   m) a opporsi alla conclusione di qualsiasi ulteriore accordo con la Turchia, incluso quello promosso nell'ultimo vertice, a sospendere il processo di liberalizzazione dei visti, ad interrompere gli aiuti economici già in essere, sino a che la Turchia non rispetti pienamente ed interamente i diritti umani stabiliti dalle convenzioni internazionali siglate per il loro rispetto incluso l'articolo 38 della direttiva 2013/32/UE sia nei confronti dei migranti che dei cittadini turchi, cessi qualsiasi tipo di violenza nei confronti delle minoranze (religiose, linguistiche etc.), ripristini integralmente la libertà di stampa e prenda una chiara posizione nel confronti del terrorismo internazionale e del problema dei foreign fighter acconsentendo tra l'altro ad una missione dell'Unione europea in ambito PSDC tesa al monitoraggio della frontiera turco/siriana al fine di assicurare che si fermi il passaggio di combattenti, ed infine sia garantita piena libertà di espressione e di manifestazione delle idee;
   n) ad assumere iniziative per condizionare l'erogazione dei tre miliardi di euro di aiuti alla Turchia per i rifugiati alla effettiva e dignitosa accoglienza degli stessi e a contrastare efficacemente il traffico di esseri umani e le organizzazioni criminali che lo gestiscono;
   o) a opporsi, fino alla completa risoluzione dei problemi legati ai diritti umani, allo stato di diritto e di legalità e al controllo del territorio e delle frontiere, alla proposta di liberalizzazione dei visti per i cittadini di Georgia, Kosovo, Ucraina e Turchia come recentemente proposto dalla Commissione europea;
   p) ad adoperarsi per il riconoscimento del TTIP come trattato misto, sostenendo con ogni mezzo la necessità che i Parlamenti nazionali si possano esprimere prima che entri in vigore;
   q) a sostenere con ogni mezzo la necessità di espungere dal TTIP la previsione di clausole «isds» o similari, inclusa qualsivoglia tipologia di corte arbitrale, massimizzare la tutela ambientale, della salute e dell'informazione del consumatore, proteggere il made in Italy e le eccellenze del nostro Paese in ogni settore;
   r) a promuovere e sostenere iniziative finalizzate alla revoca del reiterato regime di sanzioni alla Russia per evitare che vengano colpiti ancora più duramente gli interessi nazionali e ad attivarsi nelle competenti sedi europee affinché possano gettarsi le basi per la creazione di una sempre più stretta e efficace collaborazione e cooperazione tra i servizi di intelligence che comprendano anche la Federazione russa, in funzione di prevenzione e contrasto a fenomeni terroristici;
   s) ad adottare in sede europea ogni iniziativa utile volta a giungere ad una revisione del quadro normativo europeo in materia di diritto d'autore che tenda ad una sempre maggiore armonizzazione sostanziale degli istituti relativi valorizzando e rafforzando le eccezioni e limitazioni ai diritti esclusivi, in particolare quando risultano funzionali al progresso della ricerca scientifica e tecnica ed all'esercizio di diritti costituzionalmente riconosciuti quali il diritto di critica e discussione;
   t) ad adottare in sede europea ogni iniziativa utile volta a rafforzare la protezione dei consumatori negli scambi digitali, rafforzando per tal via il commercio elettronico definendo norme di protezione omogenee negli scambi offline e online;
   u) ad adottare in sede europea ogni iniziativa utile volta ad addivenire a una riforma del sistema dei media audiovisivi che valorizzi la produzione di contenuti europei e ponga le imprese dell’internet economy europee in grado di competere con gli OTT d'oltreoceano;
   v) ad adottare in sede europea ogni iniziativa utile volta a favorire una revisione complessiva del sistema fiscale a livello europeo per le società operanti su internet e, in particolare gli «Over The Top» al fine di contrastare efficacemente l'elusione fiscale e prevenire fenomeni distorsivi della concorrenza nel mercato unico;
   w) nel considerare esaurite le motivazioni dell'adesione italiana alla Nato, ad operare conseguentemente nell'ambito del Consiglio contro il rafforzamento della cooperazione UE-Nato.
(6-00253) «Battelli, Luigi Di Maio, Fraccaro, Baroni, Petraroli, Vignaroli, Manlio Di Stefano, Frusone, Castelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

libera circolazione delle merci

diritti umani