ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00237

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 614 del 27/04/2016
Abbinamenti
Atto 6/00236 abbinato in data 27/04/2016
Atto 6/00238 abbinato in data 27/04/2016
Atto 6/00239 abbinato in data 27/04/2016
Atto 6/00240 abbinato in data 27/04/2016
Atto 6/00241 abbinato in data 27/04/2016
Atto 6/00242 abbinato in data 27/04/2016
Atto 6/00243 abbinato in data 27/04/2016
Atto 6/00244 abbinato in data 27/04/2016
Atto 6/00245 abbinato in data 27/04/2016
Firmatari
Primo firmatario: PASTORINO LUCA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 27/04/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
MAESTRI ANDREA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016


Stato iter:
27/04/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 27/04/2016
Resoconto PARRINI DARIO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 27/04/2016
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/04/2016
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto GALATI GIUSEPPE MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto TOTARO ACHILLE FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto TABACCI BRUNO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto TANCREDI PAOLO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GIORGETTI ALBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MARCHI MAINO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 27/04/2016
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/04/2016

DISCUSSIONE IL 27/04/2016

NON ACCOLTO IL 27/04/2016

PARERE GOVERNO IL 27/04/2016

DICHIARATO PRECLUSO IL 27/04/2016

CONCLUSO IL 27/04/2016

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00237
presentato da
PASTORINO Luca
testo di
Mercoledì 27 aprile 2016, seduta n. 614

   La Camera,
   premesso che:
    il Documento di economia e finanza 2016 provvede all'individuazione degli obiettivi programmatici per il periodo 2016-2019, riferiti, da un lato, alla finanza pubblica e alla politica economica e, dall'altro, alle misure da adottare nell'ambito della strategia europea di riforme per una crescita sostenibile e inclusiva;
    da un punto di vista complessivo, il Documento rileva, sin dalle sue premesse, che nel 2015 l'economia italiana è tornata a crescere, dopo tre anni consecutivi di contrazione e alla ripresa della crescita economica fanno riscontro l'incremento dell'occupazione e il calo della disoccupazione;
    le prospettive per il 2016 registrano segnali di rallentamento, già avvertiti nel secondo semestre dello scorso anno, dovuti essenzialmente al peggioramento del quadro internazionale e alle previsioni tendenziali del DEF sulla crescita delle più recenti stime di Consensus Economics per lo stesso periodo. Quanto ai tassi di crescita dell'economia italiana, una possibile revisione al ribasso è da considerare plausibile (come anche specificato nel Country Report 2016 per il nostro Paese), specie alla luce del rallentamento sui mercati emergenti e delle recenti turbolenze su quelli finanziari;
    lo scenario delineato nel DEF è basato sull'ipotesi che permangano condizioni finanziarie favorevoli del contesto esterno (la riduzione del prezzo del petrolio, l'indebolimento del cambio, la politica monetaria espansiva della Banca centrale europea), sostenute dalla politica monetaria espansiva e che l'economia mondiale si rafforzi senza significative ripercussioni sui prezzi delle materie prime, scenario non impossibile sulla base dell'attuale situazione congiunturale, ma certamente ottimistico, rispetto al quale sussiste, invece, il rischio di evoluzioni meno favorevoli (anche perché le tensioni geopolitiche potrebbero ripercuotersi sulla fiducia di famiglie e imprese, dal momento che i mercati e le famiglie restano soggetti a una forte volatilità). Inoltre bisogna considerare che un elemento fondamentale di spinta dell'economia interna è consistito, nel corso dell'anno, nell'allentamento degli obiettivi di bilancio pubblico, utilizzando i margini di flessibilità concessi dai regolamenti europei;
    per il triennio 2017-2019 lo scenario programmatico del DEF prefigura una crescita media dell'1,4 per cento annuo più elevata del quadro tendenziale, crescita imputabile soprattutto ai consumi privati, che alla fine del triennio sarebbero maggiori di un punto percentuale rispetto al tendenziale, mentre l'inflazione sarebbe più contenuta fermandosi all'1,3 per cento nel 2017 e all'1,6 per cento nel 2018 (rispetto all'1,8 per cento in entrambi gli anni previsto nel quadro tendenziale);
    la differenza tra i due scenari è dovuta essenzialmente alla manovra di bilancio programmata per il prossimo anno che manifesta la volontà del Governo di non dare seguito agli aumenti delle imposte indirette previsti dalla legislazione vigente, disattivando le clausole di salvaguardia su IVA e accise. La perdita di gettito ammonterebbe a 15,1 miliardi nel 2017 e ad ulteriori 4,5 dal 2018 per un totale di 19,6 miliardi, compensando tale misura solo parzialmente (per un importo valutabile in circa mezzo punto percentuale del PIL) con interventi di revisione di spesa incluse le tax expenditure e di rafforzamento del contrasto all'evasione e all'elusione fiscale i cui dettagli verranno definiti con il disegno di legge di stabilità per il 2017;
    il DEF non definisce tuttavia i dettagli dei provvedimenti pur indicando che, dati gli effetti espansivi della manovra prefigurata dal Governo, si presuppone che gli interventi compensativi del mancato gettito dovuto all'eliminazione delle clausole suddette avranno limitate ripercussioni negative sull'attività economica. D'altronde, bisogna ricordare che, per quanto riguarda l'intervento sulle agevolazioni fiscali (tax expenditures), lo stesso Governo ne ha archiviato il riordino in occasione delle precedenti leggi di stabilità, motivando il passo indietro in base alla necessità di evitare un inasprimento della pressione fiscale. Da questo atteggiamento è dunque possibile inferire che l'obiettivo ultimo del Governo non sia certo quello di operare un'organica riforma delle tax expenditures, volta a produrre un allargamento della base imponibile ed un contestuale abbassamento delle aliquote, nell'ottica di un quadro di ristabilita progressività fiscale, senza considerare che i continui passi indietro su questa materia contribuiscano ad alimentare il clima d'incertezza attorno gli obiettivi e gli strumenti di politica fiscale;
    relativamente alle previsioni per i conti pubblici – secondo il DEF – nel quadriennio 2016-2019, a legislazione vigente l'indebitamento netto scenderebbe dal 2,6 per cento del PIL del 2015 al 2,3 nel 2016, all'1,4 nel 2017 e allo 0,3 nel 2018; nel 2019 si registrerebbe, invece, un avanzo pari allo 0,4 per cento del prodotto. Rispetto ai programmi dello scorso autunno coerenti con la legge di stabilità per l'anno in corso, l'obiettivo di disavanzo per il 2016 era pari al 2,4 per cento del PIL; il DEF prefigura un indebitamento netto tendenziale lievemente più contenuto dal momento che le stime dell'indebitamento netto sono riviste al rialzo di 0,3 punti nel 2017 e di 0,1 nel 2018; nel 2019 invece il saldo migliorerebbe di 0,1 punti. Tali modifiche riflettono sia un quadro macroeconomico meno favorevole sia un risparmio nella spesa per interessi; si evidenzia, peraltro, che rispetto all'1,1 per cento di rapporto deficit-PIL contenuto nella scorsa nota di aggiornamento DEF, il deficit programmatico per il 2017 viene portato all'1,8 per cento. Come negli anni precedenti, l'obiettivo implicito è di impostare una politica fiscale moderatamente espansiva, conseguendo al contempo un lieve calo del deficit. Il margine di flessibilità ottenuto da Bruxelles andrà comunque rapportato alle clausole di salvaguardia che scatterebbero nel 2017 (per un ammontare di circa 15 miliardi), nonché alle misure di allentamento fiscale previste dal Governo;
    per quanto riguarda gli obiettivi e gli interventi contenuti nel programma di Governo il DEF prevede una politica di bilancio più espansiva rispetto a quella decisa lo scorso autunno, soprattutto in considerazione di una ripresa ancora debole; alla fine dell'orizzonte di programmazione l'orientamento sarebbe invece più restrittivo e il raggiungimento del pareggio del bilancio in termini strutturali (l'obiettivo di medio termine del nostro Paese) è nuovamente posticipato: nel 2019 il disavanzo strutturale si collocherebbe allo 0,2 per cento del PIL, contro lo 0,3 per cento nel 2017 e il pareggio nel 2018 indicati in autunno. Inoltre per il prossimo anno il Governo programma di non applicare le clausole di salvaguardia introdotte con la legge di stabilità per il 2015; tuttavia, nonostante l'intenzione del Governo di riordinare l'impianto complessivo delle tax expenditures per il prosieguo dell'attività di spending review rappresenti un obiettivo condividibile, potendo così accrescere l'efficienza sia del sistema fiscale sia della spesa pubblica come anche di rilievo è l'intento di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, le risorse attese in materia andrebbero tuttavia valutate in modo prudenziale eventualmente affidandone la valutazione, al fine di una rapida indagine, alle Commissioni istituite a settembre scorso dal Governo in attuazione della legge delega del 2014, volte al riordino del sistema fiscale e dirette alla stima e al monitoraggio dell'evasione fiscale;
    hanno evidenziato sia l'UPB sia la Banca d'Italia che il programma del Governo per il 2017 prevede un aggiustamento in termini strutturali inferiore a quello richiesto in linea di principio delle regole di rientro e verso il pareggio di bilancio, in quanto un'intonazione più restrittiva è ritenuta «inopportuna e controproducente» prevedendo che comunque la Commissione europea valuterà la posizione e i programmi del nostro Paese dopo l'aggiornamento delle sue previsioni, atteso per l'inizio di maggio;
    in proposito è necessario evidenziare che, a seguito di una richiesta di flessibilità avanzata dal Governo a luglio del 2015, il Consiglio dell'Unione europea aveva raccomandato uno sforzo di consolidamento pari ad almeno un decimo di punto, ma in autunno il Governo ha chiesto nuovi margini per le riforme strutturali e per la realizzazione di investimenti pubblici. Si tenga poi presente che, lo scorso novembre, per il 2017, la Commissione aveva chiesto al nostro Paese una ripresa del consolidamento quale condizione per la concessione di margini di flessibilità per il 2016;
    esperti della Banca d'Italia intervenuti durante le audizioni in V Commissione hanno ben evidenziato come l'eredità della crisi per le finanze sia pesante e come il rapporto tra il debito pubblico e il PIL dal 2007 sia aumentato di un terzo e l'incremento del debito abbia comportato la stagnazione del prodotto nominale. Se dall'inizio della crisi il prodotto reale fosse cresciuto in linea con il decennio precedente e il deflatore in linea con l'obiettivo di inflazione dell'area dell'euro per un puro effetto meccanico, il peso del debito sarebbe oggi di solo tre punti anziché superiore a quello del 2007; questo conferma che l'azione sui conti pubblici è inscindibile da una politica economica orientata a creare le condizioni per una crescita robusta e duratura, o forse meglio, ne è un indefettibile presupposto;
    tra le misure strutturali adottate, quella della disattivazione delle clausole di salvaguardia, per quanto possa avere un effetto recessivo, tuttavia non rappresenta un commitment assoluto perché possono sempre essere revocate e dunque non rappresentano uno strumento efficace per rafforzare la credibilità del risanamento delle finanze pubbliche; al contrario, se ripetutamente disattese, come di fatto è accaduto, possono accrescere l'incertezza;
    gli effetti della crisi sulle finanze pubbliche ci insegnano che un paese con un alto debito pubblico come il nostro è esposto a rischi elevati in caso di shock avversi all'economia: la riduzione del debito rispetto ai livelli attuali è un obiettivo strategico da perseguire con costanza per confermare e rafforzare la credibilità della politica di bilancio del paese agli occhi degli investitori delle istituzioni e dei partner europei;
    anche sul fronte del rapporto debito-PIL, i margini di riduzione appaiono limitati, pur prevedendo una più graduale diminuzione rispetto a quanto indicato in precedenza. L'ipotesi di crescita del PIL nominale al 2,2 per cento (1,2 per cento di PIL reale e 1 per cento di inflazione) appare alquanto ottimistica, in considerazione dei più recenti sviluppi nei dati di produzione industriale e di vendite al dettaglio, nonché della dinamica deflazionistica in atto;
    secondo le previsioni, dunque, nel quadro del DEF che include un programma ambizioso di privatizzazioni (che prevede entrate pari allo 0,5 per cento del PIL l'anno nel 2016, 2017 e 2018, e allo 0,3 per cento nel 2019), il tasso minimo di crescita nominale del prodotto che consente al rapporto tra debito e PIL di scendere nel 2016 è circa il 2 per cento e, per garantire il raggiungimento dell'obiettivo, sarà dunque necessario mantenere durante l'anno uno stretto monitoraggio dei conti pubblici anche in connessione con l'evoluzione del quadro macroeconomico; se si vuole consolidare la fiducia dei mercati è importante conseguire nel corso del tempo una riduzione del debito chiara, visibile e progressiva;
    per quanto riguarda il mercato del lavoro il DEF rileva che, nel 2015, l'occupazione ha registrato un incremento pari allo 0,9 per cento rispetto all'anno precedente, con una buona performance per i lavoratori di età compresa tra 50 e 64 anni (+4,6 per cento nel 2015), a fronte, tuttavia, di decrementi significativi – impropriamente minimizzati dal documento del Governo – nelle altre fasce di età: -0,3 per cento tra i giovani della fascia d'età 15-24 anni; -0,6 per cento, per la fascia 25-34 anni, fino al -1,1 per cento nella fascia 35-49 anni. Queste elaborazioni, peraltro, non considerano gli ultimi dati Inps su attivazioni e cessazioni di contratti di lavoro, dai quali si ricava che, a seguito del taglio della decontribuizione, le assunzioni a tempo indeterminato hanno subito una netta battuta d'arresto, con un saldo netto nel periodo gennaio-febbraio 2016 di 37.113 posti, a fronte dei 143.164 sullo stesso periodo del 2015 e 87.180 nel 2014 (prima del jobs act). Sarebbe inoltre auspicabile ottenere una indicazione precisa circa il costo della decontribuzione sull'orizzonte 2015-2018 e sul conseguente relativo impatto sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Per di più, le considerazioni in tema di dinamica occupazionale non sembrano soffermarsi sull'andamento della produttività del lavoro, sia in ragione del numero di occupati che del numero di ore lavorate. La Tavola II.3c della Sezione I del DEF mostra che nel primo caso l'incremento è stato dello 0,2 per cento, mentre la produttività in termini di ore lavorate è diminuita dello 0,1 per cento. Su entrambe le dimensioni, gli incrementi previsti per gli anni a venire appaiono alquanto contenuti. Ad ogni buon conto, non appare chiaro come la bontà delle riforme strutturali in atto sul mercato del lavoro possa essere valutata astraendo da un quadro d'insieme che contempli sia dinamica occupazionale che la produttività del lavoro;
    conseguentemente, suscitano seri dubbi e perplessità le previsioni in materia di occupazione sul piano tendenziale, secondo le quali il tasso di disoccupazione si ridurrebbe costantemente nel corso del periodo di riferimento, a un ritmo dello 0,5 per cento, che dovrebbe portare da un valore dell'11,9 per cento del 2015 al 9,9 per cento previsto nel 2019. Sul piano programmatico, sempre secondo queste previsioni, la riduzione del tasso di disoccupazione dovrebbe procedere, tra il 2017 e il 2019, ad un ritmo leggermente più sostenuto, che dovrebbe portare a raggiungere un tasso del 10,8 per cento nel 2017, del 10,2 per cento nel 2018 e del 9,6 per cento nel 2019;
    poco solida sembra pertanto anche la previsione relativa al processo di avvicinamento agli obiettivi della Strategia Europa 2020, tra i quali il documento rileva in particolare l'obiettivo relativo al raggiungimento di un tasso di occupazione del 75 per cento per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni. Per l'Italia l'obiettivo al 2020 è pari al 67-69 per cento, mentre l'obiettivo di medio termine è fissato al 63 per cento. A livello europeo nel 2014 il tasso di occupazione è pari al 69,8 per cento e solo cinque Paesi hanno superato l'obiettivo fissato al 2020;
    deve in ogni caso essere sottolineato che l'Italia è e rimane nella parte finale della graduatoria sull'occupazione in Europa, insieme a Spagna, Grecia e Croazia: nel 2015 si è registrata una crescita di 0,6 punti percentuali, che ha portato il tasso di occupazione al 60,5 per cento, valore ancora lontano dal dato del 2008, anno di inizio della crisi, quando l'occupazione era pari al 62,9 per cento. Peraltro particolarmente bassi permangono il tasso di occupazione delle donne, pari al 50,6 per cento, e quello riscontrato nel Mezzogiorno, dove l'occupazione è al 46,1 per cento;
    i segnali di progressivo rallentamento della crescita congiunturale del PIL avviatasi all'inizio dell'anno sono confermati nell'ultimo trimestre del 2015. La risalita del tasso di crescita tendenziale passato a +1,0 per cento da +0,8 per cento del terzo trimestre e a +0,6 per cento del secondo è un risultato accompagnato da un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro caratterizzato dal divaricamento tra l'andamento positivo dell'occupazione dipendente, soprattutto a tempo indeterminato, e la debolezza persistente di quella indipendente;
    nel quarto trimestre del 2015 l'occupazione risulta stabile dopo la crescita dei due trimestri precedenti ma all'aumento registrato nel Nord e nel Centro si contrappone la riduzione nel Mezzogiorno. L'aumento tendenziale dell'occupazione registrato nel quarto trimestre (+184 mila) è dovuto quasi esclusivamente agli uomini e risulta trainato dai lavoratori dipendenti, cresciuti di 298 mila unità in gran parte a tempo indeterminato (+207 mila) mentre tra i dipendenti a termine, dall'incremento di quanti hanno un lavoro di durata non superiore a sei mesi. Continuano, tuttavia, a preoccupare la disoccupazione di lunga durata, il rischio di esclusione dal mercato del lavoro (soprattutto dei giovani) e la bassa partecipazione delle donne (come anche evidenziato dal Country Report 2016 per l'Italia);
    il problema più grande è rappresentato dal Mezzogiorno in cui quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle isole (45,6 per cento) è a rischio di povertà o di esclusione sociale contro il 22,1 per cento del Centro e il 17,9 per cento di chi vive al Nord. In tutte le regioni del Mezzogiorno i livelli sono superiori alla media nazionale viceversa i valori più contenuti si riscontrano in Trentino Alto-Adige, Friuli-Venezia Giulia e Veneto;
    permangono quindi valori di disagio economico in particolare per le famiglie residenti nel Mezzogiorno, dove la quota delle persone gravemente deprivate è oltre tre volte più elevata che nel Nord del Paese;
    con riguardo all'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, il Documento segnala che con il nuovo anno ha preso avvio la seconda fase del programma Garanzia giovani, nella quale si prevede una nuova misura, il superbonus per la trasformazione dei tirocini, previsto per i datori di lavoro che assumono con un contratto a tempo indeterminato un giovane tra i 16 e i 29 anni che abbia svolto, o stia svolgendo, un tirocinio extracurriculare nell'ambito del programma. La misura di tale beneficio – prevista da un minimo di 3.000 a un massimo di 12.000 euro, erogati in dodici quote mensili di pari importo – può risultare più elevata rispetto alla misura ordinaria massima dello sgravio contributivo per un contratto a tempo indeterminato stipulato nel 2016, pari ad un totale di 6.500 euro, riconosciuti nell'arco di 24 mesi;
    i giovani sono maggiormente penalizzati, in quanto rappresentano la categoria che subisce per prima la flessibilità del mondo del lavoro. La vita lavorativa dei giovani è caratterizzata dalla continua alternanza di lunghi periodi di inattività, da brevi rapporti di lavoro a tempo determinato e da contratti flessibili, circostanze dalle quali discende una forte discontinuità nel versamento dei contributi previdenziali;
    accelerare i tempi per l'introduzione della flessibilità in uscita necessaria per via del drammatico tasso di disoccupazione giovanile, che è prossimo al 40 per cento e per le forti penalizzazioni che i giovani subiscono e il costante aumento dell'età pensionabile ha portato il requisito anagrafico per ottenere il diritto pari a 66 anni e 7 mesi. Nell'attuale situazione di crisi economica non può che acuirsi il gap che separa i giovani dal mondo del lavoro. In tale contesto non è da sottovalutare, di conseguenza, il dato che riguarda la percentuale di disoccupazione giovanile che supera la quota del 42 per cento;
    sarebbe opportuno prevedere, come la componente Alternativa Libera Possibile ha avanzato con una proposta di legge, il concetto di un patto intergenerazionale contributivo consistente nella facoltà di richiedere l'autorizzazione alla costituzione di una posizione assicurativa tramite versamenti volontari (versamenti validi per il diritto e per la misura della pensione) in favore di un parente entro il secondo grado (ad esempio, il nonno in favore di un nipote);
    il peso delle tasse sul lavoro in Italia è salito: al 49 per cento, sopra la media OCSE del 35,9 per cento. Le tasse sul lavoro hanno segnato un rialzo a +0,8 per cento nel 2015, il trend è in costante aumento dal 2000 (quando era al 47,1), mentre nei paesi OCSE è diminuito e sarebbe preferibile il mantenimento dell'esonero contributivo introdotto con la legge n. 190 del 2014 annullando la riduzione prevista dal Governo (dal 100 al 40 per cento), mantenimento del massimale pari a 8,060, ridotto dal Governo a 3,250 euro annui e nella durata, ridotta dal Governo da 3 a 2 anni;
    con riferimento alla contrattazione collettiva, il Documento, in primo luogo, ricorda il recente decreto ministeriale che ha attuato le norme della citata legge di stabilità per il 2016 concernenti il regime tributario sostitutivo, con aliquota IRPEF pari al 10 per cento, per i premi di produttività, nonché le norme dell'articolo 1, comma 190, della medesima legge di stabilità per il 2016 volte a sostenere il welfare aziendale. Particolare importanza riveste, inoltre, l'affermazione, contenuta nel Documento, secondo la quale nel 2016 il Governo si concentrerà su una riforma della contrattazione aziendale con l'obiettivo di rendere esigibili ed efficaci i contratti aziendali e di garantire la pace sindacale in costanza di contratto, sulla base di un criterio di prevalenza dei contratti aziendali su quelli nazionali in materie legate all'organizzazione del lavoro e della produzione. Nell'ambito del cronoprogramma delle riforme si indica come data di riferimento l'adozione degli interventi il termine dell'anno 2016. Al riguardo il DEF 2015 prevedeva la presentazione, entro il 2015, di un disegno di legge governativo «per consentire, attraverso la contrattazione aziendale (o territoriale), l'adozione di modelli di partecipazione dei lavoratori nella vita delle imprese e per favorire l'evoluzione nelle relazioni industriali, con il superamento della conflittualità attraverso la ricerca di obiettivi condivisi»;
    relativamente alle pensioni bisogna riflettere sull'incidenza di tali voci sul totale della spesa pubblica, non potendo del resto trascurarsi che i dati sono al lordo del carico fiscale, che per le pensioni ammonta a circa 43 miliardi di euro e, pertanto, il peso effettivo della spesa pensionistica è inferiore a quello rappresentato;
    alla luce di tali dati, che dimostrano la sostanziale solidità del sistema pensionistico italiano, deve valutarsi l'impegno assunto dal Governo nella terza sezione del Documento a valutare, nell'ambito delle politiche previdenziali, la fattibilità di interventi volti a favorire una maggiore flessibilità nelle scelte individuali, salvaguardando la sostenibilità finanziaria e il corretto equilibrio nei rapporti tra generazioni, peraltro già garantiti dagli interventi di riforma che si sono susseguiti dal 1995 ad oggi;
    secondo il modello di previsione di breve termine dell'Istat nel primo trimestre del 2016 la variazione congiunturale del PIL italiano (corretto per gli effetti di calendario) sarebbe dello 0,3 per cento, con un intervallo di confidenza compreso tra +0,1 per cento e 0,5 per cento. La crescita proseguirà con un ritmo simile anche nel trimestre successivo per raggiungere nel 2016 una crescita dell'1,2 per cento e, come previsto dal DEF, sarebbe necessaria un'ulteriore accelerazione dell'attività economica nella seconda parte dell'anno e una maggiore spinta alla crescita – in particolare degli investimenti – potrebbe venire dal miglioramento delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese, in conseguenza dell'ulteriore stimolo monetario della Banca centrale europea e di un rafforzamento del sistema bancario. A tale scopo si è ipotizzato, rispetto allo scenario base del modello nel 2016, un incremento pari al 10 per cento dell'indicatore delle condizioni di liquidità delle imprese, miglioramento che produrrebbe un incremento degli investimenti complessivi superiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo scenario base e un aumento del PIL superiore di 0,1 punti. La dinamica dell'occupazione sarebbe più favorevole per 0,1 punti, con un effetto di riduzione del tasso di disoccupazione della stessa entità. Secondo il Presidente Alleva la situazione attuale, con condizioni favorevoli per il mercato del lavoro, «continuerà ad esserci, perché la decontribuzione è stata confermata»;
    sempre in tema di ordine pubblico è positivo che siano stanziati 50 milioni per nuovi strumenti e attrezzature, anche di dotazione per la protezione personale, in uso alle forze del comparto sicurezza e difesa. Così come è positivo che 150 milioni di euro siano stanziati per la cyber security, finalizzati al potenziamento degli interventi e delle dotazioni strumentali in materia di protezione cibernetica e di sicurezza informatica nazionali, ma è tuttavia necessaria una revisione normativa del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di sicurezza cibernetica al fine di un'ottimizzazione delle funzioni strategiche e tattiche diretta a ripristinare una sovranità tecnica nazionale;
    andrebbero tuttavia specificate e chiarite le modalità di spesa e i settori prescelti che saranno finanziati dal fondo istituito, nello stato di previsione del Ministero della Difesa, con una dotazione finanziaria di 245 milioni di euro per l'anno 2016, fondo che pur avendo il fine di sostenere interventi straordinari per la difesa e la sicurezza nazionale deve essere adoprato utilizzando efficienza, efficacia e trasparenza delle spese;
    sarebbe necessario destinare parte dei risparmi effettuati con la riforma dello strumento militare per migliorare la gestione corrente della formazione del personale e della gestione dei mezzi, a fronte di una riduzione di nuovi investimenti in sistemi d'arma finalizzati a progetti effettivamente eseguibili e realizzabili;
    si potrebbero rendere più efficienti i sistemi di sicurezza aeroportuale prevedendo l'utilizzo di un sistema unico di coordinamento e collegamento radio e di comunicazione tra le pattuglie interforze del dispositivo sicurezza aeroportuale anche per quanto concerne il complesso addestramento/equipaggiamento, comprensivo delle pattuglie messe a disposizione dai corpi armati, prevedendo delle aree di filtraggio con finalità antiterroristiche in prossimità degli aeroporti stessi;
    per quanto concerne le osservazioni dell'ABI espresse nelle audizioni in Commissione bilancio, relativamente ai principali saldi di finanza pubblica, il raffronto di questi valori con quelli «tendenziali» – e con quelli previsti dalla Nota di aggiornamento al DEF 2015, consente di mettere in evidenza gli ulteriori avanzamenti verso una strategia di politica di bilancio che consenta di utilizzare, anche tenuto conto delle complicazioni del quadro economico internazionale, tutti gli spazi di flessibilità consentiti dal Patto di stabilità e crescita europeo per rilanciare la crescita avendo comunque ad obiettivo di medio termine il pareggio di bilancio e quindi la significativa riduzione del rapporto debito/pil. Di tale strategia si ritrova la traccia più evidente nella scelta di rinunciare per il 2018 all'obiettivo di azzeramento dell'indebitamento netto strutturale (il deficit al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una-tantum). L'impostazione della politica economica del Governo deve essere inquadrata in una più complessiva valutazione delle politiche economiche oggi in atto in Europa e l'insieme delle misure prese dalla BCE negli ultimi semestri, con il progressivo rafforzamento delle dosi di politica monetaria espansiva;
    relativamente all'attività bancaria gli elementi di maggiore interesse che vanno qui segnalati, anche per i riflessi sulle prospettive economiche di medio termine e quindi sugli stessi saldi di finanza pubblica, sono due: da un lato, le dinamiche delle quantità di finanziamenti erogati e, dall'altro, lo stato e l'andamento della qualità del credito;
    resta tuttavia sullo sfondo il tema dell'efficiente e rapida gestione delle partite in sofferenza accumulate nel corso di questi anni di prolungata recessione e sulle quali sono state adottate o sono in corso di attuazione alcune misure, ma molto rimane da fare, ad esempio in relazione alla giustizia civile e al sistema creditizio, rispetto al quale sarà necessario un approfondimento in merito ai riflessi della nuova normativa sui mutui, che suscita molte perplessità, rispetto al mercato degli stessi, anche con particolare riferimento all'istituto della surroga del mutuo, onde evitare che il provvedimento limiti la possibilità dei consumatori di avvalersi di condizioni più vantaggiose in ragione delle ridotte tutele a valere sui nuovi contratti di mutuo;
    dalle classifiche internazionali di competitività, che hanno ad oggetto i diversi sistemi economico-finanziari, emerge chiaramente come il dinamismo e la capacità di ripresa degli Stati dipenda sempre più dal grado di efficacia nella tutela dei diritti dei contraenti, soprattutto al fine di attrarre capitali dall'estero;
    pur in presenza di un Disegno di Legge Delega per la riforma della disciplina della crisi dell'impresa e dell'insolvenza (A.C. 3671) – secondo le linee tracciate dal documento elaborato dalla Commissione Rordorf – e di un disegno di legge delega per la riforma del processo civile (A.S. 2284) – approvato dal Senato e attualmente pendente presso la Commissione Giustizia del Senato, un intervento più tempestivo e mirato alla velocizzazione del recupero dei crediti sarebbe di primaria importanza nel contesto attuale di forte volatilità ed incertezza dei mercati;
    a tale riguardo potrebbe essere utile intervenire con un prossimo decreto-legge, per introdurre alcune previsioni volte a rendere più efficaci ed efficienti, nonché meno costose le procedure esecutive, contribuendo in tal modo in maniera decisiva al «decollo» del mercato dei crediti deteriorati;
    inoltre, sul fronte della fiscalità immobiliare, il cui peso continua ad essere rilevante, nonostante i miglioramenti apportati, dovrebbe essere rimeditato il trattamento riservato alle operazioni di investimento per le cosiddette «seconde case» che, come evidenziato anche da un documento congiunto ABI-ANCE, sono oggi soggette ad un trattamento particolarmente deteriore – soprattutto a causa dell'imposizione indiretta – tale da compromettere possibili decisioni di investimento;
    da simulazioni effettuate prendendo a riferimento un'operazione tipo di acquisto mediante mutuo di una abitazione priva dei requisiti «prima casa» emerge che, nei confronti dei principali Paesi europei, il mutuatario italiano risulterebbe gravato da oneri fiscali pari a una volta e mezza rispetto agli omologhi cittadini di Paesi che prevedono prelievi gravanti sulle operazioni di finanziamento (Francia e Spagna). Si evidenzia inoltre che in altri rilevanti Paesi UE (Germania e Regno Unito) tali forme di prelievo non sono contemplate e dunque sgravi fiscali potrebbero incentivare la ripresa del settore edilizio e delle produzioni ad esso connesse, con ricadute positive per l'intero sistema economico e, non ultimo, per il processo di riqualificazione immobiliare del Paese come non di minore importanza, nell'attuale congiuntura, sarebbe una rivitalizzazione del mercato immobiliare che agevolerebbe l'azione di recupero dei crediti deteriorati assistiti da garanzie immobiliari;
    per quanto riguarda il settore delle infrastrutture e dei trasporti, in seguito al superamento della legge obiettivo e all'adozione di nuove procedure di programmazione, si è in una fase transitoria, in cui non è ancora possibile individuare in modo definitivo gli investimenti strategici in tale campo e il DEF ha dei forti limiti nel soddisfare l'esigenza di procedere con decisione all'interconnessione tra le reti ferroviarie ad alta velocità e i principali nodi aeroportuali, portuali e urbani, all'interno dei corridoi europei delle reti trans europee di trasporto (TEN-T), poiché non chiarisce adeguatamente le linee di intervento prescelte né, soprattutto, le risorse effettivamente disponibili;
    appare quindi singolare che, a fronte delle disposizioni introdotte con la riforma del codice degli appalti e che il DEF accoglie pienamente, vi siano tentativi da parte di alcuni settori produttivi di sottrarsi alla nuova disciplina. Rappresentano in tal senso un esempio le concessioni autostradali: alcuni concessionari starebbero infatti cercando di aggirare il vincolo posto dal nuovo codice degli appalti di rinnovare le concessioni in scadenza mediante procedure ad evidenza pubblica, proponendo di realizzare alcune opere di adeguamento delle tratte autostradali a fronte di una proroga delle concessioni;
    anche altri Paesi europei stanno verificando la possibilità di prorogare direttamente le concessioni autostradali (ad esempio in Francia), ma si tratta di circostanze diverse, legate a nuove opere e non, come nel caso italiano, a vecchi progetti che i concessionari avrebbero dovuto in realtà realizzare da tempo e nasce quindi l'esigenza di aprire finalmente alla concorrenza il settore delle concessioni autostradali, per troppo tempo bloccato da rendite di posizione che non sono più accettabili;
    per quanto riguarda le osservazioni sollevate dall'ufficio parlamentare del bilancio dal punto di vista del quadro macroeconomico, oltre a sottolineare le proprie perplessità sulla fragilità e sull'anomala lentezza del recupero italiano, sia per la rarità e la sempre minor durevolezza dei fenomeni di ripresa, sia per lo spazio da percorrere per individuare una crescita prima della crisi, per l'arco di previsione 2016-2019 dei quadri macroeconomici pubblicati nel DEF, la normativa europea richiede la validazione delle sole previsioni macroeconomiche programmatiche, mentre l'UPB ha esteso la validazione anche alle previsioni macroeconomiche dello scenario tendenziale;
    tale scelta è stata fatta dall'UPB perché la collocazione del profilo complessivo di crescita 2017-2019 è nel range del panel UPB a eccezione del 2018, perché lo scarto specifico rilevato in tale anno rispetto al limite superiore dei previsori è di entità contenuta e potrebbe coprirsi con una leva tributaria nell'ordine di poco più di un miliardo di euro;
    per quanto riguarda gli obiettivi di finanza pubblica alla luce delle regole di bilancio invece, secondo l'UPB, relativamente alle riforme strutturali, l'azione di governo appare in generale in linea con le raccomandazioni-paese della Commissione e del Consiglio di metà 2015, ma con due eccezioni, entrambe sottolineate dalla Commissione nel Country Report 2016 di recente pubblicazione: lo spostamento del carico fiscale dal lavoro e dai fattori produttivi verso rendite, consumi e imposte ambientali e il ritardo nell'approvazione della legge annuale per la concorrenza 2015, quest'ultima, avendo superato ormai i sei mesi, rischia di far perdere credibilità e incisività allo strumento deputato a risolvere i problemi che ancora pervadono numerosi settori e mercati;
    quanto al primo punto, la Commissione europea ha elaborato una serie di raccomandazioni riguardanti la tassazione immobiliare con l'obiettivo di allargare le basi imponibili e di spostare il prelievo dai fattori produttivi (capitale e lavoro) a forme di imposizioni meno impattanti sulla crescita. In base ai recenti studi sul tax and growth ranking e al modello QUEST III della Commissione, infatti, la tassazione meno distorsiva e meno recessiva risulta quella relativa alle imposte ricorrenti sulla proprietà immobiliare; al contempo, i medesimi studi mostrano che, anche in un contesto di consolidamento fiscale, riforme che prevedono incrementi delle imposte sulla proprietà immobiliare non generano effetti negativi sull’output;
    alla luce di tali considerazioni, il RNR (Sezione III del DEF) non rispetta le raccomandazioni per il nostro Paese relative all'aumento della tassazione ricorrente sulla proprietà immobiliare. Stando al Country Report per l'Italia 2016, infatti, l'abolizione della tassa sulla prima casa ha rappresentato «un passo indietro nel processo di conseguimento di una più efficiente struttura impositiva che sposti il carico fiscale dai fattori produttivi ai beni immobili». Inoltre, una recente simulazione ha evidenziato che, in termini assoluti, l'abolizione della TASI va a maggior vantaggio delle le fasce più abbienti della popolazione, con conseguente riduzione marginale del coefficiente di disuguaglianza di Gini (coefficiente che misura statisticamente la disuguaglianza nel reddito e nella ricchezza e che si prevede si ridurrà, in Italia, di circa 0,06 punti percentuali, se si include anche il reddito catastale);
    al contempo, per quanto previsto dal DEF, non risultano ad oggi chiare né le modalità né le tempistiche (in base al cronoprogramma per le riforme contenuto nel PNR, viene indicato il triennio 2016-2018) di revisione della base imponibile delle imposte immobiliari, in modo da allineare il valore catastale ai valori di mercato. Il permanere di incertezze per quanto riguarda la riforma del sistema catastale rappresenta un ostacolo all'istaurarsi di un'equa ed efficace tassazione degli immobili. Secondo le simulazioni effettuate dall'Agenzia delle Entrate (Cfr. anche UIL – Servizio Politiche Territoriali – 2015), i valori catastali riveduti potrebbero essere sei volte superiori a quelli attuali. In tal senso, si ritiene che l'Italia abbia perduto una grande opportunità di affrontare in tempi rapidi un problema di vecchia data, che avrebbe potuto avere importanti impatti sia sui problemi strutturali dell'economia sia in termini di finanza pubblica;
    quanto al secondo punto, il ritardo nell'approvazione della legge annuale per la concorrenza 2015 può avere impatti negativi sul sistema imprenditoriale del Paese, in un contesto già debole rispetto alle altre grandi economie dell'Unione europea. Secondo l'indicatore «Fare impresa» della Banca mondiale, infatti, l'Italia si colloca al 45o posto su 189 per la facilità dello svolgere un'attività, 86o per l'ottenimento di una licenza edilizia, 97o per l'ottenimento di crediti, 111o per l'esecuzione dei contratti e 137o per il pagamento delle imposte;
    nello scenario programmatico presentato nel DEF, il rispetto del percorso di avvicinamento verso l'OMT sembrerebbe confermato nel 2015 mentre nel 2016 dipenderebbe dall'utilizzo della flessibilità al livello massimo (peraltro ancora non riconosciuto dalle istituzioni UE); nel 2017 e nel 2018 sembrerebbe al contrario emergere un rischio di deviazione significativa dal percorso di avvicinamento richiesto soprattutto quando questo viene valutato in termini biennali, mentre nel 2019 il percorso di avvicinamento è coerente con le regole di bilancio;
    secondo l'UPB gli obiettivi di bilancio presentati nel DEF per il 2017 e il 2018 non configurano un percorso di avvicinamento all'OMT coerente con lo stato attuale del quadro interpretativo delle regole di bilancio europee come trasposte nell'ordinamento interno,

impegna il Governo:

   a prevedere, nell'ambito della tutela previdenziale, l'istituto del patto intergenerazionale contributivo, in conformità al principio solidaristico su base familiare per tutelare la categoria dei soggetti più deboli che, a causa dell'elevato tasso di disoccupazione e del progressivo innalzamento dell'età d'ingresso nel mondo del lavoro, rischiano di non perfezionare il diritto a un equo trattamento pensionistico, attribuendo al lavoratore la facoltà di richiedere l'autorizzazione alla costituzione di una posizione assicurativa tramite versamenti volontari validi per il diritto e per la misura della pensione, in favore di un parente entro il secondo grado da costituirsi presso la gestione separata dell'istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) per soggetti disoccupati maggiorenni, anche se studenti, fino al compimento del trentacinquesimo anno di età;
   a valutare la possibilità di introdurre misure in materia previdenziale per annullare i danni creati dalla manovra Fornero sulle pensioni e favorire il turnover generazionale, eliminando l'aspettativa di vita e diminuendo l'età pensionabile;
   a valutare l'opportunità di abbassare le aliquote contributive della gestione separata INPS, ormai non più sostenibili per i professionisti iscritti a tale gestione e nettamente inique rispetto a casse privatizzate con iscritti che svolgono professioni analoghe creando una concorrenza sleale nel libero mercato;
   a valutare l'opportunità di unificare tutte le casse professionali privatizzate, con la gestione separata INPS, in un'unica gestione al fine di omogenizzare le aliquote contributive di tutti i liberi professionisti senza differenza alcuna per ciò che concerne la percentuale di contribuzione;
   a valutare l'opportunità di abolire la quota di anticipo della contribuzione per l'anno successivo, con particolare attenzione alla situazione socio-economica attuale che non permette più una adeguata stima delle effettive entrate che il libero professionista può attendersi nell'anno successivo;
   a valutare l'opportunità di abolire qualsiasi contribuzione minima con specifica attenzione all'articolo 54 della Costituzione «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.»;
   a valutare l'opportunità di istituire un sistema di tutele maggiori verso i liberi professionisti analogo a quello dei soggetti dipendenti, al fine di tutelare i soggetti nei periodi di maggiore criticità e/o discontinuità lavorativa, ormai sempre più frequenti nel contesto socioeconomico che stiamo vivendo;
   a predisporre, anche in successivi interventi normativi, il mantenimento dell'esonero contributivo introdotto con la legge n. 190 del 2014, annullando la riduzione prevista dal Governo (dal 100 al 40 per cento) e il mantenimento del massimale pari a 8,060, ridotto dal Governo a 3,250 euro annui e nella durata, ridotta dal Governo da 3 a 2 anni;
   ad intraprendere, anche in successivi interventi normativi, delle misure più efficaci dirette a migliorare le condizioni del Meridione in cui quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle isole (45,6 per cento) è a rischio di povertà o di esclusione sociale;
   a prevedere un incremento del Fondo di solidarietà per l'infanzia e l'adolescenza previsto dalla legge n. 285/1997 per far fronte alle persistenti condizioni di disagio di un consistente numero di famiglie italiane, come attestato anche dai dati Istat di cui in premessa;
   a predisporre iniziative atte a soddisfare l'esigenza di aprire alla concorrenza il settore delle concessioni autostradali, per troppo tempo bloccato da rendite di posizione che non sono più accettabili;
   a prevedere, anche in successivi interventi normativi, condizioni meno gravose per il mutuatario italiano che risulta gravato da oneri fiscali pari a una volta e mezza rispetto agli omologhi cittadini di Paesi che prevedono prelievi gravanti sulle operazioni di finanziamento (Francia e Spagna) e, dunque, a predisporre sgravi fiscali che potrebbero incentivare la ripresa del settore edilizio e delle produzioni ad esso connesse, con ricadute positive per l'intero sistema economico e, non ultimo, per il processo di riqualificazione immobiliare del Paese come non di minore importanza, rivitalizzando il mercato immobiliare e agevolando l'azione di recupero dei crediti deteriorati assistiti da garanzie immobiliari;
   a predisporre un adeguamento degli obiettivi di bilancio presentati nel DEF per il 2017 e il 2018 all'OMT, coerentemente con lo stato attuale del quadro interpretativo delle regole di bilancio europee come trasposte nell'ordinamento interno, nonostante lo scarto specifico rilevato nel 2018 rispetto al limite superiore dei previsori sia di entità contenuta e potrebbe coprirsi con una leva tributaria nell'ordine di poco più di un miliardo di euro;
   ad adottare altre misure strutturali incisive, oltre a quella della disattivazione delle clausole di salvaguardia che, per quanto possa avere un effetto recessivo, tuttavia non rappresenta un commitment assoluto perché possono sempre essere revocate e dunque non rappresenta uno strumento efficace per rafforzare la credibilità del risanamento delle finanze pubbliche, visto che, se ripetutamente disattese, come di fatto è accaduto, possono accrescere l'incertezza;
   a fornire una stima attendibile della reale capacità del cosiddetto Jobs Act di creare nuova occupazione, a fronte dei forti esoneri contributivi previsti dalle leggi 190/2014 e 208/2015, che la Ragioneria Generale dello Stato ha già quantificato in 19.431 miliardi di Euro sul periodo 2015-2019. Ad indicare inoltre se e come intenda rendere tale misura di decontribuzione strutturale e, in alternativa, come intenda affrontare il massiccio accesso a forme di ammortizzazione sociale da parte dei prevedibilmente numerosi lavoratori che perderebbero il lavoro a seguito della cessazione degli incentivi;
   ad avviare un'attenta riflessione sul sistema impositivo italiano, anche alla luce dei benchmark internazionali e delle raccomandazioni della Commissione europea, volto a garantire un tax shifting verso forme meno distorsive per la crescita, quanto in particolare al regime di fiscalità immobiliare;
   ad accelerare i decreti attuativi per la riforma del catasto, da emanarsi entro il 2016, prevedendo aggiornamenti periodici del sistema di valutazione del valore economico dell'immobile, tenendo presente che tale valore dovrebbe riflettere adeguatamente il costo-opportunità tra vendita e locazione dell'immobile;
   ad intraprendere iniziative, anche in considerazione delle crescenti minacce terroristiche, volte a rafforzare le infrastrutture materiali e immateriali a disposizione delle forze armate, specificando e chiarendo le modalità di spesa e i settori prescelti che saranno finanziati dal fondo istituito, nello stato di previsione del Ministero della Difesa, con una dotazione finanziaria di 245 milioni di euro per l'anno 2016, fondo che pur avendo il fine di sostenere interventi straordinari per la difesa e la sicurezza nazionale deve essere usato utilizzando efficienza, efficacia e trasparenza delle spese;
   a destinare parte dei risparmi effettuati con la riforma dello strumento militare al miglioramento della gestione corrente della formazione del personale e della gestione dei mezzi, a fronte di una riduzione di nuovi investimenti in sistemi d'arma;
   a predisporre una revisione normativa del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di sicurezza cibernetica al fine di un'ottimizzazione delle funzioni strategiche e tattiche diretta a ripristinare una sovranità tecnica nazionale;
   a destinare parte dei risparmi effettuati con la riforma dello strumento militare per migliorare la gestione corrente della formazione del personale e della gestione dei mezzi, a fronte di una riduzione di nuovi investimenti in sistemi d'arma finalizzati a progetti effettivamente eseguibili e realizzabili;
   a predisporre interventi diretti a migliorare l'efficienza dei sistemi di sicurezza aeroportuale prevedendo l'utilizzo di un sistema unico di coordinamento e collegamento radio e di comunicazione tra le pattuglie interforze del dispositivo sicurezza aeroportuale e al fine di apprestare un dispositivo di sicurezza efficace ed efficiente per quanto concerne il complesso addestramento/equipaggiamento, comprensivo delle pattuglie messe a disposizione dai corpi armati, prevedendo anche delle aree di filtraggio con finalità antiterroristiche in prossimità degli aeroporti stessi.
(6-00237) «Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

evasione fiscale

politica fiscale