ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00208

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 571 del 17/02/2016
Abbinamenti
Atto 6/00201 abbinato in data 17/02/2016
Atto 6/00202 abbinato in data 17/02/2016
Atto 6/00203 abbinato in data 17/02/2016
Atto 6/00204 abbinato in data 17/02/2016
Atto 6/00205 abbinato in data 17/02/2016
Atto 6/00206 abbinato in data 17/02/2016
Atto 6/00207 abbinato in data 17/02/2016
Atto 6/00209 abbinato in data 17/02/2016
Atto 6/00210 abbinato in data 17/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: BRUNETTA RENATO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 17/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 17/02/2016
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 17/02/2016
SAVINO ELVIRA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 17/02/2016


Stato iter:
17/02/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 17/02/2016
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 17/02/2016
Resoconto PISICCHIO PINO MISTO
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto ALFREIDER DANIEL MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto PARISI MASSIMO MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto MAESTRI ANDREA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SBERNA MARIO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto CICCHITTO FABRIZIO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GARAVINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

NON ACCOLTO IL 17/02/2016

PARERE GOVERNO IL 17/02/2016

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 17/02/2016

DISCUSSIONE IL 17/02/2016

RESPINTO IL 17/02/2016

CONCLUSO IL 17/02/2016

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00208
presentato da
BRUNETTA Renato
testo di
Mercoledì 17 febbraio 2016, seduta n. 571

   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
   premesso che:
    il 18 e 19 febbraio 2016, nella riunione del Consiglio europeo si affronteranno alcuni punti fondamentali riguardanti lo stato di attuazione delle decisioni adottate in risposta alla crisi migratoria e dei rifugiati, nonché la situazione relativa ai piani del Regno Unito per un referendum sulla permanenza o l'uscita dall'Unione europea;
    per quanto riguarda la crisi migratoria e dei rifugiati, le discussioni si concentreranno sugli aiuti umanitari, la gestione delle frontiere esterne, l'attuazione del piano d'azione Unione europea-Turchia e il funzionamento dei punti di crisi;
    la questione migratoria rappresenta un annoso problema che l'Unione europea non ha mai affrontato in maniera seria, approfondita e risolutiva. L'Italia, per la sua posizione geografica, è da anni meta di un forte e continuo flusso migratorio: influisce indubbiamente sulla scelta del nostro Paese, quale porta d'ingresso in Europa, una politica di accoglienza che non dissuade l'immigrazione illegale; inoltre, l'Italia è stata spesso abbandonata a se stessa nella gestione di operazioni assai onerose (rivelatesi comunque controproducenti) quali «Mare Nostrum» e «Triton»;
    di fronte a tutto quello che è avvenuto in particolare negli ultimi due anni, ovvero una situazione da più parti definita «senza precedenti», gli Stati membri dell'Unione europea, ancora una volta, hanno preferito reagire in ordine sparso e non coordinato, scegliendo strade diverse. Chi ha chiuso, anche fisicamente, le frontiere; chi ha preferito dichiarazioni (e atti) di grande apertura verso solo alcune delle persone «in transito» (specialmente i siriani). Chi ha invocato «più Europa», chi «meno ingerenza dell'Unione europea». Chi ha accusato e messo in forte discussione Schengen. Chi semplicemente è rimasto a guardare;
    ma, al di là di tutto questo, tutte le iniziative e le misure poste in essere fino ad oggi per fronteggiare il fenomeno migratorio non hanno avuto esiti positivi; al contrario, si può constatare come gli eventi abbiano determinato un continuo peggioramento della situazione, registrando l'ennesimo fallimento di una politica europea comune delle migrazioni;
    la stessa operazione Triton, esaltata come grande risultato del nostro Semestre europeo, è stata un inganno. L'Unione europea ha colpevolmente dato priorità alle questioni relative alla frontiera est, dimostrando cecità nel mancato coinvolgimento della Russia quale alleata preziosa per pacificare i Paesi del Mediterraneo, continuando ad insistere sulle sanzioni, controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia e le imprese anzitutto del nostro Paese;
    il cosiddetto «mercato della disperazione», frutta un ingente giro d'affari (circa 30 miliardi di dollari/USD). Tale questione impone di rivalutare una «politica comune di immigrazione» che contempli interventi mirati per contrastare gli scafisti in partenza dalla Libia e dalla Tunisia, unitamente a interventi di carattere umanitario per garantire, a chi ne ha diritto, di ricevere assistenza in Africa e accoglienza in Europa;
    in questi mesi persino lo spirito di Schengen è stato messo fortemente in discussione soprattutto da quei Paesi, come quelli del Nord Europa, che hanno proposto la sospensione di 2 anni delle disposizioni del Trattato, se non addirittura lo smantellamento dell'intero impianto per la libera circolazione;
    la libera circolazione delle persone all'interno dello Spazio Schengen è una conquista e un valore fondamentale dell'Occidente ed una sua contrazione, se non addirittura eliminazione, comprometterebbe il concetto stesso di Unione europea. Rimane tuttavia sconcertante, da questo punto di vista, la mancanza di una strategia comune dei Paesi dell'area Schengen volta a fronteggiare l'emergenza immigrazione e la conseguente reazione a livello dei singoli Stati: il caso dell'Italia (vedasi ad esempio i casi del ripristino dei controlli a Ventimiglia o al Brennero) in questo senso è emblematico;
    non si ritiene strategicamente corretto limitare l'esercizio del diritto alla libera circolazione dei cittadini europei solo perché non si è in grado di fronteggiare il grande problema dei flussi migratori. La chiave, quindi, non è mettere in discussione Schengen ma, piuttosto, valutare il potenziamento dei controlli delle frontiere esterne a Schengen;
    tra l'altro l'ipotetica chiusura dello Spazio Schengen da parte dei singoli Stati europei non farebbe altro che esporre ulteriormente l'Italia ai flussi migratori e alla gestione in assoluta solitudine degli stessi; è evidente infatti che, non potendosi ergere muri, sulle nostre coste, l'Italia, di fatto, si troverebbe da sola a fronteggiare il regolamento Dublino III (principio dello Stato di primo approdo);
    senza dimenticare che il danno in termini economici sarebbe ingente per ogni singolo Paese: una recente ricerca di France Strategie ha dimostrato, ad esempio, che la chiusura dello spazio di libera circolazione europeo per la Francia, avrebbe un costo diretto di 1 o 2 miliardi di euro a breve termine, per arrivare fino a 10 miliardi (pari a mezzo punto di prodotto interno lordo lungo termine. Per il resto dell'Unione europea, in cui alcuni Paesi anche strutturalmente propensi al commercio estero, l'impatto potrebbe raggiungere cifre astronomiche (oltre i 100 miliardi di euro) pari a circa 0,8 punti percentuali di prodotto interno lordo da qui al 2025. Il calo si registrerebbe in settori nevralgici, che hanno da sempre giovato dello Spazio Schengen: la frequentazione turistica, l'impatto sui lavoratori frontalieri e il settore del trasporto merci. Il calcolo, oltretutto, non comprende i costi per il bilancio pubblico di una reintroduzione dei controlli doganali. Sul lungo termine, sempre secondo la ricerca, «la generalizzazione dei controlli permanenti sarebbe equivalente a una tassa del 3 per cento sul commercio tra Paesi della zona (Schengen), che diminuirebbe quindi strutturalmente del 10 o 20 per cento. A questo si aggiungerebbero eventuali effetti sull'investimento estero e la mobilità dei lavoratori»;
    piuttosto che mettere in discussione Schengen si ritiene necessario non solo potenziare i controlli alle frontiere esterne auspicabilmente anche mediante la creazione di una guardia frontiera comune Schengen, ma anche potenziare il sistema dei rimpatri e, in questa direzione, far si che l'Europa diventi protagonista degli accordi di rimpatrio con i Paesi africani, non limitandosi a demandarne la negoziazione ai singoli Stati europei;
    alla luce di ciò è urgente ed improcrastinabile l'implementazione di una politica migratoria europea comune e coerente, che affronti i temi del controllo delle frontiere e della stabilità e sviluppo dei Paesi di origine e di transito. Tali questioni devono necessariamente entrare a far parte dell'agenda europea per la migrazione dell'anno 2016;
    occorre una maggiore condivisione delle responsabilità con gli altri Paesi europei per scongiurare il rischio di nuovi attacchi terroristici nel vecchio continente nonché, pertanto concerne la spartizione delle responsabilità, la necessità di modificare il sistema di Dublino poiché superato, inefficace e ingiusto per i paesi di sbarco e per i richiedenti asilo;
    il Governo italiano non ha ancora sostenuto l'ipotesi di un intervento militare in Libia e di un conseguente blocco navale, ma ha più volte sostenuto un piano di contrasto internazionale al traffico di esseri umani, ed un raccordo internazionale di polizia e di intelligence, in grado di colpire e smantellare il network dei trafficanti, con operazioni mirate, anche in loco, per distruggere il racket criminale, che però non ha prodotto i risultati desiderati;
    il Governo italiano si è mostrato debole in Europa non solo nell'avanzare proposte in termini di politica migratoria, ma anche in relazione alla grave crisi economica che sta attraversando il continente europeo, con particolare riferimento al crollo dei mercati borsistici e alla crisi del sistema bancario. Nell'introdurre i delicati cambiamenti a livello europeo in tema di risoluzione delle crisi bancarie, non si è prestata sufficiente attenzione alla fase di transizione; un'applicazione immediata e, soprattutto, retroattiva dei meccanismi di burden sharing fino al 2015 e, successivamente, del bail-in, ha nei fatti comportato – oltre che un aumento del costo e una rarefazione del credito all'economia – rischi per la stabilità finanziaria, connessi anche col trattamento dei creditori in possesso di passività bancarie sottoscritte anni addietro, in tempi in cui le possibilità di perdita del capitale investito erano molto remote. Sarebbe stato quindi preferibile un passaggio graduale e meno traumatico, tale da permettere ai risparmiatori di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro scelte di investimento in base al mutato scenario;
    in particolare, Il quadro normativo nazionale, nel dare applicazione alle disposizioni europee in materia di «salvataggi bancari», anche anticipandone di fatto l'entrata in vigore, si è rivelato confuso e particolarmente oneroso per i risparmiatori; un approccio mirato, con l'applicazione del bail in solo a strumenti provvisti di un'espressa clausola contrattuale, e un adeguato periodo transitorio avrebbero consentito alle banche di emettere nuove passività espressamente assoggettabili a tali condizioni;
    la BRRD contiene una clausola che ne prevede la revisione, da avviare entro giugno 2018. È auspicabile che questa occasione sia ora sfruttata, facendo tesoro dell'esperienza, per meglio allineare la disciplina europea con gli standard internazionali;
    una soluzione di livello europeo a questo problema è tra i pilastri dell'unione bancaria che si vorrebbe introdurre: è la garanzia comune sui depositi, una sorta di «prestatore di ultima istanza» per cui i depositi bancari sono garantiti «dalla piena fede e dal credito dell'Unione europea» su cui però pesa il veto del Governo tedesco;
    sulle modalità di creazione e funzionamento della Bad bank italiana si è aperto un confronto con la Commissione europea, molto serio, sul quale però il governo ha già ceduto senza se e senza ma, evidentemente troppo timoroso di un'eventuale «bocciatura» della Legge di stabilità tutta in deficit;
    sarebbe invece necessario superare qualsiasi atteggiamento di debolezza, e cercare alleanze tra i partner europei per far cadere il veto tedesco sulla garanzia europea comune sui depositi bancari. In un colpo solo si risolverebbe il problema delle banche e si riuscirebbe a evitare la vendita in blocco di titoli di Stato italiani, con le conseguenze drammatiche che abbiamo già avuto modo di conoscere sull'economia e la democrazia italiana;
    abbiamo avuto modo di verificare, attraverso l'esempio della Gran Bretagna, che una trattativa portata avanti con abilità, e con la forza adeguata, è in grado di determinare condizioni estremamente favorevoli non solo per il Paese che porta avanti le richieste, ma anche per tutti gli altri Stati che indirettamente ne beneficiano;
    la scelta della Gran Bretagna si è rivelata vincente dal punto di vista strategico nelle modalità con cui è stata condotta la trattativa, nonché nei contenuti, che hanno trovato la condivisione anche di altri Stati dell'Unione europea: del resto, si tratta in ogni caso dello specchio di un'Europa che è ancora lontana dall'essere una federazione tra Stati, e che, in questo caso, mette ancora di più in evidenza l'inconsistenza del nostro Paese in Europa,

impegna il Governo:

   1) nell'ambito della questione delle migrazioni e della lotta al terrorismo, ad adottare ogni iniziativa volta a promuovere un'azione incisiva a livello europeo per fronteggiare il fenomeno migratorio, distinguendo i profughi che scappano dalle guerre dai clandestini, che devono essere immediatamente espulsi attraverso operazioni in grado di controllare i flussi dei profughi in fuga dalla guerra e dalla repressione politica, e di contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, sollecitando con forza un fattivo impegno degli Stati dell'Unione europea volto a:
    a) sollecitare un intervento decisivo dell'Unione europea volto a potenziare i controlli alle frontiere esterne, fornendo adeguato sostegno agli Stati membri in prima linea, attraverso l'intensificazione dei controlli di frontiera sia in mare che a terra nel Mediterraneo meridionale, sul Mar Egeo e lungo la «rotta balcanica»;
    b) potenziare il sistema dei rimpatri, assicurando la ricollocazione e il rimpatrio dei migranti, e la costituzione di punti di crisi (hotspot) nei Paesi di provenienza, definendo un approccio comune europeo per la gestione del flusso dei rifugiati e dei migranti economici;
    c) stipulare accordi economici bilaterali da parte dell'Europa con i Paesi di origine e di transito per interrompere i flussi migratori e per il rimpatrio dei clandestini, anche attraverso lo sviluppo di una politica di cooperazione volta a sostenere lo sviluppo economico e l'occupazione in questi territori;
    d) fornire aiuti economici ai Paesi di origine e di transito legati ad un'efficace lotta alla migrazione clandestina e alle organizzazioni criminali che la sostengono;
    e) contribuire a migliorare le condizioni nei campi profughi, al fine di ridurre l'elevato numero di rifugiati che tentano di sbarcare in Europa alla ricerca di condizioni di vita migliori;
    f) aumentare la ricezione da parte degli Stati membri delle minoranze religiose perseguitate, in particolare i cristiani e yazidi, e creare zone cuscinetto protette militarmente per difendere queste popolazioni nei paesi colpiti da conflitti;
    g) predisporre un piano di accoglienza dei profughi in tutti i Paesi europei in modo proporzionato in base alle loro dimensioni, popolazione e prodotto interno lordo;
    h) rivedere le clausole del regolamento di «Dublino III» per coinvolgere tutti gli Stati dell'Unione europea nella gestione dei richiedenti asilo e dei migranti che varcano i confini europei, in particolare nelle attività di accoglienza e di identificazione, superando l'attuale principio del «Paese di primo approdo»;
    i) garantire un sistema che regoli la concessione del diritto di asilo secondo standard e procedure comuni in tutti i Paesi e il coordinamento nella raccolta delle domande dei richiedenti, per permettere agli aventi diritto di raggiungere i paesi di accoglienza in modo sicuro, prevenendo ogni abuso del sistema con la presentazione di domande di asilo multiple da parte di una sola persona;
    j) valutare l'opportunità di un intervento militare nel Mediterraneo, attraverso l'impiego di azioni mirate, sotto l'egida delle Nazioni Unite, tra gli Stati Uniti, l'Europa, la Russia e i Paesi arabi, per bloccare le rotte migratorie; in tal senso, essendo fondamentale l'apporto già prospettato sul campo dalla Russia, è necessario portare avanti la proposta quantomeno di una moratoria delle sanzioni nei confronti della Federazione russa;
    k) neutralizzare i mezzi degli «scafisti», implementando le azioni volte alla distruzione e al sequestro di tutte le infrastrutture logistiche di trafficanti di esseri umani;
    l) offrire una cornice legale più solida alle attività negli hotspot, in particolare per permettere forme di coercizione per la raccolta delle impronte, prevedendo di trattenere più a lungo i migranti che rifiutano di farsi registrare;
    m) avviare, nei tempi più brevi possibili, la fase 3 dell'operazione EUNAVFOR Med, che autorizza l'ispezione e il sequestro e la distruzione delle imbarcazioni, anche sul territorio libico, sospettate di essere utilizzate per il traffico illecito dei migranti o per la tratta di esseri umani, valutando attentamente, se ciò non fosse possibile, l'utilità del proseguimento a tempo indeterminato della attuale Fase 2;
    n) favorire un maggiore impegno della Turchia, per una più efficace lotta al terrorismo, alla chiusura del confine turco-siriano per evitare il contrabbando di petrolio e gli spostamenti dei terroristi (foreign fighters) da/e verso l'Europa;
   2) nell'ambito dell'Unione economica e monetaria, ad assumere in sede europea ogni iniziativa volta a:
    a) modificare la direttiva sul bail-in, e identificare con precisione le passività bancarie chiamate a sopportare le perdite, escludendo quelle emesse prima dell'entrata in vigore delle nuove norme, per evitare la retroattività di queste ultime, e a predisporre strumenti eccezionali di intervento nel caso in cui si ha percezione che il sacrificio di azionisti e creditori derivante dall'applicazione del bail-in metta a repentaglio la stabilità dell'intero sistema;
    b) rivedere la disciplina europea sugli aiuti di Stato, superando l'attuale restrittiva interpretazione della Commissione europea del concetto di «aiuti», in particolare distinguendo tra interventi pubblici a favore di banche non in crisi, per le quali l'intervento dello Stato sarebbe ingiustificato e distorsivo del principio di libera concorrenza, e interventi pubblici conseguenti a «fallimenti del mercato» per cui lo Stato interviene solo in casi di reale emergenza, quando la stabilità del sistema viene seriamente minata;
    c) disporre una garanzia europea comune sui depositi bancari, in quanto è necessaria, in una unione monetaria, quale è l'Eurozona, la condivisione dei rischi, e tutto quanto ne consegue in termini di sacrifici richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire, anche per far fronte a episodi di «panico finanziario»;
    d) sollecitare l'avvio di specifiche attività, come ad esempio campagne di informazione, volte a spiegare ai consumatori i contenuti e gli effetti della nuova normativa sul bail-in;
    e) richiedere un intervento della Commissione europea per vigilare sulla corretta e uniforme applicazione della direttiva sul bail-in nei vari Stati membri, e garantire certezza giuridica e condizioni di parità tra banche, che spesso operano in diversi Paesi dell'Unione europea.
(6-00208) «Brunetta, Carfagna, Occhiuto, Elvira Savino».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

regolamentazione doganale

controllo alla frontiera

libera circolazione delle persone