ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00177

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 530 del 26/11/2015
Abbinamenti
Atto 6/00174 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00175 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00176 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00178 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00179 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00180 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00181 abbinato in data 26/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: SEGONI SAMUELE
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 26/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015
MAESTRI ANDREA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015
PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 26/11/2015


Stato iter:
26/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 26/11/2015
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 26/11/2015
Resoconto FAENZI MONICA MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto BARADELLO MAURIZIO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MATARRESE SALVATORE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GAROFALO VINCENZO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PRESTIGIACOMO STEFANIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BIANCHI STELLA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto OTTOBRE MAURO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
 
PARERE GOVERNO 26/11/2015
Resoconto VELO SILVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/11/2015

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 26/11/2015

IN PARTE ACCOLTO E IN PARTE NON ACCOLTO IL 26/11/2015

PARERE GOVERNO IL 26/11/2015

DISCUSSIONE IL 26/11/2015

VOTATO PER PARTI IL 26/11/2015

RESPINTO IL 26/11/2015

CONCLUSO IL 26/11/2015

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00177
presentato da
SEGONI Samuele
testo di
Giovedì 26 novembre 2015, seduta n. 530

   La Camera,
   premesso che:
    i cambiamenti climatici stanno diventando un argomento d'interesse e di attualità nell'agenda politica italiana e sarebbe importante se l'Italia convertisse il proprio sistema di sviluppo verso modelli sostenibili in modo da diventare punto di riferimento nel mondo;
    il rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente «Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012», pubblicato nel novembre del 2012, fornisce una comprensiva base scientifica di riferimento sugli impatti ambientali ai cambiamenti climatici a livello europeo, i cui principali risultati sono:
     a) il decennio (2002-2011) è stato il periodo storicamente più caldo in Europa, con temperature sulle aree emerse di 1,3 gradi superiori rispetto al livello preindustriale, contemporaneamente le ondate di calore sono aumentate in frequenza e durata, provocando migliaia di morti nell'ultimo decennio;
     b) la precipitazione media sta diminuendo in Europa meridionale e sta aumentando in Europa settentrionale: le proiezioni climatiche indicano che tale trend continuerà anche in futuro, così che si verificherà un aumento di inondazioni fluviali a causa dell'intensificazione del ciclo dell'acqua causato dalle temperature più alte;
     c) i fenomeni di siccità stanno diventando più intensi e frequenti in Europa meridionale, mentre si prevede la diminuzione delle portate fluviali minime estive;
     d) l'area dell'Artico si sta riscaldando più velocemente delle altre aree europee: la fusione dei ghiacciai continentali della Groenlandia è raddoppiata dagli anni ’90. Inoltre, dal 1850 i ghiacciai alpini hanno perso circa 2/3 del loro volume;
     e) il livello medio marino sta crescendo, causando un aumento del rischio di inondazioni costiere. Il livello medio globale marino è cresciuto di 1,7 millimetri all'anno nel XX secolo e di 3 millimetri all'anno negli ultimi decenni;
     f) la disponibilità di risorse idriche per l'agricoltura nell'Europa meridionale sta drasticamente diminuendo;
     g) i cambiamenti climatici hanno anche un ruolo nella trasmissione di malattie che provocano impatti rilevanti sulla salute umana;
     h) molti sono i cambiamenti nella biodiversità: fioriture anticipate di piante e di fitoplancton e zooplancton, migrazioni di piante e animali a latitudini più settentrionali o ad altitudini più elevate. Studi mostrano un rischio potenziale di future estinzioni;
    le principali fonti scientifiche di riferimento (rapporti di IPCC2,3 e EEA4, APAT/ISPRA5, ENEA6, FEEM7, CMCC8) concordano nel sostenere che, nei prossimi decenni, la regione europea e mediterranea dovrà far fronte ad impatti dei cambiamenti climatici particolarmente negativi, i quali, combinandosi agli effetti dovuti alle pressioni antropiche sulle risorse naturali, fanno dell'Europa meridionale e del Mediterraneo le aree più vulnerabili d'Europa. In Italia, nei prossimi decenni, si andrà incontro ad un innalzamento eccezionale delle temperature (soprattutto in estate), ad un aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità ed episodi di precipitazioni piovose intense), ad una riduzione delle precipitazioni annuali medie e dei flussi fluviali annui, all'erosione e all'inondazione delle zone costiere (con conseguente alterazione degli ecosistemi marini), alla possibile perdita di una rilevante parte del patrimonio storico-artistico-culturale. Nel complesso, si assisterà all'aumento inesorabile del rischio di disastri ambientali, all'aumento dello stress idrico (con conseguente drastica riduzione delle risorse idriche), alla riduzione della sicurezza alimentare, alla riduzione dei diritti alla salute, all'inasprimento dello sfruttamento delle risorse naturali, all'aumento delle ineguaglianze e delle marginalizzazioni sociale ed economica, dei conflitti e delle migrazioni;
    l'Italia, ad oggi, non ha raggiunto l'impegno di riduzione previsto dal Protocollo di Kyoto (6,5 per cento di riduzione delle emissioni nel periodo 2008-2012 rispetto al 1990); la riduzione delle emissioni osservata in questo periodo è stata dovuta prevalentemente alla crisi economica in corso che ha ridotto consumi e produzione;
    quello della mitigazione e dell'adattamento ai cambiamenti climatici è un problema che necessita di un approccio multisettoriale, multidisciplinare e multisistemico, che impatta, in particolare, l'ambiente, le attività produttive, l'agricoltura, i rischi meteorologici e idrogeologici, la società, le politiche energetiche, i flussi migratori;
    l'industria del carbone è la più grande fonte di emissioni di anidride carbonica, il gas serra che sta cambiando il clima del pianeta e che rischia di innescare una serie di impatti devastanti per la vita della Terra così come la si conosce;
    secondo BankTrack e gli altri promotori dell'appello/petizione «Banks, do the Paris pledge to quit coal», «Siamo in grado di porre fine alla nostra dipendenza dal carbone, ma dobbiamo farlo in fretta. Un modo per raggiungere questo obiettivo è che le banche la smettano di finanziare questa industria». Il problema è che, come scriveva già a maggio scorso Rinnovabili.it, il 20 per cento dei 170 milioni di euro necessari per organizzare la Conferenza delle parti, della Convenzione quadro delle Nazioni Unite ai cambiamenti climatici (Unfccc) di Parigi arriverà da finanziamenti privati e che la Francia ha già stilato una prima lista di queste aziende partner «amiche», tra le quali ci sono Engie (ex Gdf Suez), Edf, Renault-Nissan, Suez environment, Air France, Fesr, Axa, Bnp Paribas, Lvmh, Ikea. Alcune di queste multinazionali vendono o utilizzano abbondantemente combustibili fossili, «brand che negli anni sono diventati un simbolo dell'inquinamento e della violazione dei diritti», scrive Rinnovabili.it;
    le banche che la maggioranza delle persone utilizza ogni giorno stanno alimentando la crisi climatica, canalizzando centinaia di miliardi di dollari per un settore che è ormai in crisi e, se è vero che il carbone è in crisi in molti Paesi, dal 2000 la produzione mondiale è cresciuta del 69 per cento, 7,9 miliardi di tonnellate all'anno, cosa che ha portato anche ad un aumento dei finanziamenti (a volte nascosti) da parte delle banche;
    nel recente rapporto «Boom and bust – Tracking the global coal plant pipeline» Coalswarm e Sierra club spiegano che, dal gennaio 2010, nel mondo è stata proposta la costruzione di 2.177 impianti a carbone e molti sono in corso di progettazione o in fase di costruzione. Se queste centrali a carbone entreranno in servizio grazie ai finanziamenti bancari, la COP 21 UNFCCC di Parigi è destinata al fallimento;
    BankTrack ritiene che, proprio per il ruolo centrale che hanno, le banche dovrebbero aiutare finanziariamente la transizione energetica, «spostando rapidamente il loro portafoglio energetico dai combustibili fossili al finanziamento dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili, transizione che deve iniziare con un impegno pubblico lasciando perdere il carbone»;
    secondo la conclusione a cui è giunto di recente il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), se non s'interviene in fretta i mutamenti del clima produrranno effetti gravi, estesi e irreversibili sulla popolazione e sugli ecosistemi del mondo intero;
    per evitare che la temperatura media del pianeta aumenti pericolosamente di oltre due gradi rispetto ai livelli preindustriali (il cosiddetto obiettivo dei due gradi), tutti i Paesi dovranno ridurre in maniera consistente e costante le emissioni di gas a effetto serra;
    questa transizione verso un mondo a basse emissioni non solo può essere effettuata senza compromettere la crescita e l'occupazione, ma può decisamente offrire a tutti i Paesi, europei e del resto del mondo, l'opportunità di ridare slancio all'economia;
    tutti i Paesi devono agire in fretta e insieme ed è questa la sfida raccolta fin dal 1994 dalle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in nome della quale oltre 90 Paesi, sia sviluppati, sia in via di sviluppo, hanno annunciato il proposito di ridurre le loro emissioni entro il 2020. Tali propositi non sono stati però sufficienti a raggiungere l'obiettivo dei due gradi e, nel 2012, la Conferenza delle parti dell'Unfccc ha avviato i negoziati per giungere a un nuovo accordo giuridicamente vincolante e applicabile a tutte le parti, grazie al quale il mondo potrà incamminarsi sulla buona strada per raggiungere tale obiettivo, accordo del 2015 che dovrà essere definitivamente concluso a Parigi per essere applicato a partire dal 2020;
    i passi avanti compiuti in occasione della recente Conferenza sul clima di Lima hanno gettato le premesse per la conclusione a Parigi dei suddetto accordo, ma la decisione più importante adottata a Lima riguardava le modalità con cui i Paesi avrebbero dovuto formulare e comunicare gli obiettivi di riduzione delle emissioni da essi proposti con largo anticipo rispetto alla Conferenza di Parigi;
    molto prima della Conferenza di Lima, l'Unione europea ha dato prova di leadership e di determinazione nella lotta ai cambiamenti climatici a livello mondiale: al vertice europeo di ottobre 2014 i Capi di Stato e di Governo hanno convenuto che l'Unione europea deve intensificare gli sforzi e entro il 2030 ridurre le proprie emissioni di almeno il 40 per cento rispetto ai livelli del 1990, decisione a cui hanno fatto eco gli annunci della Cina e degli Stati Uniti;
    a Lima, gli Stati membri dell'Unione europea hanno annunciato il proposito di versare circa la metà della capitalizzazione iniziale di 10 miliardi di dollari del Fondo verde per il clima per assistere i Paesi in via di sviluppo e, all'interno dell'Unione europea, stato poi adottato un nuovo piano di investimenti, mediante il quale, nell'arco dei prossimi tre anni (2015-17), si sbloccheranno investimenti pubblici e privati nell'economia reale, pari ad almeno 315 miliardi di euro, che consentiranno di modernizzare e «decarbonizzare» l'economia dell'Unione europea;
    una delle priorità è quella di costruire un'unione dell'energia resiliente, con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici, con lo scopo di tradurre la decisione presa al vertice europeo di ottobre 2014 nell'obiettivo per le emissioni proposto dall'Unione europea, ossia il suo contributo stabilito a livello nazionale (Indc – intended nationally determined contribution), che sarebbe dovuto essere presentato entro la fine del primo trimestre del 2015;
    sarebbe stato necessario proporre che tutte le parti dell'Unfccc avessero presentato i loro Indc con ampio anticipo rispetto alla Conferenza di Parigi, la Cina, gli Stati Uniti e altri Paesi del G20, così come i Paesi a reddito medio e alto, avrebbero dovuto farlo entro il primo trimestre del 2015, mentre ai Paesi meno sviluppati si sarebbe dovuto accordare maggiore flessibilità;
    è fondamentale, nella sede di COP 21, tracciare le linee di un accordo trasparente, dinamico e giuridicamente vincolante che contenga impegni equi e ambiziosi di tutte le parti, stabiliti in base a una situazione geopolitica ed economica mondiale in costante evoluzione;
    l'impegno che bisognerebbe prendere a livello europeo e che tutti i singoli Paesi dell'Unione europea dovrebbero ottemperare, dovrebbe essere quello di ridurre le emissioni mondiali di almeno il 60 per cento entro il 2050 rispetto ai livelli del 2010. Se il livello di ambizione fissato a Parigi non fosse sufficiente a raggiungere questo obiettivo, occorrerebbe stilare un programma di lavoro, da avviare nel 2016 in stretta collaborazione con il Fondo verde per il clima, per individuare altre misure di riduzione delle emissioni;
    le grandi economie, in particolare l'Unione europea, la Cina e gli Stati Uniti, dovrebbero dar prova di leadership politica, aderendo al protocollo il più presto possibile, accelerandone in tal modo l'entrata in vigore, che dovrebbe avvenire non appena sia ratificato dai Paesi che insieme rappresentano attualmente l'80 per cento delle emissioni mondiali. Nell'ambito del nuovo protocollo, i finanziamenti, lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia, come pure la costituzione di capacità a supporto dell'azione per il clima, dovrebbero favorire la partecipazione di tutti i Paesi e agevolare un'attuazione efficace ed efficiente delle strategie di riduzione delle emissioni e di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici;
    è necessario incoraggiare uno sviluppo sostenibile resiliente ai cambiamenti climatici, promuovendo la cooperazione internazionale e sostenendo politiche che rendano i Paesi meno vulnerabili e più capaci di adeguarsi agli effetti dei cambiamenti climatici, promuovendo un'attuazione e una cooperazione efficienti ed efficaci, incoraggiando l'adozione di politiche che stimolino il settore pubblico e quello privato a effettuare controlli di tutti i settori economici e di tutte le fonti di emissione, compresa l'agricoltura, la silvicoltura e altri usi del suolo;
    l'adattamento basato sugli ecosistemi, oltre a ridurre il rischio di alluvioni e l'erosione del suolo, è in grado di migliorare la qualità dell'acqua e dell'aria e la transizione verso economie a basse emissioni e resilienti ai cambiamenti climatici e sarà possibile solo trasformando a fondo i modelli d'investimento;
    bisognerebbe promuovere gli investimenti in programmi e politiche a basse emissioni, impegnando tutti i Paesi a creare contesti più favorevoli a investimenti rispettosi del clima, utilizzando le risorse in modo efficace per raggiungere vari obiettivi, concordati a livello internazionale, in materia di clima e sviluppo sostenibile; i Paesi in grado di farlo dovrebbero mobilitare un sostegno finanziario a favore delle parti del protocollo ammesse a beneficiarne;
    alla Conferenza di Parigi si dovrebbe anche decidere di proseguire il programma di lavoro inteso a individuare misure di mitigazione supplementari nel 2016, in stretta collaborazione con il Fondo verde per il clima ed altri istituti finanziari; si tratta di un programma che assumerà particolare importanza se sarà riscontrato un divario tra il livello complessivo di ambizione degli impegni di mitigazione e le emissioni che occorre ridurre per conseguire l'obiettivo dei due gradi;
    secondo molte ricerche scientifiche, i cambiamenti climatici in atto stanno determinando un intensificarsi di eventi meteorologici estremi e relativi rischi idrogeologici. Ad oggi, in Italia non è attivo un servizio meteorologico nazionale distribuito, mentre il servizio geologico nazionale appare sottodimensionato in relazione alla complessità geologica del territorio italiano. Risultano, invece, avviati i lavori su proposte di legge di iniziativa parlamentare relativi alla riforma delle agenzie ambientali (atto Senato n. 1458) e alla riorganizzazione della protezione civile (discussione in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati delle proposte di legge atti Camera nn. 2607, 2972 e 3099);
    in vista della Conferenza delle Parti (COP 21), dove tutte le nazioni si siederanno ad un tavolo per cercare di decidere cosa fare riguardo a questo clima in evidente mutamento, anche in Italia il dibattito si sta accendendo, dopo una partenza che già era stata incoraggiante;
    dall'enciclica «Laudato sii» di Papa Francesco, nei mesi scorsi, era arrivato un veemente messaggio sui temi dell'ambiente, dei mutamenti climatici e dello sviluppo umano, promuovendo l'obiettivo di non compromettere l'ambiente, patrimonio collettivo dell'umanità che ci porta a sperare di avere presto un mondo a energia rinnovabile, senza combustibili fossili;
    durante questa legislatura, alla Camera e al Senato, è stato attivato un intergruppo parlamentare, Globe Italia, composto da esponenti di tutte le forze politiche, nel tentativo di far squadra contro i cambiamenti climatici e il Governo aveva incaricato, Italiasicura, l'Unità di missione per il contrasto al dissesto idrogeologico, di occuparsi anche dei cambiamenti climatici;
    messe in rete, le diverse realtà coinvolte tra cui Ministeri, Regioni e Comuni, imprese e associazioni, il 22 giugno 2015 si sono tenuti gli «Stati generali sul clima» per rendere edotti i cittadini delle azioni che l'Italia dovrebbe mettere in atto;
    alla Camera dei deputati sono state discusse risoluzioni inerenti la strategia da adottare per gli adattamenti climatici e mozioni più ampie concernenti la lotta al Global Warming in generale e, più specificatamente, alla riduzione dei gas serra;
    l'interesse delle forze politiche è divenuto quasi trasversale, come era prevedibile, visto il continuo susseguirsi ed intensificarsi di eventi climatici quali alluvioni, trombe d'aria, nubifragi, crisi idriche, desertificazione, e, dal punto di vista dell'allevamento, mucche che non producono più latte, pesci che bollono nell'acqua delle lagune e degli allevamenti, malattie e parassiti tropicali, per non parlare dei migranti in fuga dalla siccità ed altre calamità connesse ai cambiamenti climatici;
    tali episodi devono costituire uno stimolo per agire speditamente con il piano di mitigazione ed adattamento, fornendo aiuti urgenti al tessuto economico in crisi per risollevarsi e riconvertirsi verso modelli di sviluppo più sostenibili, che saranno quelli che domineranno il mondo tra qualche decennio;
    sulla lotta al cambiamento climatico dal Governo italiano finora sono state espresse soltanto delle buone intenzioni, ma nei fatti si incontrano difficoltà nel fare proposte concrete e vengono rimandate scelte importanti che possono cambiare il nostro sistema Paese in un modello più sostenibile;
    la riduzione delle emissioni di CO2 sembrava essere una priorità per il Governo in carica, ma, nei fatti, non è stato così, pur avendo sempre annunciato, questo, di voler contrastare i cambiamenti climatici, dimostrando tuttavia un comportamento miope non prendendo in considerazione il suggerimento dei promotori del presente atto di indirizzo di iniziare a finanziare la strategia nazionale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici già con questa legge di stabilità;
    all'intergruppo parlamentare Globe, è stata invece accettata la proposta del gruppo parlamentare, di cui la prima firmataria del presente atto di indirizzo fa parte, di presentare, congiuntamente una serie di emendamenti inerenti il contrasto e l'adattamento ai cambiamenti climatici, permettendo con ciò di portare avanti le proposte dell'intergruppo in maniera trasversale, aumentando la possibilità che possano venire approvate;
    non è soltanto un sogno avere un'Italia capofila mondiale per la riduzione delle emissioni di CO2, avendone le potenzialità e apportando il nostro prezioso contributo ad un «progetto comune» che speriamo si possa affermare anche a Parigi;
    il cambiamento climatico in atto è la più grave minaccia della nostra epoca. Senza nuovi interventi, i trend attuali delle emissioni di gas serra porterebbero a un aumento medio della temperatura terrestre di 3,7- 4,8oC rispetto al periodo preindustriale: un aumento ben oltre i 2oC – ritenuto sostenibile, benché non privo di conseguenze negative – che avrebbe ripercussioni ambientali, sociali ed economiche disastrose. Prevenire un esito disastroso del cambiamento climatico è ancora possibile, dimezzando le emissioni mondiali di gas serra entro il 2050, rispetto a quelle del 2010. Le capacità, le tecnologie e gli strumenti per conseguire un tale obiettivo sono disponibili, a costi sostenibili e con possibilità di attivare nuove occasioni di sviluppo;
    il Consiglio nazionale della green economy e le imprese firmatarie, in vista della COP 21 di Parigi, hanno lanciato un appello ai decisori politici dagli Stati Generali della Green Economy in svolgimento a Ecomondo-Key Energy-Cooperambiente, a Rimini. L'appello, aperto alle sottoscrizioni, è stato presentato nel corso di una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato rappresentanti di alcune tra le più importanti aziende nazionali ed è basato sulle seguenti sette proposte:
     1. Promuovere un efficace accordo internazionale e attuare significative misure nazionali di mitigazione e di adattamento;
     2. Adottare target legalmente vincolanti, in linea con l'obiettivo dei 2oC, basati su criteri di equità;
     3. Varare una riforma della fiscalità ecologica, introducendo una carbon tax ed eliminando i sussidi dannosi per l'ambiente;
     4. Sfruttare l'enorme potenziale di efficienza energetica in tutti i settori: edifici, trasporti, agricoltura, industria e servizi;
     5. Accelerare l'uscita dalle fonti fossili e la crescita delle energie rinnovabili;
     6. Promuovere modelli di gestione del suolo più sostenibili, puntando su un ruolo attivo dell'agricoltura per la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico;
     7. Puntare sull'eco-innovazione e sull'economia circolare, fattori chiave della transizione;
    una rapida transizione verso un'economia a basse o nulle emissioni di carbonio richiede significativi cambiamenti del sistema energetico e di quello economico e industriale. Questa transizione rappresenta una sfida importante anche per le imprese, che non rappresenta soltanto un impegno necessario per il nostro futuro, ma deve rappresentare anche una concreta opportunità di nuovo sviluppo basato sulle tecnologie pulite, sull'efficienza e il risparmio energetico, sulla mobilità sostenibile e mezzi di trasporto a basse emissioni, sulle fonti rinnovabili, sul riciclo e su produzioni di beni e servizi di elevata qualità ecologica,

impegna il Governo:

   a farsi promotore di accordi sul clima vincolanti e duraturi finalizzati a:
    a) contenere la variazione della temperatura media globale entro il limite di 1,5 gradi;
    b) raggiungere, progressivamente, sul medio e lungo periodo, una decarbonizzazione;
    c) sostenere l'accordo di Lima sui cambiamenti climatici, approvato al termine dell'ultima sessione della Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici;
    d) perseguire, a livello internazionale, obiettivi ambientali ambiziosi, coerenti con un modello di sviluppo sostenibile;
   a promuovere l'adozione di una fiscalità ambientale basata sull'impronta ecologica, sull'analisi del ciclo di vita e sull'emissione di carbonio, in modo da favorire la conversione degli attuali sistemi energetici ed industriali verso modelli a basse emissioni;
   a promuovere programmi di partenariato con Paesi poveri o emergenti in modo da raggiungere il duplice obiettivo di emancipare il loro sviluppo da fonti energetiche fossili e di favorire la diffusione e penetrazione nel mercato globale di tecnologie e know-how made in Italy nel settore delle energie rinnovabili;
   a favorire il riconoscimento dello status di «climate refugees», nell'ottica della gestione sostenibile delle politiche migratorie e compatibilmente con la Dichiarazione universale dei diritti umani, evidenziando come il problema dei cambiamenti climatici sia un problema anche di stabilità politica e di sicurezza internazionale;
   a farsi promotore affinché l'Unione europea riveda al rialzo nei prossimi anni gli obiettivi del «Quadro al 2030 per le politiche climatiche ed energetiche», prevedendo una riduzione delle emissioni di gas serra dell'Unione europea pari ad almeno il 45 per cento rispetto al 1990, il raggiungimento di una quota di energie rinnovabili sul totale dei consumi energetici pari ad almeno il 40 per cento, nonché un aumento dell'efficienza energetica di almeno il 35 per cento;
   a promuovere iniziative di rimozione degli incentivi e dei sussidi diretti e indiretti all'uso di combustibili fossili;
   a favorire politiche compatibili con un abbattimento di emissioni climalteranti e della decarbonizzazione dell'economia, con particolare riferimento al settore delle politiche energetiche e a quello dei trasporti, e favorendo il recupero della materia in luogo del recupero energetico all'interno del ciclo dei rifiuti;
   a promuovere colture agrarie che possano intervenire nella mitigazione dei cambiamenti climatici, ovvero le colture a ridotto consumo di energia, acqua e sostanze chimiche, favorendo lo sviluppo di un tessuto agricolo resiliente in cui la produttività non pregiudichi la biodiversità e favorendo il mantenimento e l'ulteriore sviluppo di opere e tecniche agrarie utili alla stabilizzazione dei versanti e alla regimazione delle acque meteoriche;
   a promuovere, allo scopo di incrementare la quantità di carbonio fissato in manufatti ad elevata durabilità e di limitare la deforestazione, filiere ecosostenibili per la gestione delle foreste e la commercializzazione del legname;
   a raggiungere i seguenti obiettivi, indipendentemente dagli accordi raggiunti in sede della prossima COP 21:
    a) individuare e destinare al più presto, finanziamenti significativi, con importi certi e crescenti nel tempo, per l'attuazione di un piano di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, da definire sulla base della strategia elaborata dal MATTM, considerando le strategie di adattamento e mitigazione come un settore prioritario per il rilancio dell'economia, per la creazione di occupazione, su cui investire in ricerca scientifica e per cui competere per ottenere una posizione di leadership mondiale;
    b) impiegare tutti i proventi derivanti dalla vendita all'asta dei permessi di emissioni (ETS) al finanziamento del sopra citato piano di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
    c) avviare immediate iniziative di rimozione degli incentivi e dei sussidi diretti e indiretti all'uso di combustibili fossili, anche attraverso la riduzione degli investimenti statali nelle industrie legate all'estrazione di nuovi prodotti fossili nel territorio nazionale, spostando gli investimenti sulla ricerca e sullo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile, sul risparmio energetico nonché sull'efficiente produzione, accumulo e uso dell'energia, rivedendo a tal fine la strategia energetica nazionale e definendo conseguentemente un vero e proprio piano energetico nazionale;
    d) predisporre con urgenza dei piani per affrancare le isole minori dalla dipendenza energetica da gasolio, considerandole per conformazione e per peculiari caratteristiche geografiche e sociali dei laboratori sperimentali prioritari per lo sviluppo di energie rinnovabili ecosostenibili, smart grid e sistemi di accumulo;
    e) subordinare lo sconto in bolletta per i cosiddetti impianti energivori all'adozione di misure concrete per l'efficientamento energetico di detti impianti, prevedendo particolari agevolazioni per le aziende che si dotano di certificazione energetica e che mettono in atto piani per abbassare la propria impronta ecologica ed energetica;
    f) assumere, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, iniziative per stabilizzare lo sgravio fiscale riconosciuto per gli interventi di riqualificazione energetica eventualmente modificando il perimetro di interventi ammessi e il beneficio ad essi riconosciuto;
    g) ad adoperarsi, indipendentemente dagli accordi raggiunti in sede di COP, per raggiungere a livello nazionale obiettivi ancora più ambiziosi, in modo di farsi promotore a livello mondiale di un nuovo modello di sviluppo sostenibile e divenendone una delle economie trainanti.
(6-00177) «Segoni, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Turco, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Pastorino».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

cambiamento climatico

politica comunitaria dell'ambiente

politica ambientale