ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00174

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 530 del 26/11/2015
Abbinamenti
Atto 6/00175 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00176 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00177 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00178 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00179 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00180 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00181 abbinato in data 26/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: ROSATO ETTORE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 26/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LUPI MAURIZIO AREA POPOLARE (NCD-UDC) 26/11/2015
MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 26/11/2015
DELLAI LORENZO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO 26/11/2015
PISICCHIO PINO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 26/11/2015
PASTORELLI ORESTE MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI) 26/11/2015
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO 26/11/2015
BIANCHI STELLA PARTITO DEMOCRATICO 26/11/2015
BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 26/11/2015


Stato iter:
26/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 26/11/2015
Resoconto VELO SILVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
INTERVENTO GOVERNO 26/11/2015
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 26/11/2015
Resoconto FAENZI MONICA MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto BARADELLO MAURIZIO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MATARRESE SALVATORE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GAROFALO VINCENZO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PRESTIGIACOMO STEFANIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BIANCHI STELLA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto OTTOBRE MAURO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/11/2015

ACCOLTO IL 26/11/2015

PARERE GOVERNO IL 26/11/2015

DISCUSSIONE IL 26/11/2015

VOTATO PER PARTI IL 26/11/2015

APPROVATO IL 26/11/2015

CONCLUSO IL 26/11/2015

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00174
presentato da
ROSATO Ettore
testo di
Giovedì 26 novembre 2015, seduta n. 530

   La Camera,
   premesso che:
    i cambiamenti climatici già in atto, determinati dall'attività umana, in particolare dall'uso dei combustibili fossili, producono impatti drammatici in ogni parte del pianeta e colpiscono direttamente o indirettamente la qualità della vita delle popolazioni e i sistemi economici, oltre che la sopravvivenza di ecosistemi naturali di primaria importanza;
    la comunità scientifica internazionale ha indicato nella soglia dei due gradi in più della temperatura globale media rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale il limite da non superare, per evitare effetti catastrofici con reazioni a catena non stimabili e controllabili;
    a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre 2015 si terrà la XXI Sessione della Conferenza delle Parti – COP 21 dei Paesi aderenti all'United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC. Il principale obiettivo della Conferenza è la definizione di un accordo per un protocollo vincolante a livello globale che sia ambizioso, dinamico e trasparente, per affrontare la sfida posta dai cambiamenti climatici; i temi del negoziato si rivolgono alla riduzione delle emissioni di CO2; all'azione di adattamento; agli obiettivi di indennizzo dei danni subiti a causa del cambiamento climatico; al sistema di monitoraggio, analisi dei dati e valutazione; al trasferimento tecnologico; alla finanza per i Paesi in via di sviluppo; al capacity building;
    l'obiettivo dell'Unione europea – più volte ribadito, da ultimo nelle conclusioni del Consiglio del 18 settembre 2015, con cui è stata definita la posizione negoziale dell'Unione europea – è che la Conferenza di Parigi raggiunga un accordo che:
     fissi un obiettivo globale di mitigazione a lungo termine (mantenere l'aumento della temperatura entro i 2 gradi). Per ottenere tale risultato, conformemente agli ultimi rapporti dell'IPCC, l'Unione europea sottolinea che le emissioni globali di gas a effetto serra devono stabilizzarsi al più tardi entro il 2020, ridursi entro il 2050 almeno del 50 per cento rispetto al 1990 ed essere inferiori o vicine allo zero entro il 2100;
     sia giuridicamente vincolante e applicabile a tutte le parti, che copra sia la mitigazione sia l'adattamento ai cambiamenti climatici;
     includa impegni equi, ambiziosi e quantificabili per tutti i Paesi, applicati in funzione delle diverse situazioni nazionali e dell'evoluzione delle realtà e capacità economiche e che non abbiano effetti di alterazione della concorrenza nei mercati globali e comprenda quindi tutti i Paesi;
     contenga un meccanismo di monitoraggio dei risultati raggiunti e di revisione quinquennale in base al quale tutte le parti sono tenute a presentare impegni nuovi o aggiornati, che non siano inferiori ai precedenti livelli di impegno, o a ripresentare quelli esistenti;
     contenga procedure semplificate per il rinnovo e l'adeguamento verso l'alto degli impegni di mitigazione;
    il procedimento con il quale si cerca di arrivare a questo accordo globale è fondato sui contributi (cosiddetti INDC) decisi da ciascun Paese, ovvero gli impegni e le azioni che i Governi nazionali intendono adottare per la riduzione delle emissioni globali di gas serra post-2020, per un accordo che sia fondato su basi che consentano la più ampia partecipazione possibile, superando le limitazioni del Protocollo di Kyoto, che oggi pesa in termini di emissioni solo per il 12 per cento;
    il ricorso a tale modalità di lavoro è, infatti, funzionale al superamento dello stallo che il negoziato sul clima aveva raggiunto negli ultimi tre anni e propone un approccio innovativo in cui non si fissano soglie dall'alto sulle quali cercare l'accordo di tutti, ma in cui ciascun Paese contribuisce all'obiettivo generale di riduzione con impegni chiari e vincolanti;
    tuttavia restano ancora aperte alcune questioni negoziali centrali per l'accordo relative a:
     l'obiettivo di lungo termine di mantenere la temperatura al di sotto dei 2oC rispetto ai livelli pre-industriali e le modalità operative per indirizzare le politiche economiche verso un modello di sviluppo a basso impatto ambientale;
     le azioni di mitigazione, ovvero gli interventi di riduzione del danno causato dai cambiamenti climatici, con l'implementazione periodica degli impegni secondo tempistiche di 5 o 10 anni e le norme di trasparenza per calcolare e verificare i risultati effettivamente raggiunti; la vertenza riguardante l'inclusione nei contributi alla lotta ai cambiamenti climatici non solo delle azioni di mitigazione ma anche di quelle di adattamento;
    le cosiddette politiche di climate financing, cioè di finanziamento delle attività sul clima, che mirano a garantire la differenziazione nell'assunzione e nella misura degli impegni, tenendo conto delle diverse realtà ambientali ed economiche e dell'evolversi delle condizioni nei vari Paesi aderenti e che mettano a disposizione dei Paesi in via di sviluppo le risorse necessarie per gli interventi di contrasto e di mitigazione;
    a questo proposito, secondo l'Unione europea, i risultati di Parigi dovrebbero inviare un segnale forte in materia di finanziamento a sostegno dei Paesi poveri e vulnerabili – il cui contributo alle emissioni di gas serra è poco rilevante ma che subiscono le conseguenze spesso disastrose dei cambiamenti climatici – e consentire la transizione verso economie resilienti a basse emissioni di gas a effetto serra;
    l'Unione europea e i suoi Stati membri sono impegnati ad aumentare gradualmente i finanziamenti per il clima, contribuendo all'obiettivo assunto dai Paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente, entro il 2020, 100 miliardi all'anno di dollari USA (cosiddetto Fondo verde per il clima), attingendo ad un ampia varietà di fonti pubbliche e private, bilaterali e multilaterali, ad oggi le risorse effettive del Fondo sono pari a 10 miliardi di dollari;
    attualmente i Paesi che hanno inviato il proprio contributo (INDC) sono 160 e rappresentano il 96 per cento circa della produzione mondiale di gas serra; tuttavia gli impegni fino ad ora assunti non arrivano a centrare l'obiettivo che la Conferenza si pone, cioè di contenere al di sotto dei 2 gradi l'aumento di temperatura; tuttavia va rilevato che sulla base dei contributi presentati si arriva ad un aumento della temperatura media globale pari a 2,7 gradi, inferiore alla stima di aumento tra i 3,8-4,5 gradi che si avrebbe in assenza di politiche correttive;
    è assolutamente prioritario che l'Accordo di Parigi crei le basi per assicurare nel tempo ulteriori e crescenti azioni da parte di tutti, in modo da ridurre il divario che esiste tra gli impegni nazionali comunicati dai singoli Paesi e quanto sarebbe effettivamente necessario per evitare ulteriori mutamenti del clima, in primo luogo mediante meccanismi di governance in grado di rinforzare periodicamente gli impegni assunti dai Paesi, di valutarne regolarmente la portata collettiva alla luce dell'obiettivo di rimanere al di sotto dei 2oC e di adattare rapidamente tali obiettivi alle mutate situazioni socio-economiche;
    l'Italia ha già raggiunto l'obiettivo previsto dal Protocollo di Kyoto, che prevedeva l'impegno nazionale di riduzione del 6,5 per cento, nel periodo 2008-2012, mentre per quanto riguarda lo stato di attuazione degli impegni per la riduzione al 2020, ad oggi, le proiezioni emissive confermano che lo «scenario con misure» ci consente di cogliere l'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 20 per cento;
    l'Unione europea, fermo restando i propri obiettivi del pacchetto 2020, in preparazione della sua partecipazione alla COP 21 di Parigi si è impegnata a ridurre di almeno il 40 per cento le proprie emissioni di CO2 al 2030 ed al raggiungimento di un target vincolante a livello europeo del 27 per cento per la produzione di energia da fonti rinnovabili ed indicativo, sempre del 27 per cento, di efficientamento energetico; impegni assunti sulla base del pacchetto clima-energia 2030 adottato dal Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo nell'ottobre 2014, durante il semestre di presidenza italiana. Tali obiettivi sono stati poi tradotti negli «Intended Nationally Determined Contributions» – INDCs, ovvero gli impegni che gli Stati membri hanno trasmesso al segretariato UNFCCC, lo scorso 6 marzo quale loro contributo ed impegno per il nuovo accordo;
    per favorire il raggiungimento degli obiettivi indicati, il 25 febbraio 2015 la Commissione ha presentato una strategia quadro per l'Unione dell'energia che riunisce in un'unica strategia coerente una serie di settori di intervento, concentrandosi su cinque elementi che si sostengono reciprocamente:
     la sicurezza energetica, puntando alla diversificazione delle fonti e dei fornitori, allo sviluppo ulteriore delle risorse interne e al miglioramento delle infrastrutture di accesso a nuove fonti di approvvigionamento;
     il rafforzamento del mercato interno dell'energia per garantire il coordinamento delle capacita a livello regionale, lo stoccaggio e una risposta più flessibile alla domanda, consentendo una partecipazione più attiva dei consumatori al mercato e scambi transfrontalieri di energia più agevoli;
     l'efficienza energetica, quale vera e propria fonte di energia pulita, promuovendo in particolare interventi per migliorare l'efficienza energetica e la prestazione energetica nell'edilizia e nel sistema produttivo;
     la decarbonizzazione dell'economia, puntando all'efficiente integrazione nel mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili e accelerando la decarbonizzazione del settore dei trasporti, anche attraverso la promozione dell'elettrificazione del settore e di investimenti nella produzione di biocarburanti avanzati;
     la ricerca, l'innovazione e la competitività, sostenendo in particolare attività di tecnologie energetiche del futuro sicure, pulite ed efficienti;
    il piano d'azione allegato alla strategia quadro illustra le misure specifiche da preparare e attuare nel corso dei prossimi anni. Alcune di esse sono già state presentate dalla Commissione il 15 luglio 2015. Si tratta in particolare:
     della proposta di riforma del sistema di scambio delle quote di emissione dei gas ad effetto serra, che l'Unione europea ha istituito nel 2003 per affrontare i cambiamenti climatici e indirizzare l'Unione europea verso un'economia a basse emissioni di biossido di carbonio;
     della revisione della direttiva sull'etichettatura energetica dei prodotti, a vent'anni dalla sua introduzione;
     di una consultazione sul riassetto del mercato interno dell'energia elettrica;
     di proposte volte a tutelare i consumatori di energia, favorendo il risparmio di denaro ed energia grazie a una migliore informazione e ad un più ampio margine di scelta in materia di partecipazione ai mercati dell'energia;
     nella risoluzione finale del Terzo Forum Mondiale sullo sviluppo economico locale organizzato a ottobre a Torino dal UNDP, programma per lo sviluppo dell'ONU, è riportata l'importanza della promozione di partenariati pubblico-privato sempre più forti e innovativi per uno sviluppo economico inclusivo e sostenibile sotto il profilo ambientale. Partenariati che includano «nuovi» attori economici come fondazioni, imprese sociali, attori economici informali, e strumenti quali l'economia sociale e solidaria (ESS), responsabilità sociale d'impresa (RSI);
    nel corso della XIX sessione della Conferenza delle Parti di Varsavia, all'interno del preambolo del testo negoziale, è comparso un riferimento alle «future generations» tra i principi del testo, che è ancora presente nel testo discusso dal 1o all'11 giugno di questo mese nella sessione intermedia dell’Ad Hoc Working Group on the Durban Platform (ADP);
    un sistema climatico stabile è fondamentale per la sicurezza alimentare, la produzione di energia, l'approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari, le infrastrutture, il mantenimento della biodiversità e degli ecosistemi terrestri e marini nonché per la pace e la prosperità nel mondo;
    la sfida del cambiamento climatico, oltre a essere centrale sul piano politico, trascina con sé altre sfide innovative, dall'efficienza energetica allo sviluppo delle rinnovabili, ai trasporti più puliti, dallo sviluppo della green economy, alla diversa gestione del territorio e dell'agricoltura, dagli incentivi alla ricerca e all'innovazione agli interventi di ristrutturazione edilizia a fini energetici;
    la battaglia contro il riscaldamento globale è anche essenziale per contenere una delle minacce più consistenti alla sicurezza globale; sono infatti numerosi gli studi che associano a eventi meteorologici estremi il prodursi di condizioni che contribuiscono all'esplodere di conflitti; valga per tutti l'esempio della Siria colpita da una siccità eccezionale che ha portato ad una carestia indicata tra le concause della guerra civile in corso,

impegna il Governo:

   a favorire l'approvazione in occasione della prossima sessione della Conferenza delle Parti dell'UNFCCC di un accordo globale, vincolante nella forma di un protocollo, un altro strumento giuridico o un risultato concordato con forza legale e inclusivo per la riduzione delle emissioni con obiettivi determinati, scadenzati e verificabili, da attuare attraverso adeguate strategie, piani, programmi o politiche nazionali di mitigazione e adattamento;
   a sostenere la piena applicazione del principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacita, alla luce delle diverse circostanze nazionali, così come concordato alla Conferenza di Lima, in modo da iniziare a superare la tradizionale rigida differenziazione degli impegni tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo, garantendo così una partecipazione più ampia ed efficace agli impegni che verranno presi con l'accordo e più corrispondente alle realtà economiche e ambientali che cambiano;
   a favorire nell'accordo l'indicazione di un obbiettivo di lungo termine che indichi un percorso di decarbonizzazione anche al fine di inviare un chiaro e forte messaggio al settore privato per orientare gli investimenti verso tecnologie a basso contenuto di carbonio e resilienti al cambiamento climatico;
   a promuovere la natura «dinamica» dell'accordo al fine di garantire una revisione ciclica e continua degli impegni in linea con l'obbiettivo di lungo termine;
   a sostenere la definizione di una governance del processo post-Parigi che consenta al sistema delle Nazioni Unite di affrontare con successo la sfida ai cambiamenti climatici e che permetta di allineare gli impegni dei vari Paesi ad un percorso che sia coerente con l'obiettivo del contenimento dell'aumento della temperatura media globale al di sotto dei due gradi;
   a favorire l'affermazione del principio dell'equità intergenerazionale tra i principi fondanti del nuovo accordo globale come segno di visione verso il futuro nell'ottica non solo di preservazione delle risorse ma come segno per garantire uguali possibilità e opportunità alle generazioni future;
   a sostenere, nell'ambito della cooperazione internazionale, progetti di sostegno delle economie dei Paesi in via di sviluppo e a sostegno dei Paesi poveri e vulnerabili al fine di consentire la transizione verso economie resilienti a basse emissioni di gas a effetto serra;
   a proseguire in sede europea l'impegno profuso nel corso del semestre di Presidenza italiana per l'inclusione delle tematiche ambientali e climatiche nel quadro della governance nel processo di revisione della Strategia europea 2020;
   a promuovere all'interno del Consiglio europeo un'azione politica decisa affinché le conclusioni del Vertice G7 di Elmau, che indica l'obiettivo globale di medio periodo di riduzione in un range dal 40 per cento al 70 per cento delle emissioni di CO2 al 2050 rispetto il 2010, siano tradotti in sede europea con un aumento della quota parte di energia prodotta da fonti rinnovabili e ad un incremento dell'efficienza energetica, anche mediante azioni che favoriscano una crescente riduzione delle emissioni nel periodo precedente all'entrata in vigore del nuovo accordo globale, dunque prima del 2020;
   ad approvare quanto prima in Italia la ratifica del Second Commitment Period del Protocollo di Kyoto approvato nella XIX sessione della COP tenutasi a Doha nel 2012, circa gli ulteriori impegni vincolanti in materia di riduzione di gas serra;
   ad avviare una revisione della Strategia energetica nazionale, coerente con gli obiettivi ambiziosi fissati al 2030 in sede europea, attraverso la definizione di un piano clima ed energia nazionale con obiettivi a medio e lungo termine ed in linea con il processo europeo di Unione dell'Energia, in coerenza con gli obiettivi fissati al 2030 e al 2050 e con la finalità di decarbonizzazione a fine secolo ribadita nelle conclusioni del Vertice G7 di Elmau;
   ad attuare la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, adottata dalla Conferenza Stato-Regioni lo scorso dicembre, mediante l'elaborazione di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che ne recepisca le indicazioni definendo priorità di intervento, tempi di azione e impegni di spesa utilizzando i fondi comunitari 2014-2020, implementando un sistema di monitoraggio e valutazione dell'efficacia delle azioni intraprese e garantendo il coordinamento e il sostegno allo sviluppo dei piani di adattamento su scala regionale e locale;
   a promuovere e incentivare politiche industriali che puntino ad un uso efficiente delle risorse naturali e dell'energia nei processi produttivi e al recupero di materia, secondo i principi dell'economia circolare contenuti nella direttiva europea di prossima emanazione, al fine di sostenere una riconversione in chiave ecologica dell'economia e rafforzare la competitività del sistema produttivo europeo;
   a favorire interventi a scala locale che realizzino obiettivi di efficienza energetica, diffusione di energie rinnovabili, interventi volti all'adattamento ai cambiamenti climatici e in particolare alla messa in sicurezza del territorio, anche rafforzando l'integrazione urbana-rurale, riconoscendo il ruolo cruciale delle città, favorendo la diffusione e l'attuazione di programmi europei quali il Convenant of Mayors e il Mayors Adapt;
   a monitorare il cambiamento in atto nei vari ambiti nazionali (atmosfera-mare-ecosistemi) a supporto delle azioni e delle politiche condotte e messe in atto dalle istituzioni nazionali, regionali e locali.
(6-00174) «Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Pastorelli, Realacci, Stella Bianchi, Braga».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

inquinamento stratosferico

inquinamento atmosferico

riduzione delle emissioni gassose