ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00110

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 365 del 19/01/2015
Abbinamenti
Atto 6/00106 abbinato in data 19/01/2015
Atto 6/00107 abbinato in data 19/01/2015
Atto 6/00108 abbinato in data 19/01/2015
Atto 6/00109 abbinato in data 19/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: MOLTENI NICOLA
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 19/01/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
MARCOLIN MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 19/01/2015


Stato iter:
19/01/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 19/01/2015
Resoconto ORLANDO ANDREA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
 
INTERVENTO GOVERNO 19/01/2015
Resoconto ORLANDO ANDREA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 19/01/2015
Resoconto DI LELLO MARCO MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto MAIETTA PASQUALE FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto DAMBRUOSO STEFANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto PAGANO ALESSANDRO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto CHIARELLI GIANFRANCO GIOVANNI FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BONAFEDE ALFONSO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto VERINI WALTER PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/01/2015
Resoconto FERRANTI DONATELLA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

NON ACCOLTO IL 19/01/2015

PARERE GOVERNO IL 19/01/2015

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/01/2015

DISCUSSIONE IL 19/01/2015

RESPINTO IL 19/01/2015

CONCLUSO IL 19/01/2015

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00110
presentato da
MOLTENI Nicola
testo di
Lunedì 19 gennaio 2015, seduta n. 365

   La Camera,
   udite le comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia e premesso che:
    l'amministrazione della giustizia in Italia viene avvertita sempre di più dai cittadini come inadeguata e incapace di assicurare la tutela delle persone offese dei reati e la conseguente tutela dei diritti e nel contribuire al progresso civile del Paese;
    il numero dei processi pendenti sia nel settore civile che in quello penale, l'impossibilità che questi siano definiti in tempi ragionevoli, nonché l'adozione sistematica di provvedimenti cosiddetti «svuota carceri» o «indulti mascherati», tra cui, da ultimo, la legge 28 aprile 2014, n. 67 sulla depenalizzazione e la messa alla prova, comportano ormai una sfiducia generalizzata dei cittadini nel sistema giustizia;
    occorre, invece, affrontare con decisione il tema della giustizia e porre mano a riforme che costituiscano reale attuazione dei principi della ragionevole durata e del giusto processo;
    il sistema giustizia ha, infatti, un notevole impatto sul tessuto economico e in particolare sulle imprese, come dimostra il rapporto «Doing Business», stilato ogni anno dalla Banca mondiale per individuare in quali Paesi sia più vantaggioso investire, che prende tra i diversi parametri (avvio di impresa, accesso al credito, sistema fiscale, e altro) la durata media di un procedimento civile, ad esempio per il recupero di un credito, dato sicuramente importante per una azienda;
    secondo l'ultimo rapporto Doing Business del 2013 la classifica della Banca mondiale sui paesi in cui è più facile e conveniente investire, in materia di esecuzione dei contratti, avere giustizia in Italia è lungo, costoso e incerto (il parametro rispetto all'anno scorso resta immutato al 160o posto su 185). Per ottenere un'azione esecutiva in caso di inadempimento contrattuale servono in media 1.210 giorni contro i 510 della media Ocse e si spende il 30 per cento del valore della causa (contro il 20 per cento degli altri Paesi), è più facile ottenere giustizia in Sudan o Madagascar, insomma l'Italia risulta peggio del terzo mondo;
    inoltre sempre secondo il rapporto Doing Business tra i 34 Paesi Ocse, i più industrializzati, l'Italia è penultima, prima della Grecia; risultano più attraenti dell'Italia anche Paesi asiatici come Kazakistan e Kirgizistan, africani come il Ghana, il Ruanda e il Botswana, e le isole Samoa;
    sempre secondo il rapporto Doing Business, tale inefficienza comporta almeno la perdita dell'1 per cento di prodotto interno lordo all'anno, mentre, secondo uno studio della Confartigianato Lombardia, l'eccessiva durata dei processi costa alle imprese 2,3 miliardi di euro l'anno e oltre 450 milioni solo alla Lombardia;
    in merito all'irragionevole durata dei processi, in un incontro svolto presso il tribunale di Milano, sono emerse alcune cifre sulla durata media dei processi in Italia: un processo in Italia giunge a sentenza dopo 3 mila giorni. Una sentenza di primo grado giunge, secondo la media Ocse, dopo 296 giorni, mentre in Italia arriva dopo 586 giorni;
    l'inefficienza del nostro sistema giudiziario ha, dunque, anche gravissime ripercussioni di natura economica, soprattutto in un momento di grave crisi come quella che sta ora attraversando il nostro Paese nel 2013 in Italia secondo Cribis D&S, la società del gruppo bolognese Crif specializzata nella business information, hanno chiuso in media 54 imprese ogni giorno, due ogni ora. Lo scorso anno su tutto il territorio nazionale si sono registrati 14.269 fallimenti, in crescita del 14 per cento rispetto al 2012 e del 54 per cento rispetto al 2009. Di fatto in cinque anni sono sparite dalla mappa nazionale 59.570 imprese, in un trend di costante aumento dall'inizio della crisi a oggi, con il suo picco nell'ultimo trimestre 2013; un nuovo record di 4.257 fallimenti (+14 per cento rispetto al quarto trimestre 2012, +39 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009), il dato più alto degli ultimi venti trimestri;
    i dati della giustizia italiana determinano, dunque, nelle aziende straniere la decisione di non delocalizzare nel nostro Paese le proprie attività economiche;
    un efficiente sistema giudiziario e la garanzia della legalità costituiscono questioni interconnesse e di grande rilevanza sociale, non più rinviabili e che vanno assicurate con interventi strutturali e non emergenziali come quelli adottati nell'ultimo periodo;
    è necessario bloccare «ogni manovra» che consenta, l'utilizzo degli istituti dell'amnistia e dell'indulto, ed altresì l'utilizzo di strumenti «spuri» che consentano, di fatto, una depenalizzazione di una «categoria» o «gruppi» di reato, ma in tal senso già due provvedimenti, che di fatto costituiscono dei veri e propri indulti, ossia il decreto-legge cosiddetto, «Severino», convertito dalla legge n. 9 del 2012 e il decreto-legge cosiddetto «Cancellieri», convertito dalla legge n. 94 del 2013 sono stati approvati, nonché, da ultimo, la legge 28 aprile 2014, n. 67 in tema di depenalizzazione e di messa alla prova;
    la legge 28 aprile 2014, n. 67, da un lato, ha de facto abrogato il reato di immigrazione clandestina, mentre dall'altro lato il Governo, per la parte relativa alla delega in materia di depenalizzazione, ha approvato lo schema di decreto legislativo che prevede la depenalizzazione attraverso l'introduzione della non punibilità per particolare tenuità di ben 157 reati tra cui; furto, truffa, violazione di domicilio, minaccia, rissa, reati tributari, finanziari, corruzione, danneggiamenti, frodi, autoriciclaggio, omissione di soccorso, omicidio colposo; inoltre, a breve, verranno introdotte successive novelle attraverso altri decreti legislativi che andranno ad attuare ulteriori previsioni di depenalizzazione previste dalla legge citata;
    questi provvedimenti, unitamente ai dati ufficiali sull'aumento dei reati predatori nel 2012 ed in particolare nel primo semestre del 2013 dei furti in appartamento, che in alcune città come Bologna e Milano, registrano un incremento del 30 per cento, dimostrano che qualsiasi provvedimento sostanzialmente di clemenza non ha alcun effetto deflativo sul sovraffollamento carcerario ma bensì un effettivo accrescitivo dei fenomeni criminosi, con aggravio dei costi a carico dei cittadini e del sistema giustizia, salvo quello di «svuotare» momentaneamente le carceri, ma per converso provocano la diminuzione della sicurezza dei cittadini ed ingenerano la convinzione comune dell'impunibilità de facto di determinati reati;
    invece è necessario, al fine di prevedere la certezza della pena, sopprimere nel codice di procedura penale la possibilità per gli imputati di reati di gravissimo allarme sociale (tra cui l'omicidio volontario aggravato, la strage e altro), di accedere al rito abbreviato che, come risaputo, consente un forte sgravio di pena, attraverso l'adozione, in tempi rapidi, della proposta di legge pendente alla Camera, atto Camera n. 1129 «Modifiche agli articoli 438 e 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo»;
    al fine di aumentare la sicurezza è indispensabile modificare l'attuale sistema introdotto da questo Governo, attraverso il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, convertito, con modificazioni, con la legge 11 agosto 2014, n. 117, che ha stabilito, tra le altre norme, che qualora il giudice (giudizio prognostico) procedente ritenga che la pena detentiva irrorata possa essere contenuta in un massimo di tre anni, non possono essere disposte le misure della custodia cautelare o degli arresti domiciliari;
    è altresì fondamentale, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini, reintrodurre nel testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (decreto del Presidente della Repubblica 309 del 1990) la possibilità, oggi negata, stante le modifiche legislative introdotte di recente, di prevedere per lo spaccio di lieve entità la possibilità della custodia cautelare preventiva in carcere;
    considerato che circa un terzo dei detenuti in carcere oggi è in attesa di giudizio, una riforma della giustizia che assicuri un processo equo e celere avrebbe sicuramente un miglior effetto deflativo sull'emergenza carceraria, nel rispetto del principio della certezza anche della pena e del processo;
    occorre altresì predisporre un piano di riforme organiche e strutturali con provvedimenti in grado di garantire un più equilibrato rapporto fra i poteri dello Stato, uscendo da logiche emergenziali o d'occasione, che minano l'obbligatorietà dell'azione penale che risulta oggi di fatto non applicata, ed indi, disattesa;
    dette riforme non devono peraltro procedere nel senso di determinare, nel processo penale, una diminuzione delle garanzie difensive dell'imputato, né dette garanzie, debbono essere abbandonate a causa della ragionevole durata del processo, posto che quest'ultima è essa stessa un diritto dell'imputato;
    le riforme devono invece procedere nel senso di garantire un'effettiva parità tra accusa e difesa, con un giudice che sia effettivamente terzo tra le due parti, con una reale responsabilizzazione, anche disciplinare, dei magistrati inquirenti e giudicanti, una separazione delle carriere, una riforma profonda del Consiglio superiore della Magistratura;
    il recupero di efficienza del sistema giustizia passa necessariamente attraverso una valorizzazione della magistratura onoraria tenuto conto dell'importante ruolo che oggi svolge nell'amministrare la giustizia e attraverso una stabilizzazione delle professionalità;
    i dati forniti con riguardo alle cause pendenti, circa 5 milioni e mezzo per il processo civile e 3 milioni per quello penale, rimangono allarmanti e non rassicura il lieve calo registrato per i processi penali, che invece attesta la sempre più sfiducia dei cittadini a rivolgersi all'autorità giudiziaria per la sostanziale impunità garantita ai colpevoli dei reati e la difficoltà ad avere accesso alle strutture giudiziarie per i tagli operati da questo Governo alle sedi di tribunale e procure;
    l'aumento indiscriminato negli ultimi tre anni del contributo unificato, nonché l'introduzione di costi di notifica nei casi di procedimenti esenti (tra cui ad esempio il procedimento avverso le sanzioni amministrative ai sensi della legge n. 689 del 1981), hanno per certo scoraggiato i cittadini onesti ad accedere all'amministrazione della giustizia, oltre a palesare, altresì, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo anche una violazione dell'articolo 3 della carta costituzionale che sancisce sia l'eguaglianza formale ma anche, e soprattutto, l'eguaglianza sostanziale tra le persone;
    la riforma proposta da questo Governo, in esame avanti alle Commissioni competenti, in materia di delega fiscale, esclude definitivamente dalla depenalizzazione il reato di frode fiscale;
    infine occorre che l'applicazione delle norme non consenta il ripetersi di casi come quello occorso al signor Antonio Monella, in Arzago d'Adda, a cui sono stati comminati in via definitiva sei anni e due mesi di reclusione, con l'accusa di «omicidio volontario», per aver ucciso nel 2006 con un colpo di fucile un rapinatore, immigrato clandestino albanese, che con altri tre complici stava tentando di rubare l'auto parcheggiata nel garage di pertinenza dopo essersi introdotti nella sua abitazione in orario notturno; occorre altresì adottare ogni iniziativa di competenza per porre rimedio a tale situazione,

impegna il Governo e, in particolare, il Ministro della giustizia ad intraprendere tutte le iniziative necessarie a realizzare, per quanto di competenza:

   a) la revisione della composizione e del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura e la fissazione dei suoi compiti in via tassativa, in modo che venga impedito all'organo di autonomia della magistratura ogni travalicamento di funzioni;
   b) la separazione netta delle carriere dei magistrati, con modalità tali da garantire l'assoluta indipendenza del giudice;
   c) la modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, con modalità tali da garantire ai cittadini ingiustamente danneggiati da provvedimenti del giudice o del pubblico ministero, di ottenere, altresì in tempi ragionevoli, il risarcimento dei danni dallo Stato e dal magistrato e comunque nel pieno rispetto dei principi di cui all'articolo 25 della Costituzione;
   d) l'incompatibilità assoluta tra la permanenza nell'ordine giudiziario e l'assunzione di incarichi, elettivi e non, ciò anche al fine di rendere credibile l'indipendenza e l'imparzialità di chi esercita le funzioni giudiziarie;
   e) la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, di cui ai decreti legislativi del 7 settembre 2012 n. 155 e n. 156, che di fatto, sopprimendo circa 1000 uffici giudiziari, tra tribunali, procure, sezioni distaccate e sedi del giudice di pace, ha reso più difficile l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini, rallentato i tempi delle cause, diminuito i presidi di legalità sul territorio, «punti di riferimento» per l'erogazione dei servizi di giustizia e penalizzato quelle sedi che invece assicuravano una giustizia in tempi ragionevoli; urge pertanto intervenire attraverso una immediata correzione della riforma salvaguardando e preservando le sedi giudiziarie efficienti che garantiscono funzionalità al sistema giustizia in ottemperanza alle esigenze territoriali, in modo particolare al Nord;
   f) la compiuta modernizzazione tecnologica di tutti gli uffici giudiziari, nonché la completa implementazione del processo telematico;
   g) la riforma organica della magistratura onoraria, tenuto conto del ruolo importante che già oggi svolge nell'amministrare la giustizia, e quello ancor più rilevante che potrebbe assumere, al fine di darle una piena ed esaustiva collocazione ordinamentale, facendo propri i contenuti delle proposte di legge già depositate alla Camera, Atto Camera n. 1654 concernente «Disposizioni concernenti l'ufficio del giudice di pace e modifiche alla disciplina relativa alla sua competenza», e al Senato, Atto Senato n. 1202 «Disposizioni concernenti riforma organica del giudice di pace» posto che ai giudici di pace occorre garantire la professionalità, la stabilizzazione dell'incarico e l'inserimento a pieno titolo nel sistema di governo autonomo della magistratura; ai giudici onorari di tribunale ed ai vice procuratori onorari occorre garantire, anche con provvedimenti urgenti – considerata l'attuale insostituibilità – la stabilizzazione e la definizione, chiara ed univoca, con norme di rango primario, delle funzioni non di mera supplenza, inserendo anche queste figure nel sistema di governo autonomo della magistratura;
   h) un rapido iter, per quanto di competenza, della proposta di legge atto Camera n. 1129 «Modifiche agli articoli 438 e 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo» al fine di non consentire la possibilità per gli imputati di reati di gravissimo allarme sociale (tra cui l'omicidio volontario aggravato, la strage, eccetera) di accedere al rito abbreviato;
   i) la reintroduzione nel testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (decreto del Presidente della Repubblica 309 del 1990) della possibilità, di prevedere per lo spaccio di lieve entità la possibilità della custodia cautelare preventiva in carcere;
   j) la modifica dell'articolo 275 del codice di procedura penale al fine di consentire, qualora il giudice procedente ritenga che la pena detentiva irrogata possa essere contenuta in un massimo di tre anni la possibilità di disporre le misure della custodia cautelare o degli arresti domiciliari;
   k) la reiezione di tutte le iniziative atte a consentire l'applicazione degli istituti dell'amnistia e dell'indulto, nonché norme che di fatto, attraverso un «mascheramento», non consentono l'effettività della pena ed applicano una depenalizzazione o comunque consentano l'improcedibilità di numerosi reati di grave allarme sociale per fatti ritenuti di lieve entità, come previsto dallo schema di decreto legislativo emesso ai sensi della legge 28 aprile 2014, n. 67;
   l) la reiezione di ogni norma che consenta la depenalizzazione per il reato di frode fiscale;
   m) la completa e piena attuazione del piano straordinario penitenziario e la messa in sicurezza o in funzione delle 38 strutture esistenti che potrebbero essere utilizzate come istituti di pena;
   n) con riguardo all'azione penale a condividere e fare propri i contenuti delle proposte già depositate alla Camera, atto Camera n. 1593 «Modifiche al codice di procedura penale in materia di funzioni del pubblico ministero e della polizia giudiziaria nonché di svolgimento delle indagini preliminari» e atto Camera n. 1594 «Delega al Governo in materia di determinazione dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale»;
   o) l'attuazione degli accordi bilaterali in essere ed un deciso impegno nella stipula di nuovi accordi bilaterali con altri Stati, affinché i detenuti stranieri scontino la pena nei Paesi di origine, tenuto conto che attualmente circa il 40 per cento dei detenuti sono stranieri, con punte, nelle case di reclusione del Nord anche oltre il 60 per cento.
(6-00110) «Molteni, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Busin, Caon, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini, Simonetti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

responsabilita' civile

accordo bilaterale

sostanza psicotropa