ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00019

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 40 del 25/06/2013
Abbinamenti
Atto 6/00018 abbinato in data 25/06/2013
Atto 6/00020 abbinato in data 25/06/2013
Atto 6/00021 abbinato in data 25/06/2013
Atto 6/00022 abbinato in data 25/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: MIGLIORE GENNARO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 25/06/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI SALVO TITTI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
AIELLO FERDINANDO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
BOCCADUTRI SERGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
LACQUANITI LUIGI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
LAVAGNO FABIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
MATARRELLI TONI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
NARDI MARTINA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
PILOZZI NAZZARENO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
RAGOSTA MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
ZAN ALESSANDRO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 25/06/2013


Stato iter:
25/06/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
COMUNICAZIONE GOVERNO 25/06/2013
Resoconto LETTA ENRICO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 25/06/2013
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PAOLUCCI MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ALLI PAOLO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto GALLI GIAMPAOLO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE
 
INTERVENTO GOVERNO 25/06/2013
Resoconto LETTA ENRICO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 25/06/2013
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto MIGLIORE GENNARO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto GELMINI MARIASTELLA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MARTELLA ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
 
PARERE GOVERNO 25/06/2013
Resoconto FRANCESCHINI DARIO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI PARLAMENTO E ATTIVITA' DI GOVERNO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/06/2013

DISCUSSIONE IL 25/06/2013

NON ACCOLTO IL 25/06/2013

PARERE GOVERNO IL 25/06/2013

RESPINTO IL 25/06/2013

CONCLUSO IL 25/06/2013

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00019
presentato da
MIGLIORE Gennaro
testo di
Martedì 25 giugno 2013, seduta n. 40

   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione ordinaria del Consiglio dell'Unione europea del 27 e 28 giugno 2013;
   presa visione del progetto di conclusioni preparato dal Presidente del Consiglio europeo in stretta cooperazione con la Presidenza irlandese di turno e con il Presidente della Commissione europea;
   premesso che:
    le prossime riunioni del Consiglio europeo si svolgeranno il 27-28 giugno (riunione ordinaria) e, successivamente, il 24-25 ottobre (riunione ordinaria) a Bruxelles;
    in base all'ordine del giorno provvisorio, la prossima riunione del Consiglio europeo del 27-28 giugno sarà incentrata su tre questioni principali:
     1) conclusioni del semestre europeo di quest'anno (coordinamento della politica economica e di bilancio degli Stati membri), raccomandazioni specifiche per ogni singolo paese;
     2) valutazione degli sforzi per favorire la competitività, l'occupazione e la crescita, con un accento particolare sulle iniziative per promuovere l'occupazione giovanile e il finanziamento dell'economia;
     3) progressi nel completamento dell'Unione Economica e Monetaria dell'Unione europea, in particolare per quanto concerne l'Unione bancaria europea;
    il Consiglio europeo discuterà, inoltre, della domanda di adottare l'euro il 1o gennaio 2014 presentata dalla Lettonia;
   valutato che:
    l'Europa ha risposto alla crisi economica mondiale, alla recessione globale ed alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la sola strada dell'austerità;
    nella visione ideologica della Commissione europea, la crisi in atto, definita sia ciclica sia strutturale, può essere affrontata esclusivamente in chiave di equilibrio di bilancio e solo un rientro dagli eccessi di debito pubblico e privato può permettere all'economia della zona Euro di rincamminarsi lungo un percorso di crescita sostenibile, innanzitutto continuando a tagliare il «troppo costoso» modello sociale europeo;
    pertanto, la Commissione continua a raccomandare manovre fiscali orientate più alla riduzione delle spese che all'aumento delle entrate o almeno nell'ambito delle quali le due leve siano sfruttate contemporaneamente in modo equilibrato;
    i dati diffusi sulla disoccupazione nell'Unione europea nel primo trimestre 2013, che segnalano la cifra impressionante di 26.5 milioni di persone disoccupate o inoccupate, non sembrano produrre alcun cambio in questa impostazione generale di politica economica e sociale;
    al contrario, la Commissione, pur prendendo atto che la disoccupazione giovanile è arrivata alla soglia stratosferica di 5,7 milioni, intende intervenire attraverso il programma EU Youth Guarantee che stanzia, tramite il FSE, dal 2014 al 2020 circa euro 7 miliardi, ovvero l'equivalente di euro 1.22 per disoccupato in 6 anni;
    questo programma per quanto utile, rischia di essere un diversivo se non si affronteranno le vere questioni sul tappeto riguardo sia al coordinamento delle politiche economiche per superare le politiche di austerità, sia al rafforzamento delle istituzioni comuni dell'eurozona. Lo sviluppo della quale è frenata dalle politiche di austerità, mentre l'andamento dei rapporti tra il debito ed il Pil, se si seguono le ricette finora applicate, può indurre nuove misure di austerità per l'anno 2014 in una spirale senza fine;
    occorre l'effettiva realizzazione del Compact for Growth and Jobs che prevedeva:
     una significativa mobilizzazione dei fondi europei a sostegno degli investimenti in progetti comuni;
     l'accelerazione delle decisioni per il mercato comune dell'energia;
     misure di sostegno per l'occupazione;
    ma, più in generale, occorre avviare in Europa una trasformazione sociale ed ecologica del modello di sviluppo a partire dal settore energetico e da quello dei trasporti, con l'istituzione di una nuova catena di creazione di valori nei mercati-pilota del futuro;
    va stabilita una priorità di investimenti nell'economia reale, e per il rilancio, in particolare nei paesi dell'eurozona con bilance commerciali in forte attivo nei confronti degli altri partner europei, del mercato interno tramite una politica di ridistribuzione dei redditi che favorisca la domanda;
    a questo riguardo, sarebbe indispensabile lavorare da subito anche alla costruzione di un sistema continentale di Reddito Minimo Garantito cofinanziato dagli stati europei;
    esaminando i dati fondamentali della crisi che l'Unione europea attraversa, è chiaro che la crescita non è ostacolata dall'elevato debito pubblico o dall'eccesso di spesa sociale connesse al modello di «welfare» europeo, bensì dalle misure recessive adottate in risposta alla crisi stessa. Pur ammettendo l'esistenza di gravi squilibri strutturali sul fronte della finanza pubblica, la scelta di realizzare in modo simultaneo i relativi aggiustamenti non è una fatalità cui sono posti di fronte i paesi europei, bensì una decisione deliberata e autolesionista, che aggrava i problemi recessivi causati dalla crisi stessa;
    anche per questi motivi è stato un grave errore, nella scorsa legislatura, inserire in Costituzione con le modifiche all'articolo 81, il pareggio di bilancio come previsto dal cosiddetto «Fiscal compact»;
    la crisi, pertanto, non si risolverà con le politiche di «austerità espansiva» che l'hanno provocata. Pensare che il taglio nei deficit pubblici possa essere compensato dall'aumento di altre componenti della domanda aggregata è una pia illusione. Come mostrato in studi e dall'esperienza pratica di altri paesi europei come la Grecia, il moltiplicatore fiscale in una fase di recessione è positivo, e l'austerità porterà quindi ad un calo del Pil maggiore del calo del debito rendendo impossibile raggiungere l'obiettivo della riduzione del rapporto debito/Pil;
    allo stesso modo, il superamento del credit crunch, che rappresenta una condizione necessaria sebbene non sufficiente per la ripresa, non potrà avvenire nel quadro delle politiche attuali concernenti il Patto di stabilità europeo, con particolare riguardo alla necessità di riattivare i flussi di credito in direzione delle PMI;
   valutato altresì che:
    nella Comunicazione della Commissione Europea indirizzata al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle regioni avente ad oggetto il programma di lavoro della Commissione per il 2013 (COM(2012) 629) del 23/10/2012 si fa riferimento, tra le altre considerazioni, all'indicazione di:
     1) contrastare l'elusione, l'evasione fiscale e la corruzione;
     2) procedere a un migliore funzionamento della macchina amministrativa incluso il sistema giudiziario volto anche a sviluppare sistemi indirizzati ad attrarre, a mantenere e a sviluppare nel settore pubblico le migliori competenze;
     3) traslare sempre più la tassazione dai fattori produttivi ai consumi, ai patrimoni e alle esternalità ambientali allargando la base imponibile;
     4) puntare alla semplificazione fiscale anche indirizzata all'eliminazione e riduzione delle detrazioni e alle cosiddette tax expenditures;
     5) non tagliare sul fronte scuola/formazione (evidenziando anche che l'Italia è in una posizione molto debole);
     6) per i «deficit» countries, riallocare le risorse economiche disponibili in settori economici di maggiore profittabilità, sviluppare politiche industriali orientate a spostare i fondamentali produttivi verso attività ad alto valore aggiunto;
     7) puntare sulle green technologies e sulla green economy;
    rispetto a tali indicazioni, pur condivisibili, occorre segnalare che:
     1) lascia interdetti che non si faccia alcun riferimento al contrasto all'elusione/evasione delle grandi aziende realizzata attraverso i cosiddetti «paradisi fiscali». Su questo fronte, è necessario pensare a livello UE a delle forme di tassazione su tutti i trasferimenti bancari nei centri offshore/black list e in tutti i paesi terzi che non garantiscono la tracciabilità dei flussi finanziari nei confronti dei centri offshore/black list;
     2) lascia altresì perplessi che nell'ambito delle direttrici di policy il tema dell'agricoltura sia completamente dimenticato e con esso la questione centrale della riforma radicale dell'attuale PAC, ai fini di una necessaria riconversione del settore in direzione di una produzione di qualità, in contrasto ai tradizionali paradigmi estensivi ed intensivi;
     3) l'idea di ridurre i contributi sociali sui giovani neoassunti al fine d'incentivare l'occupazione giovanile, soluzione sollecitata dalla Commissione e intrapresa da alcuni paesi UE, dovrebbe essere primariamente orientata a focalizzarsi sull'incentivazione alla stabilizzazione del rapporto di lavoro (per esempio, ipotizzando una decontribuzione per un certo periodo di tempo al termine di un periodo di apprendistato);
     4) tutta la questione sulle inopportune, per la Commissione, tax expenditures è massimamente tematizzata sul fronte della tassazione indiretta (IVA/VAT), mentre su questo specifico fronte bisognerebbe pensare di alzare, a livello UE (l'imposizione indiretta è in gran parte una competenza dell'Unione che travalica l'autonomia dei singoli stati), le aliquote sui «beni di lusso», invece di criticare le aliquote ridotte che incidono sui «consumi popolari», ed a livello nazionale ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali che appaiono, in tutto o in parte, ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche ovvero che costituiscono una duplicazione, ferma restando la priorità di tutela della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate, del patrimonio artistico e culturale, della ricerca e dello sviluppo, dell'innovazione tecnologica, del miglioramento e della protezione ambientale;
     5) in generale il concetto di traslazione della tassazione dai fattori produttivi ai consumi, ai patrimoni e alle esternalità ambientali deve essere qualificato avendo cura di massimizzare gli impatti moltiplicativi sul reddito del combinato disposto dell'insieme delle misure assunte e pertanto la revisione dell'imposizione indiretta deve essere rivista operando non sulle aliquote ordinarie (e tantomeno su quelle agevolate dei beni di prima necessità), ma inasprendo le aliquote sui consumi opulenti;
     6) l'introduzione di forme di tassazione dei patrimoni sia mobiliari sia immobiliari deve essere destinata al finanziamento della riduzione dell'imposizione diretta sui redditi medio-bassi delle persone fisiche (aliquote IRPEF e detrazioni per i redditi da lavoro dipendente) e sui redditi d'impresa a favore dell'occupazione (finanziando adeguatamente i crediti d'imposta per assunzioni a tempo indeterminato);
     7) la revisione dell'attuale impianto di deduzioni/detrazioni e degli incentivi non può trascurare che i primi concorrono all'effettiva progressività del prelievo sulle persone fisiche ed i secondi sono uno strumento di politica industriale. La loro revisione ha quindi profondi effetti redistributivi sui redditi delle famiglie ed i secondi interagiscono con l'allocazione settoriale e territoriale degli investimenti;
     8) il condivisibile principio di utilizzo della leva fiscale per evitare sussidi impropri (o dannosi) dal punto di vista economico e ambientale deve essere quindi contestualizzato nell'ambito degli effetti complessivi di qualunque revisione fiscale;
   considerato che:
    nella Comunicazione della Commissione europea indirizzata all'Italia (documento CQM 2013-362) vengono date le seguenti raccomandazioni:
     1) Mantenimento del disavanzo al di sotto del 3 per cento del Pil, attraverso il mantenimento degli avanzi primari strutturali programmati, anche in caso di utilizzo degli strumenti di flessibilità del bilancio nazionale oggi possibile dopo la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo;
     2) Dare attuazione alle riforme strutturali in atto;
     3) Promuovere l'efficienza nel settore bancario per sostenere il flusso di credito alle attività produttive;
     4) Dare attuazione effettiva alle riforme del mercato del lavoro e del quadro di determinazione dei salari;
     5) Trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambientali, assicurando la neutralità di bilancio;
     6) Assicurare la corretta attuazione delle misure di liberalizzazione nel settore dei servizi pubblici;
    dalla lettura di tali raccomandazioni si evince in prima istanza che, anche a seguito dell'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, la preoccupazione apparentemente prevalente della Commissione è rivolta a favorire la crescita economica e le riforme di struttura ritenute necessarie a promuoverla;
    tuttavia, le condizioni di equilibrio finanziario vengono ancora evocate come vincolo necessario ed ineludibile, sebbene sia riconosciuto che le sole politiche di bilancio non siano uno strumento sufficiente per favorire la crescita del Prodotto interno lordo;
    la Commissione non tiene in conto adeguato quanto recentemente dichiarato dallo stesso FMI nel suo ultimo rapporto sull'Europa, nel quale vengono riconosciuti gli errori e le contraddizioni delle politiche di austerità perseguite dalle autorità internazionali nel corso della crisi del debito sovrano della Grecia, che hanno finito per alimentare la spirale recessiva e creato nuove e spaventose condizioni di povertà diffusa nel paese ellenico;
    le raccomandazioni della Commissione europea, invece, in coerenza con l'impostazione del Six Pack, attribuiscono obiettivi quantitativi e precise procedure sanzionatorie solo gli obiettivi di finanza pubblica, mentre per le politiche finalizzate a prevenire l'insorgenza di squilibri macroeconomici prevedono solo un meccanismo di allerta e valori soglia privi di valore tassativo e di procedure di enforcement, con l'eccezione del fiscal compact;
    d'altra parte il quadro di finanza pubblica delineato nel DEF 2013 (predisposto dal Governo Monti, fatto proprio dal Governo Letta e recepito dalla Commissione europea) non sembra lasciare alcuno spazio significativo di manovra a politiche anticicliche, di crescita economica e contrasto alla povertà e all'esclusione sociale, limitandosi a proiettare la filosofia dell'austerità anche nel triennio prossimo venturo, impegnandosi alla realizzazione di un disavanzo strutturale dello 0,4 per cento del Pil nel 2014 ed al pareggio di bilancio strutturale nel 2015-2016 e basandosi su previsioni di crescita del Pil del tutto irrealistiche nel 2014-2016 (+1,3 per cento/+1,5 per cento);
    inoltre, le previsioni del DEF 2013 (anche queste recepite e fatte proprie dalla Commissione europea) non includono alcuna «rimodulazione» dell'IMU, né gli effetti del pagamento dei debiti commerciali pregressi della pubblica amministrazione alle imprese e includono inoltre operazioni di privatizzazione dell'ordine di almeno 1 per cento all'anno (ulteriori 15 miliardi), che ove non realizzate richiederebbero misure correttive di pari entità;
    nell'introduzione al DEF 2013, l'allora Presidente del Consiglio Mario Monti scriveva con riferimento allo stesso, che «coerentemente con la fase di prorogatio il Governo in carica non può formulare orientamenti per il futuro che presuppongano scelte d'indirizzo politico-legislativo o l'avvio di nuove politiche di vasto respiro che non siano già state condivise dal Parlamento»;
    tale orientamento di provvisorietà del DEF presentato, veniva confermato nel discorso alle Camere, dell'attuale Presidente del Consiglio, il quale ha dichiarato che il Governo avrebbe agito con interventi per dare ossigeno alle famiglie, in particolare a quelle meno abbienti, e alle imprese tramite la riduzione fiscale sul lavoro, il superamento della tassazione sulla prima casa, l'alleggerimento dell'IVA, senza tuttavia indicare con quali misure tali riduzioni di entrate e maggiori spese saranno compensate, e senza, successivamente, presentare una Nota di aggiornamento al DEF 2013 che indicasse più complessivamente le linee di politica ecocomico-finanziaria del Governo;
    pertanto, l'impatto netto delle manovre di finanza pubblica che la Commissione ed il Consiglio europei fanno proprie, rimane altamente recessivo ed appare incompatibile con il finanziamento degli interventi per la crescita;
    in questa prospettiva, in assenza di rinegoziazioni dei Trattati e di radicali cambi di strategia nella politica di bilancio, il problema del «commissariamento» dell'Italia via procedure d'infrazione e sanzioni è quindi solo rinviato nel tempo;
    in senso opposto, l'indispensabile rinegoziazione della cosiddetta «golden rule» (vale a dire lo scorporo degli investimenti dal calcolo del vincolo di deficit del 3 per cento) potrebbe rappresentare una leva significativa se consegnata alla sovranità del Parlamento nazionale, sebbene ancora insufficiente se collegata solo a programmi co-finanziati dai fondi strutturali europei. Lo shock di domanda aggregata necessario per riattivare un processo di crescita virtuoso si colloca nell'ordine di 80-100 miliardi, quindi 8-10 volte più ampia di quella determinata dai soli programmi cofinanziati dai fondi strutturali europei;
    la leva fiscale dovrebbe inoltre essere manovrata con la finalità prevalente di favorire la ripresa della domanda per consumi (attraverso sostanziali aumenti del reddito disponibile delle famiglie) e per investimenti (attraverso incentivi al reinvestimento degli utili) oltre al consolidamento della struttura produttiva con interventi mirati specificamente ad incentivare la crescita della dimensione d'impresa;
   considerato, inoltre, che:
    il Consiglio europeo è chiamato a porre un accento particolare su tutte le possibili iniziative per promuovere l'occupazione giovanile;
    il 21 ottobre 2010 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sul «reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa», con una maggioranza di 540 voti a favore e 30 contrari;
    tale risoluzione, in modo ancora più netto rispetto ad una precedente sullo stesso tema del 2008, sancisce in modo pieno il riconoscimento di un diritto dei cittadini dell'Unione e delle persone che vi risiedano stabilmente, ad un reddito che ne salvaguardi la dignità sociale;
    in attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Carta di Nizza), il reddito minimo viene definito come un diritto sociale fondamentale, destinato a fungere da strumento di protezione della dignità della persona e della sua «possibilità di partecipare pienamente alla vita sociale, culturale e politica»;
    la piena partecipazione alla vita sociale è richiesta come obiettivo da garantire alla Repubblica italiana dall'articolo 3 della Costituzione e è stata richiamata dalla Corte costituzionale tedesca nella sentenza del 9 febbraio 2010, in materia di reddito minino;
    schemi di tutela del reddito sono presenti nella maggior parte dei paesi europei;
    la disoccupazione, in particolare quella giovanile, in Italia e in Europa ha raggiunto livelli non più sostenibili e tali da mettere a rischio la tenuta del sistema Paese nel futuro. Un'intera generazione di giovani, per la mancanza del lavoro o per la sua discontinuità, vive situazioni di precarietà strutturale;
    tale situazione non consente a molti giovani di studiare, di fare ricerca, di progettare e realizzarsi nella vita, di creare una famiglia e di mettere al mondo dei figli; li costringe a continuare a dipendere dalle famiglie di origine, quando le famiglie non sono già esse stesse nell'impossibilità di continuare a sostenerli; gli impedisce di concorrere allo sviluppo sociale e economico dell'Italia, incidendo sulla loro dignità sociale; li discrimina oggi per il futuro, quando non avranno diritto ad una pensione che gli possa garantire un'esistenza libera e dignitosa;
    il reddito minimo è uno strumento che assicura, in via principale e preminente, l'autonomia delle persone e la loro dignità, e non si riduce ad una mera misura assistenzialistica contro la povertà;
    il reddito minimo è anche uno strumento che tutela la cultura e la dignità del lavoro, perché aiuta ad impedire che lavoratrici e lavoratori siano costretti ad accettare un lavoro purchessia;
    nel corso del 2012 in Italia è stata avviata una campagna per un reddito minimo garantito, per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare, che ha visto il coinvolgimento di molte associazioni della società civile;
    appare, pertanto, indispensabile che il prossimo Consiglio europeo decida di introdurre sperimentalmente il reddito minimo garantito, chiedendo alla Commissione europea di predisporre un piano che individui la platea degli aventi diritto, anche in ragione delle risorse economiche disponibili o individuabili;
   considerato, infine, che:
    il Consiglio europeo svolgerà anche un ulteriore aggiornamento sull'andamento dei lavori di approfondimento dell'Unione economico e monetario (UEM);
    il 28 novembre 2012, la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione dal titolo «Un piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita» (COM(2012) 777), che descrive in dettaglio gli elementi e le tappe necessari per un'Unione bancaria, economica, fiscale e politica a pieno titolo;
    il cosiddetto, «pacchetto sull'Unione bancaria», sul quale la discussione tra i partner europei è ancora molto aperta, comprende:
     1) la proposta di regolamento che attribuisce alla BCE compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi;
     2) l'istituzione dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea);
     3) le proposte sul risanamento e la risoluzione delle crisi delle banche per affrontare le conseguenze di eventuali dissesti di enti creditizi, definendo un quadro efficace di gestione ordinata dei fallimenti bancari ed evitando il contagio ad altri enti;
    l'Unione bancaria per essere fattibile si deve inserire in un progetto più ampio di unione fiscale e politica, anche perché, per funzionare ed essere credibile, deve potere contare su risorse che solo un vero e proprio bilancio federale può assicurare. Il corretto funzionamento della Unione bancaria richiede, infatti, l'introduzione di un finanziamento di ultima istanza di natura fiscale e, quindi, una qualche forma di bilancio federale, con rilevanti cessioni di sovranità dagli Stati nazionali al «governo federale»;
   impegna il Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione del Consiglio dell'Unione europea del 27-28 giugno 2013, a:
     a) proporre la realizzazione di una vera unione politica del continente in senso federale, anche al fine di realizzare l'obiettivo ambizioso, recentemente e pubblicamente dichiarato dal Ministro per gli affari esteri, Emma Bonino, degli Stati uniti d'Europa;
     b) sostenere la radicale modifica del trattato sulla convergenza dei bilanci, il cosiddetto «Fiscal compact», una delle cause della recessione, concordando con i partner europei misure sostanziali a favore dello sviluppo sostenibile, a partire da una europeizzazione non parziale del debito sovrano almeno per la quota che supera il 60 per cento del Pil, secondo le proposte avanzate da diversi economisti anche italiani;
     c) chiedere nell'immediato lo slittamento della scadenza per il raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali dei paesi membri e per l'avvio della riduzione dello stock del debito e/o l'esclusione di alcune spese per investimenti dai saldi del Patto di stabilità;
     d) proporre, a trattati vigenti, che si garantisca, come già è stato deciso in favore della Spagna, la possibilità di un rientro più morbido e dilazionato nel tempo del debito sovrano. In particolare, appare irrealistico per l'Italia il rientro dal 2015 di oltre 15 miliardi all'anno attraverso dismissioni immobiliari;
     e) concordare con gli organismi dell'Unione europea la rinegoziazione della cosiddetta «golden rule» (vale a dire lo scorporo degli investimenti dal calcolo del vincolo di deficit del 3 per cento), consegnandola alla sovranità del Parlamento nazionale, non solo per i programmi co-finanziati dai fondi strutturali europei, ma per tutti gli investimenti degli enti territoriali nei seguenti campi, che consentano lo sviluppo di nuova e qualificata occupazione:
      riqualificazione delle periferie attraverso piani di recupero;
      interventi di salvaguardia dell'assetto idrogeologico dei territori;
      messa in sicurezza degli edifici scolastici;
      recupero, salvaguardia e sviluppo del patrimonio artistico e ambientale;
      interventi di risanamento delle reti di distribuzione delle acque potabili;
      potenziamento del trasporto pubblico locale con particolare riguardo al pendolarismo regionale e al trasporto su ferro;
      interventi di risparmio energetico attraverso l'utilizzo delle energie rinnovabili;
      politiche pubbliche per la creazione di occupazione;
     f) proporre l'utilizzazione a livello europeo di una quota del gettito della tassa sulle transazioni finanziarie, unitamente all'emissione di eurobond e project bond, per finanziare, promuovere e sostenere l'occupazione e il reddito giovanili anche attraverso l'introduzione di un sistema continentale di reddito minimo garantito cofinanziato dagli Stati Europei;
     g) proporre la ridefinizione del ruolo della BCE come prestatrice di ultima istanza;
     h) sostenere la promozione, nell'ambito della difesa comune europea (PESD), di Forze armate comuni, di Corpi civili di pace, e promuovere l'unificazione e la riduzione dei progetti relativi ai sistemi d'arma con la conseguente drastica riduzione delle spese militari;
     i) accelerare la riforma radicale dell'attuale PAC, per la riconversione del settore in direzione di una produzione di qualità, in contrasto ai tradizionali paradigmi, estensivi e intensivi;
     l) proporre un nuovo e radicale programma europeo, un «social compact» vincolante per tutti gli Stati membri, per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, la lotta alle disuguaglianze e alla povertà, che:
      abbia chiare priorità di investimenti per lo stimolo dell'occupazione e per compensare lo squilibrio nei paesi tra i paesi dell'eurozona con bilance commerciali in forte attivo nei confronti degli altri partner europei, del mercato interno per ricostruire una politica di ridistribuzione dei redditi che favorisca la domanda aggregata;
      avvii in Europa una trasformazione sociale ed ecologica del modello di sviluppo a partire dal rilancio delle politiche per la formazione, l'educazione e l'innovazione, con particolare riferimento al settore energetico, delle tecnologie digitali e da quello dei trasporti, con l'istituzione di una nuova catena di creazione di valori nei mercati-pilota del futuro;
     m) sostenere che la leva fiscale dei paesi membri debba essere prioritariamente manovrata con la finalità prevalente di favorire la ripresa della domanda per consumi (attraverso sostanziali aumenti del reddito disponibile delle famiglie) e per investimenti (attraverso incentivi al reinvestimento degli utili) oltre al consolidamento della struttura produttiva con interventi mirati specificamente ad incentivare la crescita della dimensione d'impresa;
     n) sostenere l'adozione di una precisa comune definizione europea dei cosiddetti «paradisi fiscali» che comprenda, oltre ai due pilastri della trasparenza e dello scambio di informazioni, stabiliti dall'OCSE, anche il pilastro della concorrenza leale;
     o) pensare a livello UE a delle forme di tassazione su tutti i trasferimenti bancari nei centri offshore/black list e in tutti i paesi terzi che non garantiscono la tracciabilità dei flussi finanziari nei confronti dei centri offshore/black list;
     p) sostenere la cooperazione rafforzata per l'adozione della tassa sulle transazioni finanziarie e proporre che i proventi siano destinati a misure specifiche tra cui quelle a sostegno dell'occupazione giovanile;
     q) sostenere la rapida approvazione e attuazione delle misure necessarie per la realizzazione di un'effettiva e completa Unione bancaria europea.
(6-00019) «Migliore, Di Salvo, Aiello, Airaudo, Boccadutri, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Giancarlo Giordano, Fratoianni, Kronbichler, Lacquaniti, Lavagno, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piazzoni, Pilozzi, Piras, Placido, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Zan, Zaratti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

politica occupazionale

lavoro giovanile

crescita economica

pareggio del bilancio

detrazione fiscale