ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/10155

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 716 del 20/12/2016
Firmatari
Primo firmatario: MATTIELLO DAVIDE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/12/2016


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 20/12/2016
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 20/12/2016
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 02/03/2017
Stato iter:
21/06/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 21/06/2017
Resoconto FERRI COSIMO MARIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 21/06/2017
Resoconto MATTIELLO DAVIDE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 20/12/2016

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 02/03/2017

DISCUSSIONE IL 21/06/2017

SVOLTO IL 21/06/2017

CONCLUSO IL 21/06/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-10155
presentato da
MATTIELLO Davide
testo di
Martedì 20 dicembre 2016, seduta n. 716

   MATTIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   la II Commissione ha approvato una risoluzione, la n. 8-00210, a prima firma dell'interrogante, sul trattato di estradizione e di mutua assistenza giudiziaria tra l'Italia e gli Emirati arabi uniti, con la quale si impegnava il Governo pro tempore a presentare con urgenza il disegno di legge per l'autorizzazione alla ratifica dei trattati di estradizione e di mutua assistenza giudiziaria tra l'Italia e gli Emirati Arabi Uniti, sottoscritti dalle parti il 16 settembre 2015, ricercando le soluzioni maggiormente compatibili con la tutela dei principi costituzionali e, nelle more della ratifica del trattato, ad agire in via diplomatica al fine di ottenere l'estradizione di Amedeo Matacena;
   la risoluzione in questione sottolineava come, a distanza di più di un anno dall'accordo siglato dal Ministro Orlando con le autorità degli Emirati Arabi in materia di cooperazione giudiziaria e di estradizione – consistente in un trattato di estradizione e di mutua assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti, ed un accordo di cooperazione giudiziaria in materia penale fra i due Paesi, con l'intento di migliorare e intensificare la collaborazione fra Italia ed Emirati Arabi Uniti in materia di giustizia, alla luce, da un lato, della crescita dei rapporti economici, finanziari e commerciali e dell'aumento esponenziale del numero di connazionali residenti negli EAU e, dall'altro, dell'aumento delle richieste di estradizione e di assistenza giudiziaria formulate da parte italiana – ad oggi l'Italia non abbia ancora concluso tale percorso, ratificando il trattato; si tratta di un percorso così positivamente intrapreso dal Governo al fine di sanare una negativa smagliatura nei rapporti tra i due Paesi, che sono per altro ottimi partner commerci i soprattutto nei settori dell'energia e della difesa. Gli Emirati, per esempio, sono i primi importatori al mondo di sistema di difesa e armamenti italiani;
   la presenza di latitanti in quei territori, purtroppo ad oggi, non è affatto diminuita, e gli ultimi clamorosi fatti di cronaca accrescono la necessità e l'urgenza di una piena e completa operatività dell'accordo: il riferimento è, in ordine di tempo, prima all'individuazione negli Emirati di Cetti Serbelloni, che deve scontare una condanna definitiva per aver evaso tasse in Italia per circa un miliardo di euro, poi al ritrovamento di due opere di Van Gogh rubate ad Amsterdam nel 2002, riconducibili ad attività di riciclaggio del narcotrafficante Imperiale, lui pure individuato negli Emirati; si tratta di fatti che si aggiungono all'ormai da tempo noto caso dell’ex-parlamentare Matacena, condannato in via definitiva a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa nella fattispecie di ‘ndrangheta e delinquenti dediti al riciclaggio internazionale come messo recentemente in evidenza inchieste napoletane contro la camorra; inoltre, le autorità giudiziarie italiane, che si occupano di casi legati alle richieste di estradizione da quel Paese, hanno più volte segnalato come gli Emirati rischino di diventare una sorta di porto franco per latitanti italiani e riciclatori internazionali: diverse associazioni e personalità che si battono per la legalità e organi di informazione, più volte, si sono occupati della vicenda, con prese di posizione, servizi, inchieste, reportage e campagne, come per esempio quella del giornale online Ytali –:
   se il Governo non ritenga opportuno fornire elementi in merito alla situazione dei latitanti di cui nel tempo si è avuto notizia e se risultino effettivamente ancora in territorio emiratino;
   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare in conformità a quanto previsto dalla citata risoluzione approvata in Commissione giustizia. (5-10155)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 21 giugno 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione II (Giustizia)
5-10155

  Mediante l'atto di sindacato ispettivo in discussione, l'Onorevole Mattiello – richiamando la risoluzione con la quale si impegnava il Governo a presentare con urgenza il disegno di legge per l'autorizzazione alla ratifica dei trattati di estradizione e di mutua assistenza giudiziaria tra l'Italia e gli Emirati Arabi Uniti, sottoscritti, dalle parti il 16 settembre 2015, e ad agire, in via diplomatica, al fine di ottenere medio tempore l'estradizione di latitanti localizzati in quei Paesi – chiede notizie in ordine alla attuale presenza, in territorio emiratino, di destinatari di provvedimenti coercitivi dell'autorità giudiziaria italiana, e quali misure urgenti il Governo intenda adottare in conformità alla risoluzione citata.
  L'atto di indirizzo politico adottato, in data 29 Luglio 2016, dalla II Commissione giustizia della Camera, focalizzava l'attenzione sul ritardo nel recepimento dell'accordo di cooperazione in materia giudiziaria, già sottoscritto tra il Governo italiano e gli Emirati Arabi Uniti, impegnando il Governo a calendarizzare con urgenza il disegno di legge per l'autorizzazione alla ratifica dei trattati, ad impegnarsi per favorire un rapido iter in Parlamento per la sua approvazione, ad agire per le vie diplomatiche al fine di ottenere comunque l'estradizione.
  In tale prospettiva, va premesso come il Governo abbia intrapreso tutte le iniziative che volgono nella direzione auspicata dall'onorevole interrogante.
  Come noto, il trattato di estradizione con gli Emirati Arabi Uniti è stato firmato dal Ministro della giustizia il 16 settembre 2015.
  L'accordo, sottoscritto su richiesta italiana, risponde all'obiettivo di ridurre, mediante una rete il più possibile estesa di trattati bilaterali, gli ambiti in cui possono trovare riparo i soggetti ricercati dalla giurisdizione.
  Il Governo ha provveduto tempestivamente ad avviare l'iter di ratifica dei due accordi, concludendo rapidamente tutte le fasi procedurali propedeutiche alla presentazione del disegno di legge di ratifica in Parlamento.
  In considerazione del fatto che l'ordinamento degli Emirati, in coerenza con il diritto islamico» prevede la sanzione della pena di morte, nel corso della istruttoria del provvedimento normativo di ratifica si è posta la questione del rispetto dei canoni previsti dalla sentenza costituzionale n. 223/1996, con la quale la Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 698, comma 2, del codice di procedura penale e dell'articolo IX del trattato di estradizione dei 1983 con gli USA, in quanto «l'assolutezza, del principio costituzionale richiamato (divieto della pena di morte) viene infirmata dalla presenza di una norma che demanda a valutazioni discrezionali, caso per caso, il giudizio sul grado di affidabilità e di effettività delle garanzie accordate dal Paese richiedente».
  Va inoltre segnalato che il 5 agosto 2016 è entrata in vigore la legge 21 luglio 2016, n. 149, recante «Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000 e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale, Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive».
  L'articolo 5 della legge modifica (tra l'altro), con immediato effetto precettivo, le disposizioni del codice di procedura penale in materia di estradizione per l'estero a tutela dei diritti fondamentali, prevedendo, in particolare, al comma 1, che: «All'articolo 698 del codice di procedura penale, il comma 2 è sostituito dal seguente: «2. Se il fatto per il quale è domandata l'estradizione è punito con la pena di morte secondo la legge dello Stato estero, l'estradizione può essere concessa solo quando l'autorità giudiziaria accerti che è stata adottata una decisione irrevocabile che irroga una pena diversa dalla pena di morte o, se questa è stata inflitta, è stata commutata in una pena diversa, comunque nel rispetto di quanto stabilito dal comma 1». La normativa attualmente vigente prevede, pertanto, garanzie particolarmente pregnanti (sulla falsariga della citata decisione della Corte costituzionale in materia) in tema di estradizione per l'estero, laddove lo Stato richiedente preveda la pena di morte.
  L'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016 n. 149 ha, dunque, determinato una incompatibilità. Dell'articolo 3 lettera d («Motivi di rifiuto obbligatori») del testo del Trattato di estradizione con la legislazione italiana.
  Si tratta, pertanto, di profili che impongono particolare cautela nella ratifica di trattati di mutua assistenza giudiziaria ed estradizione con Paesi terzi che riconoscono ed applicano la pena di morte, e sulle quali il Governo è impegnato nella ricerca di una soluzione tecnica coerente con i principi fondamentali dell'ordinamento.
  La collaborazione tra Italia ed Emirati Arabi Uniti nel settore penale internazionale è, pertanto, allo stato regolata sulla base della cortesia internazionale, a condizione di reciprocità.
  In siffatto contesto, e con particolare riferimento «alla situazione dei latitanti di cui nel tempo si è avuto notizia e se risultino effettivamente ancora in territorio emiratino» la competente articolazione ministeriale ha rappresentato come siano state presentate dal Ministro della Giustizia, nell'ultimo biennio, diverse richieste di estradizione alle Autorità degli Emirati Arabi Uniti, a seguito della localizzazione in territorio emiratino di diversi latitanti italiani ricercati per l'esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere o sentenze definitive di condanna.
  Si citano, a mero titolo esemplificativo, le richieste di estradizione relative a:
   ALFANO Massimiliano, destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di lesioni personali gravi e porto abusivo di armi, aggravati dalla finalità di agevolare un'associazione di tipo mafioso;
   SCHETTINO Gaetano e IMPERIALE Raffaele, destinatari di ordinanze di custodia cautelare in carcere per reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanza stupefacente di tipo cocaina, con le aggravanti del fatto di essere l'organizzazione armata e dell'aver commesso il fatto al fine di agevolare le organizzazioni di stampo mafioso operanti in Napoli e provincia, dagli anni ’90 ad oggi;
   NUCERA Andrea, destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte;
   GETTI SERBELLONI ALBERICO Antonio Giulio, destinatario di ordine di esecuzione per l'espiazione della pena residua di anni 8, mesi 6 e giorni 7 di reclusione, per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di numerose violazioni di norme tributarie.

  Tali richieste di estradizione non hanno, tuttavia, avuto seguito, come avvenuto anche in riferimento alla posizione di Amedeo Gennaro MATACENA.
  Nei confronti del predetto sono state presentate due richieste di estradizione: la prima, finalizzata all'esecuzione della sentenza della Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria n. 15/2012, irrevocabile il 5 giugno 2013, con la quale il MATACENA è stato condannato alla pena di anni 5 di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso; la seconda, finalizzata all'esecuzione della misura cautelare disposta nei confronti del Matacena con ordinanza emessa in data 24 aprile 2014 dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, per i reati di trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori.
  Entrambe le richieste, sottoscritte dal Ministro della Giustizia, sono state tempestivamente trasmesse alle competenti autorità emiratine attraverso canali diplomatici e sono state riformulate sulla base delle osservazioni formulate dalle Autorità emiratine che, nel rigettare la prima domanda, avevano ravvisato difetti formali.
  Secondo quanto comunicato dal Ministero degli affari esteri, al fine di dare impulso alle interlocuzioni svolte per via diplomatica, la Farnesina ha continuato a ribadire alle Autorità di Abu Dhabi come il fatto che ancora gli accordi giudiziari non siano vigenti e specie l'attuale pendenza dei loro procedimenti di ratifica non debbano costituire motivo per non dare seguito alle richieste di estradizione già presentate dall'Italia agli EAU, sulla base della cortesia internazionale.
  L'Ambasciata d'Italia ad Abu Dhabi è quindi intervenuta numerose volte al più alto livello e proseguirà a sensibilizzare le Autorità locali sulle richieste delle Autorità Giudiziaria italiana.
  Ulteriore strumento di discussione potrà essere costituito dalla Commissione consolare mista, la cui convocazione è stata promossa dal Ministro degli Esteri in occasione della visita negli Emirati nel gennaio scorso, e che avrà proprio il compito di esaminare in maniera sistematica le principali questioni di carattere consolare che riguardano entrambi i Paesi.
  Nella prospettiva di definire, con la massima tempestività, i casi pendenti e di favorire la soluzione delle criticità riscontrate nella cooperazione giudiziaria tra i due Paesi, il Ministero della giustizia ha promosso, d'intesa con il Ministero degli Esteri, iniziative finalizzate all'avvio di nuovi negoziati con gli Emirati Arabi, che possano preludere alla condivisione di modifiche dell'accordo in materia di estradizione.
  Lo scorso 24 maggio si è tenuta, a tal fine, presso il Gabinetto del Ministro della giustizia una riunione sul tema con il Ministero degli Esteri, finalizzata, tra l'altro, a definire, nel quadro delle relazioni politico-istituzionali in cui l'accordo di cooperazione giudiziaria penale andrà ad operare, un imminente incontro con il Ministro della giustizia emiratino.
  In particolare, il Ministero della giustizia ha chiesto in questo mese di giugno alle Autorità degli E.A.U. la disponibilità ad un incontro bilaterale con l'obiettivo, tra l'altro, di proporre una diversa formulazione dell'articolo 3 lettera d) (Motivi di rifiuto obbligatori) dell'Accordo in materia di estradizione, così da superare le criticità sollevate a livello politico ed allineare il testo alla legislazione italiana, come modificata dalla citata legge 21 luglio 2016 n. 149.
  Si assicura, pertanto, che il Ministro della giustizia mantiene sulla vicenda dell'estradizione di Matacena e di tutti gli altri casi pendenti la massima attenzione e che il Governo continuerà a promuovere ogni iniziativa utile a garantire l'esecuzione dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

cooperazione giudiziaria

risoluzione

estradizione