ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07083

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 529 del 25/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: BECHIS ELEONORA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 25/11/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 25/11/2015
Stato iter:
21/04/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 21/04/2016
Resoconto BOBBA LUIGI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 21/04/2016
Resoconto BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 25/11/2015

DISCUSSIONE IL 21/04/2016

SVOLTO IL 21/04/2016

CONCLUSO IL 21/04/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07083
presentato da
BECHIS Eleonora
testo di
Mercoledì 25 novembre 2015, seduta n. 529

   BECHIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   a pagina 46 della relazione del difensore civico e garante dei minori della provincia autonoma di Trento per l'anno 2014 si evince in modo inequivocabile che «per carenza di fondi sono risultate prospettabili solo soluzioni residenziali, anche in casi in cui si sarebbero rivelate idonee soluzioni meno drastiche, di carattere semiresidenziale», dove per il termine «idonee» si deve intendere quello riferito all'interesse supremo del minore per la sua sana crescita psicofisica;
   le scelte intraprese hanno visto il minore collocato in strutture residenziali facendo aumentare il livello di criticità non solo nel rapporto tra le parti genitori-istituzioni ma anche dal punto di vista della sofferenza degli attori coinvolti, ovvero i figli e i genitori, alimentando così la prassi istituzionale che porta alla disgregazione del legame affettivo;
   è importante ricordare che le soluzioni adottate si riferiscono a collocazioni di minori presso strutture residenziali che fanno riferimento a quel capitolo degli allontanamenti dal nucleo genitoriale che si potevano evitare;
   i cosiddetti «allontanamenti facili» sembrano stati necessari per un mero calcolo di natura economica causato dalla carenza di fondi ripartiti in base alle competenze amministrative tra provincia ed enti locali;
   tale situazione potrebbe essere in contrasto con la legge n. 184 del 1983 «Diritto del minore ad una famiglia», la quale nel principio fondante garantisce al minorenne il diritto di crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia oltre a prevedere, nel caso in cui il minore sia temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, l'affido extrafamiliare come prima soluzione o, qualora questo non sia possibile e dunque come alternativa residuale, che venga inserito in una comunità di tipo familiare;
   l'interrogante ritiene inumano e lesivo dei diritti dell'uomo questo approccio economico-burocratico a discapito del minore;
   occorrerebbe acquisire elementi su quali siano i servizi sociali competenti per zona nei casi esposti dal difensore civico e se le decisioni prese dagli organi competenti circa la collocazione dei minori presso istituti residenziali siano state successive ad un'indicazione almeno di massima resa dal servizio sociale competente;
   sarebbe opportuna chiarire anche quanti minori siano stati oggetto di soluzioni residenziali anche se si sarebbero rivelate idonee soluzioni meno drastiche, in quali enti accreditati siano stati collocati i minori e se i suddetti minori siano ad oggi ancora collocati presso le strutture sopra citate oppure, nell'ottica di soluzioni meno drastiche auspicate dal difensore civico, ne siano usciti;
   analogamente, risulterebbe utile capire, relativamente agli anni 2014, 2013 e 2012, a quanto ammonti il numero dei minori affidati all'interno della provincia autonoma di Trento presso famiglie e strutture specializzate e relativi importi di finanziamento stanziati e di costi sopportati, separati anche per tipologia di prestazioni erogate, comprensivi dei fondi destinati ai servizi semiresidenziali e diurno –:
   se, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda promuovere un'attività di monitoraggio al fine di acquisire un quadro completo e aggiornato relativo all'intero territorio nazionale, oltre che della provincia autonoma di Trento, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in relazione alle criticità sopra descritte. (5-07083)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 21 aprile 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-07083

  Con riferimento all'atto parlamentare dell'On. Bechis – inerente Monitoraggio sui casi di collocamento dei minori in strutture residenziali – faccio presente quanto segue.
  Premetto che l'inserimento dei minori in strutture residenziali rientra nei profili di competenza del Tribunale per i Minorenni, che è coadiuvato dai Servizi Sociali del territorio, e che, pertanto, il Ministero che rappresento non è legittimato ad entrare nel merito delle scelte adottate in autonomia dai predetti organi.
  Il Ministero che rappresento, per svolgere il monitoraggio annuale sui minorenni fuori dalla famiglia d'origine, si avvale del Centro Nazionale di Analisi d'Infanzia e Adolescenza con il supporto dell'Istituto degli Innocenti (IDI).
  I dati relativi ai minorenni fuori della famiglia d'origine della provincia autonoma di Trento sono stati forniti dalla provincia medesima, nell'ambito del monitoraggio annuale.
  In particolare, dai predetti dati risulta che i minori in affidamento familiare sono stati:
   106 nel 2012;
   113 nel 2013;
   107 nel 2014.

  I minori accolti nelle comunità residenziali invece sono stati:
   214 nel 2012;
   185 nel 2013;
   200 nel 2014.

  Per quanto riguarda i finanziamenti provinciali finalizzati agli inserimenti di minori in comunità, la provincia di Trento ha reso noto che per l'anno 2013 la spesa ammonta a circa 8 milioni di euro, mentre per l'anno 2014 è di circa 7 milioni di euro.
  Dai dati dell'ultimo monitoraggio del 31 dicembre 2012 è emerso che i bambini accolti nelle strutture residenziali sono stati 14.255, mentre quelli in affidamento familiare sono stati 14.194. per un totale di 28.449 in tutto il territorio nazionale.
  Per quanto riguarda la spesa annua sostenuta dalle amministrazioni pubbliche per i finanziamenti relativi ai collocamenti residenziali, gli ultimi dati Istat disponibili (anno 2012) rilevano una spesa complessiva:
   di circa 260 milioni di euro, per prestazioni residenziali (per circa 18.000 utenti);
   di circa 278 milioni di euro, per le strutture residenziali (per 18.247 utenti) e con una spesa media per utente di circa 15.000 euro.

  Ricordo inoltre che, a sostegno delle famiglie «fragili», è stato avviato il Programma di Intervento per la Prevenzione della Istituzionalizzazione (PIPPI).
  Il suddetto Programma – promosso nel 2010 e proposto come sperimentazione pilota a tutte le 15 città «riservatarie» ai sensi della legge n. 285 del 1997 – è il risultato di una collaborazione tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il laboratorio di ricerca e intervento in educazione familiare dell'Università di Padova e i servizi sociali.
  Esso mira a creare un raccordo tra istituzioni diverse (Ministero, Università, Comuni) che condividono la stessa mission di promozione del bene comune al fine di ridurre il numero dei bambini allontanati dalle famiglie.
  Il Programma, inoltre, persegue la finalità di innovare le pratiche di intervento nei confronti delle famiglie cosiddette «negligenti» al fine di ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare d'origine.
  Preciso, altresì, che, con il decreto direttoriale n. 78 del 7 agosto 2015, il Ministero che rappresento ha emanato le Linee Guida per la presentazione, da parte di regioni e province autonome, di proposte di adesione alla sperimentazione del modello di intervento PIPPI.
  Da ultimo, voglio ricordare il IV Piano Nazionale di Azione e di Interventi per la Tutela dei Diritti e lo Sviluppo dei Soggetti in Età Evolutiva, già approvato dall'Osservatorio Nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza durante la seduta plenaria del 28 luglio 2015, che ha già ricevuto parere favorevole dall'Autorità Garante dell'Infanzia e dell'Adolescenza e della Commissione Parlamentare per l'Infanzia, nonché quello della Conferenza Unificata.
  Nel predetto Piano è previsto come parte integrante anche il Piano Nazionale di Prevenzione e contrasto dell'abuso dello sfruttamento sessuale dei minori, all'interno del quale vi è una specifica sezione denominata: «Sostegno alla genitorialità, sistema integrato dei servizi e sistema dell'accoglienza» che prevede tre azioni che hanno come obiettivo generale il riordino e la qualificazione del sistema di accoglienza dei minorenni allontanati dalla famiglia d'origine. In particolare:
   la prima azione ha come obiettivo specifico la promozione della qualità e della appropriatezza degli interventi per i minori allontanati dalla propria famiglia;
   la seconda azione ha come obiettivo specifico la creazione di una banca dati comune sui minorenni collocati in comunità;
   la terza ed ultima azione ha come obiettivo specifico il riordino delle tipologie delle comunità di accoglienza dei minorenni e l'individuazione dei requisiti di livello nazionale.

  A tal fine, il Ministero che rappresento, il 6 marzo 2015, ha avviato un Tavolo tecnico, istituito con decreto direttoriale del 27 gennaio 2015 al fine di redigere le Linee di indirizzo per la regolamentazione delle strutture d'accoglienza dei minori, tenendo conto del ruolo delle regioni che al momento si occupano della programmazione e dei comuni che gestiscono tali strutture. L'obiettivo generale di tale strumento è quello di stabilire, a livello nazionale, dei criteri comuni da cui far discendere le regolamentazioni delle comunità e di essere utilizzato da tutti gli attori istituzionali coinvolti nella regolamentazione e nel monitoraggio. Le successive linee di intervento prevedono:
   1) l'istituzione in ogni regione di un Tavolo permanente sui minorenni fuori famiglia con funzioni di raccordo delle politiche, di coordinamento degli interventi e di monitoraggio e verifica degli esiti;
   2) l'istituzione di un tavolo interistituzionale per il raccordo tra le azioni proposte dal Ministero dell'interno alle Regioni e agli enti locali, in collaborazione con il Terzo Settore, con il Volontariato e con l'Associazionismo, in materia di minorenni non accompagnati, finalizzato a coniugare le istanze di protezione con le caratteristiche e i requisiti delle comunità e a garantire nei confronti di questi ragazzi il principio di non discriminazione;
   3) l'effettivo svolgimento dei compiti di vigilanza e controllo, previsti dalla normativa vigente su tutte le realtà di accoglienza, ricercando soluzioni e pratiche integrate e attente, oltre che ai requisiti strutturali, a quelli organizzativi e professionali, alla dimensione pedagogica e relazionale nonché alla qualità dei percorsi educativi e di crescita.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

minore eta' civile

difensore civico

competenza amministrativa