ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15605

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 742 del 15/02/2017
Firmatari
Primo firmatario: VIGNAROLI STEFANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 15/02/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 15/02/2017
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 15/02/2017
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 15/02/2017
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 15/02/2017
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 15/02/2017
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 15/02/2017
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 15/02/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 15/02/2017
Stato iter:
20/04/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/04/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 20/04/2017

CONCLUSO IL 20/04/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15605
presentato da
VIGNAROLI Stefano
testo di
Mercoledì 15 febbraio 2017, seduta n. 742

   VIGNAROLI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   nell'ambito di una «comunicazione», pubblicata il 26 gennaio 2017, sul waste to energy (recupero di energia da rifiuti), la Commissione europea ha invitato gli Stati membri a valutare con maggiore attenzione la gerarchia di gestione dei rifiuti, quali la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio, proponendo, al contempo, di rivalutare il ruolo e le potenzialità dell'incenerimento, ma soprattutto i fondi che lo sostengono. La citata Commissione invita, infatti, gli Stati a non investire risorse pubbliche per realizzare impianti inutili o aumentare una capacità di incenerimento già eccessiva;
   tra il 2010 e il 2014, riporta la «comunicazione», la capacità di incenerimento nei 28 Paesi dell'Unione europea (considerando inoltre Svizzera e Norvegia) è cresciuta del 6 per cento fino a raggiungere quota 81 milioni di tonnellate;
   la Commissione ha indicato, tra l'altro, l'Italia (insieme a Svezia, Olanda, Germania, Francia e Regno Unito) tra i Paesi che hanno un eccesso di impianti di incenerimento rispetto alle necessità attuali e future. Per le aree sprovviste di capacità di incenerimento, la «comunicazione» raccomanda di esplorare prima tutte le opzioni prioritarie, inclusive della realizzazione di capacità di riciclo e compostaggio come strumento prioritario di riduzione dello smaltimento a discarica, e della valutazione degli effetti a 20-30 della crescita della raccolta differenziata, onde evitare realizzazione di capacità di incenerimento in eccesso. A proposito delle aree ove già attualmente si registra elevata capacità di incenerimento, la Commissione suggerisce l'adozione di una serie di strumenti quali la tassazione dell'incenerimento, la terminazione graduale dei sussidi al comparto, la «moratoria» per i nuovi impianti di inceneritori, così come lo smantellamento dei vecchi impianti;
   il coordinatore scientifico della rete « zero waste Europe», Enzo Favoino, ha dichiarato che «vi è un forte mandato alla Banca europea per gli investimenti e ai Paesi membri di rivedere i loro finanziamenti per la realizzazione delle infrastrutture di settore, riducendone la quota all'incenerimento (e comprimendone fortemente la possibilità) e allineandoli invece con l'evoluzione prevista della politica di rifiuti: l'economia circolare»;
   benché la priorità europea sia il recupero della materia, attualmente si dichiara strategico l'incenerimento, che rappresenta la penultima gerarchia europea. La produzione di energia è per l'impresa legata ad un duplice business: incentivi statali e vendita dell'energia prodotta. Il recupero di materia non gode purtroppo di questi benefici, per di più il mercato deve essere ancora ben regolato per offrire uno sblocco certo e remunerativo per le materie prime riciclate. Dunque, ne deriva una concorrenza «sleale» tra recupero di materia e recupero di energia –:
   se e quali iniziative il Governo, alla luce della «Comunicazione» del 26 gennaio 2017 della Commissione europea e ai sensi della gerarchia di gestione dei rifiuti definita dalla direttiva europea 2008/98/CE, intenda mettere in campo al fine di minimizzare e comprimere il ruolo futuro dell'incenerimento rispetto alla situazione attuale, promuovendo a tal fine, una revisione delle disposizioni contenute nell'articolo 35 del decreto-legge n. 133 del 2014, cosiddetto «sblocca Italia»;
   se il Governo non ritenga necessario assumere le opportune iniziative di competenza volte alla revisione della normativa in materia di erogazione degli incentivi per gli inceneritori, prevedendo al contempo, giusti incentivi per il recupero di materia nell'ambito dei principi dell'economica circolare. (4-15605)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 20 aprile 2017
nell'allegato B della seduta n. 782
4-15605
presentata da
VIGNAROLI Stefano

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  I dati sulla gestione dei rifiuti, presentati lo scorso dicembre dall'Ispra e relativi all'anno 2015, offrono una fotografia dell'Italia in cui la percentuale di raccolta differenziata cresce di 2,3 punti rispetto all'anno 2014, raggiungendo il 47,5%, dato che, in valore assoluto, vuol dire che la raccolta differenziata supera i 14 milioni di tonnellate, con una crescita di 619 mila tonnellate rispetto al 2014 (+4,6 per cento). Si osserva, però, ancora un'Italia in cui i risultati raggiunti sono disomogenei sul territorio nazionale.
  La vera sfida del prossimo anno è di allineare gli standard di efficienza della gestione dei rifiuti delle diverse aree del territorio per raggiungere il comune obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata, ovvero del 50 per cento di avvio a riciclo.
  Prima ancora della raccolta differenziata e del riciclo, la gerarchia dei rifiuti pone però la prevenzione ai vertici delle forme di gestione.
  Anche sulla prevenzione vi è l'esigenza di un forte coordinamento tra livello centrale e regionale. L'integrazione del programma nazionale nei piani regionali rappresenta la condizione necessaria e indispensabile affinché le misure previste a livello nazionale possano dispiegare i propri effetti e portare al raggiungimento dei previsti obiettivi di riduzione.
  Occorre evidenziare che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dato avvio ad una fase di confronto con tutte le regioni al fine di poter svolgere, in materia di gestione dei rifiuti, le attività di cui all'articolo 206-
bis (Vigilanza e controllo in materia di gestione dei rifiuti) del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  In questi anni il Ministero ha in particolare dato luogo ad una attività di approfondimento dell'attuazione, a livello regionale, della normativa che disciplina la gestione integrata del ciclo dei rifiuti. In particolare con le regioni Calabria, Campania, Puglia, Liguria, Sicilia, Veneto, Marche e Abruzzo si è avviato un percorso collaborativo atto a superare le varie criticità territoriali.
  In tale contesto, il Ministero, tenendo conto di quanto stabilito dalla legislazione di settore e dalle caratteristiche tecnico produttive del ciclo dei rifiuti, ha riservato particolare attenzione all'organizzazione dei servizi di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani (cosiddetta
governance) nonché ai criteri fondamentali di cui le regioni, caso per caso, si sono avvalse per effettuare la perimetrazione degli Ato fornendo ove necessario indicazioni per evitare il ricorso alle forme di gestione frammentate.
  Inoltre, particolare attenzione viene posta all'eventuale disallineamento tra l'ampiezza dei bacini di affidamento e la dimensione ottimale del servizio il quale si riflette anche sull'assetto industriale del mercato nonché alla scelta del modello di organizzazione dell'attività di raccolta la quale rileva non solo sul piano delle
performance raggiunte in termini di capacità di intercettare i rifiuti in maniera differenziata, ma anche in relazione ai costi che essi generano.
  Se da un lato quindi è richiesto alle regioni e ai comuni di creare le condizioni per un efficiente rete di raccolta dei rifiuti, perché questa possa davvero diventare funzionale al sistema Paese e creare nuove opportunità economiche, è necessario che vi sia un'adeguata dotazione infrastrutturale tale da permettere la valorizzazione dei rifiuti. Con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 marzo 2016 e del 10 agosto 2016, adottati in attuazione del decreto-legge 11 settembre 2014, n. 133 (cosiddetto decreto «Sblocca Italia»), convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, il Ministero ha condotto una ricognizione sul fabbisogno nazionale di termovalorizzazione e di compostaggio individuando dotazioni impiantistiche necessarie e i fabbisogni residui da soddisfare, al fine di garantire la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti. Come è noto, infatti, l'articolo 35 dello «Sblocca Italia» ha previsto che, su proposta del Ministero, si provveda alla adozione di due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri aventi ad oggetto:
   la ricognizione degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani esistenti o autorizzati a livello nazionale, la determinazione della capacità impiantistica necessaria a soddisfare il fabbisogno residuo di incenerimento, nonché l'individuazione degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani e assimilati necessari per coprire il relativo fabbisogno residuo (comma 1);
   la ricognizione della capacità impiantistica di recupero della frazione organica dei rifiuti urbani raccolta in maniera differenziata e la determinazione della capacità necessaria a soddisfare il fabbisogno residuo di trattamento (comma 2).

  Il ciclo integrato dei rifiuti si compone di diversi elementi che devono necessariamente essere realizzati tutti: la mancanza di un solo anello determinerebbe l'impossibilità di chiudere il ciclo e la conseguente necessità di far ricorso allo smaltimento in discarica. Le capacità di incenerimento individuate, lungi dal sostituirsi ad altre forme di gestione più virtuose, sono necessarie alle predette finalità.
  Tra le varie attività che ha visto impegnato il Ministero si segnala quella per il corretto trattamento della frazione organica dei rifiuti.
  La frazione maggiormente raccolta in modo differenziato è infatti proprio la frazione organica che costituisce circa il 43,31 per cento del totale raccolto. Secondo il Rapporto rifiuti urbani 2016, nel 2015 la frazione organica registra tra il 2014 e il 2015, un incremento di circa 350 mila tonnellate e si attesta a quasi 6,1 milioni di tonnellate di cui 3,4 milioni di tonnellate raccolte nelle regioni settentrionali, 1,2 milioni di tonnellate nel centro e quasi 1,5 milioni di tonnellate nel sud.
  In ordine alla quantificazione del fabbisogno impiantistico per il riciclo della frazione organica il Ministero dell'ambiente ha emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 marzo 2016, in attuazione dell'articolo 35.
  Il fabbisogno teorico di impianti di recupero della frazione organica dei rifiuti urbani è stimato sulla base dell'ipotesi di estendere la raccolta differenziata di tale frazione a tutti i Comuni e di intercettare la maggior parte della frazione organica presente nel rifiuto prodotto.
  La ricognizione degli impianti presenti è stata fatta considerando l'offerta impiantistica atta a dare continuità e solidità al sistema. Dalle analisi condotte emerge una situazione di grave deficit per l'area geografica meridionale.
  In tema di riciclaggio della frazione organica, inoltre, è stato pubblicato in
Gazzetta ufficiale (Serie generale n. 45 del 23 febbraio 2017) il decreto ministeriale 29 dicembre 2016, n. 266 recante «i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di comunità di rifiuti organici» che introduce una tipologia di impianto di piccola taglia con la peculiarità di essere gestito collettivamente dalle utenze domestiche e non domestiche, in qualità di utenze conferenti nell'apparecchiatura, al fine dell'ottenimento del compost da utilizzare tra le medesime.
  L'obiettivo perseguito è quello di ridurre gli impatti derivanti dalla gestione della frazione organica dei rifiuti urbani contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, ai sensi dell'articolo 11 della direttiva 2008/98/CE, e di riduzione del conferimento dei rifiuti biodegradabili in discarica, ai sensi dell'articolo 5 della direttiva 1999/31/CE.
  L'attività di compostaggio di comunità, in quanto attività di riciclaggio partecipa al raggiungimento dell'obiettivo di riciclaggio del 50 per cento dei rifiuti urbani e dell'obiettivo di riduzione del conferimento dei rifiuti biodegradabili in discarica.
  La corretta gestione della frazione organica dei rifiuti urbani concorre alla diminuzione delle emissioni di gas serra, all'incremento della fertilità dei suoli ed al contrasto dell'erosione e della desertificazione oltre che alla tutela dei corpi idrici.
  Inoltre, in conformità alla gerarchia dei rifiuti è pienamente rispondente ai principi di autosufficienza e prossimità della gestione dei rifiuti biodegradabili urbani, costituendo uno strumento alternativo e integrativo della gestione dei rifiuti organici dei comuni in considerazione delle conformazioni territoriali, della gestione attuata, della disponibilità di impianti a e della distanza degli stessi, con il beneficio di non gravare nella gestione e nei relativi costi del servizio di igiene urbana, in quanto il conferimento di tale frazione da parte dell'utenza conferente è autonomo ed evita l'intervento della società di gestione.
  Infine, l'attività di compostaggio di comunità, al pari del compostaggio domestico, contribuisce, attraverso l'impegno diretto del cittadino nella gestione dei rifiuti, all'incremento della sensibilità ambientale collettiva nonché alla comprensione dei processi di trattamento biologico dei rifiuti tanto dei piccoli come dei grandi impianti.
  Pertanto, si evidenzia che il Ministero ha intrapreso iniziative finalizzate anche ad evitare, quanto più possibile, criticità concorrenziali nel settore della gestione dei rifiuti e ad incentivare un'economia circolare in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo. Infatti, si è consapevoli che la gestione dei rifiuti riveste un ruolo preminente nell'economia circolare, la quale concorre a dare impulso alla competitività del Paese contribuendo a creare sia nuove opportunità commerciali sia modalità di produzione e consumo innovativi e più efficienti.
  A riguardo si segnala che la Commissione europea, attraverso la sua comunicazione di gennaio 2017 sul ruolo del «
waste-to-energy» (recupero di energia da rifiuti) nell'economia circolare, ha espresso una valutazione estremamente positiva sulle strategie di gestione del rifiuto attuate dall'Italia. La Commissione ha in particolare elogiato la gestione dei rifiuti organici della città di Milano portandola come esempio del potenziale del processo di gestione anaerobica nel trattamento dei rifiuti biodegradabili, confermando l'eccellenza italiana in questo settore.
  Questa valutazione dimostra la qualità delle politiche italiane sulla valorizzazione del rifiuto. Bisogna pertanto proseguire sulla strada degli incentivi per il passaggio da un'economia lineare ad una circolare: in quest'ottica è centrale il ruolo del rifiuto che da problema diventa una risorsa, oltre che un'opportunità per creare nuovi posti di lavoro.
  In ogni caso, nell'ambito delle proprie competenze, questo Ministero monitora costantemente l'impatto regolatorio delle normative di settore, valutando il raggiungimento delle finalità degli atti normativi, nonché gli effetti prodotti su cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L'analisi richiede il ricorso alla consultazione dei diversi portatori di interessi, in modo da raccogliere dati e opinioni da coloro sui quali la normativa in esame ha prodotto i principali effetti.
  Lo scopo è quello di ottenere, a distanza di un certo periodo di tempo dall'introduzione di una norma, informazioni sulla sua efficacia, nonché sull'impatto concretamente prodotto sui destinatari, anche al fine di superare le criticità operative che dovessero emergere e valutare possibili revisioni della disciplina in vigore.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

incenerimento dei rifiuti

direttiva comunitaria

gestione dei rifiuti