ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14964

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 712 del 12/12/2016
Firmatari
Primo firmatario: PRODANI ARIS
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 09/12/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 09/12/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 09/12/2016
Stato iter:
30/11/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 30/11/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 19/01/2017

SOLLECITO IL 30/10/2017

RISPOSTA PUBBLICATA IL 30/11/2017

CONCLUSO IL 30/11/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14964
presentato da
PRODANI Aris
testo di
Lunedì 12 dicembre 2016, seduta n. 712

   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   nella conferenza di servizi istruttoria del 25 novembre 2015 relativa al sito da bonificare di interesse nazionale (SIN) di Trieste, sono stati presentati i «Risultati del piano di caratterizzazione dell'area marina costiera prospiciente il sito di Trieste»;
   durante la prima fase «(...) per la caratterizzazione ambientale dell'area marino-costiera del SIN di Trieste sono stati eseguiti 66 sondaggi a diverse profondità e dalle analisi sui campioni di sedimento si è riscontrata una contaminazione diffusa per quanto riguarda i metalli pesanti (...)». Le aree ad elevata compromissione ambientale risultano essere «quelle con pressioni industriali (in particolar modo le aree antistanti lo stabilimento di Servola) e quelle a vocazione cantieristica. (...) Le aree con caratteristiche portuali presentano situazioni di inquinamento evidente dovuto alle attività di movimentazione marittima passate e presenti (...). Per tali aree si deve evidenziare un inquinamento indotto derivante da attività e lavorazioni in aree limitrofe con particolare riferimento agli IPA»;
   inoltre, si evince che «l'inquinamento in buona parte dello specchio acqueo del SIN risulta sensibile nello strato di sedimenti superficiali con una rapida decrescita all'aumentare della profondità, questo a meno delle aree di accumulo site in area industriale/cantieristica i cui frequenti apporti e rimescolamenti fanno riscontrare situazioni di inquinamento più profonde»;
   la seconda fase riporta i risultati della caratterizzazione integrativa dell'area marino-costiera antistante il litorale di Muggia: «è stata eseguita una campagna di 23 sondaggi, disposti lungo il litorale di Muggia spinti fino alla profondità di 3 metri; (...) inoltre sono stati individuati 12 sondaggi per i quali, nella precedente campagna del 2013, erano stati riscontrati superamenti dei valori degli analiti nell'ultimo livello analizzato, e si è proceduto con l'analisi del livello successivo. Sono stati, infine, eseguiti 24 sondaggi per mezzo di box corer. Tali indagini (...) sono state integrate dalle valutazioni eco-tossicologiche e geo-biochimiche volte alla valutazione della qualità della colonna d'acqua e dei sedimenti superficiali»;
   l'Istituto superiore di sanità, nel parere istruttorio richiesto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha riportato che «è stata definita ed approvata la nuova procedura per la derivazione dei valori di riferimento in aree marine e salmastre» interne alla perimetrazione dei SIN, così come previsto dall'articolo 5-bis, comma 2, lettera d), della legge 28 gennaio 1994, n. 84;
   tale procedura, valida esclusivamente nell'ambito dei SIN, è stata approvata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il decreto direttoriale n. 351 dell'8 giugno 2016 e prevede che «il superamento dei valori chimici di riferimento (...) potrebbe comportare un'elevata probabilità di effetti tossici per le comunità bentoniche e rischi per la salute umana in caso di consumo di prodotti ittici provenienti da tale area (bioaccumulo)»;
   a riguardo, l'Istituto superiore di sanità ha evidenziato che la procedura «prevede di valutare la presenza di alcuni contaminanti chimici bioaccumulabili in organismi acquatici prevalentemente stanziali e di compararli con limiti normativi previsti dalla legislazione europea corrente (...). Alcuni dei contaminati bioaccumulabili previsti (...) sono stati riscontrati diffusamente nei sedimenti nel SIN di Trieste in particolare negli strati superficiali (...)»;
   infine, la conferenza di servizi ha chiesto all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e all'Istituto superiore di sanità, e di concerto con ARPA Friuli Venezia Giulia, «di definire i valori di riferimento secondo la nuova procedura al fine di stabilire le eventuali ulteriori azioni da intraprendere» –:
   se il Ministro interrogato, in relazione alla procedura per la derivazione dei valori di riferimento, intenda specificarne i contenuti e comunicare le eventuali evidenze emerse;
   alla luce dei risultati ottenuti, quali iniziative intenda predisporre. (4-14964)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 30 novembre 2017
nell'allegato B della seduta n. 894
4-14964
presentata da
PRODANI Aris

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa al sito di interesse nazionale di Trieste, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, occorre evidenziare che la conferenza di servizi del 25 novembre 2015 sul SIN di Trieste ha esaminato il documento «risultati del Piano di caratterizzazione area ex-discarica a mare di Via Errera nel porto di Trieste», trasmesso dall'autorità portuale di Trieste (APT) e acquisito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 8 giugno 2012.
  Nella più ampia area oggetto del suddetto piano di caratterizzazione ambientale dell'ex discarica di via Errera, Trieste, approvato dalla conferenza dei servizi decisoria del 19 maggio 2004 con diverse prescrizioni recepite in fase di esecuzione, sono ricomprese le aree sottoposte ad indagine ambientale denominate «B+D» (oggetto di realizzazione del Terminal GNL) e l'area contermine denominata «Adiacente B+D».
  La suddetta area è caratterizzata dalla presenza di materiali alloctoni, per uno spessore che arriva anche a 20 metri, accumulati nel corso degli anni al di sopra dei sedimenti limo-argillosi marini naturali e la linea di costa originale degli anni ’70 è progredita per oltre 50 metri verso mare.
  Tali materiali, dal punto di vista granulometrico, sono caratterizzati da una matrice limo sabbiosa inglobante ghiaia eteromorfa ed etero dimensionale: all'interno di questo livello di materiali, sono stati rinvenuti residui vetrosi, metallici, vegetali, plastica, nylon ecc., tipicamente ascrivibili ad un'area utilizzata in passato come discarica di rifiuti urbani ed edili.
  Nell'area in oggetto sono state eseguite le indagini previste dal citato piano di caratterizzazione approvato per l'ex discarica di via Errera, in tre diverse fasi più una quarta integrativa:

   fase I (anno 2004): 6 sondaggi, 10 saggi meccanici, 4 piezometri e 4 prove Lefranc;

   fase II (anno 2009): 8 sondaggi, 4 piezometri e 2 prove Lefranc;

   fase III (anno 2010): 13 sondaggi, 7 piezometri e 3 prove Lefranc;

   fase Integrativa (anno 2010, contestualmente alle indagini di Fase III): 5 sondaggi, 1 piezometro, 1 saggio meccanico.

  Nel complesso, sono stati eseguiti n. 11 saggi meccanici e n. 32 sondaggi a carotaggio continuo, di cui n. 16 attrezzati a piezometri. Durante l'esecuzione delle indagini sono stati prelevati n. 186 campioni di terreno, n. 16 campioni classificati come rifiuto solido, n. 27 campioni superficiali top soil e n. 16 campioni di acqua di falda. Tutte le attività di campionamento sono state condotte alla presenza dell'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del Friuli Venezia Giulia (Arpa FVG). Dal confronto con le Csc (Concentrazioni soglia di caratterizzazione) fissate dalla tab. 1 e dalla tabella 2, Allegato 5, titolo V – parte quarta, del decreto legislativo n. 152 del 2006, nell'area in esame sono stati rilevati i seguenti superamenti:

   nel top soil, n. 4 superamenti riscontrati a carico di Pccd/Pcdf in corrispondenza dei sondaggi S19, S20, S21 e S25 durante l'esecuzione delle indagini di fase III;

   nei suoli, diffusi superamenti a carico di metalli (antimonio, cadmio, cobalto, nichel, stagno, mercurio, rame, piombo, zinco, cromo VI), idrocarburi leggeri C2, idrocarburi pesanti C>12, PCB, benzo-a-antracene, benzo-a-pirene, indeno-1,2,3cd-pirene, IPA totali, diossine (PCDD/PCDF) e fitofarmaci (somma DDD, DDE, DDT), con presenza di due hot spot per Idrocarburi pesanti C>12 in corrispondenza dei sondaggi S7 e S19, di un hot spot per zinco in corrispondenza del sondaggio S6, di un hot spot per rame in corrispondenza del sondaggio S23;

   nelle acque di falda, una diffusa contaminazione a carico di metalli (antimonio, arsenico, berillio, cadmio, cobalto, cromo totale, ferro, manganese, piombo, nichel, alluminio, mercurio, selenio, tallio, zinco, boro, cromo VI), fluoruri, solfati, idrocarburi totali (come n-esano), benzo-a-antracene, benzo-a-pirene, benzo-b-fluorantene, benzo-k-fluorantene, benzo-g,h,i-perilene, dibenzoa, h-antracene, indeno-1,2,3cd-pirene, IPA totali, PCB, 1,2-dicloropropano e fitofarmaci (somma DDD, DDE, DDT). Inoltre, in corrispondenza del piezometro S11/P9, si è riscontrata la presenza di hot spot per fluoruri, solfati, arsenico, berillio, cobalto, cromo totale, ferro, manganese, nichel, piombo, boro e idrocarburi totali (come n-esano); in corrispondenza dei piezometri S13/P4 e S12/P10 si è riscontrata la presenza di hot spot per alluminio e ferro;

   durante l'esecuzione delle indagini di fase I (2004) sono stati rinvenuti rifiuti in n. 10 punti di campionamento (S8, S9, S10, S11, S12, SM3, SM4, SM6, SM7 e SM10), a profondità estremamente variabili (0.5=13.9 m dal p.c.); i campioni prelevati sono stati analizzati per l'attribuzione codice CER 17.05.03 «terre e rocce, contenenti sostanze pericolose» e sono stati quindi classificati come «rifiuto speciale pericoloso» ai sensi della normativa vigente all'epoca (decreto legislativo n. 22 del 1997 e decreto ministero 13 marzo 2003).

  Atteso il quadro ambientale delineato dai risultati delle indagini sopraesposti, il Ministero dell'ambiente, in data 21 giugno 2012, ha richiesto formale parere istruttorio all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), all'Istituto superiore della sanità e all'Arpa Fvg sugli esiti della caratterizzazione e, in data 27 dicembre 2012, nelle more della validazione delle suddette indagini da parte di ARPA FVG, ha richiesto l'adozione di immediate idonee misure di messa in sicurezza e prevenzione delle acque di falda. L'autorità portuale di Trieste (APT), in riscontro, ha comunicato di voler procedere alla messa in emungimento dei piezometri maggiormente contaminati.
  In data 23 ottobre 2015 la competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha richiesto ad APT informazioni circa le misure adottate, nonché a provincia ed Arpa Fvg valutazioni circa l'efficacia ed efficienza delle stesse.
  La conferenza di servizi del 15 novembre 2015, acquisiti i pareri di Ispra e Arpa Fvg, considerato che il terrapieno di via Errera, oggetto di indagine ambientale, è stato sede di una discarica per rifiuti speciali presumibilmente autorizzata, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, dalla regione Friuli Venezia Giulia, dal 1984 al 1987, tenuto conto che per tutte le matrici ambientali, ed in particolare per le acque sotterranee, risultano diffusi e significativi superamenti delle relative CSC che attestano la diffusione della contaminazione, ha richiesto all'autorità portuale di Trieste la presentazione, entro 60 giorni dalla notifica del verbale di conferenza, di un progetto di messa in sicurezza permanente dell'area di discarica di via Errera, ai sensi dell'articolo 240 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Contestualmente ha richiesto l'immediata implementazione di idonee misure di prevenzione, atte ad impedire la diffusione della contaminazione e a garantire l'assenza di rischi per i fruitori delle aree, già richieste dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota del 27 dicembre 2012.
  Occorre, inoltre, evidenziare che, in data 28 gennaio 2016, l'APT ha comunicato l'avvio delle attività di sfalcio, recinzione e raccolta/cernita rifiuti presenti, quali prime misure di prevenzione, evidenziando contestualmente di non poter sostenere gli oneri per l'attuazione degli interventi di bonifica, dovendo gli stessi essere a carico del soggetto responsabile della contaminazione.
  Successivamente, l'autorità portuale di Trieste ha quindi trasmesso lo «Studio di fattibilità della messa in sicurezza permanente dell'area della ex discarica a mare di via Errera». La documentazione trasmessa costituisce lo studio di fattibilità degli interventi di messa in sicurezza permanente necessari ad eliminare il rischio sanitario e ambientale connesso alla contaminazione della discarica di via Errera.
  La superficie interessata, che ricomprende l'area di discarica, risulta di circa 11 ha, con oltre 700 metri di costa a mare rivolta a sud e con uno sviluppo, in direzione ortogonale alla costa, variabile fra 125 metri verso ovest a circa 275 metri verso est (200 metri circa di larghezza in media).
  L'area di progetto interessa anche aree in concessione demaniale sia a est (verso l'inceneritore di AcegasAPS-Amga), sia a ovest (verso il terminale petrolifero SIOT), che l'APT già prevede di revocare per la realizzazione delle opere.
  Inoltre, il citato progetto di messa in sicurezza permanente prevede la conterminazione delle matrici ambientali suoli e acque di falda attraverso la realizzazione di un
capping superficiale e di un barrieramento fisico a valle e a monte dell'area.
  L'intervento è articolato in più fasi e prevede un monitoraggio sia in corso d'opera che
post opera, ed è scandito come segue:

   1) realizzazione delle opere necessarie all'accessibilità e all'interdizione ai non addetti ai lavori (sfalcio e recinzione), realizzazione della barriera sommersa (tipo reef-ball), costruzione dei pozzi di drenaggio 01500 lungo la pista principale della discarica e la posa della tubazione di raccolta delle acque emunte;

   2) realizzazione delle opere lato mare, previa predisposizione del bubble screen a monte della barriera sommersa (tipo reef ball). In particolare, verrà realizzata la pista necessaria alla costruzione dei pali secanti, verranno realizzati i pali e sarà disposta la tubazione di drenaggio perimetrale. Successivamente, si procederà al capping superficiale. Gli interventi descritti saranno organizzati per fasi operative in successione a fasce di -50 metri;

   3) realizzazione della trincea drenante e del diaframma in cemento bentonite lato terra, ai fini di creare un perimetro «chiuso» e controllato internamente in modo dinamico grazie all'emungimento dai pozzi 01500 mm.

  Si stima che gli interventi di messa in sicurezza della discarica di via Errera ammontino a 27.470.000 euro, IVA esclusa.
  Lo «Studio di fattibilità della messa in sicurezza permanente dell'area della ex discarica a mare di via Errera» è stato esaminato dalla conferenza di servizi istruttoria dell'11 aprile 2016 (successivamente aggiornata al 28 aprile 2016) nel corso della quale sono stati acquisiti e riportati a verbale anche i pareri espressi da Ispra, Arpa Fvg e regione Friuli Venezia Giulia.
  All'esito dell'esame istruttorio, la conferenza di servizi ha richiesto all'autorità portuale di Trieste la trasmissione, entro 30 giorni dalla notifica del relativo verbale, di un documento riassuntivo delle misure di prevenzione attuate, atte ad impedire la diffusione della contaminazione e a garantire l'assenza di rischi per i fruitori, così come previste nella fase 0 e nella fase 1 del più volte citato documento «studio di fattibilità della messa in sicurezza permanente dell'area della ex discarica a mare di via Errera». In particolare, la conferenza di servizi ha richiesto, fermo restando il mantenimento di tutte le misure di prevenzione già in essere, di rimuovere tutti i rifiuti superficiali depositati in modo non controllato sull'area compresi i rifiuti in cumulo in area N-E, di cui deve essere fornita una stima volumetrica ed una caratterizzazione merceologica; nonché, di effettuare un monitoraggio di tutti i piezometri presenti in sito, al fine di verificare lo stato qualitativo delle acque sotterranee e la necessità di mettere in atto ulteriori misure di prevenzione per impedire la diffusione della contaminazione.
  Si evidenzia, infine, che la suddetta conferenza di servizi ha richiesto alla provincia di Trieste di procedere ai sensi dell'articolo 244 del decreto legislativo n. 152 del 2006, all'individuazione del soggetto responsabile della contaminazione.
  Ad esito delle indagini di competenza, la provincia di Trieste nel dicembre 2016 ha comunicato di aver individuato il comune di Trieste quale responsabile della contaminazione del sito della ex discarica comunale di Via Errera.
  Nella relazione di accompagnamento la Provincia evidenzia che:

   il comune di Trieste è stato l'unico titolare e gestore della discarica in parola;

   è dimostrato che la discarica è sorgente di contaminazione attiva delle matrici ambientali circostanti (suoli, acque sotterranee e mare);

   il comune non ha fornito documentazione utile alle indagini, sebbene formalmente richiesta dalla provincia ed, in particolare, non ha fornito elementi utili all'individuazione di eventuali responsabilità della contaminazione in capo a soggetti terzi.

  Questo Ministero nel gennaio 2017 ha pertanto richiesto al Comune di Trieste, in qualità di Soggetto obbligato, la presentazione, entro 60 gg dalla notifica della medesima nota, di un progetto di messa in sicurezza permanente (MISP) dell'area di discarica di via Errera, ricordando che la Conferenza di Servizi istruttoria dell'11 e 28 aprile 2016 ha già fornito osservazioni/ prescrizioni utili per la redazione del Progetto definitivo sulla base dello studio di fattibilità per la MISP presentato da APT di cui si è già detto.
  Inoltre, sempre in tal ambito, si è sottolineato che comunque l'Autorità portuale di Trieste dovrà assicurare, ai sensi dell'articolo 245 del decreto legislativo n. 152 del 2006, la continuità della gestione delle misure di prevenzione adottate per garantire l'assenza di rischi per la salute e per l'ambiente.
  Ad oggi non risulta pervenuto alcun riscontro in merito dal Comune di Trieste.
  Ad ogni modo, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a svolgere un'attività di monitoraggio.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Gian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sondaggio

inquinamento

diritto comunitario