ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11959

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 562 del 04/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: BRUGNEROTTO MARCO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 04/02/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 04/02/2016
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 04/02/2016
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 16/02/2016
Stato iter:
29/07/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 29/07/2016
ORLANDO ANDREA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 07/06/2016

RISPOSTA PUBBLICATA IL 29/07/2016

CONCLUSO IL 29/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11959
presentato da
BRUGNEROTTO Marco
testo di
Giovedì 4 febbraio 2016, seduta n. 562

   BRUGNEROTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
   Nadia Gentilini è un'ex immobiliarista di Chiavari (Genova) che, a causa di pressioni trasversali, intimidazioni, minacce di morte, è stata costretta ad abbandonare la Liguria e a rifugiarsi in Umbria;
   a partire dal 2000, quando la città di Chiavari è governata dal sindaco Vittorio Agostino; Alessandro Agostino è un architetto dalle cui mani passano la maggior parte dei progetti edilizi, prima di essere autorizzati e avviati;
   è proprio in base a questa dinamica che gli «Agostino» mettono gli occhi su quello che tutt'oggi resta l'affare più ghiotto della riviera di levante, la cosiddetta «operazione Preli»; la succitata vicenda ha visto finire gran parte della giunta sotto inchiesta, come emerge dalla cronache di stampa del tempo;
   secondo quanto emerge da una memoria della stessa Gentilini, l'allora assessore all'urbanistica Marina Tascornia «indirizzava terzi ad affidare i propri progetti al figlio del sindaco, Alessandro Agostino, per il buon esito della pratica»; cosa che appunto accade anche con Milena Gavazzi, la presidente della Cantiere Navale di Chiavari, proprietaria dell'area navale da riconvertire, al centro dell'operazione Preli;
   la dottoressa Gavazzi aveva affidato l'incarico della vendita esclusiva degli immobili ricavati in una parte del complesso navale all'agenzia immobiliare della Gentilini, e non all'agenzia immobiliare Costruttori Associati Edilnord;
   Nadia Gentilini avrebbe così inconsciamente spezzato il programma posto in essere (da anni) per indurre Milena Gavazzi a vendere; un programma riconosciuto, tanto che Vittorio Agostino e Alessandro Agostino sono stati condannati in via definitiva nel 2012 per tentata concussione, derivante proprio dalle pressioni esercitate sulla Gavazzi tra il 2000 e il 2002 affinché vendesse l'area; si legge chiaramente già nella sentenza d'appello del 2011: Vittorio Agostino «ha escogitato un programma di intervento, arrogandosi indebite competenze, per far ottenere al figlio e ai suoi soci la completa gestione dell'affare, con l'imposizione della sua presenza nei confronti della Cantieri Navali di Chiavari»;
   la vicenda di cui la Gentilini è stata protagonista, tuttavia, era ancora più grande di quel che potesse sembrare; nel giro di breve, secondo i documenti di cui sono venuti in possesso gli interroganti, la Gentilini si accorge di essere con le spalle al muro e di venir osteggiata per qualsivoglia progetto; un primo segnale arriva già nel 2002; l'operazione che la Gentilini avrebbe voluto portare avanti prevedeva la semplice sistemazione di solai da cui intendeva ricavare due abitazioni, una per lei e una per il padre; l'immobiliarista, che ancora non conosceva il ruolo occulto giocato da Alessandro Agostino, affida proprio a lui il progetto di cambio di destinazione d'uso;
   Alessandro Agostino, però, dopo aver presentato in comune il progetto, convoca la Gentilini in studio, dove quest'ultima avrebbe trovato anche gli impresari che stavano ristrutturando l'edificio dell'area del cantiere navale; in quella sede la proposta sarebbe stata chiara: rallentare le vendite degli immobili per indurre a svendere la prestigiosa area; la Gentilini, però, rifiuta; nel giro di breve, però, prima Vittorio Agostino e Alessandro Agostino e poi il comune le bocciano inspiegabilmente, il progetto delle case per lei e il padre, nonostante fossero state rispettate tutte le prescrizioni dell'assessore all'urbanistica di allora, la già citata Marina Tiscornia;
   Nadia Gentilini, dinanzi a tali sbarramenti, decide di rivolgersi alle autorità competenti e denunciare. Ricorre dunque al Tar e arriva la sentenza che decide per l'archiviazione, nonostante emergano «elementi di fatto da ritenersi discriminatori e in violazione di legge»;
   la Gentilini, nonostante le intimidazioni verbali e materiali non si arrende; si legge nelle denunce e nei verbali «in questi anni ho subito diverse intimidazioni da parte di ignoti, poi dal 2008 via via intensificatesi. Il 16 novembre 2009 ho richiesto l'intervento della Polizia perché qualcuno ha forzato il cruscotto del mio scooter per riporvi 6 coltelli in bella vista. A questo punto ho anche il dubbio che nell'ottobre 2009 la mia autovettura sia stata rubata su commissione perché dopo quattro mesi è stata rinvenuta dalla polizia municipale di Lavagna chiusa e in ordine, cioè i ladri non hanno nemmeno rubato il navigatore satellitare che custodivo nel cruscotto»; l'auto fu poi ritrovata sulla strada che conduce alla camera mortuaria dell'ospedale di Lavagna; nello stesso anno «ho accertato prove alla mano che certe persone gestivano anche, la mia corrispondenza»;
   dopo essere passati ben cinque anni da quando, per la prima volta nel 2003, chiede di ottenere il piano regolatore, consegnatole nel 2008, nel novembre 2010, costretta a chiudere la sua attività per le mille vessazioni e ostacoli, trova nel suo scooter un plico con dentro un altro piano regolatore e altri documenti amministrativi; secondo quanto riferito dalla Gentilini agli interroganti, è evidente dunque che il piano regolatore consegnato alla stessa e alla dottoressa Gavazzi fosse stato manomesso; così come sarebbe stato manomesso quello che al tempo era reperibile sul sito;
   per poter portare avanti il suo lavoro, Nadia decide di nascondere il suo nome, mettendo in piedi una nuova società, La Paragina, con l'obiettivo di ristrutturare una palazzina di Chiavari; un'operazione importante, tanto che per la Gentilini si rende necessario un prestito, che chiede a Banca Sella;
   il progetto parte; l'istituto di credito aveva garantito condizioni vantaggiose con l'erogazione di un credito da un milione di euro a La Paragina;
   a pochi giorni dalla stipula del primo atto notarile, tuttavia, scrive la Gentilini in una sua memoria, «il direttore dell'agenzia Banca Sella mi convoca per informarmi che la sede di Biella ha cambiato le condizioni, ovvero la banca erogherà il credito solo a me e non più a La Paragina tramite apertura di conto corrente ipotecario»; un repentino cambio di rotta ingiustificato, deciso dalla banca, dice ancora l'immobiliarista, per «assumere il controllo del mio patrimonio immobiliare»;
   secondo quanto riferito da Nadia Gentilini, sulla suddetta banca cade anche il dubbio che abbia rivelato il segreto bancario per via di alcune telefonate e dichiarazioni di Federico Sella, attraverso le quali quest'ultimo avrebbe dato informazioni vantaggiose sulla situazione economica degli acquirenti e degli immobili relativi a La Paragina;
   la Gentilini, allora, presenta un nuovo esposto; e la procura competente, quella di Biella, si pronuncia riconoscendo, addirittura, «un più ampio e complesso disegno criminoso, in cui il reato di rivelazione del segreto bancario e fiduciario sembrerebbe rivestire un'importanza del tutto marginale»; un disegno al centro del quale finisce appunto Nadia contro la quale «venivano posti in essere una serie di comportamenti tesi ad ostacolare le (sue, ndr) iniziative immobiliari»; il tutto portato avanti su due fronti, «uno interno alle istituzioni liguri» e uno attraverso «l'ostruzionismo di Banca Sella»;
   come scrive Gentilini in una sua memoria consegnata alla magistratura, «a questo punto è indubbio che oltre alle proprietà immobiliari della sottoscritta de La Parigina, Federico Sella ed altri hanno anche interessi diretti sull'importante operazione immobiliare dei miei ex clienti»; ciononostante la procura decide nuovamente per l'archiviazione, tanto che pian piano Banca Sella avrebbe cominciato a chiedere indietro i fondi, non certo nella disponibilità della Gentilini. È così arrivato il pignoramento di tutti i beni immobili della Gentilini, che lascia Chiavari e chiude l'agenzia;
   tutta la vicenda è resa ancor più incredibile da una serie di procedimenti giudiziari su cui cadono a parere dell'interrogante, legittimi dubbi; già l'appello che nel 2011 aveva condannato Vittorio Agostino e Alessandro Agostino sottolineava che la sentenza di primo grado era stata secondo l'interrogante amletica, «sempre in bilico tra affermazioni, ma il più delle volte supposizioni, a sfavore e a favore degli imputati»; il tribunale di Chiavari, scrivono i magistrati di secondo grado, «più che operare una approfondita valutazione della vicenda, stilerà una distinta di argomenti, favorevoli e contrari, e perviene a una contraddittoria assoluzione»; senza dimenticare che nelle motivazioni vi è una apparente presa di posizione» dalla quale sarebbe «lecito attendersi conclusioni certe», che invece poi non sono arrivate dato che, come detto, in primo grado Vittorio Agostino e Alessandro Agostino vengono scagionati da ogni accusa;
   secondo quanto sostenuto da Nadia Gentilini desta sospetto anche l'atteggiamento del Tar Liguria; un esempio su tutti: il Tar non ha mai bloccato l'asta pubblica, denunciata dalla Gentilini, che sarebbe stata messa in piedi dal comune sull'area della Colonia Fara, rientrante nell'operazione Preli, ma non alienabile poiché sottoposta a vincolo monumentale (la soprintendenza regionale avrebbe fatto risultare l'area come proprietà privata invece che proprietà pubblica per superare l'ostacolo);
   sempre secondo quanto denunciato dalla Gentilini agli interroganti, ciò che però più di ogni altra cosa stupisce è che non è chiaro dove siano i fascicoli che la riguardano e che fine abbiano fatto, specie dopo la soppressione del Tribunale di Chiavari: tutti i fascicoli avrebbero dovuto essere trasferiti a Genova, ma il legale della Gentilini, dopo la visura di quanto depositato a nome della sua assistita, ha ravvisato che non c'era alcun fascicolo –:
   se siano a conoscenza dei fatti suesposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare in relazione alla vicenda descritta in premessa, anche in considerazione dell'attività della soprintendenza regionale della Liguria sopra richiamata. (4-11959)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 29 luglio 2016
nell'allegato B della seduta n. 664
4-11959
presentata da
BRUGNEROTTO Marco

  Risposta. — Con l'atto ispettivo in esame, l'interrogante ripercorre dettagliatamente la complessa vicenda che ha riguardato la signora Nadia Gentilini, ex immobiliarista di Chiavari, con riguardo alle difficoltà da ella incontrate con l'amministrazione del comune di Chiavari, nello svolgimento della sua attività professionale.
  Con particolare riferimento all'operazione immobiliare «Preli» – volta alla riconversione dell'area navale di Chiavari, nell'ambito della quale alla signora Gentilini era stata affidata, da parte del Presidente del cantiere navale di Chiavari, proprietaria dell'area, la vendita esclusiva degli immobili ricavati in una parte del complesso navale – giova preliminarmente evidenziare che, secondo quanto riferito dal Ministero dei beni culturali, l'area sottoposta a vincolo di interesse culturale è distinta dall'area ricompresa nell’«Operazione Preli», sottoposta invece a vincolo paesaggistico.
  Deve, comunque, sottolinearsi che le condotte del sindaco Vittorio Agostino e del di lui figlio Alessandro, denunciate dalla signora Gentilini, hanno formato oggetto di accertamento nell'ambito del processo penale definito con sentenza della Corte d'appello di Genova, nel 2011, all'esito del quale entrambi sono stati condannati rispettivamente a 6 e 4 anni di reclusione per il reato di tentata concussione.
  Con riferimento al lamentato ostruzionismo che avrebbe subito la signora Gentilini da parte dell'amministrazione comunale di Chiavari, nello svolgimento dell'attività di ristrutturazione di una palazzina in Chiavari, si segnala, per quanto di competenza del Ministero, che anche tali fatti sono stati oggetto di accertamento penale da parte della procura della Repubblica di Biella, nell'ambito di due distinti procedimenti, n. 1290/08 R.G. Mod. 44 e n. 1865/10 R.G. Mod. 44, entrambi a carico di ignoti, per il reato di rivelazione di segreto professionale di cui all'articolo 622 codice penale.
  Dalle informazioni acquisite presso la procura generale di Torino, è emerso quanto segue:
   
a) il primo procedimento si è definito con ordinanza di archiviazione emessa dal giudice per le indagini preliminari di Biella in data 19 ottobre 2009, nella quale viene precisato che «dalle davvero ampie e penetranti indagini svolte dalla P.G. ...non sono stati acquisiti elementi sufficientemente utili a pervenire ad un'esatta individuazione della persona (o persone) che si ipotizza abbia/abbiano violato nella specie il segreto professionale (fiduciario o bancario); e a ben vedere non sono stati nemmeno acquisiti elementi sufficientemente utili a sostenere in giudizio che, nella specie, vi sia effettivamente stata una specifica propalazione, da parte di persona/persone individuate o individuabile, integrante la suddetta violazione del segreto professionale»;
   
b) il secondo procedimento, originato da una successiva denunzia della signora Gentilini, è stato anch'esso definito con ordinanza di archiviazione del giudice per le indagini preliminari del 18 maggio 2016 fondata sulla rilevata assenza di elementi di novità rispetto a quelli già dedotti nell'ambito del precedente procedimento idonei ad avvalorare l'effettiva sussistenza di ipotesi di reato di cui all'articolo 622 codice penale;
   
c) la frase riportata nell'atto ispettivo, secondo la quale la procura competente si sarebbe pronunciata riconoscendo «un più ampio e complesso disegno criminoso, in cui il reato di rivelazione del segreto bancario e fiduciario sembrerebbe rivestire un ’importanza del tutto marginale», è stata in realtà estrapolata da un'annotazione di polizia giudiziaria e non riflette, dunque, il convincimento dell'autorità giudiziaria, trasfuso esclusivamente nelle richieste di archiviazione.

  Con riguardo, poi, a quanto affermato nell'atto ispettivo in ordine alla sparizione dei fascicoli constatata dal difensore della Gentilini a seguito della soppressione del tribunale di Chiavari e del suo accorpamento al tribunale di Genova, dalle informazioni richieste alla procura della Repubblica di Genova, è emerso che presso tale ufficio risultano regolarmente iscritti alcuni procedimenti penali originati dalle denunce sporte da Nadia Gentilini. Anche dalle informazioni acquisite presso il tribunale di Genova risulta che vi sono fascicoli nei quali la Gentilini è parte offesa.
  La predetta, proprio in quanto parte offesa, potrà giovarsi delle prerogative che la legge riserva al fine di visionare gli atti dei relativi procedimenti, mediante specifica richiesta di accesso, anche alla luce del recente intervento normativo di cui al decreto legislativo 15 dicembre 2015, n. 212, in virtù del quale, nel dare attuazione alla direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, sono state ampliate le tutele processuali riconosciute alla persona offesa.
  Dalle informazioni acquisite emerge, dunque, che i fatti denunciati dalla signora Nadia Gentilini sono stati oggetto di adeguato approfondimento investigativo da parte degli organi inquirenti, anche attraverso consulenze tecniche, poi sottoposte al vaglio dell'autorità giurisdizionale, competente a pronunciarsi nel merito. Non essendo emersi comportamenti negligenti o lacunosi da parte delle competenti autorità giurisdizionali, nessuna attività straordinaria di carattere ispettivo appare, allo stato, necessaria.
  Si rassicura, tuttavia, l'interrogante che verrà riservata comunque attenzione al caso rappresentato nell'atto ispettivo.

Il Ministro della giustiziaAndrea Orlando.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

vendita

acquisto della proprieta'

distribuzione esclusiva