ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09899

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 465 del 20/07/2015
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 20/07/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 20/07/2015
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 20/07/2015
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 20/07/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 20/07/2015
Stato iter:
08/04/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 08/04/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 08/04/2016

CONCLUSO IL 08/04/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09899
presentato da
SCOTTO Arturo
testo di
Lunedì 20 luglio 2015, seduta n. 465

   SCOTTO, PELLEGRINO, ZARATTI e GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   in data 16 luglio 2015, l'Italia è stata nuovamente condannata dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea per non aver rispettato, nella regione Campania, la normativa europea in materia di rifiuti;
   la condanna comporta una spesa ingente per il nostro Paese, stabilita in 20 milioni di euro forfettari ai quali si aggiungono 120 mila euro giornalieri a partire dal 16 luglio 2015, per ogni giorno in cui il sistema dei rifiuti campano non risulti adeguato alle direttive comunitarie;
    in una nota emessa dalla Corte in occasione della sentenza, le motivazioni che impongo agli Stati di adeguarsi alla normativa europea vengono chiarite in modo molto netto: «La direttiva relativa ai rifiuti ha l'obiettivo di proteggere la salute umana e l'ambiente. Gli Stati membri hanno il compito di assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, nonché di limitare la loro produzione, in particolare promuovendo tecnologie pulite e prodotti riciclabili e riutilizzabili. Essi devono in tal modo creare una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, che consenta all'Unione nel suo insieme e ai singoli Stati membri di garantire lo smaltimento dei rifiuti»;
   la gestione dei rifiuti in Italia permane, tuttavia, fortemente arretrata, con gravi squilibri territoriali, consentendo in molti casi un intervento diretto da parte della criminalità organizzata;
   il fenomeno conosciuto come ecomafia ha, infatti, progressivamente intrecciato le proprie attività, con il business dei rifiuti, con la complicità di uno Stato latitante e di amministrazioni fortemente ambigue;
   in particolar modo, la Campania è la regione italiana più colpita dalla criminale gestione dei rifiuti; di appena qualche settimana fa è la notizia del rinvenimento di una nuova, gravissima, contaminazione, la discarica abusiva di Calvi Risorta (per la quale sono state presentate dal gruppo SEL nell'ultimo mese due interrogazioni a prima firma Scotto, 409589 e 4-09500) definita dal generale Sergio Costa, comandante regionale del Corpo Forestale, come «la più grande discarica europea di rifiuti industriali»: un'area di circa 25 ettari in cui sarebbero stati interrati, negli ultimi decenni, più di due milioni di metri cubi di rifiuti industriali;
   la Campania è conosciuta soprattutto per la drammatica situazione sviluppatasi nella zona che si estende a nord della provincia di Napoli sino a Caserta, la cosiddetta «Terra dei fuochi», il cui nome deriva dal diffuso fenomeno dei roghi tossici;
   i succitati fenomeni sono solo gli esempi più tragici ed eclatanti di una gestione dei rifiuti totalmente inadeguata, configurabile in molti casi come criminale;
   ciò risulta ancor più evidente se si rintracciano i numerosi interventi delle istituzioni comunitarie, che, nel corso degli anni, hanno ammonito e sanzionato il nostro Paese in più di un'occasione;
   nel 2007, in particolare, si è verificato nella regione Campania un grave stato di crisi, in relazione alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani;
   in seguito alla crisi è stato decretato uno stato di emergenza, approccio, purtroppo, estremamente diffuso nella gestione dei rifiuti, ma che, nella maggior parte, dei casi risulta aggravare situazioni già al collasso, senza essere in grado di produrre soluzioni sostenibili e durature;
   contestualmente all'avvio della crisi campana, la Commissione europea aprì una procedura di infrazione, deferendo l'Italia innanzi alla Corte di giustizia a causa della mancata creazione di una rete adeguata di impianti atta a garantire l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti, sulla base del criterio della prossimità geografica, configurando un grave pericolo per la salute umana e l'ambiente;
   il 4 marzo 2010, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha, dunque, condannato l'Italia con la sentenza C-297/08, per non aver rispettato la direttiva 2006/12/CE, ossia non aver garantito che tutti i rifiuti fossero smaltiti o recuperati senza pericolo per la salute dell'uomo e senza recare pregiudizio all'ambiente;
   nonostante la sentenza, negli anni 2010 e 2011 sono giunte alla Commissione numerose segnalazioni circa il permanere di situazioni fortemente critiche come l'accumulo di tonnellate di rifiuti in alcune città, oltre alla mai risolta questione delle ecoballe, sei milioni di rifiuti storici non ancora smaltiti che richiederanno più di 15 anni per essere eliminati;
   nel corso dei controlli relativi alla prima sentenza, la Commissione europea ha dunque constatato quanto ancora risulti inadeguato il trattamento dei rifiuti in Campania, ed ha deferito nuovamente l'Italia innanzi alla Corte di giustizia, con la conseguente, succitata, condanna, nella causa C-653/13;
   nella sentenza si è sottolineato come 5 anni di inadempienza risultino essere un periodo considerevole;
   quanto emerso in premessa, oltre a provocare incalcolabili danni alla salute umana e all'ambiente campani, costituirà un nuovo, significativo onere per lo Stato –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro per contribuire, nel rispetto delle competenze di autorità regionali e locali troppo spesso a giudizio degli interroganti intenzionalmente latitanti in una questione che intacca profondamente una pluralità di diritti fondamentali, alla definitiva risoluzione di una devastazione tanto estesa e prolungata nel tempo, per la quale risulta evidente la necessità di attivare sinergie con ogni soggetto in grado di intervenire positivamente, tra cui, in primis, cittadini, comitati, associazioni;
   nell'immediato, come intenda procedere per contenere gli effetti della sentenza, configurabili, oltre che nei 20 milioni di euro forfettari, in una spesa di 120 mila euro giornalieri per ogni giorno di inadempienza a partire dal 16 luglio 2015 risorse che, invece, avrebbero potuto essere investite positivamente per adeguare il sistema di rifiuti campano alla normativa comunitaria. (4-09899)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 8 aprile 2016
nell'allegato B della seduta n. 604
4-09899
presentata da
SCOTTO Arturo

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa alla sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea nei confronti dell'Italia per la gestione dei rifiuti urbani in regione Campania, si rappresenta quanto segue.
  In data 16 luglio 2015, la Corte di giustizia ha emesso una sentenza
ex articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) (Causa C-653/13) nella quale dichiara e statuisce che l'Italia, non avendo adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla prima sentenza della Corte del 4 marzo 2010, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell'articolo 260, paragrafo 1, TFUE, e, conseguentemente, è condannata a versare alla Commissione europea una sanzione pecuniaria nella forma di: a) una somma forfettaria di euro 20 milioni; b) una penalità giornaliera di euro 120.000 dovuta dal giorno di pronuncia della sentenza fino al completo adempimento della prima sentenza.
  La condanna consegue principalmente alla carenza nella capacità della regione Campania di gestire i propri rifiuti urbani.
  In particolare, la Corte considera che il numero di impianti aventi la capacità necessaria a trattare i rifiuti prodotti dalla regione Campania è insufficiente, dato che il trattamento di una parte cospicua dei rifiuti dipende da trasferimenti verso altre regioni e altri Stati.
  La penalità imposta dalla Corte di giustizia è suddivisa in tre parti, ciascuna pari ad un importo di euro 40.000 al giorno, calcolata per categoria di impianti da realizzare in attuazione del piano regionale di gestione dei rifiuti (discariche, termovalorizzatori e impianti di trattamento dei rifiuti organici) per un totale di euro 120.000 al giorno ed è dovuta fino a quando non saranno messi in esercizio gli impianti necessari a garantire l'autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani e allo smaltimento delle ecoballe.
  Con decisione del 22 settembre 2015, la Commissione europea ha chiarito le modalità di esecuzione della sentenza e comunicato le sue valutazioni in merito ai dati trasmessi dalle Autorità italiane, precisando che «almeno fino a quando non sia adottato un nuovo piano di gestione dei rifiuti conforme al diritto dell'Unione europea, e visto che, secondo l'attuale piano del 2012, in Campania occorre costruire anche capacità aggiuntiva di termovalorizzazione, la Commissione non potrà che chiedere il pagamento dell'integralità della penalità giornaliera». Inoltre, nel sottolineare che il nuovo piano dovrà basarsi su dati e analisi affidabili ed essere pienamente in linea con l'articolo 28 della direttiva 2008/98/CE, la Commissione ricorda che tale pianificazione «dovrà affrontare esplicitamente la questione delle ecoballe».
  A seguito della sentenza di condanna, la regione Campania ha adottato, con delibera di giunta regionale n. 381 del 7 agosto 2015, il documento intitolato «Indirizzi per l'aggiornamento del piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani», dal quale si evincono le modalità con le quali la regione intende gestire il ciclo ordinano dei rifiuti nel nuovo Piano prevedendo la realizzazione di un'idonea rete impiantistica per il trattamento della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani e l'identificazione di ulteriori capacità di discarica, nonché una proposta per la valorizzazione dei rifiuti stoccati in balle.
  Il 25 novembre 2015 il Presidente della Repubblica ha emanato il decreto-legge n. 185, che all'articolo 2 prevede «Intendenti straordinari per la regione Campania» nel quale si elencano i compiti delegati al presidente della regione per dare esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia europea.
  In ottemperanza alle disposizioni contenute all'articolo 2, comma 7, del decreto-legge n. 185 del 2015, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 2016, n. 9, la regione Campania con la delibera di giunta n. 609 del 26 novembre 2015 ha approvato il piano stralcio operativo e in data 24 dicembre 2015 ha pubblicato anche la gara relativa allo smaltimento di una prima quota di ecoballe.
  Ai sensi dell'articolo 2, comma 1 del citato decreto-legge n. 185, la regione ha inoltre approvato, con delibera di Giunta il piano straordinario d'interventi. Quest'ultimo si configura come variante al vigente piano regionale e contiene misure atte alla risoluzione del problema delle ecoballe. Il 5 febbraio 2016, la regione Campania ha inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'informativa relativa all'avvio della procedura di
scoping di VAS per l'aggiornamento del vigente piano regionale alla luce sia degli indirizzi approvati lo scorso agosto, relativi alla gestione del ciclo ordinario, sia del piano straordinario degli interventi per la gestione delle ecoballe.
  Queste misure adottate dalla regione Campania, nonché le disposizioni normative adottate dal Governo il decreto-legge n. 185 del 25 novembre 2015, sono state oggetto di valutazione da parte della Commissione europea che ha notificato, con la decisione del 12 febbraio 2016, l'ingiunzione di pagamento della penalità giornaliera per il primo semestre successivo alla sentenza del 16 luglio 2015.
  Tale penalità ammonta a euro 22.200.000 e dovrà essere versata dallo Stato italiano entro la fine del corrente mese di marzo.
  La Commissione ha ritenuto di dover imporre il pagamento dell'integralità della penalità giornaliera così come prevista dalla sentenza e confermato che «poiché il piano di gestione dei rifiuti in Campania adottato nel 2012 è tutt'ora vigente, la Commissione europea non può che continuare a far riferimento a tale piano per definire quale sia la capacità di gestione dei rifiuti necessaria in Campania». In riferimento alla disposizioni adottate dal legislatore con il decreto-legge n. 185 del 2015, la Commissione segnala che il problema delle ecoballe non è la sola questione oggetto della sentenza del 16 luglio 2015. La sentenza riguarda infatti la più ampia questione del sistema di gestione dei rifiuti in Campania, e quindi la produzione attuale di rifiuti e non soltanto i rifiuti «storici».
  Alla luce di tali importanti chiarimenti da parte delle istituzioni europee, si conferma la necessità, più volte segnalata dal Ministero dell'ambiente, di adottare tutte le misure necessarie al fine di accelerare la realizzazione dell'impiantistica indispensabile alla gestione dei rifiuti urbani in regione Campania per dare piena esecuzione alla sentenza di condanna al fine di scongiurare il protrarsi degli onerosi esborsi conseguenti alle sanzioni pecuniarie inflitte al nostro Paese.
  Stante la diretta competenza della regione Campania per l'esecuzione della sentenza ed il notevole impatto che la sanzione comporta per le casse dello Stato, il Governo ritiene di dover esercitare il diritto di rivalsa di quanto pagato e ha previsto delle novità con la legge di stabilità 2016 (articolo 1, comma 813). La nuova procedura di rivalsa attivata dal Ministero dell'economia e delle finanze nei confronti dei soggetti responsabili delle violazioni che hanno determinato la sentenza di condanna prevede, infatti, un meccanismo di compensazione con i trasferimenti che lo Stato dovrà effettuare in favore dell'amministrazione regionale. Il Ministero dell'economia e delle finanze sta procedendo a definire, sentita la regione interessata, le modalità di reintegro delle anticipazioni effettuate.
  Ad ogni modo, in via di ordine generale, merita di essere richiamata la nuova disciplina introdotta con l'articolo 1, comma 814, della legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015). Proprio in considerazione della grande importanza e della notevole complessità degli adempimenti qui in discussione, il Governo si è fatto promotore dell'approvazione, in sede di legge di stabilità, di una normativa volta a rendere più celere ed efficace l'intervento sostitutivo dello Stato a garanzia di importanti diritti fondamentali degli individui nonché del corretto adempimento agli obblighi europei. Per giungere alla definitiva bonifica di questi siti è infatti necessario procedere ad una serie di attività, strettamente collegate le une alle altre: questo rende particolarmente difficile l'esercizio di un efficace potere sostitutivo da parte del Governo. La norma prevista in legge di stabilità consente al Governo – nel caso in cui ciò si renda necessario per far fronte a sentenze di condanna o a procedure di infrazione dell'Unione europea – di diffidare gli enti inadempienti alla realizzazione di uno specifico cronoprogramma, con la possibilità, nel caso di inadempimento anche ad uno solo degli atti indicati nel cronoprogramma, di una integrale sostituzione fino al pieno raggiungimento del risultato. Come è evidente, si tratta di uno strumento di grande accelerazione dei procedimenti ed è intenzione del Governo servirsene con decisione.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lotta contro l'inquinamento

gestione dei rifiuti

diritto comunitario