ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03901

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 185 del 07/03/2014
Firmatari
Primo firmatario: VIGNAROLI STEFANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 07/03/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 07/03/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 17/03/2014
Stato iter:
28/11/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/11/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/11/2016

CONCLUSO IL 28/11/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03901
presentato da
VIGNAROLI Stefano
testo di
Venerdì 7 marzo 2014, seduta n. 185

   VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la regione Lazio ha vissuto un lungo periodo di commissariamento in materia di rifiuti, fase iniziata nel 1999 e terminata nel 2008. Tale istituto, dopo soli tre anni di gestione ordinaria, ritornò in auge nell'estate del 2011 quando con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 luglio 2011, venne nuovamente dichiarato lo stato d'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma;
   è lapalissiano ricollegare, la dichiarazione dello stato d'emergenza ambientale alla necessità di trovare uno o più siti che sostituissero la discarica di Malagrotta, visto che l'invaso ubicato nella Valle Galeria era oggetto della riapertura della procedura d'infrazione n. 2011/4021, avvenuta in data 17 giugno 2011. Con tale atto, la Commissione europea aveva ammonito l'Italia per l'appunto perché nell'invaso più grande d'Europa venivano smaltiti da decenni rifiuti cosiddetti tal quale in palese violazione della direttiva 1999/31/CE;
   con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, n. 3963 del 6 settembre 2011, il prefetto di Roma, dottor Giuseppe Pecoraro, veniva nominato commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza ambientale con il compito, di garantire l'individuazione, progettazione e successiva realizzazione attraverso l'utilizzo di poteri derogatori e straordinari di una o più discariche «provvisorie», nonché l'ampliamento delle discariche preesistenti ed infine la costruzione di un nuovo impianto di trattamento meccanico-biologico;
   i siti scelti dal commissario delegato in data 24 ottobre 2011 quali invasi alternativi a Malagrotta, furono Corcolle San Vittorino ricadente nel comune di Roma e Quadro Alto nel comune di Riano. In dette aree si legge nel provvedimento «saranno progettate, per la successiva realizzazione, due discariche provvisorie per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato Città del Vaticano» (documento 882/1);
   in merito al sito di Corcolle (la cui proprietà era riconducibile a quella che appare all'interrogante una nebulosa società svizzera), il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con mozione del 22 febbraio 2012 espresse da subito, l'assoluta contrarietà al progetto di realizzare una discarica, sia pure temporanea, in detta località, in ragione della vicinanza con Villa Adriana, patrimonio culturale e paesaggistico a valenza universale, annoverato tra i siti Unesco e come tale, oggetto di un accordo internazionale che obbliga lo Stato italiano alla tutela e alla conservazione. Oltre questo autorevole diniego, nel marzo 2012 durante la conferenza di servizi, anche l'autorità di bacino espresse parere negativo in merito al contesto idrogeologico del sito che ritenne «da valutarsi permeabile ed estremamente vulnerabile»;
   entrambi i siti successivamente, vennero considerati dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Clini inidonei a divenire discariche;
   sull'attività espletata dal prefetto Pecoraro nella veste di commissario delegato, si ritiene doveroso riportare quanto affermato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella seconda relazione sul Lazio datata 3 luglio 2012. In essa, i parlamentari bocciarono senza mezzi termini l'operato del commissario contestandogli innanzitutto che le sue scelte in merito ai siti che avrebbero dovuto sostituire Malagrotta, si basavano esclusivamente sul documento di analisi preliminare di individuazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi redatto dalla regione Lazio. In definitiva, il cosiddetto siting, svolgeva un ruolo centrale e preminente nelle scelte di Pecoraro che ebbe il demerito di non avvalerci né di analisi istruttorie né tantomeno di verifiche scientifiche e/o sopralluoghi sul campo, nella scelta dei siti, così come sarebbe stato corretto fare, già nella fase iniziale;
   nel maggio del 2012, Pecoraro a seguito degli innumerevoli profili di inadeguatezza emersi sulle aree di Corcolle e Quadro Alto, da lui individuate nell'ambito dei sette siti inclusi nello studio di analisi preliminare realizzato della regione Lazio, rassegnò le dimissioni ed il Presidente del Consiglio dei ministri con decreto del 27 maggio 2012, nominò in sua sostituzione quale nuovo commissario delegato ai rifiuti per la provincia di Roma, l'ex prefetto Goffredo Sottile;
   il primo atto del nuovo commissario Sottile fu quello di proporre, quale sito idoneo per la realizzazione della discarica temporanea, sostitutiva di Malagrotta, l'invaso di Pian dell'Olmo (anche questo ricompreso tra i sette individuati nel documento di analisi preliminare della regione Lazio). Il sito ubicato formalmente nel territorio del comune di Roma, distava solo pochi metri dall'invaso di Quadro Alto a Riano e dunque era facile intendere che possedesse le medesime criticità. Entrambi i siti inoltre, erano di proprietà dell'avvocato Cerroni. Per di più, Pian dell'Olmo era già stato ritenuto inidoneo da un punto di vista idrogeologico dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Clini;
   nonostante quella che all'interrogante appare la prima debacle del commissario in merito a Pian dell'Olmo, successivamente scartato, con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 27 giugno 2013, n. 203, veniva prorogata la sua nomina a commissario delegato per il superamento dell'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma fino alla data del 7 gennaio 2014, ai sensi del comma 358 dell'articolo 1 della legge n. 228 del 2012;
   tramontata la scelta di Pian dell'Olmo, il dottor Sottile pensò bene di individuare, nella infinita «girandola» degli invasi, il sito di Monti dell'Ortaccio. Anche questo (così come capitato in precedenza per Pian dell'Olmo rispetto a Quadro Alto), distava pochi metri dalla mefistofelica discarica di Malagrotta, tanto da poter essere quasi considerato un suo prolungamento;
   la scelta del Sottile, curiosamente avverrà temporalmente pochi giorni dopo l'istanza, per la realizzazione e messa in esercizio di una nuova discarica per rifiuti speciali non pericolosi sita in località Monti dell'Ortaccio, presentata in data 14 agosto 2012, dal consorzio Colari, con nota n. 157 acquisita al protocollo della regione Lazio n. 56098;
   il 23 agosto 2012, con nota n. 145, il commissario delegato Goffredo Sottile, disponeva che l'ufficio commissariale assumesse la competenza in ordine al procedimento di autorizzazione integrata ambientale relativo alla realizzazione, in località Monti dell'Ortaccio nel comune di Roma Capitale, di un impianto di discarica di rifiuti speciali non pericolosi, di cui all'istanza presentata dal Consorzio Colari e indiceva la conferenza dei servizi istruttoria convocandola per il giorno 24 settembre 2012. Gli enti interpellati in conferenza resero pareri scritti negativi in merito alle soluzioni progettuali relative al sito di Monti dell'Ortaccio, fornite dal consorzio Colari;
   ciò nonostante, il 27 dicembre del 2012, il commissario Goffredo Sottile, firmava l'autorizzazione integrata ambientale autorizzando in tal modo il sito di Monti dell'Ortaccio a divenire nel breve periodo la nuova discarica di Roma. Le non superate osservazioni emerse in conferenza di servizi costrinsero Sottile ad imporre nell'autorizzazione integrata ambientale diverse prescrizioni. Tra tutte, quella di subordinare il conferimento dei rifiuti nella discarica alla presentazione di un modello idrogeologico redatto da un'università e/o ente pubblico di ricerca. Il commissario lasciò al privato la facoltà di scegliere l'ente che aveva il compito di redarre lo studio idrogeologico ed il Cerroni si rivolse al dipartimento Dicea dell'Università la Sapienza di Roma. Dinnanzi al parere negativo fornito anche dalla Sapienza, il commissario non contento acconsentì che il consorzio Colari si rivolgesse in seconda battuta anche all'università di Padova, per la redazione di un'ulteriore studio;
   in virtù dello stato d'emergenza dichiarato nell'intera provincia di Roma ed in deroga dunque alle norme vigenti in materia (possibilità che purtroppo l'abusato e disastroso istituto del commissariamento prevede), l'autorizzazione integrata ambientale veniva rilasciata dal commissario delegato senza aver superato la necessaria procedura di valutazione di impatto ambientale;
   il 9 gennaio 2014 la procura della Repubblica di Roma, disponeva l'arresto dell'avvocato Cerroni, nonché dei suoi storici collaboratori ed alti dirigenti della regione Lazio. Il cosiddetto sistema Cerroni, più volte denunciato dai cittadini della Valle Galeria, venne finalmente alla luce, rendendo noto ai più, una reale commistione tra politica e business del privato ordito alla spalle del sacrosanto diritto alla salute dei cittadini;
   dal quotidiano Il Tempo del 6 marzo 2014, si apprende inoltre che: «il prefetto Goffredo Sottile, ex commissario delegato dal governo per l'emergenza rifiuti a Roma, è stato iscritto nel registro degli indagati nella maxi inchiesta sul “sistema rifiuti di Manlio Cerroni”. Nei suoi confronti sono ipotizzati i reati di truffa e falso in merito all'autorizzazione per l'apertura della discarica di Monti dell'Ortaccio in favore del “Supremo”». Ed inoltre: «Sottile nega un suo coinvolgimento nel “sistema” di Cerroni. Ma ci sono troppi elementi investigativi che alla Procura, ma anche al gip Massimo Battistini, non tornano. Perché c’è un momento, il 25 maggio 2012, che la “volontà” del “Supremo” di aprire Monti dell'Ortaccio viene finalmente esaudita. La data coincide con l'avvicendamento al ruolo di commissario fra il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, e Sottile. È in quel momento, scrive il gip, che al cambiamento della figura di commissario delegato, corrisponde una radicale modifica delle modalità di interlocuzione con il Cerroni»;
   in definitiva, quanto sostenuto dall'interrogante in più occasioni nonché dai cittadini trova finalmente conferma;
   ad oggi dopo due commissari speciali, la Capitale è costretta ad esportare fuori regione i suoi rifiuti. Gli impianti di trattamento meccanico biologico sono obsoleti, non è stato individuato un nuovo sito, i dati relativi alla raccolta differenziata sono esigui e il caos nella gestione dei rifiuti permane. Oltre ciò, durante gli eventi meteorici che hanno coinvolto a fine gennaio la Capitale e la zona a nord di essa, si è avuta la prova (qualora ce ne fosse bisogno) che sia la Valle Galeria, che la zona di Riano posseggono una profonda fragilità idrogeologica. Se in loco fossero stati costruiti gli invasi, fortemente voluti dai due commissari, probabilmente si sarebbero avute delle enormi discariche galleggianti;
   così come dichiarato dall'ex Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Orlando, in risposta all'interpellanza urgente 2-00368 discussa in data 17 gennaio 2014, il Governo non ha più rinnovato l'incarico al Sottile, né ha nominato ad oggi un nuovo commissario e dunque nella regione Lazio è vigente il regime ordinario in materia rifiuti. Tale regime ordinario a parere di chi scrive dovrebbe essere confermato, giacché uno dei compiti primari della politica è risolvere i problemi della collettività e non delegarli a funzionari governativi, onde evitare qualsiasi forma di responsabilità;
   l'interrogante non ritiene esaustiva la risposta ricevuta in occasione dello svolgimento dell'interpellanza urgente 2-00368, discussa in data 17 gennaio 2014 –:
   se il Governo disponga e intenda fornire ulteriori dettagliati e circostanziati elementi sul sistema dei rifiuti romano e laziale, durante il periodo di commissariamento, sia attraverso un quadro delle aree e degli impianti riconducibili al gruppo Cerroni, sia cercando di quantificare il danno economico ed ambientale che le scelte sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio hanno causato all'intera collettività;
   se il Governo intenda nominare un nuovo commissario previo riconoscimento di un perdurante stato d'emergenza in materia rifiuti;
   se il Governo sia in grado di quantificare quanto sia costata al cittadino contribuente l'inefficiente struttura commissariale dal giugno del 2011 al gennaio del 2013. (4-03901)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 28 novembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 710
4-03901
presentata da
VIGNAROLI Stefano

  Risposta. — Con riferimento alle interrogazioni in esame, relative alla gestione dei rifiuti nel comune di Roma Capitale e, più in generale, nella regione Lazio, sulla base degli elementi acquisiti, per quanto di competenza, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, si fa presente che le norme vigenti attribuiscono alle regioni territorialmente competenti le funzioni in merito alla determinazione di una rete integrata e adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani. Declinare a livello territoriale le scelte strategiche fissate dal legislatore nazionale e comunitario, e rilasciare conseguentemente le necessarie autorizzazioni per l'operatività dei suddetti impianti, costituiscono attività attribuite alla potestà esclusiva delle amministrazioni regionali.
  Tanto premesso, con riferimento alle problematiche che interessano la gestione dei rifiuti nella Capitale, si evidenzia che una prima criticità riguarda la raccolta differenziata e indifferenziata. Sulla base del rapporto rifiuti Ispra 2015, nel 2014 la quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato è stata pari al 35,2 per cento della produzione rifiuti, mentre le restanti tonnellate di rifiuto indifferenziato sono state avviate all'impiantistica di trattamento. Sebbene per il 2015 non siano ancora disponibili dati ufficiali di Ispra, i quantitativi di rifiuti urbani prodotti da Roma capitale sono sostanzialmente allineati con quelli del 2014, di cui si stima la produzione di circa 700.320 tonnellate di differenziata (41,17 per cento) e 1.000.448 tonnellate di rifiuto indifferenziato.
  Per la gestione dell'indifferenziato, il comune di Roma capitale è servito da 4 impianti Tmb (2 di Ama e 2 della GIOVI-COLARI). Peraltro, circa 300 tonnellate al giorno della capacità impiantistica esistente a Roma è destinata a trattare anche i rifiuti provenienti da Ciampino, Fiumicino e Città del Vaticano. Considerato, inoltre, che a Roma si producono giornalmente 3.206 tonnellate di rifiuti indifferenziati da destinare al trattamento, è evidente un deficit di capacità impiantistica di trattamento, pari a circa 500 tonnellate al giorno che trova comunque copertura in altri impianti.
  Per il trattamento della frazione umida è attivo l'impianto di Maccarese da 30.000 tonnellate annue, che evidentemente non copre – se non in minima parte – il fabbisogno attuale pari a circa 200.000 tonnellate all'anno. Un fabbisogno destinato ad incrementare sensibilmente col progredire della raccolta differenziata, attualmente ferma a percentuali al di sotto degli obiettivi di legge.
  Sebbene risulti in corso il procedimento autorizzativo presso la regione su due impianti di compostaggio, che possono sopperire alle esigenze impiantistiche della Capitale, le tempistiche per la loro eventuale realizzazione e operatività non sono sicuramente brevi.
  Nel resto della regione Lazio operano anche altri impianti, ma nel loro insieme anch'essi non riescono a soddisfare le esigenze complessive regionali.
  Sulla base del quadro ricognitivo aggiornato, effettuato dalla regione Lazio, il fabbisogno residuo di compostaggio da soddisfare su scala regionale, nelle condizioni di regime, ammonterebbe a circa 500.000 tonnellate all'anno, secondo le stime del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2016 ai sensi dell'articolo 35, comma 2 del cosiddetto «Sblocca Italia» (Misure per la realizzazione di un sistema adeguato e integrato di gestione della fratone organica dei rifiuti urbani).
  Per quanto riguarda il fabbisogno di incenerimento, solo una parte dei rifiuti trattati in uscita dai Tmb di Roma vengono portati agli impianti di termovalorizzazione di San Vittore e Colleferro, gli unici operativi nella regione, non sufficienti a soddisfare l'attuale fabbisogno.
  Si segnala, altresì, che è in atto un contraddittorio tra i gestori degli impianti di Tmb e la regione Lazio a causa della carenza di impianti di incenerimento a cui inviare il Css prodotto, che non permette la continuità e l'efficienza del servizio svolto dai Tmb stessi. Per chiudere il ciclo dei rifiuti, limitando al minimo il ricorso al conferimento in discarica, la regione deve pertanto puntare sullo sviluppo della raccolta differenziata, e potenziare la capacità impiantistica di incenerimento per il recupero energetico delle frazioni secche non riciclabili, secondo quanto indicato dal citato emanando decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 2016, ai sensi dell'articolo 35, comma 1, del cosiddetto «Sblocca Italia» (firmato il 10 agosto 2016 e trasmesso l'11 agosto ai competenti organi di controllo per il seguito di competenza), che prevede la necessità di realizzare un nuovo impianto di incenerimento con una capacità pari a 210.000 tonnellate all'anno di rifiuti urbani e assimilati, salvo che il piano regionale non venga aggiornato prevedendo diverse soluzioni.
  Con la chiusura di Malagrotta, avvenuta nel 2013, tra l'altro, si è determinata la carenza di una discarica di servizio ove conferire i rifiuti residui dal trattamento dei Tmb che non possono o non vengono avviati a recupero o incenerimento. Attualmente il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata ha concorso a mantenere elevati i quantitativi dei rifiuti prodotti dalla Capitale da avviare a smaltimento, ovvero circa il 50 per cento dell'attuale fabbisogno di discarica dell'intera regione Lazio (quantificato nel piano del fabbisogno impiantistico approvato con deliberazione di giunta regionale n. 199 del 2016 in circa un milione di tonnellate l'anno).
  Avviare le diverse frazioni di rifiuto provenienti dalla raccolta di rifiuti urbani anche differenziati ad impianti in possesso delle necessarie autorizzazioni è compito di Roma capitale, per il tramite anche della sua in-house Ama s.p.a. laddove stabilito, nel rispetto dei principi di prossimità, economicità e sostenibilità ambientale.
  Ciò per garantire alle utenze un servizio adeguato e commisurato alla tariffa corrisposta, che vede in Roma capitale costi specifici annui pro capite più elevati rispetto ai valori medi degli altri comuni (come emerge dai dati indicati da Ispra nel rapporto rifiuti 2015).
  La stessa Ama ha inteso chiarire che l'attuale situazione di criticità è dovuta sia al « deficit infrastrutturale cronico della città di Roma e della Regione Lazio», e sia ad altre «ben più complesse e articolate ragioni» di cui questo Ministero non è a conoscenza.
  È chiara dunque l'estraneità di questo Ministero sugli specifici aspetti attinenti alla determinazione di una rete integrata e adeguata di impianti ed al rilascio delle relative autorizzazioni di competenza regionale, nonché alla corretta gestione del servizio di raccolta.
  Tuttavia, dato il rilievo istituzionale delle questioni, questo Ministero non solo si è reso disponibile a supportare il comune di Roma nell'individuazione delle opportune misure atte a superare le difficoltà recentemente incontrate, ma ha anche sollecitato la regione Lazio ad eseguire sugli impianti di trattamento i controlli necessari a verificarne la piena e corretta funzionalità.
  In particolare, con nota del 2 agosto 2016 e con un'ulteriore nota di settembre, il Ministero ha chiesto alla regione di eseguire, anche con il supporto tecnico di Arpa Lazio, i necessari controlli sulla corretta operatività di tutti gli impianti, per verificare oltre che l'efficacia del trattamento, anche la tipologia dei rifiuti in ingresso ed uscita, producendo una relazione riepilogativa sugli esiti delle verifiche condotte.
  Allo stato attuale, non essendo stati ancora acquisiti tutti gli elementi richiesti, questo Ministero ha provveduto ad inoltrare debito sollecito ai competenti uffici regionali.
  In particolare, il 6 settembre 2016 il Ministero ha sollecitato la regione a inoltrare il resoconto sulle verifiche dell'impiantistica di Roma, nonché ribadito la necessità di integrare ed adeguare le previsioni del piano del fabbisogno, propedeutico alla stesura nel nuovo piano rifiuti, secondo le disposizioni previste nel più volte menzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuative dell'articolo 35 dello «Sblocca Italia», nel rispetto del principio della gerarchia dei rifiuti.
  Si precisa, inoltre, con riferimento alle procedure di infrazione, che la regione Lazio è destinataria di 2 procedure: quella sulle discariche abusive (causa C196/13) e quella relativa alla gestione dei rifiuti e al rispetto dell'articolo 6 della Direttiva 2008/98/CE (causa C323/13).
  In particolare, per quanto attiene alla prima procedura, nel Lazio rimangono da concludere le procedure di messa in sicurezza di 12 siti di discarica, di cui nessuno ricadente amministrativamente nel territorio di Roma Capitale. Relativamente alla seconda procedura di infrazione, si evidenzia che la Corte di Giustizia europea ha ritenuto che nella regione Lazio:
   nel SubAto di Roma, con esclusione della discarica di Cecchina ubicata nel comune di Albano Laziale, e nel SubAto Latina, i rifiuti conferiti in discarica non siano sottoposti a idoneo pretrattamento;
   non vi sia una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani.

  La regione ha provveduto ad effettuare nei mesi di luglio e agosto tramite Arpa Lazio i sopralluoghi in tutti gli impianti regionali, al fine di verificare la cessazione dei conferimenti del tal quale in discarica; gli esiti di queste verifiche sono stati trasmessi dalla regione in questi giorni.
  Dai sopralluoghi è risultato che nelle discariche del Lazio non vi sono più stati conferimenti di rifiuti urbani di cui al codice CER 20.XX.XX negli anni 2015 e 2016, e che per l'anno 2014 i conferimenti riscontrati sono riferibili a periodi antecedenti il mese di giugno.
  Per quanto attiene la creazione di una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani in regione, da una recente ricognizione effettuata sull'impiantistica di trattamento dei rifiuti il relativo fabbisogno è stato soddisfatto, e non occorre pertanto realizzare ulteriori Tmb.
  Le risultanze delle misure adottate sono state debitamente trasmesse alla Commissione europea, e sono attualmente al vaglio delle autorità comunitarie.
  Si rappresenta, infine, che, il 22 aprile 2016, la regione Lazio ha approvato la «Determinazione del fabbisogno», propedeutico al successivo aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti. Sul documento allo stato è in corso un positivo confronto con i competenti uffici regionali, per addivenire ad una condivisione degli obiettivi.
  Alla luce delle informazioni esposte, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato e continuerà a svolgere un'attività di monitoraggio nei confronti dei soggetti territorialmente competenti, anche al fine di valutare eventuali coinvolgimenti di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

deposito dei rifiuti

discarica abusiva

Lazio

eliminazione dei rifiuti