ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00244

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 9 del 16/04/2013
Firmatari
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/04/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 16/04/2013
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 16/04/2013
BARBANTI SEBASTIANO MOVIMENTO 5 STELLE 16/04/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA SEMPLIFICAZIONE
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 16/04/2013
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 06/06/2013

SOLLECITO IL 23/12/2013

SOLLECITO IL 13/03/2014

SOLLECITO IL 25/06/2014

SOLLECITO IL 28/01/2015

SOLLECITO IL 21/11/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00244
presentato da
NESCI Dalila
testo di
Martedì 16 aprile 2013, seduta n. 9

   NESCI, PARENTELA, DIENI e BARBANTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione . — Per sapere – premesso che:
   nel 1978 fu approvato il progetto di realizzazione dell'invaso artificiale dell'Alaco, in provincia di Vibo Valentia, che attualmente rifornisce di acqua potabilizzata 88 comuni delle Province di Catanzaro e Vibo Valentia, circa 400 mila abitanti;
   dall'appalto, avvenuto nel 1985, vi furono sei perizie di variante e nove sospensioni dei lavori, con vizi procedurali (mancanza di nullaosta paesaggistico e di valutazione d'impatto ambientale, secondo l'interrogazione parlamentare a risposta scritta n. 4/12032 del 12 luglio 1995, dell'on. Giuseppe Soriero che non ricevette risposta) e con un iter che determinò un aumento esponenziale dei costi;
   nondimeno, nella fase di edificazione della diga dell'invaso, si manifestarono perplessità su dissesto idrogeologico e modificazioni dell'ecosistema, anche per il tramite di atti di sindacato ispettivo (interrogazione dell'on Soriero di cui sopra e analoga per tipo, iter concluso dell'on. Mauro Paissan, n. 4/15439, del 10 febbraio 1998);
   nel 2002, la Corte dei conti, sezione regionale, accertò un danno erariale di 68.505.369,28 euro;
   nel marzo del 2012 – per come ribadito nell'interrogazione parlamentare a risposta scritta dell'on. Angela Napoli, n. 4/16711 del 21 giugno 2012, che non ha ricevuto risposta – l'inchiesta giudiziaria denominata «Ceralacca», della DDA Reggio Calabria, portò in carcere nove persone, alcune delle quali legate a cosche di ’ndrangheta della Piana di Gioia Tauro e tre funzionari del gestore SoRiCal, con accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio;
   il 17 maggio 2012 i carabinieri del Nas di Catanzaro sequestrarono l'invaso e rimpianto di potabilizzazione, compresi gli apparati idrici dello schema d'acquedotto, con 26 indagati tra dirigenti e tecnici del gestore SoRiCal, responsabili di aziende sanitarie provinciali, dirigenti regionali e dell'Arpacal, formulando la procura di Vibo Valentia ipotesi di avvelenamento colposo e inadempimento di contratto di frode in pubblica fornitura;
   negli atti della predetta inchiesta, ed. «Acqua Sporca», precisamente nella relazione di Antonio Tomaino, esperto, CTU della Procura vibonese, è scritto che «l'acqua erogata risulta inutilizzabile per l'uso umano»;
   si legge – pubblicata sul blog del giornalista calabrese Emilio Grimaldi e ripresa nell'inchiesta video «Acquaraggia», in onda nella trasmissione «Crash» (Rai), del novembre 2012 – in un'intervista di Maurizio Remo Reale, ex dipendente presso l'impianto di potabilizzazione Alaco, che già nel 2006 «l'acqua dell'invaso presentava una grossa problematica a causa del disfacimento chimico delle piante del fondale», che «il disboscamento eseguito prima dell'invaso non era stato portato a termine o l'invaso era stato eseguito diverso tempo dopo aver pulito», che «l'impianto Alaco era dotato di un solo compattatore di fanghi, sottodimensionato», e che la stazione di filtraggio non aveva requisiti idonei;
   la custodia giudiziaria degli impianti sequestrati è affidata, oltre ad altri, al signor Marco Merante, il quale risulta essere il marito di una lavoratrice dell'ufficio legale del gestore SoRiCal;
   secondo la testata web «Il Vizzarro.it», nominati i custodi giudiziari, a tre mesi dal riferito provvedimento della Procura è stato accertato (solo) su segnalazione del Comitato Civico pro Serre il pascolo di bovini in aree sequestrate, con pericoli, peraltro, per la salubrità delle acque;
   l'allargamento dell'inchiesta «Acqua Sporca» portò a ulteriori 20 avvisi di garanzia, indirizzati a sindaci o ex sindaci di comuni serviti dal sistema dell'Alaco, che avrebbero omesso nel tempo di effettuare le analisi stabilite dal decreto legislativo n. 31 del 2001;
   il 6 dicembre 2012 l'Arpacal prelevò dei campioni in uscita dall'impianto, da cui emerse la presenza di benzene nell'invaso, con un valore 800 volte superiore alla norma;
   i risultati furono resi pubblici solo il 29 gennaio 2013 e il 30 gennaio l'Arpacal dichiarò che «per un mero errore di trascrizione, nelle acque dell'Alaco non è presente benzene ma, piuttosto, composti aromatici alogenati derivati dal benzene», aggiungendo che i medesimi non sono previsti nella tabella degli elementi indicati dal decreto legislativo n. 31 del 2001;
   agli interroganti risulta in corso un'indagine penale, dopo un intervento del prefetto di Vibo Valentia sulla questione della salubrità delle acque, per risalire ad eventuali responsabilità sul suddetto caso del benzene e per determinare compiutamente la potabilità o meno dell'acqua dell'invaso;
   nel febbraio scorso il biologo Silvio Greco dichiarò a Il Quotidiano della Calabria che sul piano scientifico la formula di giustificazione dell'Arpacal sarebbe stata vaga e nel campione del 6 dicembre scorso potevano esserci, in realtà, sostanze più pericolose del benzene;
   circa le analisi dell'Arpacal, diversamente da analoghe agenzie, non risulta esserci l'accreditamento di «Accredia», unico organismo nazionale autorizzato dallo Stato a svolgere attività di controllo in conformità agli standard internazionali della serie Iso 17.000;
   secondo Il Quotidiano della Calabria on line (articolo di Stefania Papaleo del 18 gennaio 2013), i vertici dell'Arpacal, di nomina politica, sono indagati per avere attestato falsamente di essere in possesso dei requisiti richiesti dalla legge, cioè una «comprovata esperienza tecnico scientifica in materia ambientale» e «cinque anni di attività professionale riconducibile all'incarico», mentre per abuso d'ufficio è invece indagato, nella stessa inchiesta, il presidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico;
   il prefetto di Vibo Valentia ha richiesto all'Asp di Vibo Valentia la pubblicazione on line dei risultati delle analisi delle acque, ma detta pubblicazione non è ancora del tutto disponibile;
   il prefetto di Vibo Valentia ha richiesto analisi di campione dei fondali dell'invaso, per verificare eventuali tracce di radiogeni –:
   di quali elementi informativi disponga il Governo con riferimento alla richiamata vicenda e quale sia la propria valutazione con riguardo agli aspetti di competenza;
   quali misure ritengano opportune, alla luce dei fatti esposti, a tutela della salute della popolazione e della salvaguardia dell'ambiente;
   se non ritengano necessari interventi per la chiusura dell'invaso, in attesa delle verifiche circa i sedimenti e previa predisposizione, secondo competenze, di un piano per un diverso approvvigionamento idrico dei comuni finora serviti;
   se non intendano acquisire, per quanto finora narrato, ogni ulteriore elemento in relazione alla gestione del servizio idrico integrato in Calabria da parte di SoRiCal e ai protocolli di comunicazione tra questi, le aziende sanitarie provinciali e l'Arpacal;
   se siano a conoscenza di altri elementi, in ordine all'intera gestione dell'impianto, che determinino delle incompatibilità di ruoli. (4-00244)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Calabria

inchiesta giudiziaria

analisi dell'acqua

sanita' pubblica

impatto ambientale

professioni tecniche

protezione dell'ambiente

servizio sanitario