ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01981

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 560 del 02/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: SARTI GIULIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
DELL'ORCO MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
FERRARESI VITTORIO MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
BERNINI PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
NUTI RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
CECCONI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
COZZOLINO EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
DADONE FABIANA MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
D'AMBROSIO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
TONINELLI DANILO MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
BONAFEDE ALFONSO MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
AGOSTINELLI DONATELLA MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
COLLETTI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016
D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 02/02/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 02/02/2016
Stato iter:
03/02/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 03/02/2016
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 03/02/2016
Resoconto ALFANO ANGELINO MINISTRO - (INTERNO)
 
REPLICA 03/02/2016
Resoconto SARTI GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 03/02/2016

SVOLTO IL 03/02/2016

CONCLUSO IL 03/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01981
presentato da
SARTI Giulia
testo presentato
Martedì 2 febbraio 2016
modificato
Mercoledì 3 febbraio 2016, seduta n. 561

   SARTI, SPADONI, DELL'ORCO, FERRARESI, PAOLO BERNINI, DALL'OSSO, NUTI, CECCONI, COZZOLINO, DADONE, DIENI, D'AMBROSIO, TONINELLI, BONAFEDE, AGOSTINELLI, BUSINAROLO, COLLETTI e D'UVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   è tuttora in corso il processo Aemilia che riguarda la più grande operazione contro la ’ndrangheta in Emilia Romagna e ha coinvolto anche altre regioni, tra cui Veneto, Lombardia, Piemonte, Calabria e Sicilia. Ad oggi gli imputati sono 219, nove dei quali attualmente sottoposti al regime di 41-bis e 189 i capi di imputazione. Si tratta di un avvenimento senza precedenti per la regione Emilia-Romagna, per i numeri e per le dimensioni dell'inchiesta. Un'indagine, condotta dalle forze dell'ordine e dalla direzione distrettuale antimafia di Bologna, segnata da due momenti fondamentali: il primo, alla fine di gennaio 2015, ha portato a 117 arresti. Il secondo, a metà luglio 2015, ha colpito la cosiddetta «’ndrangheta imprenditrice». Al centro delle indagini, coordinate dall'ex procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso, c’è il clan Grande Aracri, originario di Cutro che aveva costituito una vera e propria organizzazione a delinquere di stampo mafioso autonoma dalla «casa madre» cutrese, con epicentro a Reggio Emilia;
   il dibattimento inizierà il 23 marzo 2016, ad oggi si stanno svolgendo le udienze dei riti abbreviati. Fra gli imputati rinviati a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa vi è, fra gli altri, il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani (Forza Italia), che nel 2012, secondo quanto riportato dalle intercettazioni della richiesta di rinvio a giudizio, si mise completamente a disposizione di alcuni associati alla cosca Grande Aracri, pur consapevole dei precedenti penali di essi, prese parte, inoltre, a diverse riunioni in cui strinse un patto volto ad allontanare i sospetti di appartenenza alla criminalità organizzata pendente su alcuni degli imprenditori colpiti da provvedimenti interdittivi prefettizi e partecipò anche alla cena con imprenditori cutresi presso il ristorante «Antichi Sapori» di Reggio Emilia, summit al quale erano presenti anche vari esponenti della suddetta cosca Grande Aracri come ad esempio Nicolino Sarcone. Pagliani oggi è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, in particolare «per aver concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa sfruttando il suo ruolo di vice-coordinatore vicario provinciale del PDL e capogruppo PDL nel consiglio provinciale di Reggio Emilia che veniva messo al servizio della strategia pubblica dell'associazione (...) consentendo agli associati di affrontare un momento di particolare difficoltà incontrata da molti di loro e dall'associazione stessa, ottenendo anzi un «rilancio» delle possibilità e delle capacità di azione del sodalizio»;
   un altro imputato del processo Aemilia è Domenico Mesiano, ex assistente capo della polizia presso la questura di Reggio Emilia, autista del questore, arrestato a fine gennaio 2015 e imputato per associazione mafiosa ex articolo 416-bis c.p. Egli avrebbe partecipato alle riunioni del sodalizio, utilizzando costantemente il rapporto con gli altri associati per allargare la propria influenza e capacità affaristica nonché di inserimento nel sistema economico emiliano;
   Domenico Mesiano è anche colui che, durante le primarie del Partito Democratico per la scelta del candidato sindaco alle elezioni amministrative del 2014, fece telefonate dalla questura sconsigliando ad alcuni esponenti della comunità albanese di votare Franco Corradini, ex assessore alla coesione sociale e sicurezza del comune reggiano. Alla fine, le primarie furono vinte da Luca Vecchi, attuale sindaco di Reggio Emilia. Franco Corradini, appena ebbe notizia delle telefonate e delle pressioni di Mesiano, denunciò l'accaduto presentando un esposto alla procura di Reggio Emilia e dopo l'arresto di Mesiano del gennaio 2015 dichiarò: «A primarie svolte, la notizia trapelò, ma non ebbi la solidarietà dei miei concorrenti e nemmeno del PD. Ora, anche alla luce di quel che sta accadendo i miei dubbi rimango più forti che mai: forse le primarie furono inquinate dalla malavita organizzata? A vantaggio di chi? Chi traeva vantaggio dal poliziotto Domenico Mesiano oggi arrestato in occasione della maxi operazione anti Mafia?». Ancora, in un'intervista di pochi giorni fa, Corradini ribadisce le presunte irregolarità di quelle votazioni dichiarando che: «Più passa il tempo e più vi è la consapevolezza che Mesiano che telefona per sconsigliare di votarmi non agiva isolatamente. Al netto dell'onestà personale di Vecchi è chiaro che tutto il sistema di potere – dalle cooperative in procinto di fallire a una Cgil in difficoltà, al Pd ridotto al lumicino, al sindaco uscente Delrio e in questo contesto anche il sistema illegale che esiste e si manifesta con la telefonata del poliziotto – fa scelte precise»;
   a quanto sopra esposto si aggiungano i brogli elettorali che hanno toccato le elezioni amministrative del comune di Reggio Emilia nel 2014, precisamente il seggio numero 7 che aveva come presidente Pietro Drammis. Trentuno schede sarebbero state alterate da Drammis per favorire due candidati poi diventati consiglieri comunali nelle file del Pd attualmente componenti della commissione controllo e garanzia del comune, Salvatore Scarpino e Teresa Rivetti, quest'ultima moglie dell'ex consigliere Carmine De Lucia. Per il presunto broglio Drammis è stato l'unico indagato e la procura ha chiesto che venga rinviato a giudizio. Le indagini sono state sollecitate dalle segnalazioni del Movimento 5 Stelle, in particolare sia la consigliera comunale Alessandra Guatteri, rappresentante di lista nel seggio presieduto da Pietro Drammis, e sia la deputata Maria Edera Spadoni avevano depositato interrogazioni ed esposti già in data 10 luglio 2014. Nel visionare le schede, i rappresentanti di lista notarono che la grafia di alcune di esse risultava apparentemente identica e ciò ora ha trovato conferma nell'esito delle indagini portate avanti dal pubblico ministero Isabella Chiesi: «Secondo le analisi degli esperti di grafologia della polizia scientifica di Roma, la mano che ha vergato i nomi di Scarpino e Rivetti sarebbe quella di Drammis»;
   in un'intervista del 3 ottobre 2012, l'ex consigliere comunale Antonio Olivo, imprenditore edile cutrese (a cui nel novembre 2005 era stato bruciato il tetto di un edificio di sua proprietà e ciò costituisce uno dei capi di accusa nei confronti di Gaetano Blasco imputato per 416-bis nel processo Aemilia), dichiarò: «Vedrò di organizzarmi con Salvatore Scarpino – attualmente consigliere comunale – per vedere se abbiamo un minimo margine di manovra per aiutare Sarcone e gli amici cutresi. Siamo tutti in difficoltà, mica solo l'amico paesano Sarcone»;
   Gianluigi Sarcone, personaggio a cui si riferisce l'ex consigliere comunale Antonio Olivo nell'intervista di cui sopra, è imputato oggi nel processo Aemilia ex articolo 416-bis del codice penale e nel 2012 figuravano già a suo carico due procedimenti penali: il primo per estorsione, usura e appropriazione indebita, il secondo per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita;
   in data 23 gennaio 2016, ad un anno di distanza dall'arresto di Francesco Macrì nell'indagine Aemilia, è emerso che Maria Sergio, moglie del sindaco Luca Vecchi di Reggio Emilia, dirigente all'urbanistica del comune di Reggio Emilia tra il 2004 ed il 2014, attualmente dirigente presso il comune di Modena, in data 12 maggio 2012 aveva acquistato una casa al grezzo insieme a Luca Vecchi dalla M&F General Service Srl di proprietà del crotonese Francesco Macrì, imputato oggi nel processo Aemilia per ricettazione, riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, reati aggravati perché commessi al fine di agevolare la cosca Grande Aracri. Nel 2013 la Sergio era stata ascoltata come persona informata sui fatti dai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Bologna nell'inchiesta Aemilia. Come risulta dai verbali della deposizione, la Sergio, a seguito della domanda dei pubblici ministeri, se conoscesse imprese importanti di calabresi o cutresi, dichiarava: «Rispetto alle ditte cutresi... io non... come dire non ne ho incrociate molte perché poi spesso appunto le ditte cutresi lavorano sugli interventi diretti, che io gestisco di meno...»;
   Macrì risulta essere stato, secondo l'accusa, il prestanome compiacente e consapevole degli ’ndranghetisti Nicolino Grande Aracri, Michele Bolognino, Palmo e Giuseppe Vertinelli, attraverso l'utilizzo della società «Il Cenacolo s.r.l.».
   il sindaco Vecchi e la moglie Maria Sergio hanno dichiarato che non sapevano nulla su Francesco Macrì al momento dell'acquisto della loro casa (Luca Vecchi il 23 gennaio 2016 dichiarava: «mi cade un muro addosso»). In data 25 gennaio 2016, durante una seduta del consiglio comunale, il sindaco di Reggio Emilia ha dichiarato: «Quando sono usciti i nomi degli arrestati di Aemilia li ho letti, e mi sono interrogato più come amministratore che come un cittadino dal momento che, a tre anni di distanza, il tema della casa per me era derubricato». Il consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle Norberto Vaccari, però, durante lo stesso consiglio comunale gli rispondeva: «Non poteva non sapere e il fatto che non ricordasse chi gli ha venduto la casa risulta difficilmente credibile. Non fosse altro per i dieci anni di garanzia che gravano per legge proprio sul costruttore»;
   la figura di Francesco Macrì non è nuova agli occhi dell'amministrazione comunale reggiana. Macrì, infatti, come riportato dagli organi di stampa locali, è stato prima socio amministratore e poi accomandatario della società «F.lli Macrì s.a.s. di Macrì Mario», aggiudicataria dal 2003 al 2012 di 12 appalti pubblici nel territorio reggiano per un valore totale di 339.756 euro e di svariati interventi nel settore privato, tutto ciò quando Maria Sergio era dirigente all'urbanistica del comune; tale società risulta inoltre essere stata invitata nel settembre 2014 ad una procedura negoziata indetta dal comune di Reggio Emilia per l'assegnazione di lavori di manutenzione stradale; inoltre il comune approvò alla stessa M&F General Service un piano particolareggiato nel 2004;
   il 18 ottobre 2014, Domenico Lerose, oggi rinviato a giudizio con l'aggravante di aver agito con metodo mafioso, al termine di un comizio in piazza Martiri del 7 luglio a Reggio Emilia, si avvicinava con altre due persone alla deputata del Movimento 5 Stelle Maria Edera Spadoni, dicendole: «Lei Grande Aracri non lo deve neanche nominare». Poco prima, Spadoni aveva ribadito le sue prese di posizione critiche sulla videointervista in cui il sindaco di Brescello, Marcello Coffrini, parlava di Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per associazione mafiosa. La condotta di Lerose, per i pubblici ministeri, è aggravata dal fatto di aver agito ai danni di un pubblico ufficiale e al fine di costringerlo a modificare le proprie posizioni pubbliche. La deputata Spadoni, dopo essere stata minacciata, replicò fermamente e fece denuncia ai carabinieri;
   in data odierna è emerso da notizie di stampa che uno degli imputati ex articolo 416-bis del codice penale nel processo Aemilia, Pasquale Brescia, ha recapitato, tramite il suo legale, alla redazione de Il Resto del Carlino di Reggio Emilia una lettera indirizzata al sindaco Luca Vecchi;
   le giornaliste Sabrina Pignedoli e Benedetta Salsi scrivono che Brescia parla di «precedenti penali» ed esclusioni dalla white list per la ricostruzione del dopo terremoto di parenti della Sergio, gli stessi che le avrebbero ultimato la casa. Ricorda anche il funerale del suocero del sindaco, dicendo di essere stato lui stesso presente «così come tanti altri imputati del processo Aemilia» e cita alcuni dei nomi dei presunti esponenti di vertice della cosca. Tornando a chiedere le dimissioni di Vecchi, l'imputato cita a paragone il comportamento dell'ex sindaco di Reggio e attuale Ministro Graziano Delrio che, a suo tempo, «andò dal prefetto De Miro per tutelare i cutresi dalla criminalizzazione mediatica». Nella lettera c’è poi un riferimento alla campagna elettorale di Vecchi dove in un circolo cittadino avrebbe fatto promesse e stretto mani. «A chi c'era in quei circoli – si chiede – sa quali mani ha stretto?». Alcune persone, ora escluse dalla white list, avrebbero fatto campagna elettorale in suo favore, così come per Delrio –:
   se in considerazione della gravità dei fatti esposti, si intendano attivare le procedure di insediamento di una commissione di accesso, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali, affinché possa essere verificata e accertata l'estraneità dell'operato dell'amministrazione comunale di Reggio Emilia rispetto a condizionamenti da parte della criminalità organizzata. (3-01981)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

acquisto della proprieta'

mafia

partito politico