ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01903

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 537 del 16/12/2015
Firmatari
Primo firmatario: BRUNETTA RENATO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 15/12/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 15/12/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 15/12/2015
Stato iter:
16/12/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 16/12/2015
Resoconto OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 16/12/2015
Resoconto PADOAN PIETRO CARLO MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 16/12/2015
Resoconto OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 16/12/2015

SVOLTO IL 16/12/2015

CONCLUSO IL 16/12/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01903
presentato da
BRUNETTA Renato
testo di
Mercoledì 16 dicembre 2015, seduta n. 537

   BRUNETTA e OCCHIUTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto-legge 22 novembre 2015, n. 183, il Governo ha adottato disposizioni urgenti per il settore creditizio e, in particolare, per fornire soluzione alla crisi di quattro banche in amministrazione straordinaria: Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Carichieti;
   l'operazione di salvataggio prevede la creazione di quattro società per azioni aventi per oggetto lo svolgimento dell'attività di ente-ponte con l'obiettivo di mantenere la continuità delle funzioni essenziali, precedentemente svolte dalle medesime banche e, quando le condizioni di mercato saranno adeguate, cedere a terzi le partecipazioni al capitale o i diritti, le attività o le passività acquistate, in conformità con le disposizioni del decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180;
   le perdite patrimoniali sono state coperte azzerando capitale e bond subordinati e versando, inoltre, 1,7 miliardi di euro di capitali messi a disposizione dal neonato Fondo di risoluzione. Ulteriori 1,8 miliardi di euro il Fondo li ha messi per patrimonializzare le nuove banche. Il salvataggio ammonta complessivamente quindi a 3,6 miliardi di euro (pari a quasi la metà dei profitti totali che le banche italiane prevedono di contabilizzare nel 2015), interamente versati da più istituti al Fondo di risoluzione gestito da Banca d'Italia;
   il Governo ha richiamato l'urgenza di tale provvedimento, in quanto dal 1o gennaio 2016 entrerà in vigore la regola europea del bail-in, che prevede, in caso di dissesto di un istituto di credito e conseguente salvataggio, un costo anche per i correntisti con un deposito superiore ai 100.000 euro;
   se, da un lato, dunque, l'operazione si è resa necessaria per evitare l'applicazione delle nuove regole europee, dall'altro, occorre mettere in luce che la crisi dei quattro istituti di credito avrebbe potuto essere gestita seguendo un percorso diverso. Infatti, le banche avevano proposto di perseguire un piano di salvataggio volontario con fondi versati interamente dal sistema bancario nazionale; meccanismo che non avrebbe pesato in alcun modo su nessuna categoria: correntisti, azionisti e proprietari di bond;
   a questa soluzione, secondo quanto affermano il Ministro interrogato e Banca d'Italia, si sarebbe opposta la Commissione europea, ravvisando la fattispecie di «aiuti di Stato», malgrado non fosse previsto nessun intervento di capitali pubblici. Decisione che appare molto discutibile, dal momento che, a partire dal 2008, la crisi finanziaria ha generato un'espansione senza precedenti degli aiuti di Stato a favore delle banche. Tra il 1o ottobre 2008 e il 1o ottobre 2015, la Commissione europea ha adottato 450 decisioni di autorizzazioni di aiuti pubblici nazionali a favore delle banche. Si tratta di Germania, Francia, Inghilterra, Portogallo, Irlanda e Spagna che hanno beneficiato maggiormente dell'apertura europea agli aiuti di Stato. E appena nello scorso ottobre l'Unione europea ha dato il via libera all'ennesimo salvataggio nazionale di una banca tedesca, la HSH Nordbank di Amburgo;
   senza dubbio la proposta dello stesso Ministro interrogato di una «misura umanitaria volta a tutelare le fasce deboli di cittadini» che hanno perso i loro risparmi è stata a giudizio degli interroganti un implicito riconoscimento di responsabilità del Governo, che ha deciso di percorrere la strada del «Fondo di risoluzione nazionale» piuttosto che quella del «fondo interbancario di tutela dei depositi», e di chi doveva vigilare. Tanto più che al «fondo interbancario» è tornato il governo per finanziare il «Fondo di Solidarietà» di 100 milioni di euro istituito in un secondo momento per il ristoro degli obbligazionisti subordinati delle banche fallite;
   alla luce delle vicende riportate, l'obiettivo è innanzitutto quello di fare chiarezza: bisogna quindi verificare innanzitutto che gli istituti pubblici di vigilanza, Banca d'Italia e Consob, abbiano svolto correttamente e coerentemente il loro ruolo di garanzia per i risparmiatori, accertando le responsabilità e gli eventuali reati commessi dai consigli di amministrazione, dai direttori generali delle banche coinvolte e dai revisori dei conti, nonché dalle società di certificazione, che avrebbero certificato bilanci evidentemente in dissesto. Ma è, altresì, necessario chiarire la posizione del Governo alla luce degli interessi e dei conflitti di interesse in esso presenti, anche in riferimento alla normativa di cui alla legge n. 215 del 2004;
   è pertanto necessario verificare le fasi tecniche e i passaggi che hanno anticipato l'approvazione del decreto-legge n. 183 del 2015, i cui rilievi lasciano intravedere, ad avviso degli interroganti, ampi margini di opacità che hanno già innescato processi degenerativi;
   in particolare, tornando alle responsabilità dell'Esecutivo, va rilevato che la legge n. 215 del 2004 (recante «Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi») è molto chiara in merito agli obblighi di astensione in capo ai membri del Governo. Il riferimento è al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, il cui padre è stato per anni consigliere, e poi vice presidente, della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio (di cui lo stesso Ministro sarebbe azionista), ma anche al Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, in quanto andrebbe chiarita la posizione del padre, Tiziano Renzi, in merito ai rapporti finanziari intrattenuti con l'ex presidente della medesima banca;
   secondo quanto disposto dall'articolo 3 della medesima legge, è evidente, secondo gli interroganti, la sussistenza di un obbligo di astensione da parte del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Boschi e dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri Renzi nell'adozione del decreto-legge n. 183 del 2015, data «l'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio» di «parenti entro il secondo grado» –:
   se, in relazione all'approvazione, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro interrogato, del decreto-legge n. 183 del 2015 recante «Disposizioni urgenti per il settore creditizio», da parte del Consiglio dei ministri n. 93 del 22 novembre 2015, risulti che siano stati rispettati tutti i presupposti formali e sostanziali previsti dalle normative richiamate in premessa. (3-01903)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

applicazione del diritto comunitario

banca

controllo degli aiuti di Stato