ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01761

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 501 del 13/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: CARFAGNA MARIA ROSARIA
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 13/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BRUNETTA RENATO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/10/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 13/10/2015
Stato iter:
14/10/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 14/10/2015
Resoconto CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 14/10/2015
Resoconto ORLANDO ANDREA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 14/10/2015
Resoconto CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/10/2015

SVOLTO IL 14/10/2015

CONCLUSO IL 14/10/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01761
presentato da
CARFAGNA Maria Rosaria
testo presentato
Martedì 13 ottobre 2015
modificato
Mercoledì 14 ottobre 2015, seduta n. 502

   CARFAGNA e BRUNETTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 14 settembre 2015 a Terzigno (Napoli), Vincenza Avino, 35 anni, è stata uccisa da un proiettile alla schiena da una macchina in corsa, mentre era ferma in auto a bordo strada; a sparare, l'ex compagno della vittima, Nunzio Annunziata, 36 anni, arrestato all'alba seguente, a Poggiomarino, dai carabinieri di Torre Annunziata. L'accusa è di omicidio volontario;
   Nunzio Annunziata era stato arrestato il 10 luglio 2015 per stalking proprio contro la sua compagna, Vincenza. Nell'ordinanza di luglio 2015 si parla non solo di veri e propri «atti persecutori» (quasi tutti i giorni, il giovane seguiva la donna nell'istituto di San Giuseppe Vesuviano, dove lei frequentava un corso serale), ma anche di un lungo elenco di aggressioni e minacce che Vincenza Avino è stata costretta a subire per molto tempo;
   tra gli episodi più gravi di cui si è reso protagonista l'uomo, si ricorda quello della notte del 1o maggio 2015, quando, ubriaco, si è arrampicato fino all'appartamento della donna, al terzo piano, per poi trascinarla sul balcone, cercando di gettarsi nel vuoto insieme a lei;
   una decina di giorni dopo, la donna, ormai sfinita dagli atti persecutori e di violenza, si è recata nella caserma di Terzigno, ma anche lì è stata seguita da Annunziata. I carabinieri, nella relazione di servizio, hanno descritto il ragazzo «molto agitato, con una sudorazione accentuata, che si muoveva in maniera frenetica»;
   l'uomo non è apparso affatto intimorito dalla denuncia, tanto che il 22 giugno 2015 e l'8 luglio 2015, Vincenza Avino si era recata ancora una volta dai carabinieri per segnalare di essere stata nuovamente avvicinata e molestata in vario modo dal suo persecutore, il quale, benché consapevole di essere stato denunciato, sembrava tutt'altro che rassegnato alla separazione, continuando a pedinare l'ex compagna, alternando minacce alle dichiarazioni d'amore e stazionando costantemente sotto la sua abitazione, dove talvolta vi trascorreva l'intera notte dentro l'auto;
   il 9 luglio 2015 il giudice per le indagini preliminari di Nola Martino Aurigemma aveva descritto l'uomo, peraltro pregiudicato per tentata rapina, come una persona che «ha perso ormai qualunque forma di autocontrollo, dimostrando una completa, allarmante, mancanza di freni inibitori», «una personalità violenta e insofferente al rispetto delle regole del vivere civile». Inoltre, il giudice sottolineava che il suo era un comportamento che aveva assunto «i caratteri della vera e propria persecuzione, determinando nella persona offesa un perdurante stato di ansia e paura, inducendola a cambiare le proprie abitudini di vita ed ingenerando in lei un più che giustificato timore per la propria incolumità»;
   il 23 luglio 2015, quando Nunzio Annunziata era agli arresti domiciliari per violenza privata, stalking e violazione di domicilio nei confronti della ex compagna, con un provvedimento di tre cartelle l'ottava sezione penale del tribunale del riesame sostituiva gli arresti con il divieto di avvicinamento a tutti i luoghi abitualmente frequentati dalla vittima, in attesa del processo fissato per il mese di novembre 2015. Secondo il collegio del tribunale del riesame «non si può ritenere che, dagli atti sin qui acquisiti, emerga una personalità così allarmante e incontrollabile dell'indagato da far ritenere del tutto inimmaginabile un suo comportamento collaborativo» e «non vi è ragione per non limitare al minimo i sacrifici imposti all'indagato», applicando una misura che, pur idonea ad evitare altri reati, «sia la meno deteriore per la sua sfera familiare e lavorativa»;
   alla luce degli eventi, si può dedurre che l'unica misura in grado di contenere la violenza di Annunziata sarebbe stata la custodia in carcere, che, peraltro, per il reato di cui all'articolo 612-bis del codice penale («Atti persecutori») continua ad essere applicabile, anche dopo le modifiche introdotte all'articolo 280 del codice di procedura penale dal decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 94;
   quella di Vincenza Avino è, dunque, una tragedia che poteva essere evitata, semplicemente rispettando le norme in vigore;
   tra le inefficienze giudiziarie sul drammatico caso riportato, va segnalato che, proprio in questi giorni, un difetto di notifica ha messo in libertà per pochi secondi Nunzio Annunziata. A bloccare la sua scarcerazione è arrivato un nuovo decreto di fermo emesso dalla procura di Nola, che ha di fatto congelato il ritorno in libertà dell'uomo. Per pochi istanti, quindi, un assassino che ha confessato il suo delitto è stato liberato per una banale, ma pericolosa, dimenticanza: in carcere, però, sono arrivati in contemporanea i due provvedimenti, che hanno lasciato in cella Annunziata. Nella mattinata di lunedì 12 ottobre 2015, infatti, dinnanzi al tribunale del riesame di Napoli era stata fissata l'udienza per discutere della richiesta di annullamento dell'ordinanza: un passaggio «normale», che quasi tutti i legali tentano per ottenere quantomeno il beneficio degli arresti domiciliari per il proprio assistito. Gli uffici giudiziari napoletani hanno, però, prima commesso un errore di notifica e poi sbagliato il calcolo dei giorni per la fissazione dell'udienza. La legge prevede un massimo di 10 giorni – domenica compresa – per fissare l'udienza. E in questo caso, il decimo giorno scadeva proprio di domenica, un giorno festivo in cui non si può celebrare alcun processo. L'errata fissazione al primo giorno feriale – il lunedì – ha di fatto portato all'annullamento «automatico» dell'ordinanza e alla conseguente scarcerazione dell'indagato, a cui si è potuto porre rimedio sono con il nuovo decreto di fermo della procura. Un episodio, quest'ultimo, che non va comunque trascurato e che non può che richiamare con forza la necessità di opportune verifiche sul caso da parte del Ministro interrogato;
   la vicenda di Terzigno, purtroppo, non rappresenta un caso isolato, in particolare negli ultimi tempi. Il 7 ottobre 2015, a Catania, una ragazza di 20 anni è stata uccisa con numerose coltellate dal suo ex fidanzato di 24 anni. Il ragazzo, durante l'interrogatorio, ha insistito nel negare la premeditazione, ribadendo che il movente è da collegare ad un raptus dovuto alla volontà della giovane di non revocare la denuncia per stalking nei suoi confronti, che quel giorno sfociava nella prima udienza per la richiesta di rinvio a giudizio davanti al giudice per le indagini preliminari di Catania;
   un altro dramma ha avuto luogo pochi giorni fa a Momigno, una frazione del comune di Marliana, piccolo centro in provincia di Pistoia, dove un uomo di 34 anni ha inferto una trentina di coltellate all'ex compagna di 25 anni. Anche lei aveva denunciato il giovane per stalking, al punto che questa estate gli era stato vietato di avvicinarsi. La giovane è ora ricoverata in prognosi riservata per un fendente che ha trafitto il polmone, dopo aver subito un lungo e delicato intervento chirurgico;
   alla luce dei casi sopra riportati, risulta fondamentale che la magistratura applichi in maniera adeguata le misure cautelari previste dal codice di procedura penale per questo tipo di reati, come la carcerazione preventiva, con totale rigore e massima severità, al fine di garantire piena tutela per le vittime e di prevenire reati più gravi, come violenze fisiche, stupri e omicidi –:
   se il Ministro interrogato intenda attivare i poteri ispettivi di cui dispone, con particolare riferimento alla vicenda della scarcerazione di Nunzio Annunziata, promuovendo le opportune azioni disciplinari del caso, e se, allo stesso modo, non intenda operare le dovute verifiche di competenza in merito agli ulteriori casi riportati in premessa. (3-01761)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

automobile

omicidio

aiuto alle vittime