ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01631

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 465 del 20/07/2015
Trasformazioni
Trasformato il 23/02/2016 in 4/12194
Firmatari
Primo firmatario: RUBINATO SIMONETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/07/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 20/07/2015
Stato iter:
23/02/2016
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 22/07/2015

TRASFORMA IL 23/02/2016

TRASFORMATO IL 23/02/2016

CONCLUSO IL 23/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-01631
presentato da
RUBINATO Simonetta
testo presentato
Lunedì 20 luglio 2015
modificato
Giovedì 23 luglio 2015, seduta n. 467

   RUBINATO. — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   con l'interrogazione n. 5-04863 del mese di febbraio 2015 era stato già messo in luce come, a seguito di un episodio occorso a Treviso il 16 febbraio 2015, in cui un contingente di circa 35 profughi era stato invitato a disperdersi dopo esser stato fotografato dalla questura e sottoposto alle visite mediche, la locale prefettura non aveva trovato alcuna struttura disponibile per la loro accoglienza e i profughi avevano trascorso la notte in un pullman davanti alla stazione; nell'atto citato si faceva presente inoltre al Ministro dell'interno come le nuove ondate di migranti avrebbero rischiato di creare forti tensioni in Veneto, dove gli amministratori locali devono già gestire una considerevole presenza di lavoratori extracomunitari, regolarmente integrata, che si è poi ritrovata senza lavoro a causa del perdurare degli effetti della crisi, oltre al problema degli stessi cittadini residenti sfrattati e rimasti senza casa dopo aver perso il lavoro, come rilevato dalla presidente di Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello;
   veniva altresì sottolineato che il presidente della regione Luca Zaia aveva dichiarato sulla stampa che «non ha mai firmato il cd. Patto per l'accoglienza di Luglio», nonostante dal verbale della Conferenza unificata Stato, regioni e autonomie locali del 10 luglio 2014 anche la regione Veneto risulti essere stata parte dell'intesa per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari; si evidenziava che il numero delle Commissioni per gestire le richieste d'asilo in costante crescita e fornire risposte in tempi adeguati era assolutamente non congruo; si chiedeva quindi quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intendesse adottare, di concerto con la regione stessa, per dare effettiva attuazione alla sopracitata intesa e per porre i prefetti e gli amministratori locali nelle condizioni di supportare in modo sostenibile, sia sul piano economico che amministrativo, le procedure di accoglienza;
   nonostante le azioni intraprese dal Governo, ad oggi non è stata data ancora piena attuazione ai contenuti dell'intesa, salvo che per il raddoppio delle Commissioni, il cui lavoro è comunque ancora inadeguato essendoci migranti presenti nelle strutture da quasi un anno che non sono stati ancora chiamati per il colloquio; così se da un lato il Governo continua ad inviare contingenti di migranti, per distribuirli in modo equo e sostenibile sui vari territori, dall'altro la regione non presta alcuna collaborazione ai prefetti e agli enti locali (salvo garantire il dovuto presidio sanitario) per reperire strutture diffuse per l'accoglienza, di modo che gli amministratori locali vedono l'emergenza ricadere sui loro territori senza alcuna forma di pianificazione e gli stessi cittadini percepiscono una situazione di disorganizzazione e disordine che alimenta un clima di timore ed insicurezza;
   nonostante una minoranza di comuni collaborativi e lo straordinario impegno delle locali associazioni del terzo settore abbiano consentito di ospitare in modo decoroso una parte rilevante degli arrivi, in questo ultimo periodo la situazione è diventata insostenibile in diverse località del Veneto, come ad esempio nel comune di Eraclea (Venezia), una località balneare per famiglie, dove circa 250 migranti sono da oltre un mese in un residence dove una coop onlus ha preso in affitto 63 unità immobiliari per l'ospitalità; tutt'attorno i proprietari delle case o gli affittuari degli appartamenti sono furibondi, mentre il sindaco denuncia un danno al settore turistico locale che, tra prenotazioni annullate e minori presenze, vale un calo di oltre il 20 per cento; da ultimo, ad Eraclea si è registrata la ribellione degli immigrati, seguita dalle proteste di turisti e commercianti;
   in particolare, poi nella Marca Trevigiana (l'area territoriale che si estende attorno alla città di Treviso), dopo l'episodio del febbraio 2015 si sono verificati una serie di eventi non adeguatamente governati che stanno mettendo a dura prova gli amministratori locali più responsabili ed i rappresentanti delle associazioni che si occupano dell'accoglienza, creando dissidi tra i rappresentanti delle istituzioni al punto che sui media sono state riportate dichiarazioni contrastanti sulla stessa efficacia della gestione da parte del prefetto, a quanto consta all'interrogante contestata da taluni sindaci, mentre la stessa riceveva il plauso da parte dei massimi esponenti leghisti, quali il presidente della provincia e quello della regione per aver affermato nel maggio 2015 che «nella Marca non c’è più posto»;
   in particolare, il 10 giugno 2015, un centinaio di migranti sono giunti nella provincia di Treviso nell'arco di poco più di ventiquattro ore, e a seguito dell'impossibilità per i centri di accoglienza presenti in loco di accoglierli tutti il prefetto ha adottato in tutta fretta una soluzione provvisoria di emergenza, inviando una cinquantina di questi alla caserma Salsa di Treviso, una struttura del tutto inadatta poiché non rispetta neppure le condizioni minime igienico-sanitarie, né gli standard regionali di accoglienza previsti, ragion per cui è intervenuta, facendosene carico, la Caritas di Treviso;
   il 1o luglio 2015, di fronte ad un ulteriore contingente di 130 rifugiati destinato alla Marca, ottanta persone circa sono state collocate in via provvisoria dalla prefettura – a seguito di un accordo dell'ultimo minuto raggiunto con le Ferrovie dello Stato – in un locale dentro la stazione di Treviso, l'ennesima sistemazione del tutto inadeguata, giunta dopo una nota inviata dal prefetto ai 95 sindaci di quest'area nella quale si sosteneva, tra le altre cose, che «in assenza di una prospettiva di sistemazione» i «richiedenti asilo sarebbero stati collocati in spazi pubblici della provincia a partire dal capoluogo»; stante l'insostenibilità anche igienico-sanitaria della collocazione è quindi intervenuta l'amministrazione comunale di Treviso per trovare un'altra sistemazione provvisoria per alcuni giorni nell'area cosiddetta della ex Dogana;
   il 14 luglio 2015, a Villorba, a ridosso del casello di Treviso nord, sono stati letteralmente «scaricati» da un autobus, arrivato dalla Turchia attraverso i Balcani e che si è immediatamente dileguato, altri 47 richiedenti asilo, provenienti da Pakistan e Afghanistan, cosa che ha acuito una situazione già al collasso per la gestione degli arrivi smistati dallo Stato nella Marca trevigiana; il sindaco di Villorba li ha fatti salire su un pullman, portandoli a sua volta nella città capoluogo dove sono stati presi in carico per l'identificazione dai carabinieri;
   da ultimo, il 16 luglio 2015, alle prime luci dell'alba un centinaio di migranti provenienti da due strutture di accoglienza temporanea della Marca sono stati trasferiti su disposizione della prefettura, sembra senza alcun preavviso, nel comune di Quinto in trenta appartamenti ancora vuoti di due condomini di proprietà del gruppo Guaraldo (in concordato preventivo), alle porte del capoluogo;
   quando i residenti degli altri appartamenti hanno visto i 101 profughi (96 uomini e 5 donne provenienti da Nigeria, Costa d'Avorio e Pakistan) scendere da due corriere ed entrare negli appartamenti accanto ai loro è scoppiato il pandemonio. Gli abitanti sono subito scesi in cortile e hanno dato vita a un duro sit-in, proseguito nella notte, avendo deciso di dormire nelle tende montate in cortile; la protesta dapprima pacifica è poi esplosa in rivolta dopo la mezzanotte, quando un gruppo di persone è entrato in un locale del piano terra usato come magazzino, tirandone fuori materassi, reti, divani, televisori ed incendiandoli e aggredendo il custode della cooperativa sociale Xenia di Grosseto incaricata dalla prefettura di occuparsi dell'accoglienza dei migranti; il giorno successivo la prefettura ha poi deciso di trasferire i migranti alla caserma Serena, mentre una trentina di giovani dell'associazione ZTL occupava l'ingresso della prefettura di Treviso per protesta contro il prefetto; gli stessi venivano portati poi di peso dalle forze dell'ordine in tenuta antisommossa in questura per l'identificazione;
   la percezione di insicurezza e l'allarme diffuso tra i cittadini a seguito di tali episodi ad avviso dell'interrogante sono strumentalizzati da talune forze politiche ed alcuni amministratori locali, oltre che alimentati dalla mancanza di una fattiva collaborazione con le prefetture del presidente della regione; inoltre, espressioni utilizzate da quest'ultimo, quali ad esempio «Stanno africanizzando il Veneto» e ancora «Quella del Prefetto è una dichiarazione di guerra», a giudizio dell'interrogante favoriscono l'alzarsi della tensione sociale e anche l'insorgere di forme di intolleranza e xenofobia nei confronti dei migranti, nonostante la maggioranza dei veneti sia costituita da persone tolleranti ed accoglienti; infine l'esito ottenuto dagli abitanti protagonisti della rivolta di Quinto – che va stigmatizzata, anche se scatenata dalla decisione sbagliata di collocare un numero elevato di profughi in palazzine abitate da poche famiglie residenti – rischia di scatenare l'emulazione, visti i titoli già apparsi sulla stampa, quali ad esempio «Salvini e i ribelli di Quinto ora infiammano Eraclea “Faremo così ovunque”»;
   è evidente che un fenomeno migratorio di queste dimensioni necessita di soluzioni ampie e di lungo periodo a livello europeo e internazionale, ma appare anche necessario di fronte all'emergenza sistematica sui territori regionali assumere iniziative urgenti a livello nazionale, anche di carattere normativo, atte a garantire la possibilità di effettuare le procedure di identificazione direttamente nelle strutture di prima accoglienza dopo l'approdo sulle coste italiane, attuando rapidamente il rimpatrio di chi risulta in modo evidente non essere un rifugiato;
   inoltre, al fine di realizzare una accoglienza equilibrata e sostenibile, appare più opportuno individuare in regioni come il Veneto, anziché un unico hub regionale, troppo grande e di difficile gestione, un hub più piccolo in ogni provincia utilizzando caserme (dismesse, ma anche parzialmente in uso, ove fattibile d'intesa tra i Ministeri della difesa e dell'interno), previamente individuate sul territorio e attrezzate, al fine di garantire il rispetto delle condizioni minime di accoglienza per un periodo determinato, evitando rischi di ghettizzazione; in tali strutture vanno approntati in collaborazione con le associazioni del terzo settore anche servizi per favorire l'integrazione (formazione, apprendimento della lingua e altro) al fine di consentire poi una accoglienza diffusa di piccolissimi gruppi di migranti sul territorio in collaborazione con le associazioni e gli enti locali e il loro coinvolgimento in attività/lavori socialmente utili, per evitare che rimangano a lungo inattivi;
   è urgente altresì individuare meccanismi alternativi atti a garantire una velocizzazione delle procedure di esame delle domande dei richiedenti asilo, al fine di consentire da un lato a tutti i richiedenti asilo una risposta certa, in un tempo ragionevole, e di permettere, dall'altro, la turnazione dei migranti accolti nelle strutture di accoglienza –:
   se e quali iniziative urgenti, anche sul piano normativo, intenda adottare per fronteggiare l'emergenza in atto nella regione Veneto ed in particolare nella provincia di Treviso, per prevenire ulteriori episodi di disordine e violenza, al fine da un lato di mettere i comuni e le associazioni del terzo settore che ospitano i migranti nelle condizioni effettive di offrire un'accoglienza dignitosa a quanti fuggono da guerre e persecuzioni, approntando piccoli hub provinciali funzionali alla successiva accoglienza diffusa con percorsi di concreta integrazione attraverso attività di formazione e lavori socialmente utili, e dall'altro di velocizzare i tempi di esame e risposta alle richieste di protezione internazionale in modo da procedere in tempi sostenibili al rimpatrio di chi risulta non averne diritto. (3-01631)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

lavoratore migrante

aiuto sociale