ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01330

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 384 del 03/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: FEDRIGA MASSIMILIANO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 03/03/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
MARCOLIN MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 03/03/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 03/03/2015
Stato iter:
04/03/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 04/03/2015
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE
 
RISPOSTA GOVERNO 04/03/2015
Resoconto PADOAN PIETRO CARLO MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 04/03/2015
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 04/03/2015

SVOLTO IL 04/03/2015

CONCLUSO IL 04/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01330
presentato da
FEDRIGA Massimiliano
testo presentato
Martedì 3 marzo 2015
modificato
Mercoledì 4 marzo 2015, seduta n. 385

   FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUSIN, CAON, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA, RONDINI e SIMONETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con l'articolo 5 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, si è introdotta una revisione delle modalità di determinazione e dei campi di applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente (isee) secondo criteri che permettano di prevedere, nel calcolo dell'indicatore, una più ampia classificazione dei redditi familiari (come i redditi tassati con regimi sostitutivi e redditi non tassati), di migliorare la capacità selettiva dell'indicatore mediante una maggiore valorizzazione della componente patrimoniale, di focalizzare l'attenzione su tipologie familiari con carichi particolarmente gravosi (in merito al numero di figli o alla presenza dei figli disabili), di differenziare l'indicatore in riferimento al tipo di prestazione richiesta, di ridefinire i benefici da attribuire sulla base delle condizioni economiche, di rideterminare le soglie delle prestazioni e di rafforzare il sistema dei controlli attraverso la riduzione al minimo delle autocertificazioni. Una delle principali novità della riforma prevede, infatti, che alcune informazioni importanti relative al reddito, che prima erano auto-dichiarate, non debbano essere più inserite nel modello dal contribuente, perché l'Inps richiede le informazioni direttamente all'Agenzia delle entrate;
   prima con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2014, poi la circolare dell'Inps n. 171 del 2014, si è provveduto, quindi, all'introduzione, a partire dal 1o gennaio 2015, del nuovo modello dell'indicatore della situazione economica equivalente, con lo scopo, almeno nelle intenzioni del Governo, di migliorare l'equità sociale a favore delle famiglie più numerose e disagiate. Al fine di implementare la semplificazione e la sburocratizzazione, con lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, si è stabilito che l'Inps rendesse disponibile on line il nuovo servizio dedicato all'indicatore attraverso una piattaforma telematica da cui scaricare il nuovo modello e procedere all'acquisizione, alla gestione e alla consultazione della dichiarazione sostitutiva unica (dsu) da inviare per ottenere l'indicatore 2015;
   con la riforma aumentano considerevolmente i nuovi modelli di dichiarazione sostitutiva unica che lievitano, oggi, ad otto: due modelli base, la cosiddetta dsu-mini, che tutti i sono tenuti a compilare e che serve per la maggior parte delle prestazioni poiché si riferiscono al nucleo familiare, alla casa di abitazione, alle informazioni su reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare; una serie di altri modelli, i restanti sei, che invece vanno compilati esclusivamente per alcune tipologie di prestazioni, i cosiddetti indicatore della situazione economica equivalente università, indicatore della situazione economica equivalente sociosanitario, indicatore della situazione economica equivalente minorenni ed altri;
   il contribuente deve, quindi, compilare i moduli di dichiarazione sostitutiva unica, consegnarli direttamente all'ente che eroga la prestazione, oppure al comune, o al centro di assistenza fiscale, o all'Inps, ed è proprio l'istituto previdenziale che alla fine calcola l'indicatore della situazione economica equivalente;
   in realtà, però, si apprende, da numerosi organi di stampa e dalle dichiarazioni dei dirigenti dei sindacati dei centri di assistenza fiscale che, con la riforma, al posto della semplificazione e della sburocratizzazione fiscale, si siano moltiplicati disagi;
   si impiega, infatti, oggi molto più tempo per concludere una pratica, che deve inoltre essere perfezionata in più riprese, poiché, oltre alle complicazioni dovute alla compresenza di diversi moduli (quindi a fronte dei 20 minuti prima necessari oggi ne occorrono fino al doppio), la nuova procedura richiesta vede un'attesa di almeno 10 giorni, che può allungarsi fino ai 20. Dopo la compilazione del modello, infatti, questo va spedito all'Inps che in 10 giorni deve controllarlo e poi rispedirlo ai centri di assistenza fiscale, che devono farlo firmare all'utente e riconsegnarlo. Nel caso però in cui ci sia qualche incongruenza dovuta alle autocertificazioni, l'Inps lo rinvia al centro di assistenza fiscale, che a sua volta deve richiamare l'utente per sistemare l'errore, poi rispedire il modello ed attendere nuovamente 10 giorni;
   al contribuente è richiesta, in luogo dell'autocertificazione, un'importante mole di documenti che non soltanto li costringe a recarsi più volte negli uffici per chiedere maggiori chiarificazioni a riguardo, ma ad ulteriori carichi fiscali, poiché sembra che alcune banche richiedano addirittura un compenso per il rilascio di documenti che invece dovrebbero essere gratuiti proprio in quanto necessari alla compilazione dell'indicatore della situazione economica equivalente;
   in questo modo si arreca un grave pregiudizio al contribuente, che sarà costretto a recarsi almeno due o tre volte presso i centri di assistenza fiscale per avere il documento, sostenere anche spese aggiuntive prima non previste ed attendere anche fino a 20 giorni, esponendolo, inoltre, al rischio di perdere qualche agevolazione a causa delle lungaggini richieste per la procedura;
   anche molti sindaci di diversi comuni hanno lanciato l'allarme poiché con le nuove procedure si allungheranno anche i tempi per la definizione delle soglie per l'accesso ai servizi essenziali forniti dalle pubbliche amministrazioni, ossia dei tempi per conoscere le somme da versare o i bonus di cui godere per servizi fondamentali, quali asili nido, servizi sanitari, servizi ad anziani e disabili;
   la semplificazione, quindi, non sembra essere arrivata, anzi le nuove regole sembrano colpire le fasce più deboli che richiedono questo indicatore, portando qualche contribuente a scoraggiarsi a tal punto tanto da rinunciarci. Recenti stime prevedono, infatti, che con la nuova riforma dell'indicatore della situazione economica equivalente si assisterà ad un calo del 20 per cento del numero di contribuenti che accederanno alle agevolazioni sociali, a causa del minore spazio lasciato all'autocertificazione e all'aumento dei controlli;
   allarmante, infine, è la denuncia di Confedilizia che ha rilevato come il nuovo indicatore rappresenti, di fatto, una nuova tassa sulla casa a danno soprattutto dei piccoli proprietari: questo include nel calcolo il valore degli immobili così come definito ai fini imu. Di conseguenza, molti proprietari di immobili che con le vecchie regole sull'indicatore della situazione economica equivalente, basate sull'indicatore che prendeva in considerazione l'imponibile ici, avevano diritto alle prestazioni sociali agevolate, con il nuovo indicatore della situazione economica equivalente, che tiene conto dell'imponibile imu, verranno oggi automaticamente esclusi dalle agevolazioni;
   il nuovo indicatore della situazione economica equivalente, dunque, la cui ratio si fonda sul principio di welfare secondo cui i cittadini economicamente più svantaggiati devono avere diritto a prestazioni agevolate per i servizi pubblici essenziali, a parere degli interroganti sembra essere paradossalmente diventato uno strumento per fare nuovamente cassa sui cittadini e disperdere in maniera irrazionale le risorse statali: da un lato, la celata tassa patrimoniale sulla super-tassata proprietà – a scapito ovviamente dei piccoli proprietari possidenti della sola prima casa – e la percentuale stimata di contribuenti che rinunceranno al calcolo dell'indicatore con grave pregiudizio in termini di godimento dei servizi di cui questi non usufruiranno più. Dall'altro, la nuova richiesta dei centri di assistenza fiscale che, come già detto, a fronte di un maggior carico di lavoro, richiedono una rimodulazione di segno positivo per i compensi ricevuti dall'Inps, il cui costo, ancora una volta, sarà sempre sostenuto dai contribuenti;
   da ultimo, ma non meno importante, è quella che appare agli interroganti la speculazione che gli istituti di credito stanno operando a spese di ignari cittadini che sono costretti a richiedere alle banche la nuova mole di documenti necessari per la compilazione dei moduli. Il Governo, in questo senso, non sta prendendo le misure adeguate e sembra, ancora una volta, prendere invece le parti e fare il gioco dei potentati del Paese, lasciando indietro le classi più deboli meritevoli di maggior tutela;
   è chiaro secondo gli interroganti come il Governo abbia commesso degli errori macroscopici in questo senso; sarebbe, quindi, necessario rimodulare quantomeno il meccanismo di calcolo del valore della proprietà immobiliare, così come evitare che i contribuenti si carichino in qualsiasi modo di spese aggiuntive prima non previste ed evitare che questi rinuncino al calcolo dell'indicatore in oggetto perché ciò equivarrebbe a metterli in condizione di dover rinunciare al godimento di servizio essenziali che uno Stato di diritto sociale, quale il nostro si qualifica costituzionalmente, deve invece garantire, rimuovendo efficacemente ogni ostacolo di ordine economico e sociale suscettibile di alterare l'uguaglianza sostanziale tra i cittadini –:
   quali iniziative il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere al fine di rivedere le attuali norme procedurali di compilazione e rilascio dell'indicatore della situazione economica equivalente in modo da attuare effettivamente, e al più presto, una sostanziale sburocratizzazione e semplificazione a favore del contribuente, che, attualmente, è costretto ad adempimenti maggiori rispetto al precedente sistema, in quanto non soltanto è costretto ad una più lunga attesa, ma anche ad obbligazioni di certificazione e soprattutto a nuovi oneri fiscali, tra cui il calcolo del valore della proprietà immobiliare e il pagamento della documentazione bancaria, che colpiscono i contribuenti appartenenti alle fasce più disagiate, così come specificato in premessa.
(3-01330)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prestazione sociale

imposta sul reddito

prestazione di servizi