ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01058

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 300 del 01/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: GUIDESI GUIDO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 30/09/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
MARCOLIN MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 30/09/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 30/09/2014
Stato iter:
01/10/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 01/10/2014
Resoconto CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE
 
RISPOSTA GOVERNO 01/10/2014
Resoconto MARTINA MAURIZIO MINISTRO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
REPLICA 01/10/2014
Resoconto CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 01/10/2014

SVOLTO IL 01/10/2014

CONCLUSO IL 01/10/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01058
presentato da
GUIDESI Guido
testo di
Mercoledì 1 ottobre 2014, seduta n. 300

   GUIDESI, FEDRIGA, CAON, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUSIN, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA, RONDINI e SIMONETTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   le contromisure attivate dal Governo russo, a seguito delle sanzioni nei suoi confronti decretate dall'Unione europea, con il divieto di ingresso per una lista di prodotti agroalimentari che vanno dalla frutta e verdura, ai formaggi, alla carne, ai salumi e al pesce, costano al nostro Paese quasi 200 milioni di euro;
   i settori più penalizzati sono: l'ortofrutta che ha un fatturato di esportazioni nel 2013 di 72 milioni di euro; le carni per 61 milioni di euro; latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro. Sono stati colpiti anche prodotti di eccellenza come il parmigiano reggiano e il grana padano, per un export del valore di 15 milioni di euro;
   ai danni diretti si devono necessariamente aggiungere quelli «indiretti» che potrebbero portare a conseguenze ancor più devastanti ed avere effetti protratti nel tempo. Questi potrebbero configurarsi nel rischio di un danno, anche definitivo, ai rapporti commerciali con la Russia che potrebbero non riprendersi una volta che, finito l'embargo, i produttori italiani siano stati sostituiti da quelli provenienti da altri Paesi; a ciò vanno aggiunti il danno di immagine, in quanto entrerebbero nel mercato russo imitazioni delle eccellenze italiane che nulla hanno a che fare con il made in Italy, nonché ripercussioni sull'indotto afferente al mondo dei trasporti e del packaging, ed infine il rischio di dirottamento nel mercato italiano di prodotti agroalimentari di bassa qualità degli altri Paesi che non trovano più sbocchi in quello russo;
   i danni indiretti hanno comportato conseguenze immediate come il calo dei prezzi sul mercato interno, colpendo anche i prodotti che, pur non esportati in Russia, si troveranno a fare i conti con l'aumento dell'offerta sul mercato di prodotti similari provenienti dagli altri Paesi, che prima dell'embargo esportavano in Russia, e che ora si trovano ad essere presenti prepotentemente nel mercato italiano a prezzi decisamente inferiori, entrando in concorrenza con il prodotto italiano. Si sa, purtroppo, che i consumatori, stante anche la crisi economica che colpisce «le tasche» dei cittadini italiani, preferiscono molto spesso comprare a prezzi più bassi, ignorando la qualità del prodotto che si acquista;
   dimostrazione del calo dei prezzi è data dal parmigiano reggiano che, oltre ad affrontare un calo del 9,2 per cento rispetto al 2013, prima dell'embargo si vendeva all'ingrosso a 7,70 euro al chilo, mentre ora a 7 euro, mentre il grana padano si vendeva a 6,80 euro al chilo ed ora a 6,10 euro. Facendo un rapido conto si arriva a perdite per oltre 250 milioni di euro solo per questi due prodotti;
   per contrastare i danni subiti dall'embargo russo, la Commissione europea aveva emanato due regolamenti delegati, uno del 29 agosto 2014 relativo a misure di sostegno eccezionali a carattere temporaneo per i produttori di taluni prodotti ortofrutticoli e l'altro del 5 settembre 2014, relativo alla concessione di aiuti per l'ammasso privato di formaggi;
   per la frutta fresca e deperibile erano stati stanziati 125 milioni di euro – che vanno però spalmati tra tutti i Paesi europei in difficoltà, cifra irrisoria rispetto all'entità della crisi in termini economici ed occupazionali – un intervento straordinario che prevedeva un sostegno supplementare temporaneo per le operazioni di ritiro dal mercato, mancata raccolta e raccolta verde, effettuate dai produttori nel periodo compreso tra il 18 agosto ed il 30 novembre 2014, relativamente a 14 prodotti e l'accesso a tali misure anche ai produttori non aderenti alle organizzazioni di produttori, mentre per i formaggi venivano messi a disposizione sostegni per accogliere nei magazzini fino a 155 mila tonnellate di prodotto;
   nel regolamento relativo ai prodotti ortofrutticoli i prodotti interessati e ammissibili erano: pomodori, carote, cavolo bianco, peperoni, cavolfiori, cetrioli, cetriolini, funghi del genere «agaricus», mele, pere, frutti rossi (lamponi, more, ribes e mirtilli), uva da tavola e kiwi, ma non veniva tenuta in considerazione frutta estiva (ad esempio, angurie, meloni, susine e albicocche), nonché le patate e le cipolle;
   purtroppo il 10 settembre 2014 la Commissione europea ha deciso di fermare, con effetto immediato, il regolamento relativo all'ortofrutta che si è vista negare gli aiuti anticrisi per il comportamento ritenuto «disinvolto» da parte di alcuni Paesi europei, che lamentavano cifre impossibili per i danni subiti dall'embargo russo;
   cosa analoga era avvenuta il 23 settembre 2014 al sistema degli stoccaggi privati dei formaggi, lasciando invece aperti gli interventi già previsti per l'ammasso di latte in polvere e burro. All'origine della decisione del repentino «blocco», secondo le dichiarazioni del portavoce del Commissario europeo all'agricoltura, Dacian Ciolos, ci sarebbe l'uso improprio dello strumento da parte dei produttori di formaggi a causa della numerosità di richieste comunicate da alcune zone che tradizionalmente non esportano quantità significative di formaggi in Russia. La rapidità della decisione è dovuta al trend pericoloso che si stava delineando, sempre secondo le dichiarazioni di Ciolos, che avrebbe portato a superare il plafond assegnato;
   per pesche e nettarine, l'Italia, nel periodo 11 agosto – 12 settembre 2014, ha ritirato prodotto per 9.452 tonnellate, pari al 39 per cento del totale dell'Unione europea. Nel dettaglio sono 1.303 tonnellate di pesche (di cui 231 per la distribuzione gratuita) e 8.149 tonnellate di nettarine (di cui 1.513 per la distribuzione gratuita). I dati dimostrano che la Polonia ha fatto la parte del leone con l'87 per cento del totale delle richieste, evidentemente grazie alle indennità elevate per i loro costi di produzione. È necessario che, nel prossimo provvedimento della Commissione europea, le indennità di ritiro vengano innalzate tenendo conto dei costi di produzione;
   per il settore dei formaggi in totale sono state presentate domande di aiuto per 84.962 tonnellate su un tetto massimo di 155 mila. Ad aver maggior peso le richieste dei produttori italiani, che ammontano a 74.254 tonnellate, in cui i formaggi dop e igp sono i più rappresentati;
   mentre per l'ortofrutta si attende una prossima decisione da parte della Commissione europea di nuovi aiuti – si sta stabilendo da dove prelevare i fondi: se dal bilancio agricolo o dalla riserva di crisi degli agricoltori – per i formaggi il futuro è ancora confuso;
   sembra che sia allo studio un nuovo regolamento che prevede una rimodulazione delle misure a sostegno sulla base dei quantitativi esportati verso la Russia che prevede contributi per Stato membro e per gruppi di prodotti, in base ai dati delle esportazioni del 2013;
   sembra, inoltre, che sia intenzione della Commissione europea tutelare comunque le aspettative degli operatori che hanno presentato domanda di aiuto e ritenere che le domande introdotte prima dell'entrata in vigore del fermo della misura di aiuto dovrebbero essere prese in considerazione per il versamento dell'aiuto previsto;
   paradosso di questa situazione di guerra commerciale con la Russia è che non solo il nostro Paese ne è pesantemente colpito a livello economico e di immagine, ma anche la Russia stessa in quanto si prevede un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, per il 2015, del 12-13 per cento. Oltre al danno economico i cittadini russi subiscono la sparizione dagli scaffali dei supermercati e dai menu dei ristoranti di alcuni prodotti alimentari tipici italiani come, ad esempio, il prosciutto di San Daniele, il parmigiano reggiano, il grana padano, ma anche mele, pesche e pere. La rischiosa conseguenza sia per la Russia che per il nostro Paese è quella di incrementare il fenomeno dell’italian sounding, ovvero prodotti di scarsa qualità e a costi notevolmente inferiori che richiamano la tradizione italiana senza averne le caratteristiche, ingannando il consumatore. Si tratta di un fenomeno contro il quale il nostro Paese sta combattendo da tempo e che porta danni ingenti al made in Italy –:
   se il Governo non ritenga opportuno, cogliendo l'occasione del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, proporre soluzioni immediate ed efficaci per l’export agroalimentare italiano che prevedano misure di sostegno che siano eque e trasparenti nella ripartizione delle risorse e che tengano conto delle diverse realtà produttive e del diverso impatto che le azioni sanzionatorie e le contromisure dell'embargo russo hanno avuto, adoperandosi anche presso la Commissione europea affinché adotti, nel più breve tempo possibile, il nuovo regolamento in quanto l'agricoltura ed il nostro Paese non possono permettersi tempi di attesa troppo lunghi a causa della burocrazia elefantiaca di Bruxelles, e se intenda intervenire presso le competenti autorità europee affinché sia messa in atto un'incisiva attività diplomatica mirante a trovare i giusti compromessi per superare l'attuale e i futuri embarghi che rischiano di compromettere in maniera irreversibile i rapporti con uno dei maggiori partner commerciali per le imprese italiane. (3-01058)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto agricolo

mercato interno

protezione del consumatore