ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01905

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 845 del 31/07/2017
Firmatari
Primo firmatario: BIANCONI MAURIZIO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 31/07/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PISICCHIO PINO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 31/07/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO PER LA COESIONE TERRITORIALE E IL MEZZOGIORNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 31/07/2017
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 05/09/2017
Stato iter:
15/09/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 15/09/2017
Resoconto BIANCONI MAURIZIO MISTO
 
RISPOSTA GOVERNO 15/09/2017
Resoconto RUGHETTI ANGELO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
REPLICA 15/09/2017
Resoconto BIANCONI MAURIZIO MISTO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 15/09/2017

SVOLTO IL 15/09/2017

CONCLUSO IL 15/09/2017

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01905
presentato da
BIANCONI Maurizio
testo presentato
Lunedì 31 luglio 2017
modificato
Venerdì 15 settembre 2017, seduta n. 851

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, per sapere – premesso che:
   dei 301338 chilometri quadrati dell'Italia il 42 per cento è collinare, il 33 per cento montuoso (75 per cento);
   questa orografia racconta di un Paese ricco di zone marginali, disagiate;
   il deficit di collegamenti incrementa disagi e marginalità;
   oltre un terzo di italiani vive nelle città maggiori, dove attività e servizi concentrano le risorse;
   vi sono poi le «megalopoli policentriche», cioè i centri abitati situati sulle arterie principali, che formano una rete di rapporti, economie, servizi;
   residuano le zone collinari e montane, con paesi «lontani da tutto» e con popolazione più anziana;
   non si fa l'apologia delle zone disagiate, ma si discute delle competenze di coordinamento della Presidenza del Consiglio, nonché delle materie proprie del Ministro per la salute. Né si parla di «sindacato di territorio», che, se non integrato da una cornice valoriale, impoverisce questa problematica, riducendola nei confini delle rivendicazioni sull'efficienza dei servizi e sui miglioramenti che sarebbero necessari nei territori interessati;
   la questione coinvolge i principi fondanti della Repubblica e il principio europeo di coesione territoriale;
   l'articolo 3 della Costituzione sancisce la «pari dignità sociale» e «l'eguaglianza dinanzi alla legge» e riguarda ogni genere di status (soggettivo e oggettivo). Ovunque la persona viva ha diritto alla pari dignità e all'eguaglianza dinanzi alla legge. Ciò che ha un cittadino di Milano o di Poggibonsi, per i livelli di servizi sanitari essenziali di assistenza, deve essere eguale a quello che può avere un cittadino di Bibbiena-Arezzo o di Santa Sofia-Forlì;
   si arriva allo stesso risultato anche da altro verso, visto che fra le «condizioni sociali» che non escludono la pari dignità e l'eguaglianza c’è anche il luogo di residenza;
   inoltre, fra i diritti fondamentali della persona, l'articolo 16 della Costituzione prevede la libertà di andare e risiedere dove si vuole;
   comunque si affronti la questione, si evidenziano problematiche fondamentali per la vastità del territorio interessato, per il numero e la qualità dei servizi per i cittadini, per i principi in gioco (articoli 3, 16, 32 della Costituzione). Infine, la natura dinamica della Carta (articolo 3, comma 2) sancisce l'azione della Repubblica per la rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. A ciò si aggiunga il principio europeo di coesione, cioè di riequilibrio delle aree, che si estende a servizi e diritti;
   invece, con riguardo ad alcune strutture essenziali, come ad esempio le piste per elisoccorso, è stata ridefinita la loro dislocazione sul territorio, diviso in zone teoricamente sostenibili, che hanno comportato per gli interpellanti un peggioramento di servizi sanitari; infatti molte strutture inserite naturalmente in zone marginali e disagiate vengono riclassificate, riaccorpate, per essere «annichilite» sotto il profilo della marginalità ed essere poi, per effetto della «razionalizzazione delle prestazioni» impoverite, dismesse, quando magari erano stati investiti cospicui fondi per migliorarle;
   la forza del linguaggio burocratico piega alle necessità di bilancio la sostanza dell'assistenza sanitaria e dei diritti costituzionali, secondo l'erronea convinzione che il risparmio sia lo scopo di una buona politica manageriale sanitaria. Questa corsa al risparmio e al depotenziamento di strutture in zone disagiate e marginali, apre talvolta le porte all'intervento privato, che gioca sul bisogno lasciato insoddisfatto, e che spesso si pone l'obiettivo di lucrare sulla situazione avvalendosi dello smantellamento di servizi pubblici e offrendo strutture e servizi a pagamento, per altro fonte di spese per la sanità pubblica, in quanto convenzionati;
   il problema emerge da alcune vicende, annose e note, quali ad esempio quella relativa all'ospedale di Bibbiena-Arezzo, unico presidio ospedaliero nella valle cieca del Casentino, là dove l'Arno ha le sue sorgenti, le montagne incombono, le strade sono fra le più pericolose d'Italia e solo un trenino collega la valle in tempi biblici;
   si tratta di un ospedale ristrutturato con spese ingenti, ma del quale molti servizi sono stati smantellati (fra i quali un punto nascita di eccellenza della provincia); l'ospedale dovrebbe essere accorpato con un ospedale della valle del Tevere, che si trova cioè in un altro bacino con altre montagne e passi da valicare; l'ospedale di Bibbiena-Arezzo non ha infatti avuto il riconoscimento di ospedale in zona marginale, col pretesto, secondo gli interpellanti, della presenza nell'area di una pista di elisoccorso; potrebbe quindi aversi nell'area un probabile intervento del privato, con un programma di alti profitti;
   se si considera che la spesa sanitaria in Italia è fra le più basse d'Europa e che gli sprechi si annidano nella superfetazione burocratica autoreferenziale e in continua riorganizzazione per scopi propri o per obbiettivi politici, negli sprechi in medicinali, macchinari non utilizzati, incuria, interessi privati prevalenti, non si comprende perché non si garantisca l'esercizio del diritto costituzionale alla salute dei cittadini delle zone disagiate e marginali;
   per la prima volta nella storia del Paese la vita media si è abbassata di ben 6 mesi, a causa della povertà incombente per la grave crisi economica, la risoluzione dei servizi sanitari nelle zone disagiate aggrava la situazione, mentre una presenza adeguata di servizi sanitari sul territorio incentiverebbe il ripopolamento delle zone disagiate e disincentiverebbe gli esodi;
   infine, la perdurante ondata migratoria, pone i centri sanitari dinanzi a nuove sfide anche per l'assistenza ai migranti;
   secondo la normativa, nelle zone disagiate e marginali, gli ospedali dovrebbero rendere almeno queste prestazioni: a) un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri; b) un reparto di chirurgia elettiva in cui siano effettuati interventi con ricovero giornaliero o plurigiornaliero; c) un pronto soccorso medico, con un organico medico interamente dedicato all'emergenza; d) la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagini collegate all'ospedale più vicino; e) un servizio per il trasporto di pazienti dall'ospedale di zona disagiata all’«hub» o allo «spoke» più vicini; f) la presenza di una emoteca –:
   quali iniziative di competenza urgenti il Governo intenda adottare al fine di ottemperare al combinato disposto degli articoli 3, 16 e 32 della Costituzione, nonché al principio europeo di coesione territoriale, rispetto al cosiddette «necessità» di bilancio per le zone marginali e disagiate, prevedendo che le zone disagiate e marginali siano classificate tenendo conto delle concrete necessità in modo tale che si possa rispondere alle esigenze delle comunità di tali territori con presidi sanitari ad hoc, non consentendo accorpamenti e suddivisioni meramente teorici e altri espedienti organizzativi, che si rivelano per gli interpellanti, contrari all'effettivo perseguimento dei fini costituzionali della tutela del diritto alla salute.
(2-01905) «Bianconi, Pisicchio».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

eguaglianza davanti alla legge

politica sanitaria

servizio sanitario