ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01188

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 533 del 01/12/2015
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 01/12/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
BORDO FRANCO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
D'ATTORRE ALFREDO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
DURANTI DONATELLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
FARINA DANIELE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
FASSINA STEFANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
FAVA CLAUDIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
FOLINO VINCENZO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
GALLI CARLO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
GREGORI MONICA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
MELILLA GIANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
NICCHI MARISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
PIRAS MICHELE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
QUARANTA STEFANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
RICCIATTI LARA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015
ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/12/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 01/12/2015
Stato iter:
04/12/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 04/12/2015
Resoconto SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 04/12/2015
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 04/12/2015
Resoconto SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 02/12/2015

NUOVO PRIMO FIRMATARIO IL 02/12/2015

DISCUSSIONE IL 04/12/2015

SVOLTO IL 04/12/2015

CONCLUSO IL 04/12/2015

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01188
presentato da
SCOTTO Arturo
testo presentato
Martedì 1 dicembre 2015
modificato
Venerdì 4 dicembre 2015, seduta n. 536

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   in data 1o dicembre 2015 Il Sole 24 Ore ha pubblicato un'inchiesta a firma Claudio Gatti sul traffico d'armi internazionale e in particolare sulla fornitura di armi a formazioni estremiste legate al terrorismo e i ruoli di Turchia, Qatar e Stati uniti d'America;
   da quanto emerge nell'inchiesta, risulta evidente che non solo Turchia e Qatar hanno interessi in contrasto con la mission della coalizione internazionale, ossia sconfiggere il terrorismo, ma hanno in questi anni armato le formazioni estremistiche legate al terrorismo;
   dall'inchiesta, supportata da altre investigazioni attivate in ambito ONU, da precedenti articoli del New York Times e da altre fonti attendibili emerge che addirittura gli Stati uniti abbiano agevolato le forniture di armi a dette formazioni terroristiche;
   l'inchiesta è incentrata su un episodio che ha visto protagonisti a vario titolo Turchia, Qatar e Stati Uniti, su una serie di voli C-17, aerei da trasporto militare del Qatar;
   secondo quanto accertato dall'inchiesta dell'ONU, tra il 1o gennaio e il 30 aprile 2013, l'Aeronautica militare del Qatar ha operato 28 voli tra Doha e Ankara e uno tra Doha e Gaziantep. Tutti i voli in realtà partivano da Tripoli o Bengasi e a Doha e ripartivano per la Turchia dopo aver fatto una tappa intermedia alla base di Al Udeid, ovvero il cosiddetto «quartier generale avanzato» del comando mediorientale delle Forze armate americane, il Central Command, che oltre a ospitare il 379o stormo dell'Usaf è sede anche dell'83o stormo della Raf, l'Aeronautica militare britannica;
   per il gruppo d'inchiesta ONU ai voli da Tripoli e Bengasi a Doha era stato concesso uno speciale nullaosta diplomatico-militare, solitamente utilizzato per il trasporto di armi o equipaggiamento bellico;
   poiché, come si legge nel rapporto, «per ottenere il numero di nullaosta diplomatico-militare il richiedente deve generalmente fornire dettagli precisi sulla natura dei voli e sul carico trasportato», gli esperti ONU hanno chiesto chiarimenti e dettagli alle autorità di tre Paesi i cui spazi aerei erano lungo la rotta percorsa – Grecia, Egitto e Arabia Saudita – e alla società responsabile dei piani di volo, ottenendo scarsi risultati;
   «la Grecia ha risposto di non aver traccia di alcuna richiesta o concessione, di nullaosta diplomatico-militare per quei voli, comunicando però che il 14 e 15 gennaio un aereo della Aeronautica militare qatariana è volato ai margini dello spazio aereo greco», si legge nel rapporto. «L'Egitto ha risposto che il Qatar ha richiesto un numero di nullaosta diplomatico-militare al fine di procedere alla rotazione del personale di guardia dell'ambasciata qatariana a Tripoli. L'Arabia Saudita non ha risposto»;
   più reticente di tutti è risultata la società responsabile dei piani di volo. Gli esperti hanno chiesto i dettagli sui nullaosta diplomatici per i voli in questione, i manifesti di carico e l'elenco di tutti i voli operati dall'Aeronautica militare del Qatar da e verso la Libia a partire dal luglio 2012. Ma non hanno ricevuto risposta su nulla. «La società ha detto di non aver partecipato alle procedure per l'ottenimento dei nullaosta e di non conoscere il carico di quei voli. Né ha fornito l'elenco dei voli richiesti dal Gruppo», hanno scritto gli esperti;
   secondo l'inchiesta de Il Sole 24 Ore: «A far pensare che Washington non solo sapesse di quei voli e del loro carico ma li avesse assistiti, è un dettaglio notato da Il Sole 24 Ore: la società responsabile della pianificazione dei voli di quei C-17 era la Jeppesen. Non è una società qualsiasi, bensì la controllata di Boeing, un colosso industriale che deve il 30 per cento del suo fatturato al Pentagono, scelta dalla Cia per una delle delicate operazioni degli ultimi 15 anni: la campagna di extraordinary rendition, cioè la cattura extragiudiziaria di soggetti che dopo la strage dell'11 settembre erano sospettati di rapporti con al Qaeda»;
   contattata da Il Sole 24 Ore, la sussidiaria della Boeing non ha voluto né smentire né confermare di aver dato supporto logistico a quei voli, mentre la Cia ha riferito alla testata di «non poter fare commenti»;
   il sospetto che quegli aerei trasportassero armi non è finora stato suffragato da prove concrete, ma alcuni dati sono stati accertati. Si sa per esempio che i C-17 utilizzati per la spedizione erano qatariani, che i destinatari dei carichi trasportati erano turchi e che a fornire pianificazione e logistica per quei voli sono stati degli americani. Ma per l'appunto non americani qualsiasi, bensì funzionari di una società che tempo fa è stata chiamata dai media statunitensi «l'agente di viaggio della Cia», ovvero la Jeppesen. Tutto ciò fa dedurre che il carico di quegli aerei non consistesse in beni umanitari, ma in armi e munizioni;
   questa lettura sarebbe supportata dalle evidenze riportate in questi ultimi anni sul comportamento di Turchia e Qatar che evidentemente hanno interessi opposti a quelli del mondo occidentale nel contrastare il terrorismo;
   nel 2009, in un messaggio classificato «segreto» ma reso pubblico da Wikileaks, il dipartimento di Stato definiva il grado di collaborazione del Qatar nell'antiterrorismo «il più basso della regione». Nell'ottobre dell'anno scorso, l'allora sottosegretario al Tesoro Usa David Cohen ha chiamato il Qatar «permissivo» in materia di finanziamento al terrorismo;
   nel rapporto consegnato nel marzo del 2013 al Consiglio di sicurezza dell'Onu dal cosiddetto «gruppo di esperti» sulla Libia, si legge che il Qatar ha giocato «un ruolo fondamentale» nelle forniture di materiale bellico – armi e munizioni – alle forze ribelli libiche. E che nonostante le smentite delle autorità qatariane, «il Qatar ha violato l'embargo sui materiali militari»;
   la Turchia non sembra essere stata da meno nella partita, e secondo diverse fonti ha continuato ad armare le forze islamiste di Tripoli fino all'inizio di quest'anno. Abdullah al-Thinni, primo ministro del Governo di Tobruck, nel febbraio scorso dichiarava che «La Turchia sta continuando a esportare armi in Libia», ribadendo quanto era stato detto qualche tempo prima dal presidente del Parlamento di Tobruck, ossia che «la Turchia ancora supporta le milizie terroristiche in Libia»;
   ci sono evidenze che la Turchia abbia spedito armi tra il 2013 e la fine del 2014 in Libia, in aperta violazione dell'embargo previsto dalla risoluzione 1970, approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza dell'Onu il 26 febbraio 2011;
   in un rapporto recente il gruppo di esperti dell'Onu ha confermato che il 20 febbraio 2013 armi e munizioni sono state trovate dalla polizia doganale greca a bordo di una nave proveniente dalla Turchia, diretta in Libia e appartenente a un armatore siriano condannato per traffico d'armi;
   così come ha confermato che a bordo del mercantile Nour M, diretto a Tripoli e perquisito dai doganieri greci nel novembre del 2013, sono stati trovati 55 container con 1.103 tonnellate di munizioni dirette a Tripoli. Dalla documentazione sequestrata in quell'occasione è emerso che il cargo proveniva dalla Ukrinmash, società di armamenti ucraina e che a fare da broker era stata la Tss Silah, una società turca che in una nota interna resa pubblica da Wikileaks il Dipartimento di Stato definisce «broker di armi turco»;
   il gruppo di esperti ha inoltre riportato al Consiglio di sicurezza di aver ricevuto informazioni riguardanti il trasporto di materiale militare su un Airbus A320 della linea aerea libica Afriqiyah che il 17 settembre 2014 è volato da Istanbul a Tripoli: «Il Gruppo ha intervistato un passeggero di quel volo che ha confermato di aver visto casse di materiale militare scaricate dall'aereo. Un tipico Airbus A320 può accomodare 150 passeggeri ma il testimone ha spiegato che solo 15 bagagli sono stati scaricati e quando i passeggeri si sono lamentati perché i loro bagagli erano stati lasciati a Istanbul, i miliziani hanno ordinato loro di lasciare l'aeroporto»;
   ancora più recente la segnalazione riguardante un volo operato da un'altra linea aerea libica che il 13 novembre 2014 da Istanbul è arrivato a Misurata e che gli esperti sospettano abbia trasportato materiale militare;
   il gruppo di esperti dell'Onu ritiene che la Turchia ha doppiamente violato la risoluzione 1970 del Consiglio di sicurezza, la quale vieta sia l'importazione di armi in Libia sia l'esportazione dalla Libia. Si legge nel rapporto: «A detta di fonti attendibili, dalla Libia sono state trasportate armi in Siria con voli decollati dall'aeroporto Mitiga di Tripoli o da quello di Benina a Bengasi e atterrati ad Ankara o Antakya e con navi approdate a Mersin e Iskenderun. Da lì il materiale sarebbe stato trasferito su camion che avrebbero attraversato la frontiera con la Siria a Reyhanli e Kilis. Membri dell'opposizione siriana e combattenti libici reduci della Siria ascoltati dal Gruppo hanno detto che a supervisionare il trasferimento e la consegna delle armi a elementi dell'opposizione siriana sono stati funzionari turchi»;
   interpellato dagli esperti dell'Onu il Governo di Ankara ha negato «di essere a conoscenza di trasferimenti di armi dalla Libia alla Turchia». Ma la vicenda del peschereccio libico al-Entisar pone pesanti interrogativi sull'operato del Governo di Ankara;
   infatti nel settembre del 2012 il New York Times aveva riportato che quel peschereccio era salpato da Bengasi e aveva trasportato un carico di armi a Iskenderun, sulla costa meridionale turca, poco a nord del confine con la Siria. Il gruppo ha chiesto dettagli alle autorità turche e si è sentito rispondere che «trattandosi di beni umanitari, non è stata condotta alcuna ispezione del carico». Ma pochi mesi dopo, il 21 aprile 2013, lo stesso peschereccio è arrivato nel porto di Istanbul con un carico diretto in Libia che di umanitario non aveva proprio nulla. Come si legge nel rapporto degli esperti Onu, il cosiddetto «manifesto di carico» includeva infatti «due maschere antigas, 199 pistole da 7,65 millimetri, 214 pistole da 9 millimetri, 1.000 fucili a pompa, 5.000 munizioni da 7,65 mm e 251 mila cartucce per fucili»;
   chi abbia realmente orchestrato quella spedizione non è stato mai stabilito ma il forte sospetto è che sia stato il Mit, ovvero il servizio di intelligence di Ankara;
   secondo il quotidiano di opposizione Cumhuriyet, il Mit, sarebbe responsabile di un convoglio di camion casualmente intercettato dalla polizia al confine con la Siria nel gennaio del 2014 con un carico di casse piene di armi e munizioni. Per quelle rivelazioni, il 26 novembre 2015 il direttore di Cumhuriyet Can Dundar e il capo della redazione di Ankara Erdem Gul sono stati arrestati su richiesta del tribunale di Istanbul. A innescare la reazione giudiziaria era stato lo stesso presidente Erdogan, il quale ha prima promesso che i due avrebbero «pagato un duro prezzo» e poi ha presentato di persona una denuncia per tradimento e divulgazione di segreti di Stato ai due giornalisti;
   ad opinione degli interpellanti, se in quelle casse ci fossero stati beni umanitari, come Ankara ha sempre sostenuto, quelle accuse non si spiegherebbero. Invece oggi i due giornalisti rischiano l'ergastolo;
   oltre le specifiche vicende del convoglio intercettato al confine, turco-siriano, è certamente impensabile che quella che è stata ribattezzata come la cosiddetta «autostrada della Jihad», ossia la rotta che il Califfato ha per anni usato per portare foreign fighters e rifornimenti dalla Turchia in Siria, non fosse monitorata dalle forze di sicurezza del Governo di Ankara. Ci sono molte testimonianze che provano la collaborazione del Mit e dell'esercito turco con le formazioni jihadiste, anche in funzione, anti-curda, così come numerose sono quelle che provano la partecipazione della Turchia nel contrabbando di petrolio dalla Siria e Iraq od opera di Daesh;
   in aggiunta, è difficile credere che tutte queste iniziative turco-qatariane sia in Libia che in Siria siano passate inosservate agli Stati Uniti d'America. Al contrario, e come dimostrato dalla vicenda dei C-17 qatariani, ci sono molti elementi che portano a sospettare che il Governo di Washington le, abbia assecondate;
   infatti, dopo aver saputo di una direttiva presidenziale segreta di Barack Obama che agli inizi del 2011 autorizzava la Cia ad armare i ribelli anti-Gheddafi, il New York Times ha rivelato che, «poche settimane dopo aver patrocinato l'invio di armi dal Qatar in Libia nella primavera del 2011, la Casa Bianca ha cominciato a ricevere informazioni che quelle armi stavano andando a militanti islamisti». Nello stesso articolo si diceva che in Siria le cose erano o meno andate nello stesso modo: «Quando il Qatar ha cominciato a inviare aiuti militari a gruppi dell'opposizione siriana, l'amministrazione Obama non ha fatto obiezioni. Ma adesso ci sono crescenti preoccupazioni che, come in Libia, i qatariani stiano equipaggiando i combattenti «sbagliati»;
   agli interpellanti non può che venire in mente l'inquietante parallelo con quanto avvenuto con Al Qaeda che il Governo degli Stati Uniti aveva aiutato nel combattere l'invasore sovietico in Afghanistan negli anni ’80 e che poi è diventata la principale minaccia degli Stati Uniti stessi –:
   quale sia la posizione del Governo rispetto ai fatti esposti in premessa;
   quali iniziative intenda assumere nei confronti di Qatar e Turchia alla luce di quanto esposto in premessa e del loro ruolo nell'ascesa e crescita di Daesh e delle altre formazioni jihadiste;
   se non intenda intraprendere urgenti iniziative per impedire la vendita di armi ai Paesi responsabili di aver supportato direttamente o indirettamente Daesh e se non intenda proporre in sede europea e nei consessi internazionali una moratoria sulla vendita di armi e un embargo ai Paesi coinvolti direttamente o indirettamente nei conflitti o che sono sospettati di aver armato o finanziato gruppi terroristici;
   se non intenda assumere iniziative, anche in collaborazione con gli altri partner internazionali per interrompere i flussi di finanziamento a Daesh, prevedendo rigide sanzioni per gli Stati che finanziano direttamente o indirettamente il terrorismo o che facilitano, con legislazioni «opache», la raccolta di donazioni «private» destinate alle organizzazioni terroristiche;
   quali iniziative intenda adottare per arginare il flusso dei foreign fighter e soprattutto se non intenda assumere iniziative politico-diplomatiche nei confronti della Turchia e se non ritenga opportuno chiedere che al confine tra Turchia e Siria venga dislocato un controllo internazionale della frontiera sotto mandato dell'ONU;
   se il Governo non intenda chiedere chiarimenti agli Stati Uniti e agli altri Governi circa il comportamento dei servizi di intelligence.
(2-01188) «Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

terrorismo

commercio di armi

aereo