ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01187

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 532 del 30/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: BRUNETTA RENATO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 30/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 30/11/2015
GIORGETTI ALBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 03/12/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 30/11/2015
Stato iter:
04/12/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 04/12/2015
Resoconto GIORGETTI ALBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 04/12/2015
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 04/12/2015
Resoconto GIORGETTI ALBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 03/12/2015

DISCUSSIONE IL 04/12/2015

SVOLTO IL 04/12/2015

CONCLUSO IL 04/12/2015

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01187
presentato da
BRUNETTA Renato
testo presentato
Lunedì 30 novembre 2015
modificato
Venerdì 4 dicembre 2015, seduta n. 536

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   nel 2010 la Banca Popolare di Spoleto figurava come istituto di credito di piccole dimensioni ma decisamente in salute: capitale di 2,5 miliardi di euro, sofferenze più che contenute (152 milioni), capacità di reddito al 10,6 per cento. Dati assolutamente positivi, emergenti da un rapporto di Banca d'Italia effettuato fra giugno e dicembre dello stesso anno. Come si può intuire, si trattava della tipica banca territoriale: per il 51 per cento era controllata da circa 21 mila soci della cooperativa Spoleto Credito e Servizi, e un altro 26 per cento era nelle mani del Monte dei Paschi di Siena;
   ad inizio 2011, poi, arriva un curioso monito da parte proprio da parte di Banca d'Italia: il presidente di Bps, Antonio Giovannini, doveva essere rimosso al più presto, poiché ritenuto eccessivamente accentratore. Bps si attiene alle indicazioni, non fosse che i 21 mila soci di cui detto decidono di rieleggere lo stesso Giovannini al ruolo di numero uno dell'istituto. L'ingerenza di x Banca d'Italia viene, dunque, vanificata dalla volontà degli azionisti;
   nel 2012 si riapre il fronte: Bankitalia decide di effettuare una nuova ispezione di Bps e di congelare un aumento di capitale di 30 milioni di euro in quel momento necessario per risanare un piccolo passivo di bilancio della banca umbra. Mps decide allora di uscire dal gruppo, abbandonando le proprie azioni per un corrispettivo di 73 milioni di euro. Al termine dell'ispezione, Bankitalia decide di commissariare sia Bps che Spoleto Credito e Servizi, la cooperativa a cui facevano capo i 21 mila soci;
   con decreti del Ministro interpellato n. 16 e n. 17 dell'8 febbraio 2013 veniva infatti disposta, previo scioglimento degli organi amministrativi e di controllo, la sottoposizione alla procedura di amministrazione straordinaria, rispettivamente della Banca Popolare di Spoleto spa e della Spoleto Credito e Servizi società cooperativa, sua controllante;
   i predetti decreti venivano adottati, ai sensi dell'articolo 70 del Testo unico bancario, in seguito all'invio delle risultanze istruttorie effettuate dalla Banca d'Italia al Ministro interpellato; l'articolo 70 citato dispone, infatti, che «Il Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta della Banca d'Italia, può disporre con decreto lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e di controllo delle banche»; di conseguenza, la facoltà di scelta in capo al Ministro interpellato, implica una valutazione discrezionale e di opportunità che il Ministro stesso è obbligato ad effettuare a seguito delle risultanze dell'autorità di vigilanza;
   nel 2014 Bankitalia decide di vendere la commissariata Bps al Banco di Desio con modalità ad avviso degli interpellanti sorprendenti, ovvero rifiutando offerte molto più vantaggiose da parte di altri candidati acquirenti e portando la quota dei 21 mila soci di Scs dal 51 per cento al 10 per cento, senza alcun tipo di controvalore per le azioni da questi possedute. Il Consiglio di Stato, avvocato dagli azionisti originari di Bps, annulla sia il commissariamento che la vendita al Banco di Desio;
   il 10 febbraio 2015 il Consiglio di Stato dunque, accogliendo a due anni di distanza un nuovo ricorso presentato dall'allora consiglio d'amministrazione della Banca Popolare di Spoleto, ha stabilito l'illegittimità dello scioglimento del consiglio di amministrazione e la conseguente sottoposizione ed amministrazione straordinaria dell'istituto;
   la sentenza del Consiglio di Stato, in particolare, ha contestato al Ministero dell'economia e delle finanze di non aver svolto in maniera approfondita e autonoma l'attività di verifica e controllo rispetto alla decisione di disporre l'amministrazione straordinaria della Banca Popolare di Spoleto;
   in termini più espliciti la sentenza rileva che la Banca d'Italia avrebbe formulato una proposta accettata in maniera acritica dal Ministro interpellato, la quale invece avrebbe dovuto avviare un'istruttoria autonoma o quantomeno promuovere una valutazione critica, sulla proposta di commissariamento avanzata dalla stessa Banca d'Italia, che in qualità di autorità di vigilanza, è l'unica istituzione a poter dare impulso al procedimento;
   nonostante l'annullamento da parte del Consiglio di Stato, il commissariamento della Banca Popolare di Spoleto e della controllante Spoleto Crediti e Servizi è stato però confermato dal Ministero dell'economia e delle finanze. La Banca d'Italia ha infatti reiterato «ora per allora» le proposte di amministrazione straordinaria al Ministero dell'economia e delle finanze; con i provvedimenti 149 e 150 del 20 aprile 2015, adottati su proposta dell'Istituto centrale, il Ministero dell'economia e delle finanze ha quindi reiterato i decreti ministeriali di amministrazione straordinaria, con effetto a partire dall'8 febbraio 2013, quando era cominciato il commissariamento;
   nel frattempo nel mese di ottobre 2015 si è appresa la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati presso la procura di Spoleto di Ignazio Visco, Presidente della Banca d'Italia. Dalle notizie emerge che Visco sarebbe indagato dal 28 gennaio 2015 per reati quali concorso in corruzione, abuso d'ufficio e truffa, e «infedeltà a seguito dazione o promessa di utilità», insieme a sette amministratori e vigilanti della Banca Popolare di Spoleto: il contesto è proprio l'inchiesta sul passaggio della Banca Popolare di Spoleto (Bps) al Banco di Desio e della Brianza, a seguito del commissariamento della stessa Bps voluto da Banca d'Italia, poi giudicato «illegittimo» dal Consiglio di Stato, e successivamente riproposto dal Ministero dell'economia e delle finanze;
   a breve il Consiglio di Stato si troverà nuovamente a decidere in merito alla reiterazione del commissariamento: più che altro, la giustizia amministrativa dovrà dire una parola di approvazione o di condanna sul modo con cui, «in accoppiata» non prevista da nessuna legge, il Ministero dell'economia e delle finanze e la Banca d'Italia gestiscono il sistema bancario;
   la suesposta vicenda, a giudizio degli interpellanti, evidenzia infatti una serie di rilevanti criticità nell'ambito delle decisioni adottate dal Ministro interpellato, in considerazione del fatto che il dispositivo della sentenza emanata dal Consiglio di Stato suppone un comportamento superficiale dello stesso Ministro, che rinvia semplicemente agli atti ispettivi della Banca d'Italia, senza aver preliminarmente esaminato in modo analitico il contenuto delle ipotetiche irregolarità svolte dalla Banca popolare di Spoleto;
   alla luce delle vicende riportate, sussiste l'esigenza di chiarimenti in merito alla posizione del Governo che, a giudizio degli interpellanti, in maniera alquanto anomala, ha disposto provvedimenti contrari rispetto alle decisioni assunte dal giudice amministrativo –:
   quali siano state le iniziative adottate dal Ministro interpellato volte ad assicurare la massima trasparenza nelle decisioni relative al caso esposto in premessa;
   quali siano state le ragioni per le quali, secondo quanto emerge dalla sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2015, nel disporre il decreto ministeriale di commissariamento della Banca popolare di Spoleto, non abbia avviato un'istruttoria autonoma, o quantomeno un'attività di verifica e controllo, rispetto alla proposta della Banca d'Italia;
   se non ritenga che la reiterazione di un identico decreto, d'accordo con la Banca d'Italia, non si ponga in contrasto con i principi di separazione dei poteri e di indipendenza della magistratura.
(2-01187) «Brunetta, Occhiuto, Alberto Giorgetti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

banca popolare

disavanzo di bilancio

reato