ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01007

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 440 del 11/06/2015
Firmatari
Primo firmatario: LABRIOLA VINCENZA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 11/06/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PISICCHIO PINO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 11/06/2015
FURNARI ALESSANDRO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 18/06/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 11/06/2015
Stato iter:
19/06/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 19/06/2015
Resoconto LABRIOLA VINCENZA MISTO
 
RISPOSTA GOVERNO 19/06/2015
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 19/06/2015
Resoconto LABRIOLA VINCENZA MISTO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 18/06/2015

DISCUSSIONE IL 19/06/2015

SVOLTO IL 19/06/2015

CONCLUSO IL 19/06/2015

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01007
presentato da
LABRIOLA Vincenza
testo presentato
Giovedì 11 giugno 2015
modificato
Venerdì 19 giugno 2015, seduta n. 446

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   la correlazione tra inquinamento ambientale e le relative ricadute avverse sulla salute umana è scientificamente accertata;
   si deve, tuttavia, segnalare che nel nostro Paese la cultura, in particolare quella dei medici, in tema di ambiente e salute è spesso correlata più a un interesse individuale di approfondimento o alla passione civile che a uno specifico piano formativo, nonostante già la stessa legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio sanitario nazionale, contenesse tra le proprie finalità, a tutela della salute pubblica, la promozione e la salvaguardia della salubrità e dell'igiene dell'ambiente naturale attraverso l'identificazione e la successiva eliminazione delle cause inquinanti;
   evidenze scientifiche crescenti mostrano che all'esposizione a inquinanti presenti nell'ambiente di vita si possono attribuire quote non trascurabili della morbosità e mortalità per neoplasie, malattie cardiovascolari e respiratorie;
   a questo proposito si rileva, come già evidenziato nel corso di un seminario su «Salute della donna e del concepito: la prevenzione dei rischi ambientali e occupazionali» tenutosi presso l'Istituto superiore di sanità nel 2000, che, da un punto di vista generale e con riferimento ad un esame superficiale degli indicatori sanitari, le donne sembrerebbero avvantaggiate rispetto agli uomini: soffrono meno di malattie cardiovascolari, di tumori, di incidenti e infortuni e hanno un vantaggio di sopravvivenza media di circa otto anni;
   questi dati incoraggianti ed ottimistici non riguardano, come sottolineato dai lavori presentati nel corso del citato seminario, l'apparato riproduttivo e la salute riproduttiva della donna stessa;
   nel 1991, infatti, un gruppo di scienziati alla sessione di lavoro del Wingspread su «endocrine-disrupting chemicals (EDC)» concluse che molti composti chimici introdotti nell'ambiente dalle attività umane sono capaci di «danneggiare il sistema endocrino degli animali, inclusi i pesci, la fauna selvatica e gli uomini». L'interferenza endocrina può, dunque, causare gravi danni per il ruolo chiave che gli ormoni giocano sugli organismi animali, con particolare preoccupazione per il loro potenziale ruolo in tutta l'endocrinologia ginecologica: policistosi ovarica, aumento della pubertà femminile precoce, obesità, diabete tipo II, endometriosi, tumori della mammella e dell'endometrio;
   l'esposizione della popolazione è tipicamente dovuta alla contaminazione della catena alimentare, all'inalazione di fumi domestici e ambientali o all'esposizione professionale;
   i distruttori endocrini chimici includono pesticidi e erbicidi, sostanze ignifughe contenute in molti tessuti come il tetrabromobisfenolo A, elasticizzanti della plastica come il bisfenolo A, o componenti della dieta come i fitoestrogeni. La diffusione di tali sostanze è angosciante se si pensa che il bisfenolo A si trova nelle plastiche policarbonate, resine epossidiche che rivestono le lattine per cibo e bevande, nell'inchiostro delle carte termiche e in altri oggetti di uso comune. Le diossine, i furani e i PCB (bifenili policlorurati) sono un gruppo di sostanze chimiche tossiche e persistenti che hanno effetti negativi sulla salute umana, provocando dermotossicità, immunotossicità, disturbi della funzionalità riproduttiva, teratogenicità, alterazioni del sistema endocrino ed effetti cancerogeni. Le diossine, in particolare, a causa della loro diffusa presenza nell'ambiente, persistenza e liposolubilità, tendono, nel tempo, ad essere immagazzinate negli organismi viventi, si accumulano cioè nei tessuti e negli organi dell'uomo e degli animali. Inoltre, salendo nella catena alimentare, la concentrazione di tali sostanze può aumentare (biomagnificazione), giungendo ad esporre a rischio maggiore il vertice di detta catena, cioè gli esseri umani;
   oltre che agire come interferenti endocrini, i distruttori endocrini chimici hanno effetti importanti sui processi di sviluppo cerebrale, influenzando la morfologia dei circuiti differenti nei due sessi, come i centri tonici e ciclici ipotalamici, il dimorfismo sessuale comportamentale come l'attrazione sessuale, l'aggressività e le altre caratteristiche diverse fra i sessi come l'organizzazione temporo-spaziale. Infine, possono intervenire anche nelle risposte tardive agli ormoni sessuali, come si può ipotizzare accada per l'endometriosi. Naturalmente l'esposizione è più pericolosa se avviene durante i periodi critici da un punto di vista ormonale, come quello intrauterino, quando piccole quantità, inferiori a quelle massime tollerate nell'adulto, determinano grandi effetti, o quello puberale;
   ci sono zone nel nostre Paese dove la popolazione vive inalando queste sostanze in maniera continuativa per tutto il giorno e per 365 giorni all'anno;
   si tratta, ma non solo, delle aree, in attesa di bonifica, individuate con la sigla sin (siti d'interesse nazionale) in tutto 57 (scesi a 39 solo grazie alla loro derubricazione da nazionale a regionali) che ricoprono il 3 per cento del territorio nazionale (circa 180.000 ettari di superficie) dove la forte concentrazione di inquinanti nell'ambiente provoca evidenti ed ormai scientificamente accertati danni alla salute umana;
   lo studio Sentieri, coordinato dall'Istituto superiore di sanità e conclusosi nel 2011, ha realizzato il profilo sanitario delle popolazioni residenti in 44 siti d'interesse nazionale: si va dall'eccesso di tumori della pleura nei siti d'interesse nazionale con l'amianto (Balangero, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla) o dove l'amianto è uno degli inquinanti presenti (Pitelli, Massa Carrara, Priolo e Litorale Vesuviano), agli incrementi di mortalità per tumore o per malattie legate all'apparato respiratorio per le emissioni degli impianti petroliferi, petrolchimici, siderurgici e metallurgici (Gela, Porto Torres, Taranto e nel Sulcis in Sardegna). Sono state evidenziate malformazioni congenite (Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres) e patologie del sistema urinario per l'esposizione a metalli pesanti e composti alogenati (Piombino, Massa Carrara, Orbetello, nel basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis). Emergono anche gli eccessi di malattie neurologiche da esposizione a metalli pesanti e solventi organo alogenati (Trento nord, Grado e Marano e nel basso bacino del fiume Chienti), ma anche dei linfomi non Hodgkin da contaminazione da PCB (Brescia);
   in alcuni dei siti d'interesse nazionale fra quelli sopracitati, i livelli di inquinamento ambientale hanno assunto dopo il 2011 livelli di criticità – correlati ad indici di mortalità e di morbosità allarmanti – tali da richiedere un tempestivo aggiornamento dello studio Sentieri;
   è il caso del siti d'interesse nazionale di Taranto il cui decreto di perimetrazione elenca: raffineria, impianto siderurgico, area portuale e discariche di rifiuti solidi urbani con siti abusivi di rifiuti;
   nell'ottobre 2012 l'aggiornamento dello studio Sentieri «Ambiente e salute a Taranto: studi epidemiologici e indicazioni di sanità» parte dall'assunto che «nell'area di Taranto indagini ambientali ed epidemiologiche hanno documentato una compromissione dell'ambiente e dello stato di salute dei residenti. Sono stati osservati eccessi di mortalità, a livello comunale, per malattie dell'apparato respiratorio, cardiovascolare e per diverse sedi tumorali. Nella coorte dei residenti, nei quartieri più vicini alla zona industriale, anche al netto dei differenziali sociali, sono stati misurati eccessi della mortalità e delle ospedalizzazioni per malattie dell'apparato respiratorio, cardiovascolare e per tumori»; lo studio ha concluso che: «L'aggiornamento dei dati di mortalità del Progetto SENTIERI (2003- 2009), l'analisi dei trend temporali della mortalità (1980-2008) e l'analisi dell'incidenza oncologica hanno confermato un quadro sanitario compromesso per i residenti nel SIN di Taranto e, tra questi, in particolare per i bambini»;
   in questo quadro è ovvio come un ruolo importantissimo sia giocato dalla prevenzione, primaria e secondaria, la cui realizzazione deve necessariamente passare attraverso una puntuale analisi epidemiologica e prospettica, finalizzata alla tutela della salute e ad un più razionale impiego di risorse economico-finanziarie da parte delle istituzioni centrali e territoriali preposte;
   in questo quadro si colloca anche l'avvio – presso la Commissione permanente XII (Igiene e sanità) del Senato della Repubblica – dell'indagine conoscitiva «sugli effetti dell'inquinamento ambientale sull'incidenza dei tumori, delle malformazioni feto-neonatali ed epigenetica», autorizzata in data 10 giugno 2013 ed attualmente in corso;
   alla luce delle recenti evidenze medico-scientifiche la tutela della salute della donna e del bambino assume una rilevanza particolare, proprio in quelle zone dove il rischio ambientale ha assunto livelli drammatici;
   la regione Puglia, infatti, nell'ambito del piano straordinario salute ambiente per Taranto, allegato 1 alla deliberazione della giunta regionale 12 ottobre 2012, n. 1980, ha previsto una specifica linea di attività dedicata alla valutazione degli eventuali effetti nella popolazione infantile all'esposizione degli inquinanti ambientali, con particolare riferimento alle malformazioni congenite in quanto quest'ultime sono state ritenute responsabili di circa il 25 per cento della natimortalità e del 45 per cento della mortalità perinatale;
   con deliberazione della giunta regionale del 23 luglio 2013, n. 1409, sono stati disposti la costituzione e l'avvio dell'operatività del registro delle malformazioni congenite della regione Puglia, già previsto in verità dalla legge regionale 15 luglio 2011, n. 16;
   risulta agli interpellanti – tuttavia – che il registro delle malformazioni congenite della regione Puglia abbia avviato la sua operatività solo dal 1o gennaio 2015;
   ad oggi, nonostante il tempo trascorso, l'impegno e la liquidazione di 100 mila euro in favore dell'azienda ospedaliero-universitaria consorziale Policlinico di Bari a copertura delle spese per l'attivazione del centro di coordinamento (hub) con sede presso l'unità operativa complessa di neonatologia e terapia intensiva neonatale, la raccolta dei dati provenienti dai centri di rilevazione (spoke), attivati presso ciascun punto nascita e ciascun centro di interruzione di gravidanza, è assolutamente parziale e – secondo il referente medico del registro – solo a fine 2015 sarà possibile avere un dato preliminare ma non significativo dal momento che dovrà essere confrontato con quelli che saranno raccolti negli anni successivi;
   l'operatività del registro sembra avere scontato, sempre secondo le notizie giunte agli interpellanti, alcune lentezze burocratiche che avrebbero condotto all'individuazione – tramite procedura di selezione – del soggetto addetto alla rilevazione, codifica e archiviazione dei casi solo nel corrente mese di maggio 2015;
   sembra trovarsi in un'analoga situazione l'attuazione della legge regionale 8 ottobre 2014, n. 40, recante «Disposizioni per la tutela della salute della donna», la quale prevede in particolare, l'istituzione dell'osservatorio regionale sull'endometriosi e del registro regionale dell'endometriosi;
   ad oggi, nonostante siano ampiamente scaduti i termini di legge, dell'attivazione di questi due importanti strumenti per la prevenzione e la diagnosi precoce di questa patologia cronica ed invalidante che colpisce 3 milioni di donne in Italia, il 10-15 per cento delle donne in età riproduttiva, non se ne sa ancora nulla;
   solo a Taranto, secondo il dottor Emilio Stola, direttore della struttura complessa di ginecologia del S.S. Annunziata del capoluogo jonico, si riscontra una potenziale incidenza della malattia del 10 per cento: dunque, circa 15 mila donne tra i 15 e i 45 anni potrebbero verosimilmente essere affette da questa patologia, la cui incidenza sulla popolazione è – come già detto – altamente correlata all'esposizione della popolazione stessa a sostanze inquinanti;
   la citata legge regionale prevede, altresì, uno stanziamento per il 2014 di 50 mila euro finalizzato alla copertura delle spese per campagne informative e di sensibilizzazione in materia di endometriosi, mentre per l'anno 2015 non risultano individuate ulteriori e specifiche risorse finanziarie;
   pur essendo l'endometriosi una malattia diffusa essa è ancora poco conosciuta: basti pensare che una prima diagnosi arriva in media 7-8 anni dopo i primi segnali;
   occorre, dunque, potenziare la ricerca su questa patologia, anche al fine di migliorare la tempestività e la qualità delle cure;
   come ribadito anche in occasione del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, il Governo reputa fondamentale la tutela della salute femminile nelle diverse fasi della vita e, dunque, anche la tutela della salute del bambino;
   nonostante i ripetuti annunci non esiste ancora in Italia un registro nazionale dell'endometriosi, mentre per quanto riguarda le malformazioni congenite esso è stato individuato nel registro nazionale delle malattie rare –:
   se e quali tempestive iniziative intenda assumere al fine di tutelare il diritto alla salute, all'assistenza e alle cure costituzionalmente garantito, con particolare riguardo alla salute della donna e del bambino, attraverso la prevenzione e la diagnosi precoce in relazione alla cura delle patologie sopra descritte promuovendo – altresì – l'istituzione del registro nazionale dell'endometriosi e un'azione sinergica tra lo Stato e le regioni che si basi sull'effettiva attuazione dei registri regionali e il coordinamento della loro azione con quello nazionale, anche nell'ottica di un uso efficace delle risorse all'uopo stanziate.
(2-01007) «Labriola, Pisicchio, Furnari».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

diritto alla salute

sanita' pubblica