ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00796

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 357 del 05/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: FAENZI MONICA
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 05/01/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 05/01/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 05/01/2015
Stato iter:
19/01/2015
Fasi iter:

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 16/01/2015

RITIRATO IL 19/01/2015

CONCLUSO IL 19/01/2015

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00796
presentato da
FAENZI Monica
testo di
Lunedì 5 gennaio 2015, seduta n. 357

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   la piana di Scarlino è stata oggetto di attenzione da oltre dieci anni in relazione alla grave situazione di inquinamento ambientale che connota l'area, con particolare riferimento alla situazione delle falde acquifere, inquinate da rilevanti quantità di arsenico cancerogeno di prima classe, che, da tempo, erano oggetto di preoccupazione a diversi livelli istituzionali;
   le denunce e le sollecitazioni rivolte, nel corso degli anni ai competenti organi di vigilanza sono rimaste inascoltate e senza significativi interventi di rimozione dell'arsenico che sarebbe dovuto essere ricercato sui perimetri concentrici di raggio crescente circostanti la Piana;
   oggi, all'interno della Piana di Scarlino, rileva il rappresentante del Comitato Beni Comuni di Scarlino, si stima che siano disperse diverse migliaia di tonnellate di arsenico, mentre le tecniche proposte per la bonifica dell'area, prevedono attualmente la sottrazione di poche decine di chili di arsenico in 15 anni;
   già negli anni 1999-2001, la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse della XIII legislatura si era occupata dell'inquinamento della piana di Scarlino, dando prescrizioni e formulando raccomandazioni;
   in particolare il Documento XXIII n. 55 degli atti parlamentari della suddetta Commissione, nell'ambito della relazione conclusiva sulla Toscana ed Umbria, dell'anno 2001 (relatore senatore Giovanni Iuliano), aveva già rilevato come a distanza di oltre dieci anni dalle prescrizioni che erano state impartite in relazione al sito citato, le norme previste in materia di bonifiche dei siti inquinati, non fossero state rispettate, aggiungendo inoltre che le falde inquinate non erano ancora state correttamente delimitate e bonificate, in quanto non era stato realizzato alcun serio provvedimento risanatore; inoltre il medesimo documento parlamentare evidenziava che le procedure di bonifica riavviate e approvate dal comune di Scarlino e dalla provincia di Grosseto, si erano limitate alle operazioni di bonifica della sola superficie e non anche delle falde idriche, riducendo le opere di ripristino e messa in sicurezza, entro il limite di proprietà dei soggetti responsabili, evitando pertanto di indagare oltre i confini di tali proprietà, pur essendo documentato l'avvenuto smaltimento di rifiuti sul territorio, anche all'esterno alle singole proprietà Eni;
   anche da parte della popolazione la situazione era già da tempo nota: sin dal 2001, il Comitato Beni Comuni di Scarlino, nell'ambito della conferenza dei servizi, per le bonifiche dei siti inquinati del 19 dicembre 2000, avanzava richieste d'intervento volte ad accertare la possibilità di migrazione degli agenti inquinanti nelle falde, sia all'interno che oltre il confine comunale di Scarlino;
   la causa della contaminazione da arsenico, secondo molte fonti, dovrebbe essere ricondotta alle attività industriali derivanti dal processo produttivo dell'Eni; tuttavia gli enti locali riconobbero che l'inquinamento da arsenico nei terreni della piana era di origine naturale, consentendo di fatto all'ENI di evitare di adempiere ad alcun obbligo di bonifica;
   successivamente Eni ha ceduto a diversi soggetti pubblici e privati le aree da bonificare ma la bonifica è stata avviata a macchia di leopardo ad opera delle industrie subentrate alle precedenti quali Scarlino energia, Nuova Solmine, e Tioxide ed è stata nel complesso inefficace;
   i comitati ambientalisti cittadini, avevano rilevato in più occasioni la necessità che gli enti locali, competenti a vigilare sulla bonifica del sito si attrezzassero adeguatamente per rimuovere le fonti inquinanti, anche attraverso una più incisiva azione di monitoraggio dell'intero territorio, che era stato suddiviso in più siti da bonificare senza che questa azione si limitasse, come è invece avvenuto, solo entro i confini di proprietà dell'azienda Nuova Solmine;
   le bonifiche svolte, da parte dei medesimi enti coinvolti, si sono limitate alle operazioni di rimozione dei rifiuti tossici interrati alla sola superficie di proprietà dei singoli siti, pur essendo documentato che tali rifiuti tossici erano stati interrati anche oltre il limite delle singole proprietà ed inoltre le stesse amministrazioni locali, non hanno prescritto la rimozione dei rifiuti tossici depositati nelle strade, nei piazzali, nei parcheggi, negli argini dei canali ed hanno convalidato il collaudo delle bonifiche delle superfici, pur sapendo che le acque in transito sotto quelle superfici continuavano a ricevere arsenico fuori norma;
   i livelli di pericolosità derivanti dall'inquinamento, sono, in conseguenza di ciò, divenuti sempre più elevati, come suffragato anche dallo studio commissionato dal comune di Scarlino, finalizzato ad individuare le cause della contaminazione e predisposto dalla società Ambiente nell'anno 2013 a seguito del quale sono emersi, i dati allarmanti relativi all'espansione territoriale della contaminazione;
   le conclusioni del predetto rapporto tecnico nell'ambito delle articolate motivazioni, evidenziano infatti due dati inquietanti relativi sia all'estensione della contaminazione da arsenico, che risulta essersi allargata oltre il territorio storicamente inquinato, ovvero verso la zona industriale di Follonica, sia con riferimento, alla persistente situazione di contaminazione che risulta ancora in corso e addirittura aggravata;
   il 12 giugno 2014, l'edizione locale di Grosseto del quotidiano: Il Tirreno, ha pubblicato un articolo che riporta l'allarme diffuso dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana-Arpat e dall'Azienda sanitaria locale, sull'inefficacia degli interventi di bonifica effettuati nel corso degli anni, a seguito del ritrovamento dell'arsenico nella falda acquifera della piana di Scarlino in provincia di Grosseto;
   in un successivo articolo dello scorso 20 giugno del medesimo quotidiano, sono stati documentati gli errori, le omissioni e l'inefficienza degli enti locali coinvolti nell'annosa vicenda delle bonifiche delle aree inquinate nell'area di Scarlino, in particolare si segnalava come ad esempio fosse stato espresso parere favorevole al riuso delle ceneri di pirite, per realizzare massicciate stradali, pur essendo noto che tali rifiuti erano tossici e nocivi, perché capaci di cedere arsenico in acqua e non è stato prescritto che fossero quantificate le quantità di polveri arseniose e ceneri disperse dalle attività di fusione delle arsenopiriti (bilancio di massa), nonostante il fatto che ciò fosse stata richiesto espressamente da consulenti tecnici del comune di Scarlino in sede di Conferenza dei Servizi;
   occorre segnalare che il Tirreno descrive inoltre un'evidente sottovalutazione della situazione e un tentativo di minimizzare la questione. Si evidenzia infatti dal confronto delle vecchie tavole dello studio Biondi-Donati del 2011 descrittivo dello stato dei luoghi, con le nuove tavole 4b) e 4c) del citato studio della società Ambiente, che queste ultime, che danno conto di un peggioramento della situazione, sono state rapidamente ridimensionate dal sindaco e dall'assessore provinciale del comune di Scarlino; con ciò non si è comunque evitato che i preoccupanti rilievi contenuti nello studio commissionato potessero essere resi pubblici, come in realtà è avvenuto; inoltre, mentre sulla stampa locale, l'Asl competente e l'Acquedotto del Flora, tentavano di trasmettere rassicurazioni sullo stato di sicurezza della falda acquifera della piana di Scarlino, gli enti coinvolti erano a conoscenza che il livello di sicurezza e della qualità dell'acqua del sottosuolo, avrebbe dovuto essere controllato con maggiore accuratezza, attraverso il reperimento di nuovi dati, in grado di comprendere quali siano le cause della contaminazione e intervenire di conseguenza;
   la suesposta vicenda, a giudizio dell'interpellante, desta sconcerto e preoccupazione, ove il contenuto dell'articolo dell'edizione locale di Grosseto del quotidiano: Il Tirreno fosse confermato, in considerazione delle gravissime conseguenze relative ai danni per la salute dei residenti delle comunità locali interessate e dell'impatto sull'ambiente circostante;
   la situazione di evidente pericolosità in termini di rischi sanitari ed ecologici nella piana di Scarlino, le denunce e le accuse rivolte da oltre un decennio, da parte dei Comitati ambientalisti locali, nel manifestare una situazione di inquinamento di estrema gravità nella falda acquifera della piana medesima, a seguito delle quali non sono seguite azioni incisive di risanamento per eliminare i livelli di inquinamento, accrescono, a parere dell'interpellante, l'esigenza di interventi urgenti da parte dei Ministri interpellati, al fine di definire in maniera univoca, le reali condizioni dell'area interessata;
   l'evidente inefficacia da parte dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, di adeguati sistemi di controllo e monitoraggio dello stato della falda acquifera coinvolta, a cui non è seguita una seria attività ispettiva sull'intera area industriale, per controllare il rispetto delle norme in materia di tutela ambientale per accertare il livello critico di sostanze inquinanti e cancerogene, conferma inoltre l'urgenza, anche a livello normativo, di introdurre misure in grado di rafforzare le attività di controllo, finalizzate ad ottenere un alto livello di protezione ambientale nel nostro Paese;
   gli interpellanti rilevano altresì, come la suesposta vicenda, sia stata oggetto di un atto di sindacato ispettivo n. 4-07427, presentato la scorsa legislatura, in data 1o giugno 2010, nel quale già si segnalava nella Piana del Casone di Scarlino, una concentrazione di arsenico nelle falde idriche della zona pari a diverse centinaia di volte superiore ai limiti di legge;
   la situazione complessiva di particolare gravità e complessità, determinatasi nell'area in precedenza esposta, in ordine alle possibili ripercussioni, per l'inquinamento del territorio e dei suoi effetti diretti e indiretti sulla salute dei cittadini della comunità di Scarlino e del risanamento ambientale dell'area industriale (che risulta fortemente compromessa, a causa alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti quale l'arsenico cancerogeno di prima classe), richiede pertanto, che si affronti concretamente la fase di risanamento e di messa in sicurezza del territorio, nonché una revisione dei meccanismi di gestione delle operazioni di recupero dei rifiuti prodotti dalle bonifiche dei siti industriali contaminati dei territori –:
   quali orientamenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa dove si evidenziano condizioni di elevata criticità sanitaria e ambientale, nella Piana di Scarlino e nell'intera area industriale inclusa la zona di Follonica, alla luce di quanto contenuto nell'articolo pubblicato nell'edizione locale di Grosseto del quotidiano Il Tirreno;
   se intendano inoltre assumere iniziative per assicurare la prevenzione di possibili disastri sanitari ed ambientali mediante un controllo diretto delle procedure di bonifica della Piana di Scarlino, riportata nella premessa, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con l'inserimento, ove ne ricorrano i presupposti, dell'area nell'elenco dei siti da bonificare di interesse nazionale;
   quali iniziative urgenti e necessarie, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere, al fine di verificare, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, se e quali effetti sulla popolazione possano essere derivati dall'attuale situazione di sostanziale compromissione delle acque di falda.
(2-00796) «Faenzi, Palese».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sostanza tossica

protezione dell'ambiente

acque sotterranee