ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00703

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 301 del 02/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: VILLAROSA ALESSIO MATTIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CURRO' TOMMASO MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
SEGONI SAMUELE MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 02/10/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 02/10/2014
Stato iter:
14/04/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 14/04/2015
Resoconto VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 14/04/2015
Resoconto VELO SILVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 14/04/2015
Resoconto VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/04/2015

SVOLTO IL 14/04/2015

CONCLUSO IL 14/04/2015

Atto Camera

Interpellanza 2-00703
presentato da
VILLAROSA Alessio Mattia
testo presentato
Giovedì 2 ottobre 2014
modificato
Martedì 14 aprile 2015, seduta n. 408

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   in data 27 settembre 2014, alle ore 00:50 del mattino, si iniziano a vedere delle fiamme intense in prossimità della Raffineria di Milazzo, la raffineria operante nel territorio «del Mela» dall'ottobre 1961. Oltre alle fiamme ed al fumo, la popolazione inizia a percepire anche i forti odori frutto della combustione: a bruciare è un serbatoio di virgin naphtha che può contenere fino ad 1 milione di litri di carburante;
   alle ore 2:00 dal comune di Milazzo, dove opera il centro operativo comunale, parte la comunicazione indirizzata alla popolazione mediante la quale si consiglia di rimanere chiusi in casa e tenere le finestre serrate, nel frattempo l'aria diventa irrespirabile in tutta la zona, il traffico aumenta notevolmente, ma non sembrano esserci per fortuna feriti né all'interno della raffineria, né all'esterno;
   le fiamme e il fumo continuano incessanti fino alla mattina del giorno dopo, la nube nera arriva ad oltre 15 chilometri dal luogo dell'incidente; i comuni più colpiti, oltre a Milazzo, sono stati San Filippo del Mela, Pace del Mela, Santa Lucia del Mela, Condrò, Gualtieri Sicaminò, San Pier Niceto e Barcellona Pozzo di Gotto;
   secondo la Gazzetta del Sud di domenica 28 settembre 2014 «in fumo» sono andati circa 600.000 litri di idrocarburi provenienti da uno dei circa 40 serbatoi, il TK513, presenti nel sito, uno dei più vicini alle abitazioni antistanti la Raffineria di Milazzo; fortunatamente la direzione del vento ha impedito che prendessero fuoco anche i serbatoi vicini al TK513, ma ancora una volta la tragedia di proporzioni inimmaginabili non è avvenuta solo per un colpo di fortuna;
   l'incendio, che sembrava domato, si ravviva verso le ore 15.00 del pomeriggio di sabato, formando nuovamente un'enorme nuvola nera che il vento sposta in direzione della Valle del Mela. Anche nelle giornate di domenica e lunedì, cioè due giorni e mezzo dopo l'incidente iniziale, i cittadini vedono l'alternarsi di nuovi incendi alla formazione di enormi nuvole nere, che, in base al vento, si dirigono verso la Valle del Mela o verso il centro di Milazzo;
   già dal primo pomeriggio del giorno 26 settembre 2014, cioè prima dell'incendio del serbatoio TK513, numerosi cittadini segnalavano forti odori provenienti dalla Raffineria di Milazzo. Pare che la causa dei miasmi fosse conseguenza dell'operazione del tentato svuotamento del serbatoio TK513, che presentava sicuramente un malfunzionamento del tetto mobile: probabilmente tale serbatoio non aveva ricevuto la manutenzione necessaria e, quindi, non garantiva il necessario livello di sicurezza;
   nel 1993 in questo impianto si è già verificato un gravissimo incidente che ha causato la morte di 7 persone ed il ferimento di sedici; oltre ciò, giornalmente, una buona parte della popolazione subisce gli «effetti collaterali» della scellerata decisione di far nascere un impianto di questo tipo in una zona altamente abitata ed in prossimità di alcune zone di protezione speciale. Sempre nello stesso territorio sono presenti una centrale termoelettrica ad olio combustibile, una fabbrica di amianto (dismessa ma non del tutto bonificata), un elettrodotto totalmente aereo quasi ultimato ed un altro elettrodotto che si spera venga dismesso definitivamente in tempi brevi;
   la «direttiva Seveso», recepita in Italia dal decreto legislativo n. 334 del 1999, è stata voluta a seguito di un gravissimo incidente che si ricorda oggi come il «disastro di Seveso», avvenuto il 10 luglio 1976. Tale direttiva impone agli Stati di identificare i propri siti a rischio e prevede un piano di emergenza interno allo stabilimento ed uno esterno come riportato nel capo IV alla voce «procedure» articolo 20 («Piano di emergenza esterno»), secondo il quale il prefetto, d'intesa con le regioni e gli enti locali interessati, previa consultazione della popolazione e nell'ambito delle disponibilità finanziarie previste dalla legislazione vigente, predispone il piano di emergenza esterno allo stabilimento e ne coordina l'attuazione. Il piano è comunicato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai sindaci, alla regione e alle province competenti per territorio, al Ministero dell'interno ed al dipartimento della protezione civile. Nella comunicazione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare devono essere segnalati anche gli stabilimenti di cui all'articolo 15, comma 3, lettera a);
   il piano deve essere predisposto anche al fine di informare adeguatamente la popolazione e le autorità locali competenti e deve essere riesaminato, sperimentato e, se necessario, riveduto ed aggiornato, nei limiti delle risorse previste dalla legislazione vigente, dal prefetto ad intervalli appropriati e, comunque, non superiori a tre anni. Sia la regione che il comune devono rendere accessibile il piano alla popolazione e l'intervallo massimo di ridiffusione delle informazioni alla popolazione non può, in nessun caso, essere superiore a cinque anni;
   nel recente incidente della Raffineria di Milazzo le amministrazioni locali non hanno fornito, però, tempestivamente direttive precise ai cittadini per fronteggiare la situazione. Solo dopo le ore 2:00 gli organi di stampa, principalmente testate on line, hanno diffuso la notizia secondo la quale ai cittadini era consigliato di stare in casa, unica precauzione le finestre chiuse; per strada, invece, non c'era modo di ricevere alcuna informazione e/o indicazione;
   lascia perplessi la decisione di posizionare la centralina mobile dell'Arpa in una zona del comune di Milazzo abbastanza lontana dal luogo dell'incidente e in direzione opposta a quella del vento, quindi in una zona non investita dalla nuvola nera e dai residui della combustione di centinaia di migliaia di litri di prodotti petroliferi. Ovviamente, dato il posizionamento «anomalo» della centralina di acquisizione dati, risulta che siano stati acquisiti parametri nella norma –:
   se siano a conoscenza dei tempi necessari per la messa in sicurezza dell'impianto di Milazzo e la bonifica e lo smaltimento dei residui causati dall'incendio del serbatoio TK513 anche in relazione alla zona sin di Milazzo (ex legge n. 266 del 2005);
   se il Governo non ritenga opportuno verificare l'esistenza e l'eventuale adeguatezza del piano di emergenza esterno prescritto dall'articolo 20 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, e se esso sia stato comunicato agli abitanti delle zone interessate nelle idonee forme previste dalle legge;
   se i Ministri interpellati, anche in ragione dell'istruttoria di cui al quesito precedente, non ritengano di assumere le opportune iniziative normative al fine di stralciare dalla previsione normativa di cui al citato articolo 20 del decreto legislativo n. 334 del 1999 il riferimento «alle disponibilità finanziarie previste dalla legislazione vigente», che vedrebbe illegittimamente sacrificate le prioritarie esigenze di tutela della salute, che non possono essere subordinate in alcun modo a limiti o vincoli di bilancio;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia già effettuato un sopralluogo all'interno dello stabilimento e provveduto alla conseguente comunicazione alla Commissione europea dell'accadimento di un incidente rilevante sul proprio territorio, così come prescritto dall'articolo 15, comma 3, lettera b), del decreto legislativo n. 334 del 1999;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell'esecuzione del sopralluogo di cui al quesito precedente, abbia assunto i documenti ritenuti «necessari e quelli indispensabili» per verificare il corretto funzionamento dello stabilimento in relazione alla puntuale osservanza delle norme in materia di rischio di incidente rilevante, nonché per verificare se eventuali ditte esterne affidatarie degli interventi di manutenzione abbiano operato nel pieno rispetto delle norme tecniche di sicurezza, anche in considerazione del fatto che nello stesso stabilimento sono stati già registrati in passato numerosi incidenti, l'ultimo dei quali è oggetto di questa interpellanza;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia assunto tutte le informazioni sia da parte dell'operatore, ai sensi dell'articolo 305 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sia da parte dell'Ispra sui dati attuali relativi all'aria ed al terreno delle zone interessate dall'incidente ed a quelle interessate dall'enorme nuvola nera sprigionatasi a seguito della combustione dei circa 600.000 litri di idrocarburi, per valutare i danni ambientali verificatisi, anche in relazione all'esistenza di zone di protezione speciale nelle immediate vicinanze, e le misure da adottare immediatamente al fine di contenerne gli effetti;
   se il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga necessario, vista anche la classificazione di sin, avviare un tavolo di confronto tra l'azienda, le autorità locali e l'Arpa al fine di verificare il rispetto delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale, rilasciata dal suddetto dicastero in data 16 maggio 2011, anche a fronte degli incidenti che si sono verificati.
(2-00703) «Villarosa, Currò, D'Uva, Mannino, Segoni, Zolezzi, Busto, De Rosa, Terzoni, Daga, Micillo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

disattivazione di centrale

incendio

norma tecnica