ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00588

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 250 del 23/06/2014
Abbinamenti
Atto 3/01541 abbinato in data 16/06/2015
Firmatari
Primo firmatario: GREGORI MONICA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 23/06/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FERRO ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 23/06/2014
TIDEI MARIETTA PARTITO DEMOCRATICO 23/06/2014
CARELLA RENZO PARTITO DEMOCRATICO 23/06/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 23/06/2014
Stato iter:
16/06/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 16/06/2015
Resoconto GREGORI MONICA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 16/06/2015
Resoconto BOCCI GIANPIERO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
REPLICA 16/06/2015
Resoconto GREGORI MONICA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 24/07/2014

SOLLECITO IL 07/08/2014

SOLLECITO IL 17/09/2014

SOLLECITO IL 28/10/2014

SOLLECITO IL 15/12/2014

SOLLECITO IL 15/01/2015

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/06/2015

DISCUSSIONE IL 16/06/2015

SVOLTO IL 16/06/2015

CONCLUSO IL 16/06/2015

Atto Camera

Interpellanza 2-00588
presentato da
GREGORI Monica
testo presentato
Lunedì 23 giugno 2014
modificato
Martedì 16 giugno 2015, seduta n. 443

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   Rodolfo Graziani è stato un criminale di guerra. Egli è stato un esponente del regime fascista italiano ed è stato un convinto alleato della Germania nazista;
   il 20 agosto 1945 venne cancellato dai ruoli dell'Esercito italiano e perse il grado di maresciallo d'Italia;
   queste sono acquisizioni ufficiali e storiografiche non contestabili, giacché sono risultanze ministeriali e costituiscono l'esito del lavoro di un'apposita commissione delle Nazioni unite nel 1948 (che ha accertato che fece uso di gas nella campagna d'Etiopia) e di un giudizio del tribunale militare di Roma, che il 2 maggio 1950 lo ha condannato per atti di collaborazione con l'occupante tedesco;
   numerose opere di storici seri hanno confermato il carattere delinquenziale della sua vicenda militare e politica (si vedano per tutti Z. O. Algardi, Processi ai fascisti, Parenti, Firenze, 1958, pagine 125 e seguenti; G. Mayda, Graziani l'africano, Nuova Italia, Firenze, 1992, pagine 3 e seguenti);
   nell'opera citata da ultimo, per fare solo un esempio, si riporta la testimonianza significativa del generale fascista Daodiace, che aveva seguito le vicende africane fin da prima della campagna d'Etiopia. Dichiarerà Daodiace: «Il 15 gennaio 1932 fu festeggiata a Bengasi la raggiunta pacificazione tra Tripolitania e Cirenaica. In presenza della folla Graziani mi abbracciò e la sua faccia mi apparve raggrinzita in un ghigno, una smorfia di sinistra espressione che ancora rivedo. Fra i ribelli che si erano presentati mancava un certo Aissa el Acquac, disertore d'uno squadrone e che aveva il grado di sciumbasci». Daodiace rintracciò Aissa perché sapeva dov'era e – intervenuta la pace – pensava che la sua diserzione potesse risolversi con un interrogatorio. Lo convinse a consegnarsi con le armi. Graziani lo fece fucilare seduta stante. Concluderà Daodiace: «Da quel momento considerai Graziani un assassino perché avevo la prova che lo era»;
   ancora nella scrupolosa ricostruzione di Mayda (si veda pagina 98), vengono riportate le risultanze ufficiali del bombardamento ordinato da Graziani del campo della Croce rossa a gestione svedese presso Gogorù, in Etiopia, il 30 dicembre 1936;
   l'efferatezza di Graziani – ove ve ne fosse stato bisogno – è peraltro confermata anche dalla storiografia fascista. Nel volume Graziarli, edito dal Centro editoriale nazionale, nella collana di studi storici, del 1956, a pagina 145, si mena vanto di aver «liquidato le bande» locali e «giudicato e fucilato» personalità etiopi perché «ribelli»;
   esaltare la figura di Graziani e perpetuarne la memoria in chiave agiografica costituisce pertanto una grave lesione del diritto di una collettività a conoscere senza distorsioni le proprie radici, a creare un ambiente sociale e civico sano e – in definitiva – all'ordine pubblico;
   il pericolo per l'ordine pubblico della rievocazione esaltatrice di Graziani trova nella vicenda del comune di Affile, in provincia di Roma, la sua più drammatica conferma;
   nell'agosto 2012, con fondi forniti da un'amministrazione regionale, connotata anche dalla presenza di Franco Fiorito, condannato per peculato, il comune di Affile ha eretto un monumento a Rodolfo Graziani;
   l'immediata e scandalizzata reazione di molti cittadini e delle istituzioni ha condotto, con il cambio della giunta nel febbraio 2013, alla revoca della seconda tranche del finanziamento, che sarebbe stato destinato alla creazione di un parco attorno al monumento al gerarca fascista. Gli interpellanti esprimono gratitudine al presidente Nicola Zingaretti per la pronta sensibilità storica e la correttezza istituzionale;
   sulla vicenda, la prima firmataria della presente interpellanza – unitamente ad altri deputati – ha presentato un'interpellanza urgente (la n. 2-00036) volta a conoscere se fosse possibile impedire al comune di Affile l'intitolazione del monumento a Graziani. Invero, con un certo tasso burocratico (non certo ascrivibile al Sottosegretario delegato alla risposta), il Ministero dell'interno si è limitato a rispondere – nella seduta dell'Assemblea del 16 maggio 2013 – che la legge n. 1188 del 1927 prevede quale unico requisito dell'intitolazione toponomastica a persone quello della morte da almeno 10 anni;
   per tale ragione, la prima firmataria della presente interpellanza ha già presentato la proposta di legge n. 1172, volta a modificare la legge n. 1188 del 1927 per aggiungere alle clausole di divieto d'intitolazione quella di essere stata la persona criminale di guerra;
   successivamente, il 29 giugno 2013 il sindaco di Affile, Ercole Viri, ha organizzato una pubblica commemorazione del gerarca, svolgendo un intervento commemorativo e chiamando la popolazione ad associarsi alla lode e al ricordo. Nell'occasione – come riporta Il Messaggero del 30 giugno 2013 – sono accorse molte persone, anche da fuori Affile, che hanno più volte inneggiato al fascismo e fatto il saluto romano. Tra i presenti, uomini processati in passato per le stragi fasciste degli anni ’70 dello scorso secolo;
   si noti che mai il sindaco Viri ha organizzato pubbliche celebrazioni per il Giorno della memoria il 27 gennaio o per la Liberazione il 25 aprile;
   le forze dell'ordine, prontamente informate dell'accaduto, non hanno ritenuto di ravvisare elementi per redigere un rapporto o un verbale;
   viceversa, era accaduto il 12 settembre 2012 che ignoti avevano vergato sulle pareti del monumento con lo spray scritte di censura a Graziani. Le scritte erano del tenore: «Chiamate eroe un assassino», «Vile onore e patria assassina» e consimili;
   su questo fatto i carabinieri avevano svolto immediate indagini, tanto che si era arrivati a un'imputazione di danneggiamento aggravato a carico di tre giovani, processati innanzi al tribunale di Tivoli. Il tribunale in composizione monocratica – fortunatamente – ha assolto gli imputati perché il fatto non sussiste (si veda la sentenza del giudice Minutillo Turtur del 1o aprile 2014);
   il 16 maggio 2014, in vista del passaggio del Giro ciclistico d'Italia ad Affile, il sindaco Viri – che presiede anche l’«Associazione culturale maresciallo d'Italia R. Graziani» – ha fatto affiggere nel paese dei manifestini di ringraziamento agli organizzatori del Giro per aver voluto – a suo dire – omaggiare la memoria di Graziani, stabilendo il passaggio della corsa per il luogo. È stato anche steso uno striscione tra i pali della corrente elettrica di analogo contenuto;
   appare evidente che il sindaco Viri si sia messo a capo di un'operazione organizzata che, ad avviso degli interpellanti, turba l'ordine pubblico e appare esprimere simpatie verso l'ideologia fascista e un suo rappresentante;
   l'articolo 141, comma 1, lettera a), del testo unico sugli enti locali così recita: «I consigli comunali e provinciali vengono sciolti con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico»;
   il persistente comportamento del sindaco di Affile ad avviso degli interpellanti potrebbe integrare gli estremi di cui al citato articolo;
   a ciò si aggiunga quella che appare una possibile violazione da parte del sindaco dello statuto del comune di Affile, che, all'articolo 2, prevede quali principi ispiratori della comunità cittadina la solidarietà, i diritti dei cittadini, il superamento degli squilibri sociali, civili e culturali, l'uguaglianza e la pari dignità sociale dei cittadini e dei sessi;
   pare, al riguardo, discutibile che non risulti alcuna iniziativa da parte del prefetto di Roma al riguardo, proprio mentre invece le forze dell'ordine sono zelanti nel verbalizzare atti di critica e denunzia dei giovani contrari al mausoleo di Affile –:
   quali direttive intenda impartire alla prefettura di Roma e al commissariato competente per territorio per verificare il rispetto degli articoli 54 del testo unico sugli enti locali (che prevede i compiti del sindaco quale ufficiale di governo) e 33 dello statuto del comune di Affile (che prevede l'obbligo d'informativa del sindaco al prefetto in materia di ordine pubblico) specie alla luce del fatto che Ercole Viri è anche presidente di un'associazione neofascista;
   quali atti intenda disporre autonomamente per la tutela dell'ordine pubblico in relazione agli eventi di sostanziale esaltazione del fascismo e di un criminale di guerra;
   se sussistano i presupposti per lo scioglimento del comune di Affile per atti contrari alla Costituzione.
(2-00588) «Gregori, Ferro, Tidei, Carella».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

fascismo

ordine pubblico

crimine di guerra