ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00517

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 217 del 23/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: PILI MAURO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 23/04/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PISICCHIO PINO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO 23/04/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 23/04/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 23/04/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO delegato in data 24/04/2014
Stato iter:
08/05/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/05/2014
Resoconto PILI MAURO MISTO
 
RISPOSTA GOVERNO 08/05/2014
Resoconto BORLETTI DELL'ACQUA ILARIA CARLA ANNA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (BENI, ATTIVITA' CULTURALI E TURISMO)
 
REPLICA 08/05/2014
Resoconto PILI MAURO MISTO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 08/05/2014

SVOLTO IL 08/05/2014

CONCLUSO IL 08/05/2014

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00517
presentato da
PILI Mauro
testo presentato
Mercoledì 23 aprile 2014
modificato
Giovedì 8 maggio 2014, seduta n. 225

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro della difesa, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   le uniche recenti occasioni in cui la civiltà romana e le vestigia archeologiche dell'antica Roma sono state sfiorate da carri armati sono quelle delle sfilate delle Forze armate in occasione delle feste nazionali;
   si tratta di carri armati su gomma, per evitare danneggiamenti alle strade asfaltate o storiche;
   compendi come Pompei non hanno, invece, mai avuto la possibilità di essere attraversati da carri armati né gommati né cingolati;
   è facile immaginare quali vibrate reazioni e proteste interverrebbero, sia a livello nazionale che internazionale, se solo si osasse posizionare cannoni e missili dinnanzi al Colosseo o alle vestigia di Pompei;
   a Teulada, in Sardegna, invece, sorso dispiegati centinaia di carri armati, quelli più moderni e più devastanti; carri armati veri e propri che sparano, da terra e da mare, segnando in modo indelebile un compendio ambientale di straordinaria unicità con una devastazione che non ha precedenti; sparano ovunque, lasciando segni eloquenti del loro passaggio;
   Teulada è un compendio naturalistico di primaria importanza, considerato che tutte le prescrizioni ambientali regionali, nazionali ed europee hanno circoscritto quel territorio con la massima tutela ambientale e naturalistica;
   la maggior parte del territorio del sito di interesse comunitario è di proprietà militare, quindi interdetta, in esso è presente una base militare Nato, in funzione. Le esercitazioni militari si svolgono per un periodo compreso tra il mese di settembre e quello di maggio di ogni anno e comprendono azioni militari a terra, aeree e a mare;
   Capo Teulada è un promontorio calcareo collegato alla terra ferma da uno strettissimo istmo sabbioso che forma ad ovest la spiaggia di «Cala Piombo» e ad est quella di «Porto Zafferano». La costa dell'area del sito di interesse comunitario è costituita in prevalenza da ciglioni alti e a picco sul mare che si susseguono in profonde insenature separate da alti speroni calcarei;
   è caratterizzata dall'alternanza di dure rocce granitiche e friabili rocce scistose dove piccole spiagge, formate da dune di fine sabbia bianca, sono circondate da una vegetazione a prevalenza di ginepri;
   il sito ha inoltre importanza per la presenza in esso di 22 habitat di interesse comunitario, di cui 5 prioritari (cod. 1120, 2250, 6220, 2270, 3170); di 3 specie di uccelli prioritari, due dei quali in esso riproducentesi (cod. A181, A392) e 35 specie floristiche di importanza conservazionistica;
   le esercitazioni militari e il conseguente rilascio di ordigni bellici causano gravi danni sia sull'ambiente marino che su quello dunale e retrodunale (inquinamento, frammentazione degli habitat, erosione del suolo ed eccessivo calpestio);
   a causa delle numerose esercitazioni militari e della presenza di rifiuti combustibili nell'area, il rischio di incendi è elevato;
   il poligono permanente per esercitazioni terra-aria-mare è affidato all'Esercito e messo a disposizione della Nato, la stessa organizzazione che interviene in gran parte del mondo a tutelare i beni archeologici a rischio di conflitti;
   è il secondo poligono d'Italia per estensione, 7.200 ettari di terreno, cui si sommano i 75.000 ettari delle «zone di restrizione dello spazio aereo e le zone interdette alla navigazione», che sono normalmente impiegate per le esercitazioni di tiro contro costa e tiro terra-mare;
   una parte del poligono e dell'area a mare è permanentemente interdetta anche agli stessi militari per motivi di sicurezza;
   fra le attività ci sono la simulazione d'interventi operativi e la sperimentazione di nuovi armamenti;
   negli ultimi anni, per adeguare il poligono alle nuove esigenze addestrative, sono stati costruiti gli «scenari reali» confacenti alle guerre moderne;
   la fondazione di Teulada si perde nella notte dei tempi, probabilmente agli inizi dell'epoca nuragica, come sembrano testimoniare i molti nuraghi sparsi un po’ in tutto il territorio comunale ed i resti di una fortificazione sull'isola Rossa;
   i fenici e i punici più tardi si stabilirono sulla costa come testimoniato dai resti del tophet punico a Malfatano, nell'isolotto davanti a Tuerredda, e il porto di Melqart (ora sommerso), sempre a Malfatano;
   la prima ubicazione dell'abitato va ipotizzata alle spalle dell'antico kersonesus (chersonesum promontorium), ovvero l'istmo dell'odierno Capo Teulada, dove sembra sia esistito un insediamento militare romano a presidio delle due baie di Cala Piombo e Porto Zafferano. È probabile che tale ubicazione sia resistita fino all'epoca romana, quando il paese prende il nome di Tegula, che probabilmente documenta la produzione di terracotta in epoca romana. Poi, secoli dopo, probabilmente a causa delle incursioni dal mare, il paese si è raccolto attorno alla chiesa di Sant'Isidoro, nella piana di Tuerra, in una zona più interna;
   in quel contesto va inquadrata anche una presenza che riguarda il prenuragico;
   la mancanza di altri dati sulle culture prenuragiche nel territorio di Teulada – del resto variamente e riccamente distribuite in tutta l'isola – va attribuita alle lacune della ricerca scientifica, tanto più gravi quando si pensa all'azione molto più spedita e sicuramente dannosa dei «cercatori di tesori»;
   che l’habitat teuladino fosse congeniale all'insediamento umano preistorico è dimostrato dalla congrua presenza di numerosi nuraghi nel territorio. Un calcolo sulla densità dà una cifra compresa tra 0.1 e 0.35 per chilometro quadrato. È una cifra che, per quanto approssimativa, può dare alcune utili informazioni;
   la disposizione delle torri nuragiche – essendo queste torri di difesa – segue la morfologia dei territorio ed è chiaramente volta a proteggere le vie naturali di penetrazione verso l'interno;
   sembra di vedere una catena difensiva che corre vicino all'attuale confine orientale del comune, volta a difendere la vallata che dal valico di Nuraxi de Mesu porta all'attuale paese. Simile è il sistema difensivo occidentale a difesa delle vie di penetrazione dal Sulcis;
   è altrettanto interessante la disposizione dei nuraghi che stanno a Nord del Porto di Teulada e che proteggono la via che, seguendo il corso del Rio Launaxiu, porta verso l'interno. Tra questi, doveva avere una funzione di avamposto il nuraghe S. Isidoro, ormai quasi completamente distrutto: un nuraghe complesso costruito con tecnica veramente «ciclopica»;
   nella regione di Malfatano – già identificato dal Lamarmora come il «Portus Herculis» degli antichi – sono state trovate le tracce di un centro abitato suddiviso nelle sue due parti essenziali: una zona commerciale con il porto (da identificare con l'insenatura occidentale) e i ruderi di un tempio; una zona sacra (il «tophet») che, ripetendo la stessa situazione verificata per Bithia nell'isola di Su Cardulinu, fu costruito nella prospiciente isola di Tuerredda;
   più a ovest sono state ritrovate, in località Piscinnì, delle cave puniche per l'estrazione di materiale da costruzione;
   altre rovine sono state localizzate a S. Isidoro pertinenti ad un abitato fenicio-punico. In questa località, ricca di testimonianze che vanno dal periodo nuragico fino a quello pisano, alcuni vi hanno voluto riconoscere il sito dell'antica Tegulae;
   le tracce della civiltà punica proseguono ancora nel Capo Teulada (antico chersonesus) e nella regione di Zafferano;
   nei pressi della torre di Porto Scudo sono appena evidenti i resti di una fortezza punica costruita con grossi blocchi, in posizione dominante rispetto al porto ed alla plana di Zafferano. Per questa fortezza è stata proposta una datazione intorno al VI secolo a.C;
   tutto questo è noto ma ignorato, scritto ma eluso, documentato ma violato;
   quel che, invece, emerge solo con l'utilizzo di strumenti satellitari, visto il divieto di accesso, è che lo Stato italiano, con la complicità della Nato e delle Forze armate di mezzo mondo, bombarda, spara e devasta un'area nuragica di straordinaria rilevanza, sia per il numero dei nuraghi individuati sia per la dislocazione degli stessi nello scenario costiero;
   in qualsiasi parte del mondo una civiltà di oltre 3.500 anni di vita sarebbe protetta, salvaguardata e valorizzata;
   in questo scenario e in questa terra violentata dallo Stato, con la complicità storica di certa silente classe dirigente, si assiste silenziosamente alla distruzione di un compendio archeologico paesaggistico senza precedenti;
   nella sola delimitazione del poligono di Teulada, secondo gli atti e i documenti in possesso degli interpellanti e riscontrabili nel sito Nurnet, si è dinanzi ad un vero e proprio attentato alla civiltà nuragica con la distruzione di luoghi e compendi archeologici che avrebbero necessitato di protezione e recupero;
   in particolar modo risultano inglobati nella base militare i seguenti nuraghi catalogati da carte militari e topografiche, da rilievi aerofotogrammetrici e satellitari e censiti dalia rete Nurnet:
    a) Nuraghe Maxinas I - Comune Teulada località lat: 38.92193200458267, lon: 8.66831210120662;
    b) Nuraghe Maxinas II - Comune Teulada località lat: 38.916644004582324, lon: 8.664962001206213;
    c) Nuraghe de Carrogu - Comune Teulada - località NURAGHE DE CARROGU lat 38.916925004582495, lon: 8.66106000120563;
    d) Nuraghe Brallisteris - Comune Teulada - località lat: 38.9175330045825, lon: 8.661448401205645;
    e) Nuraghe s'Uracheddu Piudu - Comune Teulada - località lat: 8.90471200458135, lon: 8.641161001202907;
    f) Nuraghe Don Antiogu - Comune Teulada località lat: 38.90735400458154, lon: 8.650137501204105;
    g) Nuraghe Turritta - Comune Teulada - località lat: 38.90684900458174, lon: 8.610368301198532;
    h) Nuraghe Mannu - Comune Teulada - località lat: 38.973001004586486, lon: 8.647734201203802;
    i) Nuraghe de Crabili - Comune Teulada - località Nuraghe De Crabili lat; 38.973399004586305, lon: 8.648087001203834;
    l) Nuraghe Di Monte ArbusComune Teulada località lat: 38.97321600458627, lon: 8.694009001210237;
    m) Nuraghe Campu Santeddu - Comune Teulada - località lat: 38.94840700458489, lon: 8.712561801212825;
    n) Nuraghe Merareddu - Comune Teulada - località Merareddu lat; 38.94799600458443, lon: 8.70878500121228;
    o) Nuraghe Monte Idu Comune Teulada - località lat: 38.946134004584195, lon: 8.715556501213165;
    p) Nuraghe Maledetta - Comune Teulada - località lat: 38.990119004587484, lon; 8.665096201206193;
    q) Nuraghe Barussa - Comune Teulada - località lat: 38.995854004587976, lon: 8.641093101202852;
    r) Nuraghe - Comune Teulada località lat: 38.972919004586316, lon: 8.650665001204146;
   tali compendi nuragici sono inaccessibili;
   dalla sovrapposizione dei tracciati del transito dei carri armati cingolati con le coordinate dei siti nuragici si evince che gli stessi risultano coincidenti in numerosi casi e in altri decisamente contigui;
   appare evidente che si tratta di una violazione grave di tutte le regole internazionali, nazionali e regionali di tutela non solo ambientali e naturalistiche ma anche e soprattutto di quelle riguardanti beni archeologici di una civiltà di oltre 3.500 anni fa;
   il patrimonio archeologico della Sardegna è talmente rilevante e unico nel suo genere che richiederebbe un sistema di tutela sia nei confronti delle scoperte e del ritrovamenti fino ad oggi rivelati, sia dei siti archeologici nuragici dei quali si ha la presunzione di una presenza in determinati compendi areali;
   l'articolo 733 del codice penale tutela l'interesse collettivo a poter usufruire e godere della testimonianza passata della propria civiltà, delle espressioni culturali delle epoche passate e delle testimonianze storiche largamente diffuse sul territorio nazionale;
   ai fini della configurazione del reato di danno grave si rinvengono tutti i requisiti pari o superiori a quelli dei beni citati in premessa;
   la Carta costituzionale ha elevato tale interesse a bene archeologico costituzionalmente riconosciuto e tutelato tramite dell'articolo 9 della Costituzione che assegna valenza costituzionale alla tutela, già riconosciuta dal codice Rocco, delle testimonianze della cultura e della storia che si è ereditata dal passato;
   la Costituzione conferisce alla cultura la qualifica di valore nazionale «dinamico» perché, attraverso il patrimonio archeologico, artistico e storico già presente e accertato, ne promuove l'evoluzione verso nuove produzioni quale testimonianza futura per i posteri;
   è lecito affermare che, nel corso degli anni, si è passati da una concezione puramente statico-conservativa della tutela dei beni culturali a una concezione dinamica orientata al loro pubblico godimento, in quanto naturalmente destinati alla pubblica fruizione e alla valorizzazione, come strumenti di crescita culturale della società;
   la configurazione del reato de quo è evidente proprio per l'effettiva lesione al patrimonio archeologico nuragico atteso che tale nocumento costituisce una condizione obiettiva di punibilità;
   a confermare che si tratta di una grave lesione del patrimonio archeologico dell'umanità sono le convenzioni internazionali in materia: la Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, sottoscritta all'Aja il 14 maggio 1954 (e ratificata in Italia con legge 7 febbraio 1958, n. 279); la Convenzione per la protezione internazionale del patrimonio culturale e naturale mondiale (cosiddetta Unesco), stipulata il 23 novembre 1972 (e ratificata in Italia con legge 6 aprile 1977, n. 184);
   la Convenzione dell'Aja del 1954 parte dal presupposto che i danni arrecati ai beni culturali, quale che ne sia il Paese di appartenenza, costituiscono danno al patrimonio culturale dell'umanità intera, da ciò facendo conseguire il divieto del cosiddetto diritto di preda e l'impegno delle parti in conflitto a proibire qualsiasi atto lesivo di beni culturali ai danni dei beni dei paesi nemici, nonché l'obbligo della potenza occupante a collaborare con l'autorità del luogo per salvaguardare i beni culturali situati sul territorio di quest'ultimi;
   la convenzione Unesco dei 1972 afferma il principio che tutti i popoli del mondo sono interessati alla conservazione dei beni culturali, avendone in comune i valori di civiltà, per cui gli Stati aderenti si obbligano ad astenersi deliberatamente da ogni provvedimento –:
   se non ritengano di dover intervenire con somma urgenza per fermare in tutti i modi possibili la devastazione della civiltà nuragica nel compendio ricadente nel poligono militare di Teulada;
   se non ritengano di dover segnalare il caso alle autorità competenti per accertare chi abbia consentito questo grave disastro archeologico, ambientale e naturalistico;
   se non intendano valutare la violazione delle norme in materia di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico e ambientale naturalistico per ogni eventuale adempimento di competenza;
   se non intendano provvedere ad un piano nazionale di risanamento del sito medesimo, assumendo iniziative per lo stanziamento delle risorse necessarie (a parere degli interpellanti non meno di un miliardo di euro) compresi i risarcimenti alle popolazioni e ai comuni;
   se non intendano assumere iniziative per interdire l'uso dell'area a qualsiasi scopo militare al fine di restituirla alle popolazioni per un naturale sviluppo armonico con le valenze territoriali.
(2-00517) «Pili, Pisicchio».

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

ROMA,ROMA - Prov,LAZIO, TEULADA,CAGLIARI - Prov,SARDEGNA

EUROVOC :

protezione del patrimonio

zona protetta

opera d'arte

patrimonio culturale

bene culturale

protezione dell'ambiente