ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00449

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 187 del 11/03/2014
Firmatari
Primo firmatario: NICCHI MARISA
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 11/03/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/03/2014
MIGLIORE GENNARO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/03/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 11/03/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 12/03/2014
Stato iter:
14/03/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 14/03/2014
Resoconto NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 14/03/2014
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 14/03/2014
Resoconto NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/03/2014

SVOLTO IL 14/03/2014

CONCLUSO IL 14/03/2014

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00449
presentato da
NICCHI Marisa
testo presentato
Martedì 11 marzo 2014
modificato
Venerdì 14 marzo 2014, seduta n. 190

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   il quotidiano la Repubblica dell'11 marzo 2014 riporta una drammatica intervista a una donna affetta da una malattia genetica costretta ad abortire al quinto mese e «sola come un cane». Peraltro, in conseguenza e per responsabilità della legge n. 40 del 2004 sulla procreazione assistita, la donna ricorda come, pur avendo una «malattia genetica-trasmissibile rara e terribile, in teoria posso avere figli, quindi per me non è previsto l'accesso alla fecondazione assistita, alla diagnosi pre-impianto. A me questa legge ingiusta concede solo di rimanere incinta e scoprire, come poi è avvenuto, che la bambina che aspettavo era malata, condannata. Lasciandomi libera di scegliere di abortire, al quinto mese: praticamente un parto»;
   la donna racconta di essersi ritrovata, complice il cambio di turno, abbandonata in un bagno a partorire il feto morto, con il solo aiuto del marito, «In ospedale erano tutti obiettori» ha dichiarato;
   si riportano, in quanto illuminanti, alcuni stralci dell'intervista rilasciata dalla donna: «la mia ginecologa è obiettore e si rifiuta di farmi ricoverare. Riesco dopo vari tentativi ad avere da una ginecologa del Sandro Pertini il foglio del ricovero, dopo due giorni, però, perché soltanto lei non è obiettore. Dopo 15 ore di dolori lancinanti, tra conati di vomito e momenti in cui svengo, con mio marito sempre accanto che non sa che fare, che chiama aiuto, che va da medici e infermieri dicendogli di assistermi, senza risultato, partorisco dentro il bagno dell'ospedale. Accanto a me c’è solo Fabrizio. (...) I medici venivano per le flebo, ma nessuno li ha visti arrivare quando chiamavo aiuto. Nessuno ci ha assistito nel momento peggiore. Forse perché da quando sono entrata a quando ho partorito era cambiato il turno, c'erano solo medici obiettori. In più, mentre ero lì stravolta dal dolore entravano degli attivisti anti aborto con vangeli in mano e voci minacciose»;
   al di là di eventuali responsabilità penali che la magistratura dovrà accertare in capo ai singoli sanitari e alla struttura sanitaria, ci si trova ancora una volta in presenza di uno Stato, l'Italia, che non garantisce un servizio sanitario adeguato e di una legge, la n. 194 del 1978 sull'interruzione di gravidanza, che continua, di fatto, a non essere pienamente applicata, e ciò impone una seria riflessione sulla garanzia e la qualità del servizio per l'interruzione della gravidanza disciplinata dalla medesima legge;
   l'8 marzo 2014 il documento del Comitato europeo dei diritti sociali, organismo del Consiglio d'Europa, ha condannato il nostro Paese per la violazione della legge n. 194 del 1978 e, in particolare, per l'elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza. Insomma, l'interruzione volontaria di gravidanza in Italia è solo sulla carta: in realtà, è di quasi impossibile applicazione in molte regioni;
   la relazione sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 sull'interruzione volontaria di gravidanza, trasmessa al Parlamento il 13 settembre 2014 dal Ministro interpellato, dice che in Italia ben il 69,3 per cento dei ginecologi del servizio pubblico è obiettore di coscienza. In pratica, quasi sette medici ginecologi su dieci sono obiettori;
   le percentuali regionali dei ginecologi obiettori non scendono mai al di sotto del 51,9 per cento; i dati medi aggregati per Nord, Centro, Sud e isole indicano percentuali di ginecologi obiettori di coscienza pari rispettivamente al 63,9 per cento; al 72 per cento; al 77,1 per cento; al 74,7 per cento. In Molise, la percentuale di obiettori è dell'87,9 per cento; la Campania si attesta all'88,4 per cento;
   peraltro, è noto che i dati della relazione al Parlamento in realtà non riescono a fotografare lo stato reale della sua applicazione sul territorio nazionale, che risulta ben più grave di quello riportato nei dati ufficiali;
   i dati sopra indicati sulle percentuali molto elevate di obiettori comportano, oltre che evidenti ricadute negative sulla stessa effettiva attuazione della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza e, quindi, sulle donne che rivendicano l'inviolabile libera scelta a farne ricorso, anche conseguenze oggettivamente pesanti sui sempre più pochi medici non obiettori, che spesso si ritrovano relegati a occuparsi quasi esclusivamente di interruzioni di gravidanza, con il rischio più che concreto di una dequalificazione professionale e conseguenti effetti penalizzanti sulle loro stesse possibilità di carriera;
   al personale sanitario viene garantito di poter sollevare l'obiezione di coscienza. Ma quel che è un diritto del singolo non è diritto della struttura sanitaria nel suo complesso, che ha anzi l'obbligo di garantire l'erogazione delle prestazioni sanitarie;
   a fronte di questo «stato di emergenza», le donne devono spesso migrare da una regione all'altra o addirittura all'estero, e, soprattutto tra le immigrate, risulta ancora «necessario» il ricorso all'aborto clandestino;
   l'11 giugno 2013, la Camera dei deputati ha discusso le mozioni riguardanti l'applicazione della legge n. 194 del 1978 e in quell'occasione il Ministro interpellato ha assunto specifici impegni per garantire la piena attuazione della legge. Nella sopra citata relazione sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978, si sottolinea che il Ministero della salute, proprio per dare a seguito ad alcuni impegni previsti dalle sopra citate mozioni, ha attivato un «tavolo tecnico» con gli assessori regionali per monitorare le strutture sanitarie e i consultori relativamente all'attuazione della legge n. 194 del 1978. I risultati saranno riportati nella relazione al Parlamento del prossimo anno –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare per acquisire elementi su quanto denunciato nell'intervista sopra riportata, anche al fine di verificare le ragioni delle inaccettabili disfunzioni o omissioni di cui in premessa;
   come intenda attivarsi, per quanto di competenza, al più presto, al fine di garantire il pieno rispetto della legge n. 194 del 1978 da parte di ogni struttura pubblica o del privato accreditato, posto che secondo gli interpellanti solo a fronte di questo impegno può essere concesso o confermato l'accreditamento;
   se non si reputi necessario garantire fin da subito il pieno rispetto del comma 4 dell'articolo 9 della legge n. 194 del 1978, laddove dispone che «gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l'espletamento delle procedure previste dall'articolo 7 e l'effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la mobilità del personale», anche assumendo iniziative normative per prevedere, in caso di omissione da parte della regione inadempiente, il potere sostitutivo dello Stato sancito dall'articolo 120 della Costituzione.
(2-00449) «Nicchi, Piazzoni, Migliore».

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

L 1978 0194

EUROVOC :

aborto

obiezione di coscienza

professione sanitaria

procreazione artificiale

malattia

istituto ospedaliero

applicazione della legge