ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00368

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 151 del 14/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: VIGNAROLI STEFANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 14/01/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
SEGONI SAMUELE MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
IANNUZZI CRISTIAN MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
RUOCCO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
DADONE FABIANA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
TONINELLI DANILO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
COZZOLINO EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
FRACCARO RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
TURCO TANCREDI MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
BONAFEDE ALFONSO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
AGOSTINELLI DONATELLA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
COLLETTI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
FERRARESI VITTORIO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
SARTI GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
DI MAIO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014
FICO ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 14/01/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 15/01/2014
Stato iter:
17/01/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 17/01/2014
Resoconto VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 17/01/2014
Resoconto ORLANDO ANDREA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 17/01/2014
Resoconto VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 15/01/2014

DISCUSSIONE IL 17/01/2014

SVOLTO IL 17/01/2014

CONCLUSO IL 17/01/2014

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00368
presentato da
VIGNAROLI Stefano
testo presentato
Martedì 14 gennaio 2014
modificato
Venerdì 17 gennaio 2014, seduta n. 154

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   nella regione Lazio ha frequentemente trovato applicazione l'istituto del commissariamento in materia di rifiuti. Tale istituto fu abbandonato solo nel 2008, periodo in cui, dopo ben nove anni, l'assunzione delle funzioni di programmazione, attuazione e controllo ritornarono in capo agli enti competenti ovvero regioni, province e comuni. Il giudizio su questi nove anni di commissariamento fu ben espresso nella relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio. Il testo redatto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il 2 marzo del 2011 riportava quanto segue: «[...] Nella regione sin dal 1999 è stata decretata l'urgenza e la gestione commissariale. La più che decennale durata dell'emergenza rifiuti ha dimostrato purtroppo sia il fallimento dei poteri d'urgenza, sia la difficoltà di riportare a una gestione ordinaria la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti prodotti. Infatti, la formale cessazione dell'emergenza rifiuti nel Lazio sembra rispondere più a motivazioni politiche che al superamento delle criticità nella gestione del ciclo, che sono essenzialmente rappresentate dallo scarso sviluppo della raccolta differenziata, dalla lavorazione di bassa qualità dei rifiuti, dalla commistione tra parte politica e parte gestionale. È stato privilegiato il ricorso allo smaltimento in discarica (con richieste di ampliamenti, deroghe e nuove installazioni) e non il ricorso al revamping, all'ammodernamento e potenziamento delle strutture di trattamento esistenti, in parte obsolete, per la separazione secco-umido del rifiuto tal quale, alla stabilizzazione della frazione umida con produzione di fos da destinare alla ricopertura delle discariche e/o al ripristino delle cave esaurite, al TMB (trattamento meccanico biologico). [...]». Il regime ordinario, attinente all'area geografica di Roma e provincia, durò solo fino all'estate del 2011;
   il 17 giugno 2011, la Commissione europea riavviò la procedura d'infrazione n. 2011/4021 nei confronti dell'Italia per la non conformità del tipo di smaltimento all'interno della discarica di Malagrotta, in violazione della direttiva 1999/31/CE, in quanto accertato che nell'invaso veniva da anni smaltito il rifiuto cosiddetto «tal quale». Tale ammonimento, a marzo del 2013, ha comportato il deferimento del nostro Paese alla Corte di giustizia dell'Unione europea. V’è da aggiungere, inoltre, che tale conferimento illegale in discarica non riguarda solamente l'invaso della valle Galeria, tanto è vero che la Commissione europea, nel parere motivato inviato all'Italia nel maggio del 2012, puntò il dito anche contro altre discariche del Lazio;
   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 luglio 2011, venne dichiarato lo stato d'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma fino al 31 dicembre del 2012 e si rese necessario, dopo oltre 35 anni di vita dell'invaso di Malagrotta ed infinite proroghe, trovare un sito alternativo;
   con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 6 settembre 2011, n. 3963, il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Berlusconi nominava il prefetto di Roma, dottor Giuseppe Pecoraro, commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza ambientale di cui al sopra richiamato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 luglio 2011. Al commissario il Governo attribuì il gravoso compito, che evidentemente la politica non intendeva avocare a sé, di garantire l'individuazione, progettazione e successiva realizzazione attraverso l'utilizzo di poteri derogatori e straordinari di una o più discariche «provvisorie», nonché l'ampliamento di discariche preesistenti ed infine la costruzione di un nuovo impianto di trattamento meccanico-biologico;
   con successivo provvedimento del 24 ottobre 2011, il commissario delegato individuò, quali invasi alternativi a Malagrotta, i siti di Corcolle e Riano, «ove saranno progettate, per la successiva realizzazione, due discariche provvisorie per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato Città del Vaticano» (documento 882/1);
   con mozione del 22 febbraio 2012 il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo espresse ufficialmente l'assoluta contrarietà al progetto di realizzare una discarica, sia pure temporanea, in località Corcolle, in ragione della vicinanza con Villa Adriana, patrimonio culturale e paesaggistico a valenza universale, annoverato tra i siti Unesco e, come tale, oggetto di un accordo internazionale che obbliga lo Stato italiano alla tutela e alla conservazione;
   in data 8 marzo 2012 fu indetta la conferenza di servizi per l'approvazione del progetto preliminare della discarica in località Corcolle (documenti 1163/1, 1163/2, 1163/3), affidata alla Cidiemme Engineering srl. Alla conferenza parteciparono, su convocazione del commissario Pecoraro, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Lazio, l'Arpa Lazio, il comune di Roma, la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, la soprintendenza speciale per i beni archeologici del Lazio, la provincia di Roma capitale, l'autorità di bacino del fiume Tevere, l'Acea, l'ingegnere Luigi Sorrentino in qualità di consulente del commissario ed infine gli ingegneri Moretti e De Candia della Cidiemme Engineering srl. Nel corso della conferenza di servizi furono formulati da più parti pareri decisamente negativi in merito al progetto di Corcolle; in particolare, in detta occasione, l'autorità di bacino espresse parere negativo in merito al contesto idrogeologico del sito che ritenne «da valutarsi permeabile ed estremamente vulnerabile»;
   a seguito degli esiti della conferenza di servizi fu richiesto, da Pecoraro, l'interessamento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Clini, che convocò, nel mese di marzo 2012, l'allora governatrice del Lazio Renata Polverini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della provincia Nicola Zingaretti e il commissario Giuseppe Pecoraro, chiedendo loro un'effettiva collaborazione per acquisire e valutare tutti i dati relativi alle problematiche presenti in ciascun sito individuato dalla regione Lazio, in modo tale da mettere in evidenza i vincoli, le deroghe necessarie e la fattibilità della realizzazione degli impianti;
   il 25 maggio 2012, il commissario Pecoraro, oramai noto alle cronache come l'uomo che voleva aprire una discarica nei pressi di Villa Adriana, dopo appena otto mesi dall'assunzione dell'incarico, rassegnava le sue dimissioni a seguito degli innumerevoli profili di inadeguatezza emersi sulle aree di Corcolle e Riano, da lui individuate nell'ambito di sette siti inclusi nello studio di analisi preliminare realizzato della regione Lazio. Entrambi i siti vennero considerati dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Clini inidonei a divenire discariche;
   il 31 maggio 2012 la Commissione europea inviò all'Italia un parere motivato rispetto alla procedura d'infrazione su Malagrotta. Un documento durissimo che, punto per punto, evocava le tante questioni irrisolte. Innanzitutto, si contestavano alla Polverini le inutili ordinanze di proroga alla discarica di Malagrotta, atti fotocopia che con il passare dei mesi non avevano mutato minimamente la situazione. Si disapprovava, inoltre, la mancata messa a regime dei quattro impianti di trattamento meccanico biologico e la non costruzione di quegli impianti di trito-vagliatura che, anche se non riconosciuti dalla Commissione europea, avrebbero comunque permesso un impatto ambientale minore. Infine, veniva confermato il giudizio secondo il quale nel Lazio non esisteva una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti;
   il 3 luglio del 2012 la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti approvava la sua seconda relazione sul Lazio. L'organismo parlamentare puntò il dito contro la gestione dei rifiuti a Roma, denunciando diverse questioni. Innanzitutto, affermando come le diverse amministrazioni succedutesi negli anni non avessero agito concretamente per avviare un ciclo dei rifiuti degno di questo nome, il che aveva contribuito a consolidare il potere di alcuni che, a loro vantaggio, avevano sfruttato la mancanza della politica per ingrassare esclusivamente il proprio business. L'emergenza era, dunque, al centro delle critiche della commissione sulle ecomafie, che contestava come la situazione a Roma e nel Lazio non fosse affatto imprevista. La presunta emergenza era evidente da tempo a tutti gli attori istituzionali. L'organismo parlamentare d'inchiesta esaminò nel particolare anche il decreto di nomina del commissario straordinario, al quale era attribuito il compito di «garantire l'individuazione, la progettazione e la successiva realizzazione, mediante l'utilizzo di poteri straordinari e derogatori, di una o più discariche e/o l'ampliamento di discariche esistenti indicate dalla Regione, nonché di un impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani necessari a garantire la piena copertura del fabbisogno dell'area interessata dallo stato di emergenza, di cui alla citata ordinanza, per il tempo necessario all'avvio degli impianti di smaltimento e trattamento definitivi da parte dei soggetti competenti e nelle more della messa in esercizio, del sistema impiantistico previsto dal piano regionale di smaltimento dei rifiuti». In sostanza, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti evidenziava come il prefetto di Roma avesse compiuto le sue scelte affidandosi in via prioritaria solo al documento di analisi preliminare di individuazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi redatto dalla regione Lazio. Il siting, quindi, svolgeva un ruolo centrale nelle scelte di Pecoraro, nonostante la mancanza di un'attività istruttoria degna di questo nome. Basti pensare che non si registrarono né verifiche scientifiche né sopralluoghi sul campo. Il tutto venne rinviato dal prefetto ad un momento successivo, motivo per cui la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti bocciava inesorabilmente l'operato di quest'ultimo;
   con decreto dei Presidente del Consiglio dei ministri del 27 maggio 2012, l'ex prefetto Goffredo Sottile, già commissario delegato all'emergenza rifiuti nella regione Calabria con esiti, ad avviso degli interpellanti, non proprio felici, fu nominato dal Governo commissario delegato ai rifiuti per la provincia di Roma;
   il primo atto del nuovo commissario Sottile fu quello di proporre, quale sito idoneo per la realizzazione della discarica temporanea, sostitutiva di Malagrotta, l'invaso di Pian dell'Olmo (anche questo ricompreso tra i sette siti individuati nel documento di analisi preliminare della regione Lazio). Il sito ubicato formalmente nel territorio del comune di Roma, distava solo pochi metri dall'invaso di Quadro Alto a Riano, già ritenuto inidoneo da un punto di vista idrogeologico dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Clini, così come l'invaso di Corcolle; a seguito della notizia, i cittadini di Riano occuparono per ben 12 giorni la via Tiberina;
   con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 27 giugno 2013, n. 203, veniva prorogata la nomina del dottor Goffredo Sottile a commissario delegato per il superamento dell'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma fino alla data del 7 gennaio 2014, ai sensi del comma 358 dell'articolo 1 della legge n. 228 del 2012. Con tale decreto ministeriale incredibilmente venivano ampliati enormemente i poteri commissariali;
   il 10 agosto 2012, con nota n. 157, acquisita al protocollo della regione Lazio 14 agosto 2012, n. 56098, veniva presentata dal Consorzio Colari, di proprietà dell'avvocato Cerroni, l'istanza per la realizzazione e messa in esercizio di una nuova discarica per rifiuti speciali sita in località Monti dell'Ortaccio, nel comune di Roma e a pochi metri dalla discarica di Malagrotta;
   in data 23 agosto 2012, con nota n. 145, il commissario delegato Goffredo Sottile, disponeva che l'ufficio commissariale assumesse la competenza in ordine al procedimento di autorizzazione integrata ambientale relativo alla realizzazione, in località Monti dell'Ortaccio nel comune di Roma Capitale, di un impianto di discarica di rifiuti speciali non pericolosi, di cui all'istanza presentata dal Consorzio Colari e indiceva la conferenza dei servizi istruttoria con le amministrazioni competenti. Il commissario decideva pertanto di indicare l'invaso di Monti dell'Ortaccio, ubicato all'interno della valle Galeria, come sito idoneo ad ospitare la nuova discarica di Roma. Ciò nonostante i pareri negativi già espressi su tale sito, in particolare dalla precedente gestione commissariale;
   con note del 6 settembre 2012, prot. n. 170/u-I-P.C.M/E.A. del 6 settembre 2012 prot. n. 191/u e del 18 settembre 2012, prot. n. 262/u, veniva convocata per il giorno 24 settembre 2012, la conferenza di servizi istruttoria, finalizzata all'esame dell'autorizzazione. Gli enti interpellati in conferenza di servizi erano: la regione Lazio, l'Arpa Lazio, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la provincia di Roma dipartimento IV, il comune di Roma Capitale, il comune di Roma XV municipio, l'asl Roma D, la sopraintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per il comune di Roma, la sopraintendenza per i beni archeologici di Roma, l'Autorità di bacino del fiume Tevere, la Terna spa – rete elettrica nazionale, l'Enac spa ed infine l'Enav spa; detti enti resero pareri scritti negativi in merito alle soluzioni progettuali relative al sito di Monti dell'Ortaccio, fornite dal consorzio Co.La.Ri;
   ciò nonostante il 27 ottobre 2012, in una dichiarazione resa al FattoQuotidiano.it e comprovata da un video, il commissario Sottile riferiva al giornalista Nello Trocchia di aver scelto l'invaso di Monti dell'Ortaccio perché si fidava del privato ed aggiungeva inoltre: «non ho fatto un sopralluogo in zona e non ho neanche controllato le autorizzazioni passate, spetta alla magistratura farlo!»;
   il 27 dicembre del 2012, il commissario Goffredo Sottile, firmava l'autorizzazione integrata ambientale autorizzando in tal modo il sito di Monti dell'Ortaccio a divenire nel breve periodo la nuova discarica di Roma;
   le non superate osservazioni emerse in conferenza di servizi costringevano Sottile ad imporre nell'autorizzazione integrata ambientale diverse prescrizioni. Tra tutte, quella di subordinare il conferimento dei rifiuti nella discarica alla presentazione di un modello idrogeologico redatto da un'università e/o ente pubblico di ricerca, su di un'area, comprendente l'impianto, sufficientemente vasta da includere i corpi idrici recettori e tutte le fonti di inquinamento potenziali in atto, evidenziandone, inoltre, i possibili impatti, dai quali risultasse inequivocabilmente l'assenza del pericolo di inquinamento della falda;
   è bene rammentare, inoltre, che, in virtù dello stato d'emergenza dichiarato nell'intera provincia di Roma ed in deroga dunque alle norme vigenti in materia (possibilità che purtroppo l'abusato e disastroso istituto del commissariamento prevede), l'autorizzazione integrata ambientale veniva rilasciata dal commissario delegato senza aver superato la necessaria procedura di valutazione di impatto ambientale;
   viste le inevitabili, giuste osservazioni e rimostranze da parte degli attenti cittadini residenti nell'area della valle Galeria, che da molti anni vedono calpestato impunemente il loro diritto alla salute, e considerando la procedura anomala con la quale veniva rilasciata l'autorizzazione integrata ambientale per il sito di Monti dell'Ortaccio, alcun senatori del Movimento 5 Stelle chiedevano in data 17 settembre 2013 di audire, in Commissione ambiente del Senato della Repubblica, il commissario Sottile per conoscere la recondita ragione della scelta di un sito già ampliamento dichiarato inidoneo. Durante detta audizione, peraltro registrata da Radio Radicale, Sottile ammetteva candidamente: «Dei 7 siti indicati dalla regione Lazio dei quali io dovevo tenere prioritariamente conto, l'unico sito che alla fine delle nostre sia rapide istruttorie ci sembrò idoneo alla scopo è stato quello di Monti dell'Ortaccio, che non ha incontrato l'adesione di alcun Ente territoriale. È stata una decisione che io ho preso in solitaria e debbo dire che quella decisione non ha dato i frutti sperati perché l'Aia concessa era subordinata alla presentazione da parte del proponente che era il Consorzio CoLaRi, cioè l'avvocato Cerroni, alla presentazione di un modello idrogeologico che ancora non è pervenuto». Identica dichiarazione il commissario rilasciava nel corso dell'audizione dei 18 settembre 2013 venutasi presso la commissione ambiente del Consiglio regionale del Lazio;
   da organi di stampa, nei mesi successivi alle inaccettabili dichiarazioni del commissario, si veniva a conoscenza che delle associazioni di cittadini avevano impugnato, innanzi al Tar, l'autorizzazione integrata ambientale emessa il 27 dicembre del 2012, nella quale il conferimento dei rifiuti veniva subordinato alla redazione del citato studio idrogeologico che certificasse inequivocabilmente l'assenza del pericolo di inquinamento della falda;
   sempre dalla stampa si apprendeva che lo studio, nonostante le autorità preposte dichiarassero inspiegabilmente di non esserne a conoscenza, in realtà esisteva ed era persino giunto a conclusione. Addirittura, la redazione di tale studio risaliva al mese di agosto 2013. Detto studio, condotto dal dipartimento Dicea dell'università La Sapienza di Roma, incaricato dal privato proprietario della discarica, per quanto non abbia analizzato, per stessa ammissione da parte dell'università, le conseguenze di tutti le possibili fonti di inquinamento, spinse gli autori a concludere che non si poteva affermare, inequivocabilmente, l'assenza del pericolo di inquinamento della falda acquifera attorno all'erigenda discarica;
   dunque ancora una volta, quanto più volte denunciato alle autorità competenti dalle associazioni dei cittadini con foto e video, trovava conferma;
   questa lunga ma doverosa cronistoria degli eventi succedutesi nel corso degli ultimi tre anni dimostra senza ombra di dubbio che la gestione commissariale sia stata sempre fallimentare oltre che particolarmente onerosa per i contribuenti e, inoltre, che la scellerata gestione del ciclo dei rifiuti abbia sempre favorito e protetto il monopolista Cerroni;
   il 9 gennaio 2014, i militari del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, coordinati dalla procura della Repubblica di Roma, hanno dato esecuzione all'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari Massimo Battistini, nell'ambito del procedimento penale 7449/2008 r.g.n.r, procedimento in cui convergono diversi filoni di indagine sviluppati dal Noe e dalla sezione operativa centrale dal 2008 sino ad ogni, ed a cui ha collaborato anche la procura della Repubblica di Velletri;
   con tale ordinanza viene stabilita la misura cautelare dell'arresto per 7 persone. Tra gli arrestati, l'avvocato Manlio Cerroni, monopolista nella gestione del pattume sia nella capitale che nel Lazio e patron del consorzio Colari, Francesco Rando, uomo di fiducia di costui e gestore della Pontina Ambiente, nonché della E.giovi srl, Pino Sicignano direttore della discarica di Albano Laziale ed infine Piero Giovi;
   i reati contestati a costoro sono molteplici e gravi: associazione per delinquere (articolo 416 del codice penale), attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006), attività di gestione dei rifiuti non autorizzata (articolo 256 del decreto legislativo n. 152 del 2006), frode nelle pubbliche forniture (articolo 556 del codice penale), truffa in danno di enti pubblici (articolo 640 del codice penale), falsità ideologica commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici (articolo 479 del codice penale), deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi (articolo 632 del codice penale), deturpamento e imbrattamento di cose altrui (articolo 639 del codice penale), truffa (articolo 640 del codice penale), realizzazione di opere urbanistiche in assenza di permesso a costruire (articolo 44 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001);
   sempre dall'ordinanza si viene a conoscenza anche della denuncia a piede libero di ben 14 persone, tra cui molti dirigenti regionali;
   i principali profili illeciti emersi dall'inchiesta della magistratura sono riconducibili:
    a) alla gestione dell'impianto di raccolta e trattamento rifiuti di Albano Laziale: infatti, il progetto autorizzato dalla Pontina ambiente prevedeva la seguente produzione a seguito del trattamento dei rifiuti in ingresso: 43 per cento combustibile derivato dai rifiuti, 22 per cento scarti di lavorazione, 13 per cento frazione organica stabilizzata, 17 per cento perdita di processo, 4 per cento materiali ferrosi, 1 per cento alluminio. Tuttavia, la percentuale di combustibile derivato dai rifiuti effettivamente avviata al recupero energetico (presso l'impianto di termovalorizzazione di Colleferro), si attestava intorno al 15 per cento, mentre la restante parte veniva avviata in discarica come sovvallo; inoltre, una parte di rifiuti solidi urbani in ingresso non veniva neppure trattata, ma era invece smaltita nella discarica di Pontina Ambiente, provocando così sia il superamento delle volumetrie disponibili che un ingiusto profitto per l'impresa, profitto derivante dalla differenza tra l'importo tariffario percepito (per il trattamento dei rifiuti) e quanto effettivamente speso, e stimato in circa 11 milioni di euro dal 2006 al 2012;
    b) al termovalorizzatore di Albano Laziale: l'amministrazione del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti della regione Lazio metteva il Consorzio CO.E.MA. nato dall'unione tra Pontina Ambiente (riconducibile a Cerroni), ed Ecomed, composta da Ama ed Acea, nelle condizioni di costruire e porre in esercizio un impianto di termovalorizzazione su un terreno della Pontina Ambiente, nonché di usufruire, nell'ambito della gestione di tale impianto, dei contributi pubblici denominati «CIP 6» (contributi erogati ad aziende produttrici di energia da fonti energetiche rinnovabili o assimilate). Tutto ciò avveniva nonostante già fosse operante un impianto di termovalorizzazione, ovvero quello di Colleferro, non appartenente all'avvocato Cerroni; nonostante il piano gestione rifiuti regionale del 2002 prevedesse per tale tipo di impianto la collocazione in una diversa area geografica (ovvero nell'area Fiumicino-Ciampino e non nell'area dei Colli Albani) e nonostante il contributo «CIP 6» non potesse essere erogato al CO.E.MA., perché questo, nei tempi previsti, non aveva né presentato il progetto dell'impianto, né poi lo aveva realizzato. Tale condotta veniva posta in essere dall'amministrazione pubblica, in particolare da Arcangelo Spagnoli (deceduto), De Filippis, Bargagna, Fegatelli e dall'ex governatore Marrazzo, attraverso molteplici condotte contrarie ai doveri d'ufficio ed illecite, quali abusi d'ufficio e falsi, volte a favorire le aziende del Cerroni;
    c) alla realizzazione di un invaso per una discarica in località Monti dell'Ortaccio: infatti, il gruppo Colari realizzava, in località Monti dell'Ortaccio, l'invaso di una futura discarica, ponendo così in essere un'incisiva trasformazione urbanistica in assenza di qualunque autorizzazione, smaltendo inoltre illecitamente circa 3 milioni di metri cubi di rocce e terre da scavo. Questa operazione ha generato un profitto per le casse della E.Giovi stimato in non meno di 8 milioni di euro. Al fine di procurarsi tale ingiusto profitto, gli scavi venivano condotti illecitamente al punto di abbassare la quota di fondo di scavo della cava Monti del Lumacaro al di sotto dei limiti consentiti, determinando così l'illecita deviazione della falda acquifera sotterranea, appartenente al demanio idrico. Anche in questo caso, Cerroni ha trovato valida collaborazione nell’entourage composto dai dirigenti e dai collaboratori delle aziende a lui riconducibili: per la vicenda risultano pertanto indagati Vitali, Muratori, Bellu, Scaglione, Risciutti e Rando;
    d) all'attribuzione delle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti ed alle ordinanze regionali sullo smaltimento dei rifiuti nei comuni di Anzio e Nettuno: infatti, Cerroni ed il suo storico collaboratore Landi, con la complicità di funzionari della pubblica amministrazione, ponevano in essere una serie di condotte illecite volte ad impedire alla società Rida Ambiente srl, concorrente del Colari, di operare. In particolare, l'amministrazione ometteva di determinare la tariffa in ingresso dei rifiuti per l'impianto di Rida Ambiente, cosa che impediva alla predetta di contrattare con le amministrazioni pubbliche locali l'eventuale accettazione di rifiuti solidi urbani nei suoi impianti. In tal modo, veniva intenzionalmente procurato alle società Pontina Ambiente ed Ecoambiente un ingiusto profitto patrimoniale consistente nella possibilità di gestire senza concorrenti i rifiuti provenienti dai comuni della zona. Oltre a ciò, la pubblica amministrazione rallentava di proposito l’iter di revisione tariffaria per il conferimento dei rifiuti a società del gruppo Cerroni. I funzionari regionali indagati, a vario titolo, per le predette vicende sono Fegatelli, De Filippis, Giovannetti e Marotta;
   l'ordinanza coercitiva ricostruisce in dettaglio i comportamenti illeciti degli arrestati, qualificandoli come «fatti di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività» e mette in luce l'esistenza, almeno dal 2008, di una stabile struttura organizzativa «informale» sovrapposta a quella formale delle società relative al gruppo imprenditoriale guidato da Manlio Cerroni, avente un indeterminato programma criminoso e un assetto variabile secondo le attività svolte, le vicende della vita o i cambiamenti all'interno dell'apparato politico-amministrativo. Inoltre, Cerroni viene definito dall'ordinanza coercitiva come promotore, organizzatore e dominus incontrastato del sodalizio criminale;
   la macroscopica distorsione del sistema di gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio determinata dal «modello Cerroni» era evidente ben prima del provvedimento della magistratura dei giorni scorsi: le denunce e le azioni di cittadini, associazioni e comitati avevano già messo in luce le profonde anomalie che si celavano nel regime monopolistico che, complice l'incapacità o la connivenza dello istituzioni, si era instaurato; le Commissioni parlamentari di inchiesta hanno espresso giudizi molto netti sulle anomalie riscontrate, evidenziando – ad esempio – l'esistenza di una gestione monopolistica del settore dei rifiuti e la presenza di «una serie di illeciti che coinvolgevano anche la pubblica amministrazione»; il quadro impietoso è delineato dalla trasmissione Report – di cui ampi stralci sono stati ripresi proprio nel dispositivo dell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Roma;
   sempre nel provvedimento della magistratura viene effettuata una ricostruzione «storica», a partire dagli anni ’60, della gestione dei rifiuti nella Capitale, evidenziando in modo chiaro il singolare «raccordo pubblico-privato a tutto vantaggio del secondo»; preoccupa che gli amministratori e le forze politiche che si sono succeduti per decenni non si siano resi conto della gravità di una situazione che ha portato la regione Lazio ad essere una delle meno virtuose nel campo della gestione dei rifiuti, con risultati – per quanto concerne la percentuale di raccolta differenziata – ben distanti dagli obiettivi imposti dalle direttive europee e dalla normativa nazionale –:
   alla luce di quanto emerso dall'indagine penale di cui in premessa, in che modo il Governo intenda affrontare il gravissimo problema evidenziato e se intenda assumere iniziative dirette a rinnovare lo stato di emergenza per la provincia di Roma e, dunque, nominare un nuovo commissario ovvero riconfermare il dottor Sottile;
   se il Governo sia in grado di dire quanto sia costata al cittadino contribuente l'inefficiente struttura commissariale dal giugno del 2011 al gennaio del 2013;
   come intenda agire affinché l'attività degli impianti per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti sia comunque garantita, onde evitare la definitiva condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea nell'ambito della procedura d'infrazione n. 2011/4021 per l'illegittimo smaltimento all'interno della discarica di Malagrotta di rifiuto cosiddetto «tal quale», in violazione della direttiva 1999/31/CE (cosiddetta direttiva «discariche»);
   come intenda agire il Governo rispetto ai fatti riportati nell'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari Battistini, innanzitutto in merito al danno ambientale e morale che molti cittadini del Lazio hanno dovuto subire a causa di un sistema marcio e scellerato, dovuto ad enormi responsabilità delle amministrazioni locali e regionali e che la gestione commissariale dei rifiuti non solo non è stata in grado di risolvere, ma che sembra avere addirittura peggiorato;
   se sia noto quali siano le ragioni per le quali le copiose richieste di accesso agli atti non abbiano avuto esito positivo con gli enti gestori che si sono spesso trincerati dietro un inaccettabile quanto arrogante silenzio;
   se il Governo intenda fornire dettagliati e circostanziati elementi sul sistema dei rifiuti romano e laziale, sia attraverso un quadro delle aree e degli impianti riconducibili al gruppo Cerroni, sia cercando di quantificare il danno economico ed ambientale che le scelte sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio hanno causato all'intera collettività.
(2-00368) «Vignaroli, Daga, Busto, De Rosa, Terzoni, Mannino, Segoni, Zolezzi, Baroni, Massimiliano Bernini, Di Battista, Frusone, Grande, Cristian Iannuzzi, Lombardi, Ruocco, Dadone, Toninelli, Cozzolino, Dieni, Fraccaro, Turco, Bonafede, Businarolo, Agostinelli, Colletti, Ferraresi, Sarti, Micillo, Luigi Di Maio, Fico».

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

ROMA,ROMA - Prov,LAZIO

EUROVOC :

deposito dei rifiuti

gestione dei rifiuti

edificio per uso industriale

eliminazione dei rifiuti

protezione dell'ambiente

discarica abusiva

inquinamento idrico