Legislatura: 17Seduta di annuncio: 135 del 10/12/2013
Primo firmatario: ARTINI MASSIMO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/12/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma CORDA EMANUELA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 RIZZO GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 BASILIO TATIANA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 BERNINI PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 TACCONI ALESSIO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 BIANCHI NICOLA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 IANNUZZI CRISTIAN MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 ROMANO PAOLO NICOLO' MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 DELL'ORCO MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 CATALANO IVAN MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 DE LORENZIS DIEGO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 CARIELLO FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 D'INCA' FEDERICO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 CURRO' TOMMASO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 BRUGNEROTTO MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013 D'AMBROSIO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 10/12/2013
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELLA DIFESA
- MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 10/12/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione ILLUSTRAZIONE 10/01/2014 Resoconto FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE RISPOSTA GOVERNO 10/01/2014 Resoconto ALFANO GIOACCHINO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA) REPLICA 10/01/2014 Resoconto FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/12/2013
DISCUSSIONE IL 10/01/2014
SVOLTO IL 10/01/2014
CONCLUSO IL 10/01/2014
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
l'11 ottobre 2013, a 113 chilometri da Lampedusa e a 218 chilometri da Malta una nave peschereccio, carica di profughi siriani tra i quali circa 150 bambini, è affondata in mare rendendo ancora più drammatica e pesante la lista dei morti nel Mediterraneo tra le persone che fuggono dalla guerra e dalla fame;
i dati di massima – essendo una nave che trasportava illegalmente profughi purtroppo la contabilità dei passeggeri non può che essere approssimativa – dicono di almeno 268 annegati, solo 26 corpi recuperati e 212 sopravvissuti. Insomma, ci si trova di fronte ad una delle più gravi tragedie nel Mediterraneo degli ultimi decenni;
nell'inchiesta del giornalista Fabrizio Gatti pubblicata dal settimanale L'Espresso in edicola il 5 dicembre 2013, si ricostruiscono gli eventi che, qualora confermati, metterebbero in luce l'inefficacia del sistema di soccorso e gravi responsabilità nel ritardo con cui si è risposto alla richiesta di aiuto pervenuta a più riprese dall'imbarcazione dei profughi;
secondo la ricostruzione de L'Espresso, infatti, già alle ore 11 dal dottor Mohanad Jammo, primario del reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Aleppo, parte una prima telefonata alla centrale del coordinamento di Roma del comando generale della capitaneria di porto, una struttura della Marina, inquadrata nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti della Guardia costiera. Questa è l'unica chiamata la cui esistenza è smentita dall'ammiraglio Felicio Angrisano e sulla quale le ricostruzioni dei fatti non coincidono con le dichiarazioni del dottor Jammo;
secondo l'ammiraglio Angrisano, infatti, solo alle ore 12,26 dell'11 ottobre 2013 «giunge da apparato telefonico satellitare alla centrale operativa una chiamata fortemente disturbata e a tratti incomprensibile. Dopo cinque minuti di tentativi di comunicare la linea cade. L'esperienza maturata induce comunque a contattare, come già fatto in centinaia e centinaia di casi analoghi, il gestore della rete Thuraya, che ha sede negli Emirati arabi»;
otto minuti dopo, alle ore 12,39, il dottor Jammo richiama e la telefonata prosegue fino alle ore 12,56. La voce è più comprensibile «tanto da permettere – scrive l'ammiraglio Angrisano – di acquisire alcuni elementi, numero e nazionalità delle persone a bordo, luogo di partenza, la presenza di due bambini bisognosi di cure, fornendo per ultimo la posizione dell'unità che con motore fermo, imbarca acqua»;
a bordo ci sono, infatti, diversi feriti da raffiche di mitra sparate da una motovedetta libica che per tutta la notte aveva inseguito la nave dei profughi. Le pallottole hanno forato lo scafo, alcuni passeggeri sono gravemente feriti e il peschereccio comincia a imbarcare acqua;
i profughi siriani erano stati tenuti prigionieri dal 7 al 10 ottobre 2013 in un casolare di Zuwara, in Libia, e da quel porto obbligati a salire a bordo del peschereccio dei fratelli Khaled e Mohamed, noti trafficanti di esseri umani che si sono arricchiti con l'emergenza profughi;
anche ignorando la chiamata delle ore 11, non confermata dall'ammiraglio Angrisano, alle ore 13 c’è ancora tutto il tempo per far partire le motovedette e i pattugliatori da Lampedusa e per interessare la nave Libra della Marina militare italiana – sui cui radar la nave dei profughi è visibile – che, secondo la ricostruzione giornalistica si trovava tra le 27 e le 10 miglia, a mezz'ora di navigazione o poco più dalla nave in difficoltà. Né l'Italia né Malta chiedono il suo intervento. La Marina militare contesta questa ricostruzione sostenendo che alle ore 13,34 la nave Libra si trovasse a 27 miglia dal punto di richiesta del soccorso, insomma a 50 chilometri. Alla velocità massima della nave, 20 nodi, 37 chilometri orari, con il mare calmo di quel giorno, essa avrebbe comunque potuto raggiungere i profughi intorno alle ore 15, in un'ora e mezzo di viaggio;
la Libra arriverà invece solo alle ore 18, perché soltanto dopo l'affondamento della nave dei profughi il coordinamento di Malta chiede alla centrale operativa di Roma il concorso degli italiani;
la cosa più imbarazzante sarebbe però la confusione su chi doveva intervenire tra Malta e l'Italia. Alle ore 13 dell'11 ottobre 2013 era ancora possibile salvare tutti i naufraghi, ma la centrale operativa di Roma rinunciava all'intervento diretto e passava la richiesta di soccorso a Malta nonostante la distanza tra l'isola di Lampedusa e la nave dei profughi sia la metà della distanza tra la stessa e l'isola di Malta;
nel suo resoconto scritto, l'ammiraglio Angrisano sostiene che «l'unità si trova nell'area di responsabilità di Malta e quella centrale di coordinamento viene pertanto interessata alle 13 dalla centrale operativa della Guardia costiera che comunica di aver anche individuato nella zona due navi mercantili, più prossime alle unità dei migranti, rispettivamente a 25 e 70 miglia»;
secondo L'Espresso alle ore 13,34 di quel pomeriggio si nasconderebbe un altro retroscena incredibile. È il momento in cui l'avviso ai naviganti del centro operativo di Roma viene diramato a tutto il mondo: la nota «hydrolant 2545» chiede alle navi in transito di assistere, se possibile, il peschereccio dei profughi: alle navi in transito ma non alla nave Libra;
alle ore 16,22, l'autorità di Malta informa Roma che un proprio aereo ha individuato il peschereccio alla deriva. Alle ore 17,07 sempre da La Valletta avvertono che si è capovolto e chiedono aiuto all'Italia. Soltanto alle ore 17,51 arriva sul posto la prima nave soccorso, il pattugliatore maltese P61. Verso le ore 18 si unisce la Libra ma ormai è troppo tardi –:
se non si ritenga che l'applicazione pedissequa della convenzione di Amburgo nel caso in questione fosse inopportuna tenuto conto della maggiore vicinanza della nave dei profughi all'isola di Lampedusa, nonché della vicinanza della nave Libra che è dotata anche di elicottero a bordo;
perché non siano state impartite – anche alla luce delle ripetute emergenze in quel tratto di mare in quei drammatici giorni – precise istruzioni al coordinamento di Roma del comando generale delle capitanerie di porto, struttura della Marina, inquadrata nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da cui dipende l'attività della Guardia costiera, affinché le richieste di soccorso fossero immediatamente diramate alle unità dislocate a Lampedusa e in pattugliamento in quel tratto di mare;
quali siano le ragioni per le quali nella nota «hydrolant 2545» si sia richiesto il soccorso alle navi in transito e non si sia più opportunamente ordinato alla nave Libra di recarsi immediatamente sul luogo;
se si sia riscontrata una prassi della Marina libica di usare le armi contro le navi che trasportano profughi e quali istruzioni siano state impartite ai marinai libici – attesi i vari trattati di addestramento e cooperazione militare ancora in vigore tra le forze armate italiane e quelle libiche – in merito al soccorso in mare dei migranti in difficoltà e nei campi di «smistamento» degli stessi collocati in terraferma.
(2-00330) «Artini, Corda, Rizzo, Frusone, Tofalo, Basilio, Paolo Bernini, Manlio Di Stefano, Di Battista, Spadoni, Grande, Tacconi, Del Grosso, Sibilia, Scagliusi, Nicola Bianchi, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Liuzzi, Dell'Orco, Catalano, De Lorenzis, Castelli, Caso, Cariello, D'Incà, Currò, Brugnerotto, Sorial, D'Ambrosio».
SIGLA O DENOMINAZIONE:ISOLA DI LAMPEDUSA
EUROVOC :nave
Libia
peschereccio
cooperazione militare
profugo
sorveglianza marittima
marina militare
flottiglia peschereccia
migrante