ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01570

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 772 del 03/04/2017
Abbinamenti
Atto 1/00293 abbinato in data 03/04/2017
Atto 1/01437 abbinato in data 03/04/2017
Atto 1/01494 abbinato in data 03/04/2017
Atto 1/01511 abbinato in data 03/04/2017
Atto 1/01567 abbinato in data 03/04/2017
Atto 1/01568 abbinato in data 03/04/2017
Firmatari
Primo firmatario: PALESE ROCCO
Gruppo: MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Data firma: 03/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALTIERI TRIFONE MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
BIANCONI MAURIZIO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
CAPEZZONE DANIELE MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
CHIARELLI GIANFRANCO GIOVANNI MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
CIRACI' NICOLA MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
CORSARO MASSIMO ENRICO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
DISTASO ANTONIO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
FUCCI BENEDETTO FRANCESCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
LATRONICO COSIMO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017
MARTI ROBERTO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI 03/04/2017


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 03/04/2017
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 03/04/2017
Resoconto POLVERINI RENATA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 03/04/2017

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/04/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 03/04/2017

Atto Camera

Mozione 1-01570
presentato da
PALESE Rocco
testo di
Lunedì 3 aprile 2017, seduta n. 772

   La Camera,
   premesso che:
    nonostante i progressi registrati in questi anni a livello globale, l'Hiv continua a rappresentare un serio problema di sanità pubblica. Nel 2015, secondo quanto riferito dall'Organizzazione mondiale della sanità in occasione dell'edizione 2016 della Giornata mondiale contro l'Aids – World Aids Day 2016 –, che ogni anno si svolge il 1o dicembre, l'epidemia globale di infezioni da Hiv e Aids ha registrato una battuta d'arresto rispetto agli ultimi 20 anni. In particolare, emerge come i programmi di prevenzione abbiano portato a una riduzione del numero annuale di nuove infezioni da Hiv (2,1 milioni nel 2015), con una riduzione nell'incidenza del 35 per cento rispetto al 2000;
    è stata registrata una diminuzione del numero di decessi per cause correlate all'Hiv, circa 1,1 milioni nel 2015, con una flessione del 45 per cento rispetto al 2005, grazie alla diffusione delle terapie antiretrovirali;
    per far fronte alla diffusione dell'Hiv, le Nazioni Unite, attraverso la rete Unaids, promuovono fin dal 2014 la strategia « Fast Track» che mira a raggiungere l'obiettivo globale – espresso nei Sustainable Development Goals – di eliminare l'Aids entro il 2030 (End Aids 2030);
    nell'ambito del semestre di Presidenza maltese del consiglio dell'Unione europea, nel gennaio 2017, è stata organizzata, in collaborazione con l’European Centre for Disease Prevention and Control, Ecdc, una conferenza sull'Hiv, in cui esperti provenienti da tutti gli Stati dell'Unione hanno discusso le strategie comuni necessarie per raggiungere l'obiettivo di End Aids 2030;
    in tale contesto, l'Ecdc ha reso pubblico un documento contenente risultati e gap della strategia europea, nonché le modalità con cui i singoli Paesi dell'Unione europea e dello Spazio economico europeo (Ue/See) hanno dato attuazione agli impegni previsti dalla carta di Dublino sull'alleanza per combattere l'Aids in Europa e nell'Asia Centrale. Va ricordato che, nel 2004, gli Stati europei e dell'Asia centrale tennero la conferenza «Breaking the Barriers – Partnership to fight HIV/AIDS in Europe and Central Asia» che si concluse con la Dichiarazione di Dublino, nella quale i partecipanti si impegnarono a predisporre ed attuare azioni politiche volte a contrastare l'epidemia nell'intera regione;
    l'Hiv rimane un problema significativo di sanità pubblica nei 31 Paesi dell'Unione europea e dello Spazio economico europeo: nel 2015 sono stati diagnosticati 29.747 nuovi casi di infezione da Hiv negli Stati Ue/See e il tasso di nuove infezioni non risulta in significativo declino nell'ultimo decennio (da 6.6 su 100.000 abitanti nel 2006 a 6.3 su 100.000 abitanti nel 2015). Si stima che siano circa 810.000 le persone che vivono con l'Hiv negli Stati Ue/See (lo 0,2 per cento della popolazione adulta), con forti differenze fra paesi e fra tipologie di categorie a rischio. Nel 2015 il tasso di nuove infezioni è stato maggiore nella popolazione maschile (9.1 su 100.000) che in quello femminile (2.6 su 100.000). La trasmissione per via sessuale rimane ancora la maggior causa delle nuove infezioni registrate nei Paese Ue/See. In particolare, continua a registrarsi un incremento dei casi di infezione dovuti a rapporti omosessuali maschili: nel 2015, il 42 per cento di tutti i casi riportati nei Paesi Ue/See riguardano rapporti omosessuali fra uomini e in 15 Stati tale percentuale supera il 50 per cento delle nuove diagnosi. Tale categoria a rischio risulta la sola a non registrare un declino nel numero di nuove infezioni nel corso dell'ultima decade. Il 32 per cento delle nuove diagnosi sono invece attribuite a rapporti eterosessuali, con significative variazioni percentuali fra i diversi Stati membri, in calo rispetto alle precedenti rilevazioni;
    i nuovi casi di Hiv diagnosticati fra migranti non provenienti da Paesi Ue/See ammontano, complessivamente, al 22 percento, con significative variazioni fra gli Stati membri. Mentre si registra una diminuzione di casi diagnosticati in migranti provenienti da Paesi con alti tassi di infezione da Hiv, risultano evidenze di un aumento del rischio di acquisizione dell'infezione in sotto gruppi di popolazioni migranti dopo il loro arrivo nei Paesi Ue/See;
    tra il 2006 e il 2015 il numero di casi di Hiv registrati negli Stati Ue/See legati ad iniezioni di sostanze stupefacenti ha registrato un costante declino, attestandosi attualmente al 4 per cento del totale delle nuove diagnosi nel 2015. Tale dato riflette gli sforzi e gli investimenti messi in campo da molti Paesi in politiche di riduzione del danno. Tuttavia, lo scambio di siringhe infette rimane ancora un'importante via di trasmissione dell'Hiv in diversi Stati e un potenziale fattore di rischio: in quattro Paesi, un quarto e più dei nuovi casi registrati sono, infatti, correlati a tale pratica;
    virtualmente, eliminate nell'area Ue/See, invece, sono le nuove infezioni dovute alla trasmissione madre-figlio durante la gravidanza (inferiori all'1 per cento/anno) e alle trasfusioni;
    complessivamente, i dati indicano che, nei Paesi Ue/See, i casi di infezione vengono trattati precocemente ed efficacemente (circa 9 pazienti Hiv positivi su 10 sono virologicamente soppressi), tuttavia 1 persona su 6 dell'Ue/See non ha ancora scoperto di essere sieropositivo, con evidenti conseguenze sul rischio di trasmettere l'infezione. Ancora eccessivamente alto risulta il numero dei casi rilevati tardi: nel 2015, basandosi sulle informazioni disponibili relative alla conta dei CD4, è stato calcolato che il 47 per cento dei soggetti presentava, al momento della diagnosi, una conta di CD4 inferiore a 350/mm3;
    il numero di Paesi che iniziano terapie antiretrovirali (Art), indipendentemente dal conteggio delle cellule CD4 è cresciuto da quattro nel 2014 a 24 nel 2016, tuttavia, sulla base dei dati provenienti da 25 Paesi, risulta che il 17 per cento di persone con Hiv non ricevono terapie antiretrovirali (a causa dell'applicazione di protocolli terapeutici obsoleti, ostacoli normativi, carenza di risorse, fattori culturali). In particolare, va segnalata la situazione dei migrati illegali, per i quali più della metà degli Stati Ue/See non prevede l'accesso ai trattamenti;
    per quanto attiene ai casi di Aids conclamati e alle morti da Aids, i dati della relazione segnalano una continua diminuzione nell'area: nel 2015 i casi di Aids registrati sono stati 3.754, rispetto agli 8.465 del 2006, mentre il numero dei decessi è sceso dai 2.608 del 2006 agli 885 del 2015;
    quello che emerge dal rapporto è, tuttavia, la necessità di aumentare le risorse per le azioni di prevenzione e cura dell'infezione: due su tre Stati dell'area Ue/See riportano, infatti, che i fondi a disposizione non sono sufficienti a ridurre il numero delle nuove infezioni da Hiv. Interventi mirati su gruppi a rischio, comprese campagne di promozione all'uso e di distribuzioni di profilattici, iniziative informative per promuovere corretti stili comportamentali, profilassi pre-esposizione (PrEP) e politiche di riduzione del danno per soggetti tossicodipendenti, rimangono ancora troppo esigui in molti Paesi per poter produrre risultati apprezzabili. L'elevata percentuale di soggetti con Hiv che non conoscono il proprio stato o che ottengono tardi una diagnosi, riflette una carenza nella diffusione dei test, falle nella strutturazione dei servizi e difficoltà nel raggiungere le categorie maggiormente a rischio;
    in Italia, in base ai dati pubblicati dall'Istituto, superiore di sanità, nel 2015 si sono registrate 3.444 nuove diagnosi di infezione da Hiv, con una incidenza di 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti, con un lievemente calo di nuove infezioni rispetto ai tre anni precedenti per tutte le modalità di trasmissione, tranne che per i maschi che fanno sesso con maschi (MSM);
    per quanto attiene le modalità di trasmissione, i dati 2015 indicano come sia prevalente la via dei rapporti eterosessuali (44,9 per cento), seguita dai rapporti tra maschi che fanno sesso con maschi (40,7 per cento) e dai consumatori di sostanze stupefacenti per via iniettiva (3,2 per cento);
    anche nel nostro Paese si registra la tendenza dell'ultimo decennio all'aumento – dal 20,5 per cento del 2006 al 74,5 per cento del 2015 – del numero di persone che giungono alla diagnosi già in stadio di Aids. Complessivamente si stima che il numero di persone con infezione da Hiv/Aids sia pari a circa 130 mila, dei quali almeno 12.000-18.000 siano «inconsapevoli» di avere il virus, con grave pericolo per la propria salute e rischio per i propri partner sessuali; il 20 marzo 2017 il Ministero della salute ha inviato alle regioni, ai fini della firma dell'intesa in materia di interventi contro l'Hiv e l'Aids in sede di Conferenza Stato-regioni, il Piano nazionale Hiv-Aids per il triennio 2017-2019 che ha l'obiettivo di ottenere, nell'ambito di un più generale allineamento delle politiche italiane, con l’«action plan» dell'Organizzazione mondiale della sanità e dell'Unione europea, l'incremento dei casi diagnosticati e mantenuti in cura fino al raggiungimento del 90 per cento delle persone che vivono con Hiv/Aids (Plwha); l'attivazione di un percorso diagnostico terapeutico definito in almeno l'80 per cento dei Centri clinici deputati all'assistenza alle persone con Hiv/Aids; il mantenimento di livelli di viremia tali da restare al di sotto del 5 per cento i fallimenti virologici/anno; la riduzione a meno del 5 per cento della perdita di contatto, da parte dei centri clinici, con i pazienti seguiti;
    il dimezzamento delle diagnosi tardive: un piano che miri ad essere effettivamente efficace necessita, innanzitutto, di azioni di prevenzione che, basate sulle evidenze scientifiche, oltre a comprendere le campagne di informazione, l'impiego degli strumenti di prevenzione e gli interventi finalizzati alla modifica dei comportamenti, estendano l'uso delle terapie antiretrovirali (Arv) come prevenzione;
    l’«aggancio» di soggetti e categorie a rischio, a cominciare dal mondo giovanile, deve rivestire un aspetto centrale della strategia d'intervento e una particolare attenzione deve riguardare i migranti e, complessivamente, le comunità straniere risiedenti in Italia; contestualmente, sarà necessario intervenire contro quei fenomeni di stigmatizzazione ed emarginazione che ancora colpiscono le persone con questa malattia;
    il 5 per cento della popolazione carceraria italiana risulta affetta da Hiv, il 6,5 per cento ha l'epatite B ed il 25 per cento l'epatite C. Controlli specifici, prevenzione e cura assumono quindi un significato di assoluto rilievo, anche in considerazione del rischio di ulteriore diffusione nella popolazione, una volta che i detenuti affetti dalle patologie riassumono la libertà al termine del periodo di carcerazione;
    seppure il numero annuale conosciuto di nuovi casi di Hiv risulti in calo rispetto ad un recente passato, non si può sottostimare la circostanza che, oggi, l'attesa di vita per i sieropositivi è sensibilmente allungata, determinando una forte crescita nella domanda di cure continue, che accompagnano tutta la vita del paziente;
    è radicalmente cambiata la morfologia di formazione della malattia: se a metà degli anni ‘80 la principale modalità di trasmissione era rappresentata dalla tossicodipendenza per via venosa (76,2 per cento nel 1985, ora calata al 4,5 per cento) oggi, sono sensibilmente aumentati i casi attribuibili a trasmissione sessuale;
    dati recenti indicano che, al momento della diagnosi di infezione da Hiv, la gran parte dei casi risulta già in fase avanzata di malattia, a dispetto della necessità iniziare il trattamento di cura il più precocemente possibile;
    se attivato tempestivamente, infatti, è dimostrato che il trattamento è stato in grado di ridurre del 53 per cento lo sviluppo di Aids o patologie correlate, abbattendo la mortalità del 70 per cento;
    il costo medio a carico dello Stato, per la cura, è di circa 8.000 euro annui per paziente,

impegna il Governo:

1) ad assumere tutte le iniziative volte a sviluppare efficaci progetti di informazione e prevenzione delle infezioni da Hiv/Aids e delle patologie sessualmente trasmissibili, rivolte ai giovani, con il coinvolgimento attivo delle istituzioni scolastiche, alle fasce sociali più vulnerabili e alle categorie a rischio;
2) a predisporre, coinvolgendo le comunità straniere residenti in Italia, specifiche campagne informative e di prevenzione rivolte agli stranieri presenti nel nostro Paese;
3) a promuovere, a cominciare dalle scuole, campagne contro la discriminazione sociale dei soggetti che hanno contratto l'infezione;
4) a rilanciare, attualizzandole, le campagne informative e di prevenzione delle infezioni da Hiv e Aids rivolte ai soggetti tossicodipendenti, anche in relazione ai preoccupanti dati che indicano un considerevole aumento dell'uso di eroina soprattutto fra gli adolescenti;
5) ad assumere iniziative volte ad allocare adeguate risorse finanziarie nei programmi volti ad incentivare l'esecuzione dei test Hiv, ad estendere la profilassi pre-esposizione (PrEP) e l'uso delle terapie antiretrovirali (Arv) come prevenzione; ad assumere iniziative per implementare l'assistenza domiciliare alle persone con Hiv/Aids, compresi interventi volti a lenire le conseguenze sociali ed economiche dell'infezione;
6) a valutare l'ipotesi di richiedere la rinegoziazione del prezzo dei farmaci anti Hiv per la sola popolazione carceraria, che rappresenta però una vera «bomba virologica» sia per i tassi di promiscuità, che per i tassi di prevalenza doppi rispetto ai numeri del Paese e coinfezioni da Hiv, Hcv;
7) a valutare l'opportunità, nel caso in cui le aziende produttrici dei farmaci anti Hiv non addivenissero ad un accordo negoziale, di poter ricorrere all'acquisto all'estero di farmaci così come previsto dalla recente circolare del Ministro della salute n. 3251 del 23 marzo 2017, che fornisce le istruzioni operative in merito all'applicazione del decreto ministeriale 11 febbraio 1997 per le modalità di importazione di specialità medicinali registrate all'estero;
8) a valutare l'opportunità di prevedere, con riferimento alla profilassi pre-esposizione (PrEP), modalità specifiche di intervento da utilizzare ai fini di una più completa attività preventiva.
(1-01570) «Palese, Altieri, Bianconi, Capezzone, Chiarelli, Ciracì, Corsaro, Distaso, Fucci, Latronico, Marti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

prevenzione delle malattie

AIDS