ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01486

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 729 del 24/01/2017
Abbinamenti
Atto 1/01463 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01475 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01476 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01477 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01478 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01479 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01480 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01483 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01484 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01485 abbinato in data 24/01/2017
Atto 1/01487 abbinato in data 24/01/2017
Firmatari
Primo firmatario: GIGLI GIAN LUIGI
Gruppo: DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Data firma: 24/01/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CAPELLI ROBERTO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 24/01/2017
FAUTTILLI FEDERICO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 24/01/2017
FITZGERALD NISSOLI FUCSIA DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 24/01/2017
MARAZZITI MARIO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 24/01/2017
SBERNA MARIO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 24/01/2017
DELLAI LORENZO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 24/01/2017


Stato iter:
24/01/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 24/01/2017
Resoconto FARAONE DAVIDE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 24/01/2017
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 24/01/2017
Resoconto FARAONE DAVIDE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 24/01/2017
Resoconto PETRENGA GIOVANNA FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto BINETTI PAOLA MISTO-UDC
Resoconto GIGLI GIAN LUIGI DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto FAENZI MONICA SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE
Resoconto VARGIU PIERPAOLO CIVICI E INNOVATORI
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto CALABRO' RAFFAELE AREA POPOLARE-NCD-CENTRISTI PER L'ITALIA
Resoconto NICCHI MARISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GULLO MARIA TINDARA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto D'INCECCO VITTORIA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 24/01/2017
Resoconto FARAONE DAVIDE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 24/01/2017

DISCUSSIONE IL 24/01/2017

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 24/01/2017

ACCOLTO IL 24/01/2017

PARERE GOVERNO IL 24/01/2017

APPROVATO IL 24/01/2017

CONCLUSO IL 24/01/2017

Atto Camera

Mozione 1-01486
presentato da
GIGLI Gian Luigi
testo di
Martedì 24 gennaio 2017, seduta n. 729

   La Camera,
   premesso che:
    l'allungamento della speranza di vita della popolazione generale è coinciso largamente con la capacità della medicina di controllare le malattie infettive, prevenendo le epidemie e la mortalità per infezioni sporadiche e permettendo il miglioramento della mortalità materno-infantile, le possibilità d'intervento in chirurgia, lo sviluppo della medicina dei trapianti e della assistenza in terapia intensiva, la sopravvivenza del paziente oncologico e di quello immunodepresso;
    il controllo delle malattie infettive si è storicamente prodotto in virtù delle vaccinazioni e dell'antibioticoterapia;
    oggi le vaccinazioni subiscono una crisi di fiducia, mentre l'arma farmacologica viene progressivamente spuntata dal diffondersi del fenomeno della resistenza agli antibiotici;
    la resistenza al trattamento farmacologico è un problema generale della medicina, riguardando, ad esempio, anche la chemioterapia oncologica, il trattamento delle epilessie e quello della depressione. In questi casi, tuttavia esso è legato principalmente alle differenti caratteristiche genetiche all'interno della popolazione;
    diverso e molto più preoccupante è il fenomeno della resistenza al trattamento delle malattie infettive. Per queste ultime, infatti, un ruolo ben più importante della genetica umana è giocato dalla genetica dei microrganismi, in particolare dei batteri;
    questi, infatti, si riproducono a un ritmo talmente veloce da rendere più facile la comparsa nelle generazioni successive di mutazioni genetiche capaci di rendere il batterio resistente alla antibioticoterapia. Fleming, lo scopritore della penicillina, nel discorso tenuto alla consegna del premio Nobel, anticipò la possibilità dell'antibiotico-resistenza come un fenomeno evolutivo inevitabile;
    alcuni batteri, infatti» sviluppano l'abilità di neutralizzare antibiotici in maniera spontanea, in seguito alla mutazione casuale del proprio materiale genetico. In altri casi, batteri non patogeni portatori del gene di resistenza sono in grado di trasmettere il gene stesso a batteri patogeni che, a loro volta, svilupperanno così la resistenza;
    nello stesso discorso, tuttavia, Fleming mostra di aver intuito la possibilità che l'uso scorretto di antibiotici potesse velocizzarne lo sviluppo e la diffusione;
    infatti, l'esposizione ad antibiotici può indurre una vera e propria selezione naturale tra i batteri. Durante un trattamento con antibiotici può capitare che i batteri più sensibili vengano eliminati, ma, se anche un solo batterio fosse in grado di sopravvivere e moltiplicarsi, esso potrebbe dare vita ad un intero ceppo batterico resistente;
    le cause maggiori risiedono purtroppo nell'uso inappropriato ed eccessivo della antibiotico terapia in ambito medico e in ambito veterinario;
    come previsto da Fleming, nell'uomo lo sviluppo dell'antibiotico-resistenza è causato principalmente dall'utilizzo eccessivo e inappropriato di antibiotici, come si realizza ad esempio per non aver effettuato i test di sensibilità, per l'utilizzazione di farmaci a largo spettro, nei casi di prescrizione in presenza di un'infezione virale (come un semplice raffreddore o l'influenza), di utilizzi inappropriati in termini di frequenza, dosi e durata del trattamento, di «autoprescrizione», quando al paziente resta in casa una confezione del medicinale;
    nell'animale, sin dagli anni ’50, gli antibiotici utilizzati nel settore veterinario sono stati un mezzo per il controllo delle malattie infettive. Questi prodotti hanno importanza fondamentale non solo per il benessere dell'animale, ma anche per garantire la produzione di alimenti non contaminati, soprattutto in contesti legati agli allevamenti intensivi dove il propagarsi di infezioni costituisce un grave problema per la salute dei consumatori e un importante danno economico per i produttori;
    spesso, tuttavia, la somministrazione di antibiotici negli allevamenti non avviene per scopi terapeutici, ma è finalizzata ad ottenere una crescita più rapida dell'animale. La promozione della crescita mediata da antibiotici somministrati nel mangime, avviene tramite alterazioni del microbioma intestinale dell'animale, con conseguente migliore digestione e miglior assorbimento metabolico di nutrienti. Questo processo favorisce lo sviluppo dell'antibiotico resistenza negli allevamenti, e attraverso il consumo di prodotti animali, il suo trasferimento dall'animale all'uomo. Inoltre, gli allevamenti intensivi fanno largo uso di antibiotici per prevenire il propagarsi di infezioni e patologie tra gli animali;
    lo sviluppo dell'antibiotico-resistenza è favorito, dunque, dalle cattive condizioni igieniche degli allevamenti, dal diffondersi di allevamenti intensivi, dal ricorso ad antibiotico terapie di massa a fini preventivi, piuttosto che curativi, per specifiche patologie dall'utilizzazione di antibiotici per favorire l'assorbimento di fattori nutritivi e la crescita dell'animale, mentre il problema dell'uso improprio di antibiotici incomincia, infine, ad interessare lo stessa produzione agricola;
    negli ultimi settantanni il continuo sviluppo di antibiotici ha permesso di curare moltissime malattie che in passato erano letali: colera, tifo e tubercolosi, ad esempio. Ci si sta tuttavia avvicinando alla fine della medicina moderna e all'inizio di un'era post-antibiotica, durante la quale infezioni comuni o ferite minori che sono state curate per decenni potrebbero tornare nuovamente a uccidere;
    si aprirebbe allora uno scenario apocalittico. Ciò equivarrebbe, infatti, a tornare all'epoca in cui le infezioni non avevano nemici in grado di combatterle, cioè a una condizione in cui le infezioni sfuggono alle anni della medicina moderna per divenire intrattabili. Dal punto di vista sanitario, il mondo si troverebbe a essere riportato al periodo precedente alla seconda guerra mondiale;
    tutto questo a causa della diffusione di superbatteri (detti anche «Superbugs») che hanno sviluppato antibiotico-resistenza, definita dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come «resistenza di batteri ad uno specifico antibiotico che originalmente era efficace per il trattamento di infezioni causate dagli stessi»;
    i superbatteri rappresentano una concreta minaccia globale e una delle più urgenti sfide per la salute pubblica mondiale, come più volte ricordato dall'OMS, dalle istituzioni europee e da quelle italiane, al punto tale che nel 2008 il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha deciso di lanciare una giornata europea di Public Awareness, da celebrare il 18 Novembre, dedicata a sensibilizzare pubblico generale e operatori sanitari sull'uso prudente degli antibiotici e sul problema della resistenza agli antibiotici;
    a distanza di oltre otto anni dalla prima giornata degli antibiotici, purtroppo, le notizie sul fronte dell'evoluzione dell'antibiotico-resistenza non sono buone. Il fenomeno è in aumento ed è ormai globale, cioè interessa sia Paesi industrializzati che Paesi in via di sviluppo, come si evidenzia da un recente rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità;
    l'abuso di antibiotici ha creato ceppi di batteri resistenti al trattamento, portando così infezioni comuni, curate efficacemente da decenni, a essere nuovamente letali per i soggetti che hanno appunto sviluppato la resistenza. Basti pensare che nel 2012 sono stati accertati circa 450.000 nuovi casi di tubercolosi resistente ad antibiotici e che circa 170.000 persone sono morte per questa infezione considerata ormai debellata da anni;
    questi batteri antibiotico-resistenti possono velocemente diffondersi in contesti sociali ravvicinati (tra membri della famiglia, compagni di scuola, colleghi di lavoro e altro), minacciando la comunità con un nuovo ceppo di malattie infettive che non solo sono più difficili da curare, ma anche più costose per la sanità pubblica;
    la resistenza agli antibiotici è divenuta un'emergenza di sanità pubblica, che determina aumento della spesa sanitaria, allungamento dei tempi di degenza, fallimenti terapeutici e aumento della mortalità. Senza antibiotici efficaci, la medicina moderna rischia di tornare indietro a un'epoca pre-antibiotica, in cui le infezioni rappresentavano la prima causa di morte ed interventi o terapie complesse erano impensabili. Rischia di precipitare indietro anche la medicina dei trapianti e la gestione del paziente oncologico;
    il «report della sorveglianza Europea EARS-Net», al quale l'Italia partecipa con i dati della sorveglianza AR-ISS, coordinata dall'Istituto superiore di sanità, puntualmente descrive l'aumento di resistenza, soprattutto negli enterobatteri: a livello europeo continua ad aumentare la resistenza ai fluorochinoloni e alle cefalosporine di 3a generazione in escherichia coli e la resistenza alle cefalosporine di 3a generazione in Klebsiella pneumoniae. Inoltre, si nota a livello europeo un incremento della resistenza ai carbapenemi in Klebsiella. Di questo aumento l'Italia è in gran parte responsabile insieme alla Grecia e, in misura minore, Cipro e Romania. Per comprendere l'estensione e la velocità di propagazione del fenomeno della resistenza ai carbapenemi in Italia, basta pensare che nel 2008 meno dell'1 per cento delle Klebsielle era resistente. La percentuale è diventata del 15 per cento nel 2010, 29 per cento nel 2012 e 35 per cento nel 2013. I carbapenemi sono antibiotici di ultima risorsa, dei veri salvavita per infezioni già resistenti alla maggior parte degli antibiotici disponibili. Resistenza ai carbapenemi vuol dire mortalità in eccesso di almeno il 30 per cento percentuale che sale in caso di pazienti particolarmente fragili;
    la resistenza verso i carbapenemi lascia scarse o nulle possibilità terapeutiche: una alternativa è rappresentata da un vecchio antibiotico, la colistina. Ma le Klebsielle resistenti ai carbapenemi stanno diventando resistenti anche alla colistina in una proporzione allarmante. Questi batteri resistenti a tutti o quasi gli antibiotici disponibili sono presenti in tutte le aree geografiche del nostro Paese e in tutti i tipi di strutture di degenza, sia ospedali per acuti che lungo degenti e residenze assistenziali per anziani, in controllo della loro diffusione è difficile, perché molti pazienti sono portatori asintomatici e possono trasmettere i batteri ad altri pazienti;
    un altro problema importante per l'Italia è l'acinetobacter multiresistente, cioè resistente a fluorochinoloni, aminoglicosidi e carbapenemi, che in Italia rappresenta più del 50 per cento degli Acinetobacter isolati. Anche per lo stafilococco aureo resistente alla meticillina (MRSA) la percentuale di resistenza in Italia rimane sempre critica (intorno al 35 per cento), mentre molti Paesi europei sono riusciti a riportare la resistenza a livelli più bassi;
    il 16 novembre 2015, in occasione dell’European Antibiotic Awareness Day, sono stati resi noti i risultati dell'indagine effettuata dall’European Centre for Disease Control and Prevention (Ecdc) sull'andamento dei consumi di antibiotici in Europa; da questi risultati si evidenza che continua a crescere nell'Unione europea il ricorso agli antibiotici, nonostante il fenomeno sia all'origine dell'aumento di forme resistenti, particolarmente insidiose, mentre la «fotografia» mostra come l'Italia sia fra i primi Paesi per consumo, anche se il record assoluto spetta alla Grecia;
    l'indagine rileva come nel periodo 2010-14 il consumo generale di antibiotici nelle comunità (fuori dagli ospedali) mostri in Europa un trend in aumento «in modo significativo», con persistenti variazioni fra Paese e Paese. Il trend è in aumento anche nel caso dei consumi di questi medicinali in ospedale;
    secondo l'indagine, basata sui dati della sorveglianza Esac-Net, nell'Unione europea nel 2014 il consumo medio di questi farmaci fuori dagli ospedali è stato pari a 21,6 dosi al giorno ogni mille abitanti, ma oscilla da 10,6 dosi in Olanda a 34,1 in Grecia. In questa classifica l'Italia – con 27,8 dosi – si piazza al quinto posto, dietro Romania (seconda), Francia e Belgio;
    se la Gran Bretagna mostra un trend significativamente in aumento, questo cala in modo deciso nel periodo 2010-2014 a Cipro e in Svezia. Quanto alle confezioni consumate, si va da una per mille abitanti al di in Svezia a ben 4,6 in Francia. La media europea è di 3,1 confezioni per mille abitanti al giorno, «stabile» dunque, secondo gli esperti. Ma con una riduzione significativa in Danimarca, Lussemburgo, Slovenia, Spagna e Svezia negli anni esaminati. In Italia i dati indicano 3,70 confezioni per mille abitanti al giorno, senza variazioni significative;
    come negli anni precedenti, spiega il rapporto, le penicilline sono l'antibiotico più utilizzato in tutti i Paesi, e oscillano dal 32 per cento del totale in Germania al 67 per cento in Slovenia. Le cefalosporine oscillano dallo 0,2 per cento in Danimarca al 21 per cento in Slovacchia, mentre i macrolidi dal 5 per cento in Svezia al 27 per cento in Slovacchia;
    quanto all'uso sistemico a livello ospedaliero, nel 2014 si va da una dose al giorno per mille abitanti in Olanda a 2,6 dosi in Finlandia. La media europea è di 2 dosi, e ancora una volta l'Italia si piazza fra le «peggiori della classe» con 2,2 dosi al giorno ogni mille abitanti;
    si può dunque dire che malgrado la comunità scientifica internazionale e le istituzioni preposte alla tutela della salute abbiano lanciato l'allarme sullo sviluppo di resistenze antimicrobiche da molto tempo, dando vita anche a campagne di comunicazione, con l'obiettivo di richiamare la popolazione generale e gli operatori sanitari a utilizzare questi farmaci in maniera più prudente ed appropriata, la percezione pubblica del fenomeno, a livello globale, resta ancora piuttosto limitata;
    pochi mesi or sono, il 10 maggio 2016, l'AIFA ha comunicato i dati raccolti dall'Osservatorio sull'impiego dei medicinali (OsMed) dell'Agenzia, che certificano un rallentamento della spesa e dei consumi registrati per questa categoria. Limitando l'analisi all'ultimo quinquennio, si può osservare che nel 2010 la spesa era pari a 14,5 euro pro-capite, mentre nel 2015 è passata a 10,8 euro, con una variazione media annua del –5,7 per cento. Anche i consumi, nello stesso lasso di tempo, sono diminuiti. Nel 2010 ogni mille abitanti venivano somministrate a carico del Servizio sanitario nazionale 24,6 dosi di antibiotici, mentre nel 2015 ne sono state erogate 23,0 dosi. La variazione media annua dei consumi è stata pari al –1,3 per cento;
    per quanto si tratti di numeri che indicano una tendenza positiva, essi non sono certo sufficienti. Uno dei problemi più annosi è certamente costituito dal «gradiente Nord-Sud», che vede le regioni del meridione consumare un numero significativamente superiore di dosi, senza alcuna giustificazione dal punto di vista epidemiologico. La variabilità regionale vede realtà di eccellenza, come la Liguria (16,2 dosi giornaliere ogni mille abitanti) e la provincia autonoma di Bolzano (14,4 dosi giornaliere ogni mille abitanti), e contesti che fanno più fatica a ridurre i consumi come la Campania (32,7 DDD/1000 ab die), la Puglia (30,3 DDD/1000 ab die) e la Calabria (28,4 DDD/1000 ab die);
    nel cercare di ridurre il divario esistente tra le regioni italiane, occorre però guardare con interesse alle esperienze di altri Paesi europei che fanno registrare un consumo inferiore di antibiotici;
    un esempio particolare, ma significativo, viene dalle esperienze nell'ambito del consumo di antibiotici residui. I Paesi Bassi, che rappresentano la realtà europea maggiormente virtuosa nel campo dell'antibiotico-resistenza, hanno ottenuto importanti risultati semplicemente con un differente sistema di confezionamento dei farmaci, che consente di preparare dosi unitarie e pacchetti personalizzati. Lo studio ARNA, finanziato dall'Unione europea e condotto da un team di ricerca olandese, ha concluso infatti che una delle principali cause del fenomeno dell'automedicazione con antibiotici sono i cosiddetti left-overs, ovvero quelle dosi che superano il numero di quelle prescritte dal medico curante e che rimangono nella disponibilità dei pazienti;
    lo studio ha effettuato una survey in sette Paesi europei, tra cui l'Italia, e nel dettaglio, su 9.313 pazienti italiani intervistati, il 9 per cento ha affermato di utilizzare gli antibiotici senza ricorrere ad una prescrizione medica e di questi l'87 per cento le rimanenze di confezioni di antibiotico disponibile tra famiglia e parenti;
    anche in campo veterinario si sta cercando di coordinare gli sforzi su scala internazionale. Il 6 maggio 2013 la Commissione europea ha presentato il pacchetto di riforme « Smarter Rules for Safer Foods». Tra gli obiettivi di questo pacchetto vi è in primis quello di fare della sicurezza alimentare un fattore chiave nella lotta alla resistenza agli antibiotici. In pratica, lo scopo è di regolamentare i controlli, garantendo maggior sorveglianza su alimenti e mangimi;
    inoltre, per permettere controlli serrati e repentini, entra in gioco con un ruolo fondamentale la ricerca biotecnologica. È, infatti, necessaria la continua messa a punto di nuove tecniche e la scoperta di marcatori biologici per la rilevazione dell'uso illecito di antibiotici o ormoni della crescita. Ad esempio, un recente studio dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte ha scoperto un marcatore in grado di identificare la presenza di una specifica proteina nel plasma delle mucche in seguito ad una somministrazione illecita di antibiotico;
    la necessità di aumentare i controlli sugli alimenti non riguarda solo i cibi di origine animale, ma anche quelli di origine vegetale. Basti ricordare l'epidemia dovuta a germogli vegetali risultati contaminati con una variante mai identificata prima di Escherichia coli (Escherichia coli Enteroemorragica (Ehec)) che, nel maggio del 2011, ha fatto tremare la Germania in primis e successivamente l'intera Europa. L'epidemia ha coinvolto oltre 3950 persone con 53 decessi, in 13 Paesi guadagnando il secondo posto nella classifica delle intossicazioni alimentari europee dopo la diffusione del morbo della mucca pazza. Questa variante di E.coli così risultò particolarmente resistente agli antibiotici, causando nei soggetti infetti sindrome emolitico uremica (SEU) e diarrea emorragica;
    da ultimo, un problema che si somma all'inadeguato utilizzo di antibiotici è il disinteresse crescente da parte delle industrie farmaceutiche nell'investire nella ricerca e sviluppo di nuovi farmaci contro le infezioni. Gli antibiotici sono poco redditizi, poiché da assumere con cautela e solo per pochi giorni, a differenza, ad esempio di farmaci per curare malattie croniche, per le quali è necessario assumere farmaci per tempi molto lunghi. Sono pochi i Governi che si stanno mobilitando per risolvere questo problema, ma è significativo che l'amministrazione del presidente Obama avesse deciso di combattere la crescita dell'antibiotico resistenza e delle infezioni anche grazie all'attuazione di un piano quinquennale, per un costo di 1,2 miliardi di dollari;
    così come è significativo che, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2016, in occasione della riunione ad alto livello sulla resistenza agli antimicrobici, 13 tra le principali aziende biofarmaceutiche abbiano presentato una roadmap da implementare entro il 2020 per ridurre la resistenza agli antimicrobiotici, tra cui gli antibiotici. Si tratta di quattro punti che riflettono l'intenzione di contribuire attivamente allo sforzo globale per affrontare la resistenza antimicrobica. Nello specifico, questo gruppo di aziende si impegna a:
     1. ridurre l'impatto ambientale della produzione di antibiotici, includendo anche una revisione della catena di produzione e approvvigionamento, e lavorare con gli stakeholder per stabilire un quadro comune per la valutazione e la gestione dello smaltimento degli antibiotici;
     2. aiutare a garantire che gli antibiotici siano utilizzati solo dai pazienti che ne hanno un reale bisogno, riconoscendo, al contempo, che questo richiede un'unione di intenti tra i molti attori coinvolti, attraverso un'educazione costante di fornitori pazienti, un controllo sulle attività promozionali delle aziende, la condivisione dei dati di farmacovigilanza con gli enti sanitari pubblici e gli operatori sanitari e, infine, la collaborazione tra le parti interessate per ridurre l'acquisto incontrollato degli antibiotici;
     3. migliorare l'accesso agli antibiotici, ai vaccini e agli strumenti diagnostici oggi disponibili o che verranno approvati in futuro, lavorando in sinergia con gli stakeholder per rafforzare i sistemi della salute a livello globale e affrontare le barriere all'accesso; creando nuovi modelli di business che bilancino le esigenze di accesso, l'uso appropriato degli antibiotici, l'allargamento della copertura vaccinale e un adeguato ritorno economico per le aziende; infine, lavorando per ridurre la presenza di antibiotici contraffatti in mercati ad alto rischio;
     4. esplorare nuove opportunità di collaborazione tra aziende e settore pubblico per affrontare le sfide in ambito di ricerca e sviluppo su nuovi antibiotici, vaccini e strumenti diagnostici, riconoscendo il valore che questi portano alla società;
   nel documento si legge, tra l'altro che «Non si faranno passi avanti senza uno sforzo comune da parte di tutti i soggetti coinvolti»; nella nota le aziende firmatarie chiedono ai Governi «di sostenere la riduzione, nell'uomo e negli animali, dell'uso di antibiotici quando non necessari, di sostenere il miglioramento delle misure di sorveglianza e di controllo delle infezioni, la ricerca continua e lo sviluppo di nuovi antibiotici attraverso incentivi finanziari e normativi e, infine, di approfondire l'impegno per sviluppare e adottare sistemi diagnostici avanzati per affrontare l'eccesso di prescrizioni»;
   con questo documento, le aziende si sono impegnate a ridurre la diffusione dell'antibiotico-resistenza, a migliorare l'accesso agli antibiotici di alta qualità, ai vaccini e alla diagnostica, a investire in ricerca e sviluppo, e a collaborare con i governi e gli stakeholder per la sostenibilità di questi investimenti;
    insieme alle migliori condizioni di nutrizione, gli antibiotici sono stati l'arma più potente del secolo nella medicina dell'ultimo secolo, vincitori per decenni di numerose battaglie contro malattie inguaribili. Senza gli antibiotici non sarebbero stati possibili trapianti d'organo, chemioterapie anticancro, terapie intensive e altre procedure mediche. L'errore più grande è stato quello di darli per scontati, o sopravvalutare la loro potenza a lungo termine, e ora, se ne stanno pagando le conseguenze;
    la soluzione del problema è scientifica, ma occorre che lo studio delle cause della resistenza e la scoperta dei meccanismi per superarla possano aver luogo prima che i fenomeni della antibioticoresistenza, che crescono a ritmi ben più veloci dell'avanzamento della ricerca, possano diventare incontrollabili;
    nel frattempo, la tendenza all'aumento dell'antibioticoresistenza nel nostro Paese può essere invertita solo da una combinazione d'interventi efficaci, i cui cardini sono la diffusione della conoscenza e la corretta informazione sull'uso consapevole e appropriato degli antimicrobici, la promozione dell'uso prudente di antibiotici anche nel territorio e di strategie efficaci di controllo per bloccare la diffusione di batteri multiresistenti nelle strutture di assistenza. Insieme a questo sono urgenti misure di politica industriale, sia nel filone agro-alimentare con interventi di medicina veterinaria volti ad ostacolare ogni abuso di antibiotici negli allevamenti. La regolamentazione e il controllo sull'uso di antibiotici all'interno degli allevamenti sono, infatti, fondamentali per garantire la sicurezza alimentare e prevenire lo sviluppo di antibiotico-resistenza;
    occorre infine realizzare alleanze tra le istituzioni sanitarie e l'industria per rilanciare la ricerca in campo diagnostico delle malattie infettive e lo sviluppo di nuovi e più efficaci antibiotici,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative volte a promuovere campagne per la prevenzione della diffusione delle infezioni nella comunità, attraverso l'educazione all'igiene personale e di comunità e interventi finalizzati a scoraggiare stili di vita in grado di favorire il calo delle risposte immunitarie;
2) a rafforzare le campagne di vaccinazione come strumento per la prevenzione delle infezioni microbiche;
3) a favorire il miglioramento delle pratiche igieniche come strumento per la prevenzione della contaminazione batterica nella produzione alimentare;
4) a promuovere campagne di educazione alimentare per incoraggiare l'acquisto di carni e altri prodotti alimentari provvisti di certificazione di provenienza da allevamenti o colture controllati per quanto riguarda l'utilizzo di antibiotici e per favorire l'attenzione dei consumatori al lavaggio della frutta e della verdura, soprattutto se consumate crude, in modo da eliminare eventuali batteri contaminanti;
5) a promuovere la prevenzione dello sviluppo di infezioni nosocomiali attraverso il miglioramento delle pratiche igieniche a livello ospedaliero;
6) a promuovere programmi di formazione professionale per gli operatori sanitari e campagne d'informazione e di educazione per la popolazione generale, diffondendo la conoscenza del valore degli antibiotici e le regole necessarie per un loro uso appropriato e prudente, in grado di massimizzarne l'efficacia, di ridurre i rischi di sviluppare resistenza e di contenere al minimo le conseguenze indesiderate per il singolo e per la collettività;
7) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché gli ospedali siano dotati di servizi di microbiologia per coadiuvare i medici prescrittori nella scelta delle terapie più appropriate, identificando i livelli di sensibilità e resistenza a singoli antibiotici;
8) ad adottare, d'intesa con le regioni, iniziative efficaci per la riduzione del consumo degli antibiotici in ambito ospedaliero, attraverso il raffinamento della diagnosi eziologica e l'applicazione di test di sensibilità agli antibiotici;
9) a promuovere l'introduzione di dosi unitarie o pacchetti personalizzati nel sistema di confezionamento dei farmaci, al fine di limitare il ricorso all'autoprescrizione da parte dei pazienti;
10) ad adottare iniziative per incentivare l'allevamento estensivo e con metodi biologici come strumento di prevenzione delle infezioni animali negli allevamenti intensivi e con mangimi arricchiti con antibiotici;
11) ad avviare un sistema di monitoraggio costante e rigoroso delle aziende zootecniche, rafforzando il controllo su eventuali usi degli antibiotici a fini di prevenzione o di crescita degli animali nonché la vigilanza sulle condizioni igieniche degli allevamenti e quelle di vita e di salute degli animali ivi ospitati;
12) ad assumere iniziative per rendere obbligatorio l'uso della ricetta elettronica per la prescrizione in medicina veterinaria, al fine di assicurare la tracciabilità degli antibiotici nel percorso di cura e di prevenire ogni abuso negli allevamenti, e ad intensificare i controlli sulla distribuzione, prescrizione ed uso di medicinali veterinari;
13) ad assumere iniziative, anche normative, per scoraggiare incentivazioni e sconti per l'acquisto massivo di antibiotici ad uso veterinario;
14) ad assumere iniziative per incentivare, anche attraverso la leva fiscale e la politica dei prezzi per i farmaci e i vaccini, la ricerca e lo sviluppo di terapie innovative, in grado di far fronte ai ceppi che non rispondono più ai trattamenti, e di nuovi vaccini;
15) a individuare, in accordo con le regioni e con il supporto tecnico dell'Istituto superiore di sanità, protocolli per una più efficace sorveglianza epidemiologica dei focolai di resistenza microbiche nelle strutture di ricovero, prevedendo sistemi di verifica della loro costante attuazione, utili alla predisposizione di efficaci strumenti di intervento precoce;
16) a valutare la possibilità di individuare una specifica dotazione per finanziare programmi di ricerca indipendente dell'AIFA, in grado di stimolare gli studi sull'uso degli antibiotici e lo sviluppo di farmaci attivi contro i microrganismi con elevata resistenza;
17) ad accelerare la predisposizione di un piano nazionale per il contrasto alle resistenze antimicrobiche.
(1-01486) «Gigli, Capelli, Fauttilli, Fitzgerald Nissoli, Marazziti, Sberna, Dellai».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prevenzione delle malattie

antibiotico

malattia