ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01458

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 721 del 10/01/2017
Abbinamenti
Atto 1/01452 abbinato in data 10/01/2017
Atto 1/01456 abbinato in data 10/01/2017
Atto 1/01457 abbinato in data 10/01/2017
Atto 1/01459 abbinato in data 10/01/2017
Atto 1/01460 abbinato in data 10/01/2017
Atto 1/01461 abbinato in data 10/01/2017
Atto 1/01462 abbinato in data 10/01/2017
Atto 6/00280 abbinato in data 10/01/2017
Firmatari
Primo firmatario: BUSIN FILIPPO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Data firma: 10/01/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
CASTIELLO GIUSEPPINA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
PAGANO ALESSANDRO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
PICCHI GUGLIELMO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
SALTAMARTINI BARBARA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 10/01/2017


Stato iter:
10/01/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 10/01/2017
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 10/01/2017
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO MISTO-UDC
Resoconto CAPEZZONE DANIELE MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto TABACCI BRUNO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto SOTTANELLI GIULIO CESARE SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE
Resoconto MAZZIOTTI DI CELSO ANDREA CIVICI E INNOVATORI
Resoconto BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto TANCREDI PAOLO AREA POPOLARE-NCD-CENTRISTI PER L'ITALIA
Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto LAFFRANCO PIETRO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto PELILLO MICHELE PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 10/01/2017
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 10/01/2017

DISCUSSIONE IL 10/01/2017

IN PARTE NON ACCOLTO IL 10/01/2017

PARERE GOVERNO IL 10/01/2017

VOTATO PER PARTI IL 10/01/2017

RESPINTO IL 10/01/2017

CONCLUSO IL 10/01/2017

Atto Camera

Mozione 1-01458
presentato da
BUSIN Filippo
testo di
Martedì 10 gennaio 2017, seduta n. 721

   La Camera,
   premesso che:
    sul sito del Ministro dell'economia e delle finanze, il 27 luglio 2016, si leggeva che «Nonostante la lunga recessione, il sistema bancario italiano è solido ed ha dimostrato una buona capacità di resilienza; ha saputo cioè resistere ai contraccolpi e adattarsi ai cambiamenti. Tuttavia, il prolungamento della profonda crisi finanziaria ed economica fino al 2014 – che ha provocato una caduta del PIL, di quasi il 10 per cento e un calo di un quarto nella produzione industriale – ha incrementato l'entità dei crediti deteriorati presenti nei bilanci bancari (o NPL: Non Performing Loans); oltre i livelli medi riscontrati nelle altre economie avanzate»;
   a settembre 2016, secondi i dati ufficiali di Banca d'Italia, l'ammontare delle sofferenze lorde dei nostri istituti era pari a 198,922 miliardi di euro a fronte dei 200,106 miliardi di agosto, mentre le sofferenze nette ammontavano a 85,131 miliardi rispetto agli 85,446 miliardi del mese precedente. Su base annua si è registrata una flessione pari all'1,7 per cento da +0,1 per cento del mese precedente. Una enorme zavorra, dunque, che fa fatica a diminuire, nonostante le riforme attuate, tanto che il Fondo monetario internazionale, nel rapporto sulla stabilità finanziaria globale di ottobre scorso, sosteneva che «gli sforzi del Governo per facilitare il miglioramento del credito e l'acquisto delle sofferenze potrebbero non essere sufficienti»;
   tra gli istituti più esposti vi sono: Intesa Sanpaolo che, al 30 giugno 2016, deteneva 32,4 miliardi di euro di crediti deteriorati; Unicredit che, al 30 settembre, registrava crediti deteriorati lordi pari a 76,8 miliardi e un rapporto tra crediti deteriorati netti e totale dei crediti netti del 7,6 per cento, Banco Popolare che, alla stessa data, manteneva un portafoglio crediti deteriorati sostanzialmente stabile, attestandosi a 7,1 miliardi lordi; Veneto Banca che, al 30 giugno, presentava crediti deteriorati lordi per 7,9 miliardi di euro (7,6 miliardi a fine 2015) e crediti deteriorati netti a circa 5,0 miliardi di euro, sostanzialmente stabili rispetto ai 4,9 miliardi di fine 2015; Popolare di Vicenza in cui, sempre al 30 giugno 2016, l'incidenza dei crediti deteriorati lordi sul totale crediti verso clientela lordi si attestava al 33,9 per cento a fronte del 30,9 per cento del 31 dicembre 2015 (alla stessa data l'indice di copertura dei crediti deteriorati era pari al 44,79 per cento in crescita di 4,15 punti percentuali rispetto ai livelli di fine 2015 pari al 40,64 per cento); Mps, infine, nel cui bilancio, al termine del primo semestre, erano presenti crediti deteriorati lordi pari a circa 45 miliardi di euro che sono risaliti, al 30 settembre 2016, a 45,6 miliardi di euro, con un incremento di 0,26 miliardi di euro;
   desta diversi dubbi l'affermazione secondo cui l'entità di crediti deteriorati e sofferenze presenti nei bilanci bancari siano da imputare esclusivamente alla caduta del Pil e al calo della produzione industriale, considerata la gestione dissennata che alcuni istituti bancari italiani hanno subito proprio negli anni della crisi e il mancato intervento degli istituti di sorveglianza. Lo stesso Governo è mancato nel ruolo di regolatore del mercato del credito, lasciando imprese e famiglie nelle mani delle società di recupero crediti. A questo, si aggiunge poi la totale assenza di regole e trasparenza che ha permesso agli istituti bancari di operare in totale essenza di controlli; la responsabilità dell'attuale situazione è infatti imputabile anche, e in buona parte, alla gestione negligente di alcuni vertici che, nell'impunità più totale, e spesso con la connivenza colpevole degli istituti di vigilanza, hanno contribuito ad aggravare la situazione patrimoniale delle banche da loro gestite, scaricando i rischi sui risparmiatori, soprattutto sulle fasce più deboli;
   gli stress test dello stesso mese di luglio 2016, pubblicati due giorni dopo l'analisi del Ministro dell'economia e delle finanze di cui sopra, hanno rivelato una situazione patrimoniale disastrosa per l'istituto di credito del Monte dei Paschi di Siena: la BCE ha rivelato come questa fosse l'unica banca, nel nostro Paese, a presentare un crollo verticale del 2,2 per cento del Common Equity Tier 1 ratio (CET1) nello scenario avverso (dal 12 per cento dello scenario base);
   la conseguente operazione di ricapitalizzazione necessaria del Monte dei Paschi ha visto però un fallimento in entrambe le direzioni intraprese: non si è riusciti infatti nell'aumento di capitale attraverso fondi sovrani stranieri (in particolare di quello del Qatar che si era reso disponibile per un miliardo), e solo parzialmente si è riusciti in quello lanciato sul mercato tra il 9 e il 22 dicembre 2016 attraverso la conversione volontaria dei titoli subordinati in azioni;
   le operazioni di rafforzamento patrimoniale non sono una novità del sistema bancario italiano che negli anni più duri della crisi, in particolare tra il 2009 e il 2013, hanno sostenuto aumenti di capitale generali per 40,6 miliardi di euro;
   il 2014, alle prime prove degli stress test che vennero effettuate in ottobre dalla BCE, 25 banche dell'eurozona, di cui 9 italiane, non superarono l'esame dei bilanci e dovettero procedere alla raccolta di capitale per circa 10 miliardi di euro; in particolare, in un contesto critico virtuale, questi istituti risultarono tra i peggiori d'Europa, davanti a quelli francesi e tedeschi, a causa di un livello di sofferenze sui crediti triplicato a 170 miliardi, a cui si sommava la crescita del prodotto interno lordo sotto le attese e l'eccessivo peso dei titoli di Stato negli attivi bancari;
   già a fine 2013 i nove istituti bancari avevano affrontato ricapitalizzazioni per 10 miliardi di euro, a causa di mancanza di requisiti adeguati, ma, per alcune banche, le nuove risorse reperite non furono sufficienti a superare i test europei: Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige dovettero provvedere ad un nuovo aumento di capitale attraverso l'emissione di circa 3 miliardi di azioni e alcune tra le banche medio-piccole, come Banca popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca popolare di Sondrio e la Creval, furono «graziate» dalla BCE, ma furono comunque costrette a ricapitalizzazioni miliardarie negli anni successivi;
   in questa difficile situazione, se, da un lato, gli aumenti di capitale non si sono mai arrestati (aumenti di capitale nel 2015: Banca Carige per 850 milioni di euro, Banca popolare di Bari per 30 milioni, Mps per 3 miliardi a cui si aggiunge quello di 5 miliardi del 2016, poi lievitato a 8,8 attraverso l'intervento statale, Popolare di Vicenza e Veneto Banca 2,5 miliardi, che si sono aggiunti a quelli di oltre un miliardo del 2014), dall'altro, si sono previste nuove discipline normative sia a livello europeo che nazionale;
   innanzitutto, è stata approvata la direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), il cui recepimento nel nostro ordinamento è stato affidato ai decreti legislativi n. 180 e n. 181 del 16 novembre 2015: il primo ha introdotto nuove disposizioni relative ai piani di risanamento, alle forme di sostegno all'interno dei gruppi bancari, alle misure di intervento precoce per gli istituti bancari e le società di intermediazione mobiliare e ha modificato le norme sull'amministrazione straordinaria delle banche e la disciplina della liquidazione coatta amministrativa; il secondo, invece, ha previsto la nuova disciplina in materia di piani di risoluzione e di gestione della crisi di gruppi cross-border, poteri e funzioni dell'autorità di risoluzione nazionale e la disciplina del fondo di risoluzione nazionale;
   contemporaneamente, sul piano nazionale, sono stati introdotti nuovi strumenti per rafforzare il sistema bancario, dalle misure per migliorare l'efficienza e la rapidità delle procedure di insolvenza, anche stragiudiziali, alla garanzia pubblica sulle tranche senior delle cartolarizzazioni bancarie basate sui prestiti in sofferenza, alla creazione di Atlante (e, in seguito, Atlante 2), alla riforma del trattamento fiscale delle perdite su crediti;
   in particolare, sempre attraverso decretazione d'urgenza, si sono ridisegnate le linee delle banche popolari (decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti) e delle banche di credito cooperativo (decreto-legge n. 18 del 14 febbraio 2016, recante misure concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio); in ciascuno di questi interventi, come riportato nelle relazioni illustrative dei relativi disegni di legge di conversione, si leggono argomentazioni dettate dalla necessità del rafforzamento, della capitalizzazione e della patrimonializzazione di alcuni istituti, ai fini di un generale ammodernamento del sistema e della riorganizzazione della governance;
   a questi si sono aggiunti la tranche dei cosiddetti decreti «salvabanche»; il decreto-legge 22 novembre 2015, n. 183, poi confluito nella legge di stabilità 2016, la legge n. 208 del 2015, che stabilì la sottoposizione a risoluzione degli istituti CariChieti, BancaEtruria, Banca Marche e Carige, attraverso cui ognuna delle quattro banche è stata divisa in due, separando, nel bilancio, la parte buona da quella cattiva, ossia le attività in sofferenza che sono state accumulate in un'unica bad bank; il decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, con cui si è previsto, tra le altre cose, un indennizzo forfettario per i risparmiatori delle quattro banche sottoposte a risoluzione; infine, il decreto 23 dicembre 2016, n. 237, di cui inizierà a breve l'iter di conversione, che reca norme per il salvataggio statale dell'istituto bancario Monte dei Paschi di Siena, attraverso una ricapitalizzazione che da 5 miliardi è salita a 8,8, in base alle nuove rilevazioni precauzionali della BCE, al fine di allineare il CET1 ratio alla soglia minima prevista in caso di intervento dello Stato;
   con quest'ultimo decreto, in particolare, la conversione dei titoli e dei prestiti subordinati non sarà più volontaria, ma forzosa, e lo Stato provvederà al rimborso della clientela retail attraverso l'acquisizione, da parte del dipartimento del tesoro, delle azioni dell'istituto detenute dai sottoscrittori del bond subordinato Upper Tier II 2008-2018 (per 2,16 miliardi di euro), i quali, in seguito alla conversione forzosa in azioni, accetteranno l'offerta della banca di riconvertire le azioni in nuove obbligazioni senior con vita residua uguale al prestito subordinato; grazie a questa operazione di burden sharing, dunque, l'intervento pubblico consisterà nell'immissione di circa 6,6 miliardi di euro di risorse pubbliche in MPS per fronteggiare la crisi di liquidità della banca;
   il modo di procedere del Governo attraverso la decretazione d'urgenza e senza alcuna pianificazione unitaria non ha scongiurato il pericolo di una crisi sistemica innescata dagli istituti di credito e ha creato enormi disparità di trattamento per i risparmiatori delle diverse banche, ossia cittadini netta stessa condizione giuridica, per i quali è stato scelto, di volta in volta, un diverso trattamento; continua inoltre ad eludere alcuni nodi cruciali come quelli di una assoluta trasparenza e del riconoscimento delle responsabilità in capo alla dirigenza e agli enti di sorveglianza;
    il Governo ha infatti discriminato fra i detentori di azioni e titoli subordinati emessi da MPS, che saranno tutelati, e i detentori di titoli subordinati e azionisti di altre banche su cui è intervenuto nel recente passato con i decreti suddetti, non essendo stati questi ultimi risarciti del danno subito ed essendo stati, al contempo, esclusi dal citato provvedimento;
    al contrario, per i circa 140 mila risparmiatori delle quattro banche sottoposte a risoluzione, sulle cui spalle è ricaduto quasi tutto l'onere del salvataggio, è stato addirittura previsto un doppio canale: un indennizzo forfettario all'80 per cento del corrispettivo pagato per l'acquisto, a cui è stato permesso l'accesso attraverso un complicatissimo procedimento, soltanto a coloro, in possesso di determinati requisiti reddituali e patrimoniali, che avessero rinunciato all'arbitrato dell'ANAC; quest'ultimo invece, potrebbe, anche se non è certo, portare al ristoro integrale della perdita subita. In questo caso, però, una parte dei risparmiatori, oltre a quelli che sono stati esclusi ex lege, non hanno avuto possibilità di scelta, nonché il termine per l'adesione alla procedura di indennizzo è spirato il 3 gennaio, mentre non si è ancora potuto procedere con gli arbitrati (i cui decreti attuativi sono stati, tra l'altro, «bocciati» dal parere del Consiglio di Stato del 28 settembre 2016 per refusi, carenze ed incertezze);
    a simili incongruenze si aggiunge anche l'esclusione, per coloro i quali abbiano acquistato i titoli obbligazionari subordinati delle quattro banche poste in risoluzione sul mercato secondario, in base alla discutibile premessa che questi abbiano agito a fini speculativi e comunque disponendo di informazioni adeguate. Non si sono invece tenuti in alcun modo in conto, il caso di obbligazioni cedute o prese in possesso in seguito a cause legali di divorzio o in seguito a successioni per eredità;
    un diverso trattamento, inoltre, sarà previsto per gli azionisti di Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza, salvate dal Fondo Atlante, per i quali non è mai stato previsto, nonostante le continue richieste da parte delle opposizioni, un intervento legislativo: i circa 200 mila soci dei due istituti potranno decidere, entro i prossimi tre mesi, se accettare l'offerta di un rimborso del 15 per cento del valore delle azioni azzerate comprate negli ultimi dieci anni (le azioni dei due istituti valgono 0,1 euro e prima del crollo avevano toccato un massimo di 40,75 per la banca di Montebelluna e di 62,5 per la vicentina), e impegnandosi a non rivalersi giudizialmente nei confronti delle due banche; il ristoro è inoltre subordinato alla condizione che almeno l'80 per cento dei soci aderisca;
    ugualmente sarebbero stato violato il diritto al recesso dei soci delle banche popolari costrette alla trasformazione in società per azioni: la circolare della Banca d'Italia che ne contiene le misure attuative, secondo il Consiglio di Sfato che ne ha sospeso l'efficacia, «appare affetta da vizi derivati nella parte in cui disciplina l'esclusione del diritto al rimborso». Inoltre, «i provvedimenti impugnati e la disciplina legislativa sulla cui base sono stati adottati incidono direttamente su prerogative relative allo status di socio della banca popolare, presentando così profili di immediata lesività»;
    se il principio della separazione fosse stato introdotto prima si sarebbero potute contenere tutte le drammatiche conseguenze che i cittadini hanno scontato negli anni di crisi appena passati e di cui si sentono ancora gli effetti: da un lato, le continue ricapitalizzazioni degli istituti di credito e il credit crunch che hanno innescato una grave carenza di liquidità delle imprese; dall'altro, la crisi dei debiti sovrani e le conseguenti politiche di austerità che hanno portato a manovre economiche procicliche e all'aumento della pressione fiscale diretta ed indiretta;
    da ultimo, si sarebbe potuto anche evitare che a causa delle crisi bancarie, soltanto nel corso dell'ultimo anno, si bruciassero 15,6 miliardi di euro investiti dai piccoli risparmiatori italiani; come ha denunciato qualche giorno fa il Codacons, «tra il 2015 e il 2016 ben 218.996 piccoli investitori sono stati coinvolti dalle crisi bancarie che hanno visto protagoniste Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, Carife, Carichieti, Banca Marche, Banca Etruria» e «15.681,000.000 euro investiti in azioni e obbligazioni di questi istituti di credito sono stati letteralmente bruciati, con una perdita media pari a 71.604 euro a risparmiatore»;
    anche per queste motivazioni, in un'ottica di necessaria esigenza di eticità che dovrebbe informare gli enti della pubblica amministrazione, sembrerebbe giusto e adeguato estendere l'intervento della legge di stabilità 2014, nella parte in cui ha innovato la normativa riguardante il ricorso a strumenti finanziari derivati da parte degli enti territoriali, rendendo permanente il divieto per detti enti di ricorrere a tali strumenti, salvo le ipotesi espressamente consentite dalla legge,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per prevedere una riorganizzazione del sistema bancario al fine di introdurre un principio attraverso il quale venga distinto il modello di banca commerciale che raccoglie depositi ed eroga credito alle famiglie e al sistema produttivo rispetto alle banche d'affari che attuano operazioni finanziarie ad alto rischio, prevedendo altresì delle agevolazioni fiscali a favore delle prime, tenuto conto della loro attività a sostegno dell'economia reale e in particolar modo in favore delle piccole e medie imprese;

2) ad adottare le opportune iniziative normative al fine di:
   a) escludere i soggetti bancari e finanziari che esercitano attività di speculazione ad alto rischio, ossia l'utilizzo di alte leve finanziarie e l'emissione di titoli «tossici», dalla partecipazione alle procedure di gare d'appalto bandite dalla pubblica amministrazione per l'affidamento di servizi di tesoreria e finanziari;
   b) estendere permanentemente a tutti gli enti della pubblica amministrazione il divieto di ricorso a strumenti finanziari derivati, come già previsto dalla legge di stabilità 2014 limitatamente agli enti territoriali;

3)  ad assumere iniziative per ristabilire, in base all'articolo 3 della Costituzione, l'uguaglianza sostanziale tra i cittadini che affidino i loro risparmi a differenti istituti di credito, per i quali, viceversa, il Governo ha previsto diverse tipologie di ristoro e/o risarcimento, secondo modalità e con livelli di copertura delle perdite subite a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo iniqui e disomogenei;

4) ad assumere le iniziative di competenza volte a prevedere l'accertamento delle responsabilità degli istituti di vigilanza e dei dirigenti degli istituti bancari sottoposti a salvataggio o che sono stati interessati da perdite che hanno coinvolto soci azionisti e obbligazionisti subordinati, come descritto in premessa;

5) ad assumere iniziative per prevedere norme più stringenti in merito alla trasparenza nella vendita di prodotti bancari, stabilendo non soltanto il divieto di vendita dei titoli più rischiosi alla clientela retail, ma anche un sistema di tutela più ampio dei risparmiatori investitori non professionisti che includa la pubblicazione ufficiale annuale dell'elenco di tutti i titoli, le obbligazioni e gli strumenti finanziari emessi ed offerti da ciascun istituto bancario e finanziario in cui sia indicato il livello di rischio, secondo i principi della più ampia trasparenza e comprensibilità;

6) ad assumere iniziative per prevedere norme più stringenti per l'accertamento delle responsabilità dei dissesti patrimoniali bancari imputabili alla dirigenza, al fine di sanzionare quest'ultima con pesanti sanzioni pecuniarie di natura amministrativa, di introdurre il divieto assoluto di ricoprire qualsiasi tipo di ruolo dirigenziale negli istituti di credito per chi abbia subito una precedente condanna per cattiva gestione e di prevedere sanzioni penali nel caso specifico in cui, a causa della mala gestio, si verifichino perdite dell'istituto bancario tali da coinvolgere un elevato numero di risparmiatori appartenenti alla clientela retail;

  impegna se stessa e i propri organi a deliberare in ordine all'istituzione di una Commissione di inchiesta sul sistema bancario, estendendo i poteri della suddetta Commissione alla verifica dello stato di salute patrimoniale di ogni istituto operante sul territorio nazionale e dei nomi dei beneficiari dei crediti computabili fra le sofferenze o i crediti deteriorati.
(1-01458) «Busin, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

risoluzione

banca

banca popolare