ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00737

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 376 del 17/02/2015
Abbinamenti
Atto 1/00607 abbinato in data 03/03/2015
Atto 1/00709 abbinato in data 03/03/2015
Atto 1/00714 abbinato in data 03/03/2015
Atto 1/00726 abbinato in data 03/03/2015
Atto 1/00751 abbinato in data 03/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: RAMPELLI FABIO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 17/02/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 17/02/2015
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 17/02/2015
CORSARO MASSIMO ENRICO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 17/02/2015
LA RUSSA IGNAZIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 17/02/2015
MAIETTA PASQUALE FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 17/02/2015
NASTRI GAETANO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 17/02/2015
TAGLIALATELA MARCELLO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 17/02/2015
TOTARO ACHILLE FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE 17/02/2015


Stato iter:
03/03/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 03/03/2015
Resoconto CASERO LUIGI VICE MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO GOVERNO 03/03/2015
Resoconto CASERO LUIGI VICE MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 03/03/2015
Resoconto RIZZETTO WALTER MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Resoconto CORSARO MASSIMO ENRICO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SBERNA MARIO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BERNARDO MAURIZIO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto SCUVERA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/03/2015

NON ACCOLTO IL 03/03/2015

PARERE GOVERNO IL 03/03/2015

DISCUSSIONE IL 03/03/2015

RESPINTO IL 03/03/2015

CONCLUSO IL 03/03/2015

Atto Camera

Mozione 1-00737
presentato da
RAMPELLI Fabio
testo presentato
Martedì 17 febbraio 2015
modificato
Martedì 3 marzo 2015, seduta n. 384

   La Camera,
   premesso che:
    il livello di pressione fiscale in Italia è insostenibile per qualsiasi sistema produttivo ed incide pesantemente sulle imprese e sulla capacità di queste di creare valore aggiunto e occupazione;
    l'incidenza della tassazione sui profitti raggiunge una percentuale di oltre il sessanta per cento, attestandosi circa venti punti percentuali ai di sopra della media europea, a detrimento sia della competitività sui mercati internazionali, sia delle capacità di effettuare investimenti innovativi ed assunzioni di personale;
    inoltre, nell'arco degli ultimi decenni, si è generato un sistema tributario complicato da capire e da gestire e, pertanto, estremamente costoso per le imprese, le quali, secondo le stime del dipartimento della funzione pubblica, sopportano un costo per gli oneri amministrativi di circa trenta miliardi di euro l'anno, settemila euro circa ad azienda;
    con il decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, sono stati introdotti in Italia gli studi di settore, uno strumento che il fisco italiano utilizza per l'accertamento induttivo degli esercenti arti e professioni e imprese, attraverso la raccolta sistematica dei dati che caratterizzano l'attività e il contesto economico in cui opera l'impresa, allo scopo di valutare la sua capacità reale di produrre reddito;
    gli studi di settore sono costruiti secondo un procedimento statistico che viene verificato e approvato, prima dell'entrata in vigore, dalla cosiddetta commissione degli esperti, un organismo formato da rappresentanti dell'Agenzia delle entrate e del Ministero dell'economia e delle finanze e delle organizzazioni di categoria, secondo un procedimento che si articola essenzialmente nelle fasi di raccolta di elementi quantitativi e qualitativi su una determinata attività, l'individuazione di modalità omogenee di svolgimento della stessa e la determinazione dei ricavi presunti dell'attività;
    fotografando il giro d'affari presumibile di commercianti, artigiani e professionisti, gli studi di settore ne stabiliscono di fatto l'imponibile e questo li ha resi particolarmente invisi alle categorie interessate, soprattutto nell'attuale congiuntura economica sfavorevole, perché non tengono conto della riduzione degli introiti, spingendo gli imprenditori a chiederne una revisione che possa conteggiare gli effetti della crisi;
    l'aspetto maggiormente criticato degli studi di settore è che obbligano chi guadagna poco a dichiarare di più, mentre consentono a chi guadagna tanto di dichiarare di meno, configurandosi, di fatto, come una sorta di condono fiscale mascherato permanente;
    il meccanismo applicato negli studi, infatti, stabilendo a priori un ricavo «congruo» per ogni tipo di attività e inducendo ogni contribuente ad adeguare le dichiarazioni dei redditi a quella cifra, pena controlli fiscali induttivi in cui l'onere della prova è rovesciato, costringono giocoforza chi ha guadagnato meno a dichiarare di più e, al tempo stesso, forniscono l'assoluzione per chi, pur avendo guadagnato di più, dichiarando un reddito «congruo» alle stime dello studio di settore, si vede escludere dalle liste dei contribuenti a controllo;
    se gli studi di settore, da quando sono stati istituiti, hanno generato un aumento del gettito fiscale, questo è dovuto quindi a un sistema ferocemente regressivo, nel quale i poveri pagano più dei ricchi, secondo un meccanismo assolutamente dannoso in particolare in un periodo di crisi economica;
    in tale sistema, quindi, il contribuente onesto si trova a dover combattere contro un complicatissimo meccanismo giuridico che si basa su presunzioni difficilmente contestabili, e tale problema è destinato a restare irrisolto finché si vorrà giustificare l'applicabilità degli studi di settore ai singoli casi concreti, usando, quindi, metodi cosiddetti «standardizzati» o di «massa» per facilitare accertamenti fiscali a tavolino, evitando di svolgere idonee indagini e verifiche fiscali specifiche ed inerenti ai singoli casi;
    le imprese sottoposte agli studi di settore si trovano non infrequentemente nella paradossale situazione di dover licenziare perché in caso contrario non risulterebbero coerenti con gli studi;
    la riunione della cosiddetta commissione degli esperti degli studi di settore, riunitasi in data 10 dicembre 2014 per approvare la revisione dei 68 studi di settore a valere con riferimento al periodo di imposta 2014, ha rilevato molteplici e specifiche criticità in merito agli stessi e ha sollevato diversi problemi in ordine al ruolo e finalità, nonché ai meccanismi di evoluzione e/o revisione di tale strumento;
    in particolare, la riproposizione di indicatori di coerenza estremamente selettivi su tutti gli studi oggetto di revisione sono stati ritenuti dalle associazioni delle imprese e degli ordini professionali non idonei a rappresentare le realtà situazione dei soggetti, soprattutto in un contesto economico nel quale la crisi incide profondamente rendendo anti-economiche (e quindi non coerenti) le scelte aziendali finalizzate a mantenere gli investimenti in beni strumentali e il capitale umano a scapito della marginalità dell'impresa;
    nello specifico, seppur valutando positivamente la rimodulazione del vecchio indicatore di «valore aggiunto per addetto» attraverso la sua suddivisione nei due distinti indicatori «valore aggiunto per addetto» (applicabile però alle sole imprese con dipendenti) e di «margine per addetto non dipendente» (applicabile alle sole imprese senza dipendenti), sono emerse comunque criticità relative a tali indicatori, come ad esempio, per il primo, che considera tra gli addetti anche gli apprendisti la cui produttività è molto relativa e, per il secondo, che si tratta di fatto di un reddito minimo che non tiene conto del contesto economico di riferimento, dell'età dell'imprenditore, della territorialità ed altri fattori;
    un'ulteriore criticità segnalata per tutti gli studi di settore riguarda la riproposizione dell'indice di «copertura dei costo dei beni di terzi e degli ammortamenti» che, presumendo un unico valore di riferimento uguale per tutte le imprese a prescindere dal contesto economico, dalla crisi del settore, dal grado di rigidità strutturale e dalla territorialità in cui opera l'impresa, determina forti anomalie sotto il profilo della coerenza e, se anche è vero che tali indicatori non incidono nella stima dei ricavi, determinano però la qualificazione dei soggetti tra quelli non coerenti, e, quindi, esclusi da eventuali benefici del «sistema premiale»,

impegna il Governo:

   ad assumere le iniziative necessarie per dare immediata e compiuta risposta alle criticità esposte in premessa, attivando il confronto richiesto dalle associazioni delle imprese e dagli ordini professionali;
   nelle more, ad assumere iniziative per provvedere all'immediata sospensione dell'applicazione degli studi di settore per l'anno 2015.
(1-00737) «Rampelli, Giorgia Meloni, Cirielli, Corsaro, La Russa, Maietta, Nastri, Taglialatela, Totaro».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

creazione di posti di lavoro

controllo fiscale

impresa in difficolta'