ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00705

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 363 del 15/01/2015
Abbinamenti
Atto 1/00047 abbinato in data 16/01/2015
Atto 1/00540 abbinato in data 16/01/2015
Atto 1/00704 abbinato in data 16/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: GIGLI GIAN LUIGI
Gruppo: PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Data firma: 15/01/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELLAI LORENZO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO 15/01/2015


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 16/01/2015
Resoconto GIGLI GIAN LUIGI PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 16/01/2015
Resoconto FONTANA CINZIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto RIZZETTO WALTER MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 16/01/2015

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/01/2015

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 16/01/2015

Atto Camera

Mozione 1-00705
presentato da
GIGLI Gian Luigi
testo di
Venerdì 16 gennaio 2015, seduta n. 364

   La Camera,
   premesso che:
    il Trattato di Parigi del 1947, alla fine della Seconda guerra mondiale, assegnava al porto di Trieste cinque punti franchi per favorire gli investimenti nell'area di Trieste e l'apertura di nuovi sbocchi verso un'ampia area dell'Europa;
    con la caduta del muro di Berlino, la fine della Guerra fredda e l'allargamento dell'Unione europea, quella motivazione è divenuta più che mai attuale proprio in virtù della posizione geopolitica del Friuli Venezia Giulia, baricentrica rispetto al cuore della nuova Europa;
    al contrario, da diversi anni, l'area di confine compresa tra la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la Slovenia e l'Austria, rappresentata dalle città di Trieste, Gorizia, Cividale e Tarvisio, subisce un'agguerrita concorrenza, soprattutto dal punto di vista fiscale, messa in atto dai Paesi confinanti, che sta causando pesanti ricadute economiche negative;
    dall'analisi dei modelli di sviluppo di quelle aree industriali di confine emergono sostanziali differenze nei sistemi di tassazione;
    in Slovenia il livello di tassazione sul reddito riservato alle imprese che investono e offrono lavoro sul territorio è pari al 20 per cento. Particolari riduzioni e agevolazioni sono riconosciute alle imprese operanti in zone economiche depresse. Inoltre, nella determinazione del reddito d'impresa, i coefficienti di ammortamento delle immobilizzazioni sono in genere fra quelli più elevati presenti nell'Unione europea, quindi molto favorevoli per le imprese che così possono recuperare, in un lasso temporale più breve, i costi per gli investimenti realizzati. Per le imprese che realizzano esportazioni almeno pari al 51 per cento del fatturato è prevista una detassazione del reddito imponibile in relazione a investimenti per nuovi impianti o ampliamenti, ovvero per incrementi occupazionali. I dividendi sono tassati al 15 per cento, sia per i soggetti residenti sia per i non residenti, fatta salva l'applicazione delle convenzioni contro le doppie imposizioni;
    per quanto riguarda l'Austria, le società che hanno una propria sede legale o amministrativa sul territorio subiscono una tassazione pari al 25 per cento sui redditi ovunque prodotti. Per le aziende straniere, la Carinzia offre alle imprese contributi sugli investimenti fino ad un massimo del 35 per cento e fino al 60 per cento sulle spese nel settore ricerca e sviluppo (nel resto dell'Austria ci si ferma al 35 per cento);
    in Italia, a fronte di un tax rate teorico del 31,4 per cento (27,5 per cento Ires e 3,9 per cento Irap) se ne registra uno effettivo complessivo che, per le piccole e medie imprese, può arrivare a superare il 68,5 per cento. Se questo dato lo si confronta con quello della media europea, pari al 42 per cento, è facile comprendere perché il nostro Paese sia confinato agli ultimi posti della classifica del «Fare business» stilata dalla Banca mondiale;
    a fronte di tale situazione nei Paesi confinanti e dell'elevata tassazione in Italia, le imprese del Friuli Venezia Giulia guardano con attenzione alle opportunità offerte da Austria e Slovenia. L'interesse degli imprenditori non è tuttavia dettato solo dal miglior tax rate gravante sulle imprese, ma anche dal sistema degli incentivi, dalla burocrazia snella, dall'efficienza del sistema giudiziario e dal più basso costo delle fonti energetiche;
    secondo l'Ice il numero delle aziende italiane che negli ultimi anni hanno deciso di delocalizzare o trasferire integralmente le proprie attività in Slovenia supera quota 600, mentre quelle che hanno scelto l'Austria superano le 900 unità;
    secondo la Confapi del Friuli Venezia Giulia, il dato che sorprende, e che preoccupa, è che negli ultimi tempi anche le piccole e le micro imprese stanno iniziando a valutare l'eventualità di trasferirsi, finendo per compromettere nei presupposti ogni prospettiva di ripresa dell'economia regionale, caratterizzata dalla presenza di un tessuto di piccole e medie imprese che nei decenni passati hanno rappresentato il cuore produttivo pulsante della regione e una parte significativa del Nord-Est produttivo;
    completano il quadro degli aspetti che rendono attraenti questi Paesi le convenzioni contro le doppie imposizioni, il veloce rimborso dell'iva a credito, la deducibilità quasi totale dei costi aziendali, una complessità burocratica ridotta ai minimi termini, il recepimento delle normative comunitarie in modo tale da non far gravare sulle imprese altra burocrazia e costi aggiuntivi, le autorizzazioni amministrative quasi automatiche, il contenzioso tributario limitato, l'amministrazione finanziaria efficiente e atteggiata in modo «friendly» nei confronti delle imprese virtuose;
    si sta registrando altresì in Friuli Venezia Giulia uno spostamento della residenza fiscale oltre confine, in considerazione del fatto che tale decisione, oltre a non richiedere un grande sforzo logistico, è in grado di evitare la doppia imposizione dei redditi d'impresa;
    questa tendenza a delocalizzare, alimentata significativamente dalla convenienza fiscale, può essere fermata contrapponendole un «sistema Italia» capace di rendere nuovamente attraente il nostro Paese per i nuovi insediamenti e per il potenziamento di quelli esistenti;
    con la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 340, della legge 24 dicembre 2006, n. 296) sono state istituite le zone franche urbane al fine di sostenere lo sviluppo economico in alcune aree depresse del Paese attraverso una fiscalità di vantaggio, nell'ambito delle procedure derogatorie previste dalla legislazione comunitaria;
    i requisiti necessari ordinari per il riconoscimento dello status giuridico di zona sono quelli di essere territori ultraperiferici, a rischio di spopolamento e con una situazione socio economica di sottosviluppo, ma sarebbe opportuno altresì tenere in conto delle specifiche disposizioni legislative dello Stato, rafforzate dall'articolo 116 della Costituzione, che attribuiscono al Friuli Venezia Giulia, e alle altre regioni a statuto speciale, forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti adottati con legge costituzionale;
    è indubbio, infatti, che l'applicazione della zona franca urbana nelle fasce confinarie regionali che subiscono maggiormente la concorrenza di sistemi fiscali, previdenziali e forme contrattuali di lavoro particolarmente vantaggiose, possa rappresentare uno strumento strategico importante per promuovere il rilancio dell'economia territoriale;
    questa possibilità risulterebbe oltremodo importante per il rilancio dell'economia della regione Friuli Venezia Giulia alla luce del progressivo allargamento dell'Unione europea verso i Paesi dell'est e potrebbe fornire una significativa opportunità per scambi commerciali e di servizi, con evidenti ricadute positive sull'economia locale che è caratterizzata da un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese industriali, commerciali, artigianali e turistiche,

impegna il Governo:

   ad agire con tempestività al fine di scongiurare il rischio di una deindustrializzazione dell'area, ed in particolare:
    a) a considerare l'opportunità, per quanto di competenza e in conformità alla disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato, di introdurre per la regione di confine sopradetta un regime di fiscalità di vantaggio, anche temporaneo, in materia di dazi doganali ed extra-doganali, di imposte sui consumi e sui redditi limitatamente a quelli prodotti nella zona franca, al fine di interrompere il processo di delocalizzazione già in atto per effetto di una concorrenza impari degli Stati confinanti;
    b) a sostenere le imprese operanti nell'area sopra individuata attraverso un'incisiva semplificazione fiscale e burocratica, per consentire alle nuove imprese e alle imprese dei giovani di poter competere, oltre che sul piano fiscale, anche su quello organizzativo con le imprese omologhe dei Paesi confinanti in quell'area;
    c) a prevedere iniziative volte a contrastare i fenomeni di disagio sociale ed economico causati dalla concorrenza degli Stati confinanti, a interrompere il processo di delocalizzazione degli impianti produttivi in corso, nelle aree oltre confine, e a favorire il rilancio economico e imprenditoriale friulano.
(1-00705) «Gigli, Dellai».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

rilancio economico

allargamento dell'Unione europea

concorrenza