Legislatura: 17Seduta di annuncio: 343 del 02/12/2014
Primo firmatario: GAROFALO VINCENZO
Gruppo: NUOVO CENTRODESTRA
Data firma: 02/12/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma DE GIROLAMO NUNZIA NUOVO CENTRODESTRA 02/12/2014 BIANCHI DORINA NUOVO CENTRODESTRA 02/12/2014 PIZZOLANTE SERGIO NUOVO CENTRODESTRA 02/12/2014 MINARDO ANTONINO NUOVO CENTRODESTRA 02/12/2014 PISO VINCENZO NUOVO CENTRODESTRA 02/12/2014 PAGANO ALESSANDRO NUOVO CENTRODESTRA 02/12/2014 VIGNALI RAFFAELLO NUOVO CENTRODESTRA 02/12/2014 CALABRO' RAFFAELE NUOVO CENTRODESTRA 03/12/2014 SAMMARCO GIANFRANCO NUOVO CENTRODESTRA 03/12/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione DICHIARAZIONE VOTO 04/12/2014 Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE Resoconto CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' Resoconto VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA Resoconto GAROFALO VINCENZO NUOVO CENTRODESTRA Resoconto LAINATI GIORGIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE Resoconto LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE Resoconto PELUFFO VINICIO GIUSEPPE GUIDO PARTITO DEMOCRATICO PARERE GOVERNO 04/12/2014 Resoconto DE MICHELI PAOLA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 03/12/2014
DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 04/12/2014
DISCUSSIONE IL 04/12/2014
NON ACCOLTO IL 04/12/2014
PARERE GOVERNO IL 04/12/2014
RESPINTO IL 04/12/2014
CONCLUSO IL 04/12/2014
La Camera,
premesso che:
la riforma del canone è solo una delle problematiche relative alla «questione Rai»: non sfugge a nessuno, infatti, come sia essenziale e non più rinviabile procedere alla riforma «complessiva» della Rai che, al momento, sembra assolvere solo in parte al suo ruolo di servizio pubblico risultando poco attrattiva nei confronti degli utenti in generale e delle nuove generazioni in particolare;
per affrontare un tale percorso appare fondamentale che l'azienda sia guidata da personalità con competenze gestionali ed editoriali di alto profilo, in condizione di dar vita ad un piano editoriale di rilevante livello ed in linea con i relativi obblighi di servizio pubblico;
l'individuazione dei manager che debbono guidare la Rai in questo percorso virtuoso debbono essere selezionati con la massima trasparenza e, soprattutto, effettuando una valutazione approfondita delle loro qualità professionali;
nel prendere in esame il tema della riforma del canone Rai non si può non partire dalla considerazione che esso costituisce un'imposta di scopo e, in quanto tale, non può prescindere dalla qualità del servizio offerto;
non è possibile affidare a soluzioni estemporanee e di discutibile fattibilità (inserendo, ad esempio, una tassa in una tariffa) un tema tanto delicato e particolarmente avvertito dai cittadini, che affronterebbero diversamente la questione se la Rai svolgesse in termini reali, virtuosi e con alti standard di qualità il suo ruolo di servizio pubblico;
l'articolo 1 del regio decreto-legge n. 246 del 1938, convertito dalla legge n. 880 del 1938, ha disposto che chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento;
l'articolo 27, comma 8, primo periodo, della legge n. 488 del 1999, ha poi disposto che il canone di abbonamento alla televisione è attribuito per intero alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo ad eccezione della quota pari all'1 per cento già spettante all'Accademia di Santa Cecilia;
la Corte costituzionale, pronunciandosi sulla legittimità dell'imposizione del canone radiotelevisivo prevista dall'articolo 1 del regio decreto-legge n. 246 del 1938 ha chiarito con la sentenza n. 284 del 2002 che lo stesso costituisce in sostanza un'imposta di scopo destinato come esso è, quasi per intero (a parte la modesta quota ancora assegnata all'Accademia nazionale di Santa Cecilia) alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
la sentenza citata, infatti, giustifica l'esistenza di una forma di finanziamento, sia pure non esclusiva, del servizio pubblico mediante ricorso all'imposizione tributaria e, quindi, dell'imposizione del canone in virtù della funzione svolta dalla Rai che svolge un servizio specifico per il soddisfacimento del diritto dei cittadini all'informazione e per la diffusione della cultura, con il fine di ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese;
in seguito l'articolo 47 del decreto legislativo n. 177 del 2005, riprendendo i contenuti dell'articolo 18 della legge n. 112 del 2004 e disciplinando il finanziamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo ha disposto, in particolare, che entro il mese di novembre di ciascun anno, il Ministro delle comunicazioni, con proprio decreto, stabilisce l'ammontare dei canoni di abbonamento in vigore dal 1o gennaio dell'anno successivo, in misura tale da consentire alla società concessionaria di coprire i costi che prevedibilmente verranno sostenuti in tale anno per adempiere gli specifici obblighi di servizio pubblico generale radiotelevisivo. Ha, altresì, previsto che è fatto divieto alla società concessionaria di utilizzare direttamente o indirettamente i ricavi derivanti dal canone per finanziare attività non inerenti al servizio pubblico generale radiotelevisivo;
dai dati comunicati l'11 febbraio 2014 in VI Commissione (Finanze) dal Governo risulta che il 27 per cento delle famiglie italiane non paghi il canone Rai: a fronte di 22,7 milioni di euro di nuclei familiari tenuti al pagamento del tributo, circa 5,9 milioni di euro non sono in regola con il saldo. L'entità di tale fenomeno è differenziata tra le diverse regioni: si va dal 18 per cento dell'Emilia Romagna al 43 per cento della Campania. Tali cifre rilevano che l'evasione del canone Rai è superiore per quasi 19 punti percentuali alla media europea;
sempre in base ai dati forniti dal Governo, nell'ambito delle attività finalizzate al recupero dei canoni dovuti e non spontaneamente pagati da parte dei contribuenti morosi, sono stati inviati, nell'anno 2012, oltre 3 milioni di avvisi di pagamento e di solleciti, nonché iscritte a ruolo oltre 500 mila posizioni per il recupero coattivo delle somme non pagate. Sono stati, inoltre, effettuati incroci tra gli archivi degli «abbonati» e quelli delle anagrafi comunali, con l'emissione di oltre 5 milioni di comunicazioni finalizzate all'acquisizione di nuovi abbonati;
tali attività appaiono insufficienti a contrastare il fenomeno dell'evasione del canone Rai e il danno è stato quantificato in circa 650 milioni di euro annui di mancato gettito;
negli scorsi anni è stata avanzata l'ipotesi di far pagare il canone radiotelevisivo integrandolo con la bolletta per la fornitura dell'energia elettrica; tale misura, tuttavia, oltre a configurare una stortura di sistema, in quanto si carica una tassa su una tariffa, ad essere invisa alla popolazione e ad essere osteggiata dalle associazioni consumeristiche, non consente di commisurare il canone alle condizioni economiche dei nuclei familiari che ne usufruiscono; inoltre, la sussistenza di una pluralità di fornitori del servizio elettrico crea anche problemi di contabilizzazione delle somme spettanti; infine, si configura il rischio che, essendo gli ultrasettantacinquenni esentati dal canone, una rilevante quota di contratti elettrici si sposti verso fascia di popolazione, che peraltro in Italia è sovrarappresentata;
il regime di controlli sull'evasione del canone produce risultati del tutto insufficienti in relazione ai costi sostenuti; addirittura la procedura dell’«insaccamento» dell'apparecchio radiotelevisivo, utilizzata sin dagli anni Cinquanta per gli abbonati che disdicevano il canone, e ancora in uso, ha perso totalmente di significato in quanto il prezzo degli apparecchi radiotelevisivi si è drasticamente ridotto nel corso degli anni ed è quindi estremamente facile per gli evasori sostituire l'apparecchio «insaccato» con un nuovo apparecchio ad un prezzo inferiore a quello del canone;
è pertanto necessario intervenire al fine di promuovere efficaci interventi diretti a ridurre l'evasione del pagamento del canone, dando certezza di risorse alla concessionaria radiotelevisiva, sia pure in un quadro di complessiva ristrutturazione della stessa, in termini di minori costi generali e di un più proficuo utilizzo di risorse,
impegna il Governo
a considerare l'opportunità di assumere iniziative per riformare il canone Rai, valutando se non sia opportuno trasformarlo, nel pieno rispetto della sentenza n. 284 del 2002 della Corte costituzionale, in imposta collegata e ricompresa nelle imposte sui redditi, quindi con gli opportuni criteri di progressività, sopprimendo integralmente un regime di controlli costoso e poco produttivo e in tal modo riducendone significativamente l'importo e collegando altresì tale intervento ad una riforma complessiva della Rai.
(1-00679) «Garofalo, De Girolamo, Dorina Bianchi, Pizzolante, Minardo, Piso, Pagano, Vignali, Calabrò, Sammarco».
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):parafiscalita'
servizio pubblico
televisione