ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00642

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 315 del 22/10/2014
Abbinamenti
Atto 1/00537 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00609 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00612 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00614 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00621 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00624 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00641 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00648 abbinato in data 11/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: DE MITA GIUSEPPE
Gruppo: PER L'ITALIA
Data firma: 22/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELLAI LORENZO PER L'ITALIA 22/10/2014
CERA ANGELO PER L'ITALIA 22/10/2014
PIEPOLI GAETANO PER L'ITALIA 22/10/2014
CARUSO MARIO PER L'ITALIA 22/10/2014


Stato iter:
11/11/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 11/11/2014
Resoconto DELRIO GRAZIANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/11/2014
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO PER L'ITALIA
Resoconto PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CESARO ANTIMO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PISICCHIO PINO MISTO
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto CALABRO' RAFFAELE NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BALDASSARRE MARCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto COVELLO STEFANIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/11/2014

ACCOLTO IL 11/11/2014

PARERE GOVERNO IL 11/11/2014

DISCUSSIONE IL 11/11/2014

APPROVATO IL 11/11/2014

CONCLUSO IL 11/11/2014

Atto Camera

Mozione 1-00642
presentato da
DE MITA Giuseppe
testo di
Martedì 11 novembre 2014, seduta n. 329

   La Camera,
   premesso che:
    il quadro politico-economico attuale ci presenta una crisi che, per la sua fisionomia e il tempo di durata, si presenta, chiaramente, come una crisi strutturale e non contingente, crisi che arriva a mettere in discussione il paradigma economico-produttivo occidentale, fondato su un modello cosiddetto di stampo fordista e sulla crescita dell'incidenza della finanza sull'economia reale;
    da più parti di segnala come, nell'ambito di questa epocale crisi dell'economia reale italiana, sia particolarmente negativa l'evoluzione della situazione economica e occupazionale del sud del nostro Paese;
    tale evoluzione ha radici profonde, in quanto, già a partire dall'anno 2000, si è fermata quella spinta volta a ridurre il divario tra Nord e Sud, che è invece costantemente in aumento, soprattutto negli ultimi anni;
    da uno studio dell'Università di Reggio Calabria si evince che nel periodo 2000-2010 il Centro-Nord presenta un prodotto interno pro capite quasi doppio rispetto al Mezzogiorno (in particolare, i valori del 2011 presentano per il Centro-Nord 27.490 euro contro 15.717 euro per il Mezzogiorno, che risulta avere, quindi, un prodotto interno pro capite pari al 57 per cento di quello del Centro-Nord);
    come evidenzia il rapporto della Banca d'Italia, la congiuntura è particolarmente negativa per la regione Campania, territorio nel quale si osserva un aggravarsi incessante delle condizioni economiche e, in particolare, di quelle occupazionali;
    nella relazione Istat relativa al primo trimestre del 2014 si rileva un tasso di disoccupazione altissimo, maggiore di più di dieci punti percentuali rispetto al tasso nazionale ed in costante crescita: dal 22,2 per cento del 2013 si è passati al 23,5 per cento del 2014;
    nel 2013 la Banca d'Italia, nel già citato rapporto congiunturale sulla Campania 2013, aveva prospettato «nuove opere previste dal Piano di azione per la coesione e un più rapido avanzamento nell'utilizzo dei fondi dell'Unione europea, concentrati in misura significativa nella realizzazione di grandi progetti infrastrutturali»;
    il Sottosegretario di Stato, Graziano Delrio, in audizione presso la commissione Politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati ha affermato che ci sono ancora 15 miliardi di euro da spendere nelle regioni del Sud entro i prossimi 15 mesi, pena la loro perdita;
    tali risorse potrebbero sommarsi a quelle stanziate con il nuovo accordo di partenariato 2014-2020, che dovrebbe portare circa 40 miliardi di euro per nuovi investimenti nel nostro Paese, con particolare riguardo alle regioni meno sviluppate e che, quindi, hanno subito tutta la drammaticità di questa epocale crisi economica;
    stando ai dati Svimez, infatti, il combinato dei fondi europei di cui alla programmazione 2007-2013 e la dotazione finanziaria dei nuovi dovrebbero portare un volume complessivo teorico di circa 30 miliardi di euro di investimenti nei prossimi due anni;
    se ben utilizzati, controllando la dispersione delle risorse e monitorando lo sviluppo dei progetti approvati, si potrebbe addivenire ad un sensibile incremento del prodotto interno lordo, con consequenziale inversione di tendenza della congiuntura economica oggi così sfavorevole;
    in particolare, si potrebbe ottenere un incremento occupazionale notevole, stimato intorno alle 30.000 unità nel 2014;
    le difficoltà incontrate dalle regioni del sud Italia nell'utilizzare i fondi europei possono essere riconducibili a carenze amministrative nella gestione e nel controllo dei fondi;
    un'altra criticità in merito al deficit di efficienza della spesa dei fondi potrebbe essere riscontrata nella rigidità del patto di stabilità: le regioni, in particolare quelle del Sud, hanno difficoltà nel mettere a bilancio risorse di cofinanziamento, in quanto possono così trovarsi al di fuori del patto di stabilità;
    alcune regioni italiane hanno difatti subito le infauste conseguenze dello sforamento del patto di stabilità, rimanendo pertanto impossibilitate ad utilizzare propriamente i fondi per l'investimento strutturale;
    sarebbe pertanto auspicabile una minore rigidità in tal senso, quantomeno in relazione alla possibilità di scomputare la quota di cofinanziamento dei fondi dalle somme sottoposte al patto di stabilità;
    in una logica di rilancio dell'economia campana andrebbe rivisto l'impiego dei fondi strutturali europei, non soltanto dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, si sottolinea come si siano evidenziati ritardi ed inefficienze nella spesa dei fondi – in particolare nella regione Campania – proprio a partire dalla mancata attuazione dell'Agenda 2000, peraltro messa già sotto osservazione dalla Commissione europea che ha potuto, a suo tempo, rilevare ufficialmente, in risposta all'interrogazione P-0065/09, come «La Regione Campania ha accumulato in passato considerevoli ritardi nell'attivazione della spesa di Agenda 2000»;
    anche nell'ultima programmazione relativa al periodo 2007-2013 si sono evidenziate simili criticità relative alla spesa dei fondi strutturali, come peraltro ha evidenziato lo stesso Sottosegretario di Stato Delrio in audizione presso la Camera dei deputati;
    la Commissione europea, inoltre, ha pubblicamente considerato essenziale che l'Agenzia per la coesione territoriale sia pienamente operativa fin dall'inizio della nuova programmazione al fine di monitorare l'utilizzo dei fondi, individuare tempestivamente eventuali problemi e intervenire per assistere le amministrazioni in difficoltà;
    la crescita del meridione d'Italia potrebbe rappresentare un volano di sviluppo per tutta l'economia del Paese, visto e considerato che il prodotto interno lordo meridionale – a seguito della drammatica riduzione del 20 per cento nell'ultimo quinquennio – è oggi riscontrabile al 56 per cento del prodotto interno lordo italiano: un innalzamento sensibile di tale dato – a fronte di una popolazione complessiva di circa 20 milioni di persone – potrebbe generare un significativo aumento del prodotto interno lordo complessivo;
    al fine di superare definitivamente questa crisi economica strutturale, però, andrebbero messe in atto misure di politica economica calate profondamente nel contesto di questo mutamento basale della stessa economia: va, infatti, colto il cambio di paradigma, che si fonda ormai su fattori produttivi che sono stati sottovalutati nel corso del Novecento;
    misure di crescita che, infatti, per essere davvero efficaci nel medio e lungo periodo, devono aver conto del fatto che si è ormai dimostrata la fallibilità del principio della crescita infinita: bisognerebbe quindi valutare seriamente un impegno di governance economica multilivello volto a ridisegnare un'economia basata sui concetti cardine della crescita sostenibile, dello sviluppo delle energie alternative, della ricerca scientifico-tecnologica collegata al territorio, dell'agricoltura a filiera corta basata su aziende di piccole e medie dimensioni, del turismo enogastronomico strettamente connesso all'innovazione dell'offerta artistica e culturale locale ed altro;
    le aree interne, di cui peraltro alla legge di stabilità 2014, rappresentano una parte ampia del Paese assai diversificata, distante da grandi centri abitati, dense di problemi e criticità in merito al deficit strutturale e infrastrutturale, dotate tuttavia di risorse che mancano alle aree centrali e con forte potenziale di attrazione;
    tali aree interne sono molto presenti nel sud Italia e potrebbero certamente fungere da ulteriore volano di sviluppo per il nostro Paese: come difatti un corpo non può vivere senza la struttura ossea che lo sostiene, è impossibile pensare ad uno sviluppo armonico del nostro Paese se non immagina una strategia di sviluppo dello scheletro della nostra penisola;
    infine, come sosteneva Guido Dorso, insigne storico e politico meridionalista di chiara matrice liberal-democratica, «il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà. Se il Mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, con la sua libera iniziativa e seguendo l'esempio dei suoi figli migliori, tutto sarà inutile»; è, quindi, necessario che le opportunità di sviluppo rese al Meridione attraverso le risorse stanziate vengano effettivamente utilizzate e che, pertanto, il Governo si adoperi a monitorare l'effettivo ragionevole utilizzo, spronando e sostenendo le amministrazioni regionali e locali in tal senso,

impegna il Governo:

   ad adottare misure per la crescita economica che tengano conto del cambio di paradigma esposto in premessa;
   ad incentivare quindi una governance economica multilivello volta a disegnare un nuovo sistema economico basato sui concetti cardine della crescita sostenibile, dello sviluppo delle energie alternative, della ricerca scientifico-tecnologica collegata al territorio, dell'agricoltura a filiera corta basata su aziende di piccole e medie dimensioni, del turismo enogastronomico strettamente connesso all'innovazione dell'offerta artistica e culturale locale, con particolare riferimento al Mezzogiorno;
   a rafforzare, pertanto, la strategia nazionale per le aree interne, che punta chiaramente a invertire il paradigma produttivo, demografico ed economico attuale e che assume, nel Meridione, un'importanza particolare;
   a sollecitare e monitorare l'utilizzo effettivo dei fondi europei di cui al presente atto di indirizzo, anche al fine di attuare pienamente questa strategia complessiva, nonché per rafforzare le capacità amministrative degli enti locali meridionali;
   ad indirizzare le politiche pubbliche di bilancio per le spese d'investimento per il Sud;
   a favorire un'interpretazione della contabilità pubblica più coerente con lo spirito dei trattati europei e dell’acquis communautaire, volta a salvaguardare ed agevolare l'investimento strutturale e l'utilizzo dei fondi;
   ad attivarsi affinché l'Agenzia per la coesione territoriale sia pienamente operativa e che operi come strumento di raccordo per la strategia complessiva di rilancio dell'economia.
(1-00642) «De Mita, Dellai, Cera, Piepoli, Caruso».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

utilizzazione degli aiuti

recessione economica

politica comunitaria