ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00640

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 314 del 21/10/2014
Abbinamenti
Atto 1/00629 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00633 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00634 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00643 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00646 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00655 abbinato in data 11/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: BINETTI PAOLA
Gruppo: PER L'ITALIA
Data firma: 21/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BUTTIGLIONE ROCCO PER L'ITALIA 21/10/2014
GIGLI GIAN LUIGI PER L'ITALIA 21/10/2014
DE MITA GIUSEPPE PER L'ITALIA 21/10/2014
D'ALIA GIANPIERO PER L'ITALIA 21/10/2014
CERA ANGELO PER L'ITALIA 21/10/2014
ADORNATO FERDINANDO PER L'ITALIA 21/10/2014
PIEPOLI GAETANO PER L'ITALIA 21/10/2014
SBERNA MARIO PER L'ITALIA 21/10/2014
FITZGERALD NISSOLI FUCSIA PER L'ITALIA 21/10/2014
CARUSO MARIO PER L'ITALIA 21/10/2014


Stato iter:
11/11/2014
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/11/2014

RITIRATO IL 11/11/2014

CONCLUSO IL 11/11/2014

Atto Camera

Mozione 1-00640
presentato da
BINETTI Paola
testo di
Martedì 11 novembre 2014, seduta n. 329

   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 32 della Costituzione italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo ed interesse della collettività. Con il termine «individuo» si include nell'ambito della tutela non solo il cittadino italiano, ma chiunque si trovi all'interno dei confini della Repubblica, operando così secondo una logica di tutela e prevenzione collettiva;
    il fenomeno migratorio, pur essendo presente nella storia dell'umanità fin dai suoi albori, è oggi divenuto una realtà globale, strutturale e dalla velocità estremamente rapida. Secondo l'Onu, nel 2010, 191 milioni di persone vivevano fuori dal loro Paese d'origine: ovvero il 2,9 per cento della popolazione mondiale (6 miliardi e 464 milioni). Il 59 per cento di queste persone è diretto nei Paesi ad alto reddito, mentre la restante parte migra nei Paesi meno sviluppati. In Italia la presenza di stranieri ha raggiunto il numero di 3.772.000 persone (includendo circa 800 mila irregolari) all'inizio del 2009: si tratta di oltre il 7 per cento della popolazione totale. Uno ogni cinque stranieri è un minore e un decimo di loro è nato in Italia da genitori stranieri;
    nel fenomeno migratorio appare evidente anche l'ampliamento delle disuguaglianze di salute (health divide) generate dal contesto sociale a sfavore delle fasce deboli della popolazione. Tra gli immigrati le malattie possono essere il risultato di fattori ambientali nel loro Paese d'origine, nel Paese di destinazione o del processo migratorio in sé. Se, da un lato, i migranti non hanno necessariamente una salute peggiore del resto della popolazione, dall'altro essi tendono ad essere esposti ad un rischio maggiore di andare incontro a problemi di salute associati alla povertà, alla scarsità di condizioni igieniche, ad una alimentazione diversa da quella a cui sono abituati. Gli immigrati più vulnerabili ai problemi di salute legati alla povertà sono: le donne, i giovani e gli anziani, ma anche migranti con problemi di lavoro, alcuni gruppi etnici, i richiedenti asilo, i rifugiati e gli immigrati irregolari ed altri;
    appare, quindi, necessario proporre una attività di ricerca, diagnosi, cura e formazione che affrontino questo tema e promuovano le azioni di contrasto. Parallelamente occorre costruire una rete con i centri internazionali, a partire dall'Organizzazione mondiale della sanità, che affrontano queste tematiche emergenti nel contesto più vasto dell'Europa e dei Paesi dell'Est, come anche di quelli in via di sviluppo;
    la salute è stata riconosciuta non solo come un bene prezioso per l'essere umano, ma anche una ricchezza fondamentale per il progresso sociale, economico ed individuale che supera i confini territoriali dello Stato. Dal momento che lo stato di salute non è legato soltanto al settore sanitario, ma è influenzato da numerosi fattori, politici, economici, sociali, culturali, ambientali, biologici e comportamentali. È opportuno considerarli tutti se si vuole raggiungere l'obiettivo prefissato;
    l'ultimo «Rapporto povertà» di Caritas Europa descrive e analizza le condizioni socio-economiche e i bisogni dei migranti e identifica i fattori chiave che nei Paesi di accoglienza possono metterli in difficoltà, fino a ridurli in povertà. Si interessa particolarmente delle condizioni degli irregolari e dei richiedenti asilo perché sono i gruppi più vulnerabili e più a rischio non solo di povertà economica e sociale ma anche di malattia, e proprio per una migliore tutela della salute evidenzia fino a che punto i migranti siano a rischio di esclusione per ciò che concerne il lavoro, l'alloggio e l'istruzione;
    le condizioni di salute degli immigrati emergono misurando lo stato di salute con indicatori di percezione, sia analizzando le informazioni raccolte sulle malattie. Tuttavia, si osservano, per alcune etnie, situazioni di criticità che andrebbero approfondite e monitorate. La domanda di salute espressa con il ricorso ai servizi sanitari evidenzia complessivamente un minore accesso rispetto a quello degli italiani, a parità di età, sebbene con alcune peculiarità;
    i comportamenti di prevenzione adottati dalle persone immigrate risentono della forte eterogeneità di questa popolazione, sia in termini di differenze culturali, che di genere. Considerando alcuni dei principali indicatori che consentono di cogliere l'attitudine alla prevenzione di carattere generale, si evince, infatti, che le donne straniere fanno più controlli dei loro coetanei maschi, ma i livelli rispetto alla popolazione italiana sono decisamente più contenuti;
    la crescente presenza di migranti provenienti da Paesi ad alta incidenza di patologie infettive ha prodotto il rischio della ricomparsa di malattie comunemente considerate debellate, come dimostrano i recenti fatti di cronaca che hanno visto un presunto contagio di tubercolosi tra i militari impegnati nell'operazione Mare Nostrum e così come sta avvenendo con l'epidemia di ebola, che da Guinea, Sierra Leone e Liberia rischia di diffondersi nel resto del mondo;
    l'epidemia di ebola rappresenta una «emergenza di salute pubblica di livello internazionale», come ha stabilito il comitato di emergenza istituito dall'Organizzazione mondiale della sanità, ed è «la peggiore che si sia avuta in almeno 40 anni e serve uno sforzo coordinato a livello internazionale per fermare la diffusione del virus»;
    il 18 settembre 2014, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha riconosciuto lo «scoppio» ebola come «una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale» e ha adottato all'unanimità la risoluzione 2177/2014, per la creazione di un'iniziativa a livello Onu per coordinare le attività di tutte le agenzie delle Nazioni Unite per affrontare la crisi;
    il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha stanziato circa 1,5 milioni di euro per contrastare l'epidemia di ebola che sta colpendo alcuni Paesi dell'Africa occidentale;
    la cooperazione italiana ha stanziato un contributo di 240.000 euro per l'Organizzazione mondiale della sanità per l'invio di medici, la fornitura di medicine e di attrezzature, il rafforzamento dei sistemi di sorveglianza epidemiologica e il coordinamento e supporto logistico delle attività di risposta all'emergenza;
    nel corso della discussione dell'atto Camera n. 2498, recante «Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo», il 17 luglio 2014, è stato accolto un ordine del giorno che impegnava il Governo ad assicurare la possibilità che le amministrazioni possano prevedere l'immissione in servizio di figure professionali di pari livello, con contratto a tempo determinato e comunque fino alla durata del periodo di aspettativa richiesto dal titolare, mantenendo a carico del progetto di cooperazione i contributi previdenziali per il personale espatriato,

impegna il Governo:

   a garantire l'adozione di adeguate misure di sicurezza legate al rischio di importazione di casi di ebola, attraverso l'identificazione precoce dei sospetti, evitando pericoli di ritardata diagnosi e conseguente applicazione delle misure necessarie;
   a predisporre l'attivazione o il potenziamento delle strutture atte a gestire questa specifica emergenza sanitaria;
   a valutare l'opportunità di incrementare le risorse destinate a programmi per contrastare l'epidemia di ebola anche attraverso l'invio di medici e la fornitura di medicine e di attrezzature;
   a dar seguito all'impegno preso con l'ordine del giorno citato in premessa per favorire l'espatrio dei dipendenti della pubblica amministrazione che intendono partecipare a progetti di collaborazione internazionale connesse all'emergenza sanitaria;
   a garantire l'accesso ai servizi sanitari a tutti i migranti, regolari e irregolari, prevedendo nei servizi sanitari la presenza di mediatori culturali e a non procedere all'espulsione dei migranti irregolari malati e che non hanno possibilità di accedere alle cure necessarie nel loro Paese di origine;
   a prevedere servizi tempestivi di screening analoghi per quelli che si fanno per i cittadini italiani per le principali patologie previste;
   ad assicurare ai rifugiati, richiedenti asilo e a quanti hanno subito eventi traumatici, come torture, guerre o persecuzioni, adeguate cure mediche e psicologiche e a garantire il diritto per tutti gli immigrati, compresi coloro che risiedono illegalmente, ad un alloggio dignitoso.
(1-00640) «Binetti, Buttiglione, Gigli, De Mita, D'Alia, Cera, Adornato, Piepoli, Sberna, Fitzgerald Nissoli, Caruso».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

asilo politico

diritto alla salute