ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00620

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 308 del 13/10/2014
Abbinamenti
Atto 1/00272 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00611 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00613 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00615 abbinato in data 11/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: RONDINI MARCO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 13/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
MARCOLIN MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 13/10/2014


Stato iter:
11/11/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 11/11/2014
Resoconto AMICI SESA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/11/2014
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto GEBHARD RENATE MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto DI SALVO TITTI MISTO-LIBERTA' E DIRITTI - SOCIALISTI EUROPEI (LED)
Resoconto BINETTI PAOLA PER L'ITALIA
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto TINAGLI IRENE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto SALTAMARTINI BARBARA NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto MILANATO LORENA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto MUCCI MARA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto AGOSTINI ROBERTA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CORSARO MASSIMO ENRICO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/11/2014

ACCOLTO IL 11/11/2014

PARERE GOVERNO IL 11/11/2014

DISCUSSIONE IL 11/11/2014

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 11/11/2014

VOTATO PER PARTI IL 11/11/2014

APPROVATO IL 11/11/2014

CONCLUSO IL 11/11/2014

Atto Camera

Mozione 1-00620
presentato da
RONDINI Marco
testo presentato
Lunedì 13 ottobre 2014
modificato
Martedì 11 novembre 2014, seduta n. 329

   La Camera,
   premesso che:
    la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo evidenzia come è indispensabile promuovere l'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna;
    la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1979, ratificata dall'Italia nel 1985, rappresenta uno degli strumenti di diritto internazionale più importanti in materia di tutela dei diritti umani delle donne. La Convenzione impegna gli Stati che l'hanno sottoscritta ad eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne, nell'esercizio dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, indicando una serie di misure cui gli Stati devono attenersi per il raggiungimento di una piena e sostanziale uguaglianza fra donne e uomini;
    i diritti delle donne costituiscono parte integrante ed inalienabile di quel patrimonio di diritti universali in cui si riconoscono le moderne società democratiche;
    nonostante la dichiarazione e il riconoscimento di fondamentali diritti civili, sociali e culturali a favore delle donne, la discriminazione sessuale, la negazione di una particolare tutela volta alla presa in carico della donna madre finalizzata a riconsiderare le politiche del lavoro, partendo dal presupposto basilare del riconoscimento del ruolo della famiglia nella società, la violenza fisica e sessuale rappresentano ancora oggi le forme di violazione dei diritti umani più grave e diffusa nel mondo;
    la violenza contro le donne è il primo problema da affrontare per il raggiungimento degli obiettivi di libertà, eguaglianza, non discriminazione e difesa dei diritti umani delle donne;
    la violenza contro le donne, quale risulta caratterizzata a seconda della sua dislocazione geo-politica, assume molteplici manifestazioni, quali la violenza domestica, non solo fisica ma anche intesa come forma di coercizione della libertà personale; la violenza sulla salute, che vede le donne quali soggetti più esposti ai rischi di contagio o alla morte per parto a causa della mancanza di assistenza medica elementare; la violenza contro le bambine, che si manifesta anche attraverso il turpe fenomeno della prostituzione minorile; la violenza nei conflitti armati, che provoca proprio tra le donne un enorme numero di vittime, anche di reati commessi in occasione di conflitti, che vedono le donne assenti ai tavoli negoziali ove si trattino i temi della guerra e della pace; la violenza nel lavoro, che si realizza attraverso le discriminazioni estreme o multiple che possono sommarsi agli ostacoli nell'accesso al mercato del lavoro ed alla disparità di trattamento nelle condizioni di occupazione; ulteriori forme di discriminazione connesse alla condizione di donna immigrata o disabile;
    la crisi economica internazionale, con l'aumento della disoccupazione e della responsabilità delle donne sul luogo di lavoro e della famiglia, induce insieme con la diminuzione del reddito un potenziale aumento della violenza domestica e sociale contro le donne ed una loro maggiore vulnerabilità nelle condizioni di mercato del lavoro;
    è necessario che gli Stati, sotto la Presidenza italiana del semestre europeo, si pongano come obiettivo la promozione della libertà della donna da ogni forma di violenza ed il rispetto della dignità umana delle donne;
    la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica dell'11 maggio 2011 ad Istanbul, per la quale è stata di recente autorizzata la ratifica dal Parlamento, si pone l'obiettivo di proteggere le donne da ogni forma di violenza e di contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione, promuovendo la concreta parità tra i sessi, ivi compreso il rafforzamento dell'autonomia e dell'autodeterminazione delle donne. Inoltre, la Convenzione mira a predisporre un quadro globale, politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le donne vittime di violenza, anche sostenendo e assistendo le organizzazioni e le autorità incaricate dell'applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l'eliminazione della violenza contro le donne e la violenza domestica;
    nel nostro Paese, i primi veri accenni di libertà per le donne possono essere cronologicamente inquadrati nei primi anni Sessanta, il periodo del boom economico e, in particolare, dal Sessantotto in poi, anno celebre non solo per i movimenti studenteschi ma anche per le più aspre rivendicazioni femministe. Come in qualsiasi cambiamento radicale si assunsero presto posizioni talmente estremizzate da travisare il significato originale di quelle che nascevano come giuste rivendicazioni femminili. La libertà si trasformò in liberismo più sfrenato che sfociava, il più delle volte, nel pensiero anarchico. Il nostro tempo porta con sé retaggi non trascurabili di una libertà impropria. Oggi, infatti, le donne hanno una parvenza di maggiore libertà di scelta, ma quasi sempre si tratta di un'illusione. Ad esempio, negli anni l'attuazione della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza ha rappresentato l'esempio lampante dell'illusione basata sulla proporzione: maggiore è il diritto di scelta, maggiore è la libertà. La donna, infatti, non è veramente libera di scegliere se le istituzioni non operano per rimuovere quelle condizioni che vincolano la sua reale libertà; Molte donne, di fronte alla mancanza di tutele da parte dello Stato, in caso di gravidanza, compiono una scelta quasi obbligata, in nome di una «libertà» che trascura il valore della vita;
    al contrario di quanto oggi sembra ispirare la linea politico programmatica dell'Esecutivo, basti pensare al disegno di legge delega sulla riforma del lavoro attualmente all'esame del Parlamento; è necessario sviluppare delle politiche a sostegno della donna capaci, da un lato, di creare le stesse condizioni di parità con gli uomini per l'accesso al mondo del lavoro e, dall'altro lato, in grado di valorizzare il ruolo della donna madre all'interno del nucleo familiare, sviluppando, di conseguenza, interventi atti a migliorare i servizi a sostegno della famiglia, a riconsiderare l'imposizione fiscale tenendo conto del fattore famiglia e a sviluppare progetti volti alla ricollocazione nel mondo del lavoro delle donne madri;
    l'introduzione del federalismo fiscale rappresenta un cambiamento epocale che segna finalmente una netta inversione di rotta in merito alle politiche a tutela della famiglia. I firmatari della presente mozione sono convinti, infatti, che l'autonomia impositiva regionale e locale disegnata dalla legge delega sul federalismo fiscale, che tarda ingiustificatamente a trovare la sua piena applicazione, diretta a superare la logica dei trasferimenti vincolati ad alto tasso di burocrazia e a basso tasso d'incidenza sullo sviluppo reale, apra una nuova stagione anche per le politiche fiscali a tutela della famiglia. Questa nuova autonomia regionale e locale sarà, infatti, guidata in base ai principi di coordinamento che sono elencati nella legge delega. Tra questi, quello del favor familiae: «individuazione di strumenti idonei a favorire la piena attuazione degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione, con riguardo ai diritti e alla formazione della famiglia e all'adempimento dei relativi compiti». Si tratta di principi altamente innovativi che connotano la riforma del federalismo fiscale nella direzione di un maggiore riconoscimento fiscale dei carichi familiari e, quindi, nella direzione di una maggiore attuazione di quel favor familiae che orienta il dettato costituzionale;
    in Italia, il sistema fiscale si ostina ad operare come se la capacità contributiva delle famiglie non sia influenzata dalla presenza di figli e dall'eventuale scelta di uno dei due coniugi di dedicare parte del proprio tempo a curare, crescere ed educare i figli. Mentre di norma in tutti gli altri Paesi europei a parità di reddito la differenza tra chi ha e chi non ha figli a carico è consistente. Il sistema di tassazione deve essere riformulato in modo tale da lasciare a disposizione del nucleo familiare una maggiore disponibilità di reddito, ponendo fine all'iniqua penalizzazione a cui è sottoposta dall'attuale sistema fiscale;
    un'emancipazione matura trova compimento nella sinergia tra la donna madre, sostegno alla crescita dei figli e punto di riferimento nel cammino della vita e della famiglia e la donna lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica e politica. Oggi, più che nel passato, le donne sono chiamate ad affrontare nuove sfide. La presenza sociale delle donne è indispensabile per contribuire a far esplodere le contraddizioni di una società organizzata quasi esclusivamente su criteri di produttività;
    in questi anni l'Italia ha visto aumentare progressivamente gli ingressi legali e illegali di immigrati sul proprio territorio nazionale. Il fenomeno dell'immigrazione, inevitabilmente, ha portato il nostro paese a confrontarsi con differenti modi di pensare e stili di vita completamente alieni alle radici culturali e religiose italiane. Si deve necessariamente fare i conti anche con l'islam che, favorito dal diffuso atteggiamento multiculturale e buonista, si sta radicando anche nel nostro Paese;
    secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, l'Islam umilia e offende la donna, la considera sottomessa all'uomo dal quale può essere ripudiata (e non viceversa), la obbliga a celare il viso e il corpo, le impone l'infibulazione;
    ma la differenza sostanziale, più che nelle caratterizzazioni esteriori, sta nella concezione stessa che la donna ha di sé. Come l'Islam in quanto sistema rifiuta ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo la mediazione, l'integrazione, la modernità, così la donna islamica, sottomessa, velata, rinchiusa, privata di potestà genitoriale e di qualsiasi autonomia, giustifica ed addirittura difende questo stato. Non può esserci alcuna evoluzione se le principali protagoniste non vogliono modificare la propria condizione;
    a tutto ciò occorre rispondere con la forza generata dall'identità e dai valori di eguaglianza del nostro Paese, che nascono da tutta la tradizione storica italiana, con la consapevolezza che dignità e diritti sono elementi su cui non è possibile scendere a patti,

impegna il Governo:

   a sostenere, nel contesto del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, la promozione della libertà della donna da ogni forma di violenza ed il rispetto della dignità umana delle donne;
   a mettere in campo gli strumenti necessari per incentivare le politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro attraverso il potenziamento delle politiche attive per l'occupabilità femminile e dei servizi per il welfare;
   a promuovere reali politiche incentrate sul riconoscimento della famiglia quale nucleo fondamentale della società, dando attuazione al favor familiae declinato nella legge delega sul federalismo fiscale;
   a promuovere un programma di educazione e formazione ai diritti umani per tutti, anche a partire da tutti gli ordini di scuole, dato che il fenomeno della violenza contro le donne rappresenta un problema culturale che investe l'intero Paese, soprattutto in ragione del fenomeno migratorio che comporta il coacervo di culture portatrici di valori profondamente diversificati rispetto alle tradizioni italiane;
   a lanciare iniziative pubbliche di sensibilizzazione e a promuovere codici etici per l'informazione riguardo all'immagine femminile, anche attraverso i siti istituzionali e il servizio di radio-diffusione pubblico nazionale;
   a lanciare iniziative pubbliche di sensibilizzazione affinché tutte le donne utilizzino le strutture pubbliche esistenti, quali i centri di ascolto preposti ad affrontare realtà di sopraffazione e violenza, anche motivate da convinzioni culturali e religiose.
(1-00620)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Rondini, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Simonetti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti della donna

lotta contro la discriminazione

sicurezza del lavoro